I mille volti di Sigmar Polke, genio eclettico Fabio Mauri, Michel Parmentier, Florian Pumhosl,...

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LE MOSTREin Italia VENEZIA

I mille volti di Sigmar Polke, genio ecletticoA Palazzo Grassi, 90 dipinti e alcuni video ricostruiscono il percorso

fuori dagli schemi del grande artista tedesco erede di Max ErnstD I M A R C O M E N E G U Z Z O

D Sigmar Polke, Ohne Titel, Sicherheitsverwahrung, 1979 (Musée d'art contemporain,Toulon). 0 Fùr den drifter) Stand bleiben nur noch die Kriimel, 1997 (Pinault collection).

N on è facile inserire in qualchemovimento artìstico la figura di

Sigmar Polke (Slesia, 1941 - Colonia,2010), se si considera la libertà espres-siva che ha dimostrato durante la suaattività, all'incirca dal 1963 alla morte.Una catalogazione grossolana lo col-locherebbe tra gli esponenti europeidella Pop art - così come vi colloche-rebbe altrettanto grossolanamenteil suo amico Gerhard Richter -, masembra che Polke abbia fatto di tuttoper sfuggire a ogni incasellamento.

REALISMO CAPITALISTA. È purvero che nel 1963 aveva fondato il"Realismo capitalista" con KonradFischer-Lueg e Gerhard Richter, inopposizione a quel Realismo sociali-sta che imperversava a sinistra con laretorica dei valori del sacrificio e dellavirtù civile, cui i nostri contrappone-vano la quotidianità spesso squalli-da ma "reale" degli oggetti e delle si-tuazioni. Ma da questo a definirlo unartista pop, magari un po' più ironicodi Richter e più eclettico nella sceltadei soggetti, ce ne corre. Di più, quan-do nel 1986 aveva rappresentato laGermania alla Biennale di Venezia,in pieno clima di ritorno alla pitturavagamente espressionista, aveva pre-sentato gigantesche tele astratte, ap-pena "sporcate" con un velo di lacchecolorate trasparenti, forse a ricordarela libertà della pittura e, di conver-so, dell'artista. Semmai, a guardarele commistioni di immagini "alte" epopolari che costellano i suoi quadricon accostamenti poco "giudiziosi",si potrebbe piuttosto avvicinare a unpersonaggio altrettanto eclettico co-

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me Max Ernst, ma soltanto per ricor-dare quale miriade di collegamentidi immagini, di senso e di inconscio,moltiplicate per innumerevoli pianidi consapevolezza culturale e di co-noscenza, si possano stabilire in cia-scuna delle sue opere. Al contrariodi Richter, che nel suo Atlas raccoglietutto ciò che riguarda il suo vissuto,Polke ha raccolto compulsivamenteimmagini curiose e scritte bizzarreche riguardano il mondo, che ci resti-tuisce quasi sotto forma di rebus, disciarada, ma a schema molto libero.

PARADOSSI. Ora a Palazzo Grassiuna mostra abbastanza vasta, la primadi questa portata in Italia (90 opere,compresi alcuni film), curata da ElenaGeuna e Guy Tosatto, consente unviaggio negli spazi e nei tempi dell'ar-tista, spazi e tempi che spesso sonocompresenti e intersecantesi, capacidi evocazioni ora esoteriche e caba-listiche, ora domestiche e comiche,

sempre ricchissime: tanto ricche chepotrebbe essere sufficiente una solaopera di Polke per rivelare il suo mon-do, così come non sarebbero sufficien-ti mille suoi quadri per esaurirlo. •

SIGMAR POLKE. Venezia,

Palazzo Grassi, Pinault collection(Campo San Samuele 3231,tei. 041-5231680). Dal 17 aprileal 6 novembre. Catalogo Marsilio.

Accrochage, la collettiva di Punta della DoganaDi per sé, un titolo come Accrochage non sa-rebbe attraente: ricorda quelle collettive conpoco senso che si fanno per tappare qualchebuco. Ma se a produrre la rassegna è la Fon-dazione Pinault a Punta delia Dogana (Dor-soduro 2, dal 17 aprile al 20 novembre) ci sipuò andare se non altro per vedere le "novità"della collezione e bere un caffè in uno dei postipiù belli del mondo. La mostra, a cura di Caro-line Bourgeois, propone i lavori di 29 artisti.Venti sono presenti per la prima volta in unamostra della Pinault Collection: da Absalon aNina Canell, Peter Dreher, Fernanda Gomes,Guillaume Leblon, Tacita Dean, Sol LeWitt(nella foto), Goshka Macuga, Prabhavathi

Meppayil, Fabio Mauri, Michel Parmentier, Florian Pumhosl, Dewain Valentine. Novesono artisti storici della collezione: Pier Paolo Calzolari, Pierre Huyghe, Louise Lawler,Jean-Lue Moulène, Henrik Olesen, Philippe Parreno, Charles Ray, Thomas Schùttee Franz West. Da guardare come singoli lavori e non come parte di un tema. (M.M.) | j

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