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Dialogabend Menschen auf der Flucht 18.05.2016 Universitá di Bolzano con il sostegno di: AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE Ein Projekt von blufink in Zusammenarbeit mit:

conflict kitchen - Menschen auf der Flucht - accoglienza & integrazione

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Dialogabend // un tema tanti punti di vista Wie viele Menschen sind derzeit weltweit auf der Flucht? Wie ist die IST Situation? Woher kommen sie und wohin flüchten sie? Warum? Welche Formen der Flüchtlingsaufnahme gibt es? Was sind die Unterschiede der Flüchtlingsaufnahme in Südtirol und anderen Provinzen/Regionen Italiens? Wieviel kostet die Unterbringung von Flüchtlingen? Wie funktioniert die Arbeitsintegration? Wohin soll sich die Flüchtlingsaufnahme in Südtirol in Zukunft entwickeln? Welche Rolle spielt die Zivilgesellschaft? Welche Rolle das Theater? //// Quanti profughi esistono al mondo? Qual è la situazione attuale? Da dove vengono e dove sono diretti? Perchè? Quali forme di accoglienza per profughi esistono? Qual è la differenza tra l'accoglienza in Sudtirolo e in altre province/regioni italiane? Quanto costa la gestione dei profughi? Come funziona l'integrazione nel mondo del lavoro? In quale direzione si svilupperà l'accoglienza dei profughi in Sudtirolo in futuro

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Dialogabend

Menschen auf der Flucht18.05.2016Universitá di Bolzano

con il sostegno di:

AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE

Ein Projekt von blufink in Zusammenarbeit mit:

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Dialogabend // Menschen auf der Flucht // 18.05.2016

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Wir kennen die Zahlen, wir kennen die Bilder vom Mit-telmeer, von der Balkanroute, aus Idoumeni und Calais. Aber nicht nur: Die Flüchtenden sind nähergerückt, sind kein abstraktes Phänomen mehr, sondern Menschen de-nen wir täglich begegnen, in den Zügen zwischen dem Brenner und Trient, an den Bahnhöfen, Straßen und Plätzen sowie in den Flüchtingszentren, die in Südti-rol mittlerweile rund 1000 Ge!üchteten Schutz bieten; weitere 700 Plätze werden benötigt, heißt es, denn mit einer Zunahme der Flüchtlingsströme über die Mittel-meerroute ist zu rechnen.

Weltweit sind laut Vereinten Nationen knapp 60 Milli-onen Menschen auf der Flucht, vor zehn Jahren waren es „nur“ 37,5 Millionen. Der Krieg in Syrien ist eine der ausschlaggebendsten Fluchtursachen der letzten Jahre, doch auch die schwelenden Brandherde in Afghanis-tan, Somalia, Pakistan und anderswo sorgen weiterhin für Unruhe. Dabei reden wir noch gar nicht von jenen, die ihre Heimat verlassen, um anderswo eine vielleicht bessere Existenz aufzubauen; der Ausdruck „Wirtscha"s-!üchtling“ wurde geprägt, #ndet aber im EU-Aufnah-meverfahren Dublin II oder III keinen juridischen Nie-derschlag. Welche Auswirkungen diesbezüglich noch zu erwarten sind, wenn wir beispielsweise auf die Klima-veränderungen schauen, sind nicht abzuschätzen.

Fragen über Fragen, die in der Con!ict Kitchen am 18. Mai an der Universität Bozen sichtlich viele Menschen anzogen. An die 60 Personen diskutierten in bewährter Manier – 3x wurden Plätze und Thementische gewech-selt – zu verschiedenen Aspekten von Menschen auf der Flucht.

Neben den ImpulsgeberInnen und den ModeratorInnen waren drei „special guests“ anwesend: Georg Hofer, Fo-tograf, oew, Thomas Brancaglion, Radio Tandem, Prof. Kris Krois, Freie Universität Bozen.

Quanti profughi esistono al mondo? Qual è la situazione attuale? Da dove vengono e dove sono diretti? Perchè? Quali forme di accoglienza per profughi esistono? Qual è la di$erenza tra l‘accoglienza in Sudtirolo e in altre province/re-gioni italiane?Quanto costa la gestione dei profughi? Come funziona l‘integrazione nel mondo del lavoro? In quale direzione si svilupperà l‘accoglienza dei profughi in Sudtirolo in futuro?Qual è il ruolo della società civile? Qual è il ruolo del teatro?

Dialogabendaccoglienza & integrazione

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TAVOLO 01LA QUOTIDIANITÁ DEI PROFUGHI

TAVOLO 04JUGEND & DIE ROLLE DER ZIVILGESELLSCHAFT

TAVOLO 02CONTESTO GIURIDICO

TAVOLO 05ISLAM - RELIGIONE DI GUERRA?

TAVOLO 03AUFNAHME IN SÜDTIROL

TAVOLO 03TAVOLO 06DIE ROLLE DES THEATERS

Faisal Hassan, SomaliaOmar Kande, SenegalModeratrice: Gaia Palmisano

Lea Mair, Operation DayworkIvo Passler, binario 1Moderator: Michael Schlauch

Monika Weissensteiner Fondazione Alexander LangerLeonhard Voltmer, CaritasModerator: Hanno Mayr

Don Mario GretterModeratrice: Monica Margoni

Luca Critelli, Abteilungsdirektor Provinz BozenIsabelle Hansena, Freiwillige & JournalistinModeratorin: Katharina Erlacher

Christina Khuen, MeranIrene Lösch, Grand Hotel Europa, TerniModerator: Martin Peer

IMPULSGEBERiNNEN

SPECIAL GUESTS

Georg Hofer, Fotograf, oew,Thomas Brancaglion,Radio Tandem Prof. Kris KroisFreie Universität Bozen

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Cosa pensano e come vivono le persone che fanno par-te oramai da qualche mese (o in alcuni casi anche da un anno) della nostra società, con uno status legale e giuridico particolare, cioè quello di richiedente di asi-lo. Vivono sicuramente una sorta d’intervallo, senza sa-pere bene come sarà il loro futuro. Questa è solo una delle preoccupazioni dei ragazzi che vivono in strutture come l’ex hotel Alpi. Faisal e Omar raccontano la loro vita quotidiana, dei corsi di lingua, dei tentativi di tro-vare lavoro, delle battaglie burocratiche per reperire i vari documenti, delle di%coltà nel trovare magari anche casa in un futuro ancora incerto. Raccontano il razzismo latente e aperto che incontrano non sempre, ma spes-so. Il divieto di potersi muovere non aiuta: ci sono dei ragazzi, racconta Faisal, che vorrebbero andare via, ma devono rimanere perché la richiesta d’asilo l’hanno fatta a Bolzano.

Il circolo vizioso c’è e se non ci fosse l’aiuto da fuori – i servizi di Caritas e Volontarius ma anche dei volontari che vengono semplicemente a dare una mano – le pro-spettive sarebbero più che fosche. Perché l’UE non prende direttamente una quota di pro-fughi nei paesi africani e d’Oriente, ma lascia che tanti muoiano nel tragitto della loro fuga? Se fosse così, l’Afri-ca sarebbe vuota entro poco tempo, dice Faisal, perché tutti vogliono venire qui. La mancanza d’informazione sulle culture europee è fonte di tanti equivoci. Spesso quelli che partono sono pieni di ideali ma anche di immagini che non sono re-alistiche. Le criticità non sono poche, ma la domanda più im-portante è: cosa possiamo fare noi concretamente, nel nostro piccolo, per dare sollievo, per aiutare? Una possi-bilità è creare occasioni d’incontro, andando a visitare e passare del tempo con i richiedenti asilo nelle strutture. Valorizzare le conoscenze e competenze dei ragazzi, farli entrare in una rete di accoglienza dove possono par-tecipare alla nostra società attraverso workshop, corsi e altre attività.

LA QUOTIDIANITÁ DEI PROFUGHIFaisal Hassan, SomaliaOmar Kande, SenegalModeratrice: Gaia Palmisano

TAVOLO 01

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TISCH 02

Cosa sono le di$erenze tra rifugiati, migranti, richiedenti d’asilo? Perchè il sistema di cosidetta accoglienza dell’U-nione Europea Dublin II e III è un tale disastro e non contribuisce a regolarizzare i modi e !ussi d’entrata di persone in Europa? Il nostro focus oggi è puntato soprat-tutto sul richiedente d’asilo politico, ma cosa rispon-diamo ai migranti „economici“ che vogliono costruirsi un’esistenza decente lontano da con!itti e impossibilità di sopravivere nei loro paesi d’origine. Soltanto perchè tu non hai più la possibilità di pescare nelle tue acque natali, perchè le multinazionali hanno già vuotato tutto, non hai il diritto di venire e chiedere aiuto a noi!

L’intero Tirolo gestisce momentaneamente la cifra di ca. 5000 richiedenti d’asilo, tra cui:// Profughi (per religione, per genere ecc.) - 5%// Protezione sussidiaria (diritto di protezione per coloro che non possiedono i requisiti per essere riconosciuti ri-fugiati, ma nei quali confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornassero nel Paese d‘origine, cor-rono un rischio e$ettivo di subire un grave danno) – 15%// Soggiorno/permanenza umanitaria – 22%// Richieste respinte – 58%

Il Sudtirolo potrebbe giocare un importante ruolo nel sistema d’accoglienza nazionale. Dispone di strutture piccole che hanno un buon appoggio attraverso una rete di persone in loco, cioé nei vari paesi dove sono situati i centri. L’integrazione può funzionare in questo modo, magari anche aumentanto le varie attività partecipati-vi. Non sempre si dovrebbe aspettare il cambiamento in positivo da parte di istituzioni e leggi, ma semplicemen-te agire come essere umano che vorrebbe che le cose migliorano e attivarsi in proposito.

RECHT AUF FLUCHT - CONTESTO GIURIDICOMonika Weissensteiner, Fondazione Alexander LangerLeonhard Voltmer, CaritasModerator: Hanno Mayr

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den die Menschen hinter den Zahlen sichtbar? Was be-deutet das eine oder andere für eine gute, integrative Aufnahme von Flüchtlingen? Hat das Flüchtlingsphäno-men überhaupt einen positiven Aspekt und wer nimmt diesen wahr? Auch könnte man die Vogel-Strauß-Taktik anwenden und so ho$en, dass die noch zu kommen-de Flüchtlingswelle Südtirol umspült, aber nicht über-rollt, aber ist das wirklich eine Alternative? Das Nötigste anbieten und sich zurücklehnen, auch das wäre eine Möglichkeit.In der Lombardei läu" derzeit ein Pilotprojekt mit der Mikro-Aufnahme von Flüchtlingen in Familien. Ein mögliches Projekt auch für Südtirol? Und wohin mit all jenen, die einen negativen Aufenthaltsbescheid erhal-ten?

Das Phänomen der Flüchtenden wird andauern, es wäre gut, wenn wir unsere Sichtweisen und unser Bewusst-sein diesbezüglich neu austarieren und schärfen.

Hoch her ging es an Tisch 3: die spezi#schen Eigen-heiten des italienischen Aufnahmesystems mit den Er-staufnahme- und Registrierungszentren, genannt CARA und den Unterkün"en des sogenannten SPRAR-Systems (Schutzsystem für Asylbewerber und Flüchtlinge) sowie weitere Zentren, die vorübergehend Notunterkün"e für Asylwerber bieten sollen, war Grund- und Ausgangslage der Gespräche. Ebenso die Dienste, die damit verbunden sind, Dienste der ö$entlichen Hand, von halbö$entli-chen Anbietern und dazu die wertvollen Hilfen der Frei-willigen. Die Aufnahme funktionere gut bei uns, der auf Südtirol fallende Prozentsatz von 0,9% werde eingehal-ten, die Asylwerber vor Ort gut betreut; man dürfe je-doch die Südtiroler Bevölkerung nicht überfordern, viele wären verunsichert durch den plötzlichen Zustrom von Flüchtlingen, so Abteilungsdirektor Luca Critelli.

Wie wird über Flucht und Flüchtlinge gesprochen, wel-ches Vokabular verwenden vor allem Institutionen: Ist lediglich von Zahlen und Fakten die Rede oder wer-

AUFNAHME IN SÜDTIROL- MODELLI DI ACCO-GLIENZA IN ALTO ADIGELuca Critelli, Abteilungsdirektor Provinz BozenIsabelle Hansen, Freiwillige & JournalistinModeratorin: Katharina Erlacher

TAVOLO 03

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Das Verhältnis von politischen, ö$entlich zuständigen Institutionen und den Freiwilligen und ihren Organisa-tionen war Diskussionsmittelpunkt an Tisch 4. Gerade in den letzten anderthalb Jahren ist – wie nie zuvor – eine große Solidaritätswelle durch die Südtiroler Gesellscha" gerollt und hat das Phänomen der Flüchtlingswelle geholfen aufzufangen. Am Bozner Bahnhof haben sich Menschen zusammengefunden und schnelle, wirksame Hilfe angeboten, als im Herbst und Winter 2015 täglich Hunderte von Flüchtlingen dort ankamen; daraus ist „binario 1“ entstanden, eine Gruppe, die immer noch aktiv ist und vor allem hinter den Kulissen arbeitet. Es gibt etliche andere Freiwilligen-Gruppen, die ebenfalls viel dafür tun, dass die Existenzgrundlagen von Flücht-lingen einigermaßen gesichert sind; und es gibt auch die Meinung, dass gerade solch unbürokratische und !exible Freiwilligen-Arbeit kontraproduktiv wäre, weil so den ö$entlichen Diensten Arbeit erspart bliebe.

Viel zu selten werde auch die Frage gestellt, was die Freiwilligen-Organisationen selber brauchen, um gut zu funktionieren. Wie die Arbeit untereinander zu organi-sieren sei, auch wie man nach außen kommunizert. Viel-fach geht es auch darum, dass man meinungsbildend unterwegs ist und hierzu eine Kommunikationsstrategie entwickeln sollte. Und: Den Flüchtlingen selbst muss eine Stimme gegeben werden im Entscheidungsprozess, wie das Phänomen am besten in den Gri$ zu kriegen sei.Freiwillige könnten stärker eingebunden sein, als Me-diatoren, als Helfer und Multiplikatoren in der Arbeit mit Flüchtligen, auch bräuchte es eine zentrale Stelle, die all das koordiniert.

JUGEND & DIE ROLLE DER ZIVILGESELLSCHAFT // GIOVANI & SOCIETÀ CIVILELea Mair, Operation DayworkIvo Passler, binario 1Moderator: Michael Schlauch

TAVOLO 04

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Grande l’interesse al tavolo 5 – che religione è l’Islam? Circa 14.000 musulmani sono ormai residenti in Alto Adige, ma non tutti praticano la religione nello stesso modo: Ci sono i musulmani del Maghreb, del Pakistan, oppure dell’Ex-Yugoslavia: nonostante la radice comu-ne, sono mondi religiosi e culturali molto diversi. Don Mario Gretter sa di cosa parla, lui è referente diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e ha stu-diato Arabo e Islamistica a Il Cairo. Una parte dell’Islam si trova attualmente a promuovere il cosiddetto periodo d’oro (tempo di Muhammad e dei suoi 4 successori, i cali% ben guidati), quale età passata e idealizzata nella quale tutto funzionava e si viveva bene, un po’ secondo lo schema del “ah, i bei vecchi tempi, lì sì che si stava bene…”. Si vorrebbe ritornare alle origini idealizzate dell’Islam per risolvere i problemi dell’oggi secondo lo schema passato.

Esistono anche correnti di riforma, intellettuali e religiosi che vorrebbero una modernizzazione e razionalizzazione della religione islamica. Le correnti e anche i personaggi non riescono sempre a insediare le loro idee o solo mar-ginalmente, spesso vengono scomunicati.

L’uso e il signi#cato della parola „Jihad“ nella religio-ne islamica è importante ma anche equivoca. Con ciò viene denominato la battaglia dell’individuo per trovare la via giusta sia nella vita quotidiana che nella sua vita spirituale; Jihad vuol dire „sforzo“, e viene usato anche

ISLAM - RELIGIONE DI GUERRA?Don Mario GretterModeratrice Monica Margoni

TAVOLO 05

nell’interpretazione combattiva e di guerra difensiva. Sulla comprensione di “guerra difensiva” le interpreta-zioni sono varie e arrivano anche, in alcuni casi, a giu-sti#care il cosiddetto terrorismo. Ma Jihad può essere riscoperto anche come dialogo, sforzo di capirsi e di cre-are spazi per scoprire insieme un’interazione religiosa e culturale nuova che è adatta alla vita qui in Europa.

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Schwierige Fragen, die sich jedoch au!ösen lassen. Ge-rade Menschen in Extremsituationen tut es gut, „rauszu-kommen“, die persönlichen Schie!agen mal hinter sich zu lassen und sich einem kreativen Prozess hinzugeben. So können auch andere Blickwinkel und Zugänge erö$-net werden, und so können Ansätze von persönlichen Aufarbeitungen starten. Wichtig ist der Respekt vorein-ander, das Spiel ohne Zwang.

Die Möglichkeiten mit kreativen Mitteln und mit Mit-teln der Kunst einen Beitrag zu leisten in der Arbeit mit Flüchtlingen, in der Arbeit mit Menschen und ih-ren Rechten. Die Schauspielerin und Theaterpädagogin Christina Khuen ist mit den Bewohnern des Flücht-lingsheims in Meran eng verbunden und derzeit dabei, gemeinsam mit ihnen und anderen über das Theater-projekt „Fabrik Azzurro“ ein Theaterstück zu erarbeiten. Irene Lösch hat Erfahrung als Regisseurin bzw. Leiterin einer Theaterwerkstatt in Terni, die sich dem Thema Menschenrechte widmet. Die Arbeit mit Laien sei ge-nerell ein Work-in-Progress, noch dazu wenn es sich um ein Projekt handelt, das mehr sein soll als die pure Au$ührung eines Theatertextes. Nämlich das Ein!ießen von eigenen, vielleicht traumatischen Erfahrungen, das Durchsprechen von allen möglichen Situationen, denen Flüchtlinge auf dem Weg nach Europa ausgesetzt waren. Die extreme Heterogenität der Teilnehmer sei ebenfalls eine Herausforderung: die verschiedenen Sprachen, die verschiedenen kulturellen Hintergründe, viele sind An-alphabeten, die Verständigung ist nicht einfach.

Und dann die Fragen, die im Lauf der Theaterarbeit au"auchen: Hat diese kreative Arbeit einen Sinn an-gesichts der o" untragbaren Situationen, in denen sich die Flüchtlinge be#nden? Wäre es nicht besser, man würde zur Existenzsicherung beitragen und eben nicht „nur“ kulturellen Zeitvertreib anbieten? Kann Theater und Kunst außerdem so etwas wie Aufarbeitung und Le-benshilfe bei persönlichen Problemen und Geschichten leisten?

DIE ROLLE DES THEATERS //IL RUOLO DEL TEATROChristina Khuen, MeranIrene Lösch, Grand Hotel Europa, TerniModerator: Martin Peer

TAVOLO 06

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IMPRESSIONEN

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STATEMENTSSCHLAGWORTE

Se avessi saputo cosa mi aspetta qui in Italia, non sarei partito così.

14.000 musulmani in Alto Adige

Jihad vuol dire sforzo

Wie reden wir über Menschen auf der Flucht?

Gibt es auch Positives zu berichten?

Chiudere le frontiere è come chiudere la propria faccia.

Freiwilligenarbeit ersetzt nicht die Dienste der öffent-lichen Hand

Perché l’UE non prende direttamente i profughi dall’Africa?

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Kann man so ein Stück herzeigen?

Hat das Ganze überhaupt einen Sinn?

Was kann Theater leisten angesichts der existenziellen Notlagen der Flüchtlinge?

Den Flüchtlingen selbst eine Stimme geben!

Qual’è la differenza tra profughi, rifugiati, richiedenti d’asilo e migranti?

Jihad come sforzo dialogando

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Dankeschön & grazieallen Beteiligten.

Text Christine Helfer

Photography Andreas Bertagnoll

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