37
Pietro Archiati CRISTO RICAMBIA IL BACIO al Giuda che vive in ogni uomo 1 a parte Testo originale tedesco: Judas ist jeder (Edizioni Archiati Verlag) Traduzione di Silvia Nerini. Adattamento di Stefania Carosi e Pietro Archiati. © Archiati Verlag e.K., Monaco di Baviera ISBN 3-937078-75-4 Archiati Verlag e. K. Sonnentaustraße 6a · 80995 München · Germania [email protected] · www.archiati.com downloaded from www.archiati-edizioni.it

Cristo ricambia il bacio 1di2 · RICAMBIA IL BACIO al Giuda che vive in ogni uomo 1a parte ... Per Giuda la punizione dell’inferno eterno è inconciliabile con l’amore divino

Embed Size (px)

Citation preview

Pietro Archiati

CRISTO RICAMBIA IL BACIO

al Giuda che vive in ogni uomo

1a parte

Testo originale tedesco: Judas ist jeder (Edizioni Archiati Verlag) Traduzione di Silvia Nerini.

Adattamento di Stefania Carosi e Pietro Archiati.

© Archiati Verlag e.K., Monaco di Baviera

ISBN 3-937078-75-4

Archiati Verlag e. K. Sonnentaustraße 6a · 80995 München · Germania

[email protected] · www.archiati.com

downloaded from www.archiati-edizioni.it

2 downloaded from www.archiati-edizioni.it

archimedix
Stamp

3

Mi trovavo in Sudafrica durante gli ultimi anni della segregazione razziale. Insegnavo filosofia e teologia in un seminario cattolico, dove studenti di tutte le etnie si preparavano al sacerdozio. Molte erano le domande che li agitavano: esiste un’eterna dannazione? Può un tipo come Giuda, il grande traditore e suicida, imparare dalla sua tragedia e migliorare se stesso? Che cosa avrà vissuto Giuda dopo la morte?

Io, dal mio canto, non volevo offrire risposte che fossero pura teo-ria. Cercavo un modo perché ognuno di quegli studenti potesse vivere l’esperienza di rispondersi da solo.

Pensai allora di mettere in scena la vicenda di Giuda, a un ca-novaccio dove immaginavo gli eventi di duemila anni fa calati nell’esperienza della vita di oggi, nella vita di un’umanità per molti versi suicida. E come sottofondo lasciai vivere l’idea dell’unico destino che lega Caino il fratricida, Edipo il parricida e Giuda il suicida nella Leggenda Aurea, un’opera bellissima del Medioevo cristiano, là dove parla di Mattia che prese il posto di Giuda.

Pensavo che gli attori potessero uscire dalle loro parti e anche il pubblico potesse partecipare alla rappresentazione. C’erano attori nati fra quegli studenti, specialmente fra i neri. Uno di loro avrebbe giocato il ruolo di Giuda. Per i personaggi femminili non c’era che da tornare indietro di quattro secoli, ai tempi del teatro elisabettiano che vedeva giovanotti e uomini corpacciuti interpretare il ruolo di fanciulle e madri perché non era concesso alle donne di mostrarsi sulla scena.

Per Giuda la punizione dell’inferno eterno è inconciliabile con l’amore divino. E si difende come chi, condannato a morte, spera ancora nella salvezza. Non è tempo d’inchinarsi controvoglia ai voleri divini, ora che può parlare a Dio guardandolo dritto in fac-cia…

downloaded from www.archiati-edizioni.it

4 downloaded from www.archiati-edizioni.it

5

«Che cosa vuol dire ‹hai tradito mio figlio?› Lo so, sei il grande Dio che sa tutto, e tutto guarda da questo trono in mezzo alle nuvole. E allora? Non sai fare di meglio che ripetermi le balle che raccontano gli uomini là sotto? Sai benissimo che non volevo tradire tuo figlio. Per tre anni gli sono vissuto accanto, e c’ero davanti allo spetta-colo straordinario dei suoi miracoli. Pensa solo a quando tirò fuori dalla tomba il suo amico Lazzaro. Una cosa mai vista! Conoscevo i poteri di cui disponeva – altro che, se li conoscevo! – e volevo costringerlo a mostrare ai Romani e ai Giudei di che cosa fosse capace. Poteva toglierci dal collo il piede dei proconsoli e dei sacerdoti e liberarci, sì, liberarci tutti! Se solo l’avesse voluto, avreb-be spezzato le nostre catene con un soffio, e sarebbe diventato re! E invece no, noi non contavamo niente per lui, non contavamo proprio niente.

«Solo tu eri importante! Prima ci ha insegnato il Pa-drenostro e poi andava farneticando ‹Padre mio! Padre mio!›, come se tu fossi solo suo. È di fronte a te che gl’interessava di far bella figura. Invece di togliere di mezzo quella masnada di farabutti si è lasciato ammazza-re e ci ha abbandonato con la vita sconvolta, più perse-guitati di prima... Il gran figlio di Dio ci ha piantato in asso come fa un vigliacco. Lui è il traditore, non io!»

«Senti, grande attore, ti sei già scaraventato fuori stra-da! Questa specie di spettacolo comincia male!» grida uno degli studenti sovrastando le voci degli altri. «Ma ti rendi conto di come parli?»

«Va’ al diavolo! Eravamo d’accordo, no? Qui Giuda sono io, non voi! E non avete la più pallida idea di chi sia

downloaded from www.archiati-edizioni.it

6

Giuda se lo volete tutto contrito e rispettoso!» «Giuda! Il tradimento t’ha fruttato trenta denari, però»

s’infila Dio approfittando di un balenio di silenzio. «Quell’argento te lo sei preso!»

«Quel maledetto denaro l’ho ributtato nel tempio, tu lo sai! Nessuno ha mai comprato Giuda.»

«Vuoi forse dire che il denaro non significava niente per te? Eppure fra i dodici, guarda caso, eri quello che amministrava la cassa comune.»

«Certo, non ho niente contro il denaro, io. Molto spesso è il miglior mezzo per raggiungere un fine. Che altro dovrebbe essere?»

«Giuda, figlio mio», s’avvicina Maria con voce dolce e piena di compassione «perché mai ti sei ucciso? Come hai potuto soffocare il tuo respiro, come hai potuto odiare i tuoi giorni e negarti il chiarore del mattino, le stelle della notte e i volti delle persone che amavi? So comprendere l’amarezza del tuo cuore mentre vedevi che il figlio mio si rifiutava di fare della Terra un regno suo. E ho pietà di quel tuo bacio disperato e perduto. Ma perché, perché hai permesso al dolore di distruggere quel che di più sacro custodivi, la tua vita giovane e piena di speranze che anche il figlio mio amava così tanto? Perché, Giuda, perché hai tradito la tua vita?»

«Giusto!» rincalza lo studente di prima. «Oltre che per la morte di Cristo, Giuda va condannato anche per il suicidio. E guardalo lì che apostrofa Dio come se non avesse fatto niente di male!»

E Giuda, con voce rotta e bassa: «È alla mia vita che pensi, Madre?... Tu ami quella vita che io ho buttato via?

downloaded from www.archiati-edizioni.it

7

Tu non m’accusi d’aver tradito lui?... Ma allora, se sono vere le tue parole, Madre, è un altro il grande sbaglio mio, è un altro il peso che mi porto dentro.»

Giuda comincia a muoversi lentamente per il palco, a braccia aperte, scrutando l’orizzonte come se cercasse qualcosa. Arrivato in fondo, si volge di scatto: «Dov’è quella mia vita abbandonata? Tu me la ricordi, Madre, e in questi strani cieli io la vedo all’orizzonte come una scia troncata di cometa. Di chi è adesso, quella vita? E cosa ne sarà di lei se io ho sbagliato tutto e sono morto, sono morto ormai?... Da vivo non la potevo vedere così, la vita. Da vivo, no. Ci stavo dentro e me la volevo divora-re. Ho fiutato la potenza dove c’era e chi s’è messo in mezzo l’ho schiacciato. Ho rubato in un mondo di vi-gliacchi, ho ingannato greggi d’incapaci. Ma ero Giuda, e valevo!... Che quello fosse il vuoto, io, non me n’accorge-vo.»

«E cosa vuoi da me, allora?» lo ferma Dio. «Dovrei forse premiarti per aver sbagliato tutto?»

«Ma in quella vita lì, Padre, m’hanno detto che tu sei il Dio dell’amore. Che ti prendi cura degli uccelli del cielo e dei gigli del campo e che ami gli esseri umani più di tutte le creature della Terra. E che li chiami figli. Guardami, allora: io arrivo davanti a te dopo una morte spaventosa, e la vita m’appare per la prima volta da un orizzonte mai pensato. Vedo che l’hai plasmata tu questa natura umana; tu mi hai voluto dritto sulla schiena, a camminare. E chiami prove le rabbie della vita e chiami errori i frutti che ho raccolto... Prove per arrivare dove?... Errori per capire che cosa?... Meglio allora avere zampe di bestia e

downloaded from www.archiati-edizioni.it

8

muso a terra, così lo sguardo non vede l’avvenire! Io, tuo figlio, ora ti dico: ho sbagliato, e molto. Errare è umano, non è questo il tuo decreto? Ma non ho smesso di guar-dare avanti e voglio strade, una seconda volta. Io m’aspet-to dalle tue mani altri cammini lungo i quali potermi ri-scattare.»

«C’è il premio eterno per chi della vita fa qualcosa di buono, e l’eterna punizione per chi la offende.»

«E tu saresti il Dio dell’amore? Te lo dico io chi sei, sei un falso Dio se mi spalanchi l’inferno. Sei tu ad ucci-dermi, sei tu a tradirmi! Riversi colori splendidi sui fiori e sui tramonti, accendi le profondità del mare con miriadi di pesci e benedici le loro uova perché la vita non finisca mai. Sei prodigo con gli ulivi e con i cardi, con la cicala e con la serpe che ripetono la loro vita mille volte, e tornano ad essere ulivi e cardi e cicale e serpi. All’infinito. E a me, Dio avaro e spietato, a me che sono Giuda non me la ridai la vita, e mi cancelli il tempo?

«Perché una vita sola, perché? Ci hai conficcato dentro un’anima piena di desideri, di progetti, d’ideali appassio-nati... Una vita basta appena per realizzare queste poche briciole, le vedi?, e me le tengo strette in questo pugno che alzo davanti a te! Noi uomini moriamo col sapore della vita ancora addosso, e tu ci serri per sempre il futuro e la speranza?»

«Ma parli tu che l’hai gettata via, la vita? Ne chiedi un’altra tu, Giuda il suicida?»

«Ah, come avrei voluto trattenerla, la vita, quando quel cappio me la strappava! Poterlo tagliare come si fa col cordone ombelicale e nascere di nuovo, anziché mo-

downloaded from www.archiati-edizioni.it

9

rire! Tu vuoi cacciarmi all’inferno, ma ora so che è da lì che vengo. Era in Terra il mio inferno, e non era fatto d’amore e di sapienza. Che Dio sei, tu, se per regnare su di me devi schiacciarmi con la tua potenza gettandomi in voragini di fuoco che m’inghiottiranno l’anima in eterno? Sprofondaci tu, per primo!... Chiedo a te, Dio che co-mandi il mondo: è vero che nei tuoi disegni non è previ-sta un’altra vita per me? È vero o no che quel dannato inferno è la tua vendetta?»

«Tu non sai quello che dici, Giuda. Con la tua co-scienza stretta pretendi di capire i misteri dell’universo e i destini umani. Non ti sono mancati sulla Terra gli in-segnamenti, ma le tue orecchie e il tuo cuore erano chiusi.»

«Mucchi di storie m’hanno detto, per tutta la vita. E più cercavo di crederci e più puzzavano di mezze verità. E tu lo sai, lo sai che sotto c’è l’imbroglio. Sei tu che vuoi tenerci in mezzo al buio e poi, per fare il Padreterno, ci comandi per bocca dei profeti e ci riveli brandelli di sa-pienza! Perché c’inganni, perché la realtà umana non ce la racconti intera? Perché ci rubi il senso della vita? Quassù non importa quel che ho creduto io, giorno per giorno, quando arrancavo in Terra; quello che conta è che qui vedo i tuoi occhi e capisco che misura di saggezza e quale bene pretendi tu, da noi. E mi chiedo se oserai negarmi il diritto d’imparare dai miei sbagli, e di ripro-varci un’altra volta a vivere, da uomo.»

«Attento, Giuda», e Maria lo sfiora piano piano, «non rivolgerti così al Padre. Tu sei stordito dal rancore. Chiedi e pretendi, ma non ti accorgi che t’ha già dato tanto.»

downloaded from www.archiati-edizioni.it

10

«Crolli questa casa di Dio, Madre amorosa, e tu con lei se non capisci il pianto! È mai caduto, tuo figlio, da bambino? T’è mai venuto col sangue fra i capelli gridando impaurito dal dolore? E l’hai percosso, tu, te lo ricordi? L’hai castigato, l’hai mandato via? Hai forse aggiunto pena al suo spavento? E non lo vedi che il Padre tuo divino non placa la sua ira su di me, su me che arrivo trafitto dalla Terra e non ho un porto per il mio dolore? Brucia il mio male più che a ogni altro figlio. Brucia, e l’acqua che mi dà è il fuoco eterno?»

«Ma Giuda», dice Maria ancora più vicina, «non ricor-di le parole che t’ha detto mio figlio, prima che tu lasciassi la tavola dell’ultima cena? ‹Quello che devi fare, fallo presto›, t’ha detto. Non intendeva forse dirti che dovevi eseguire il compito della tua vita senza esitazioni, e che poi avresti potuto imparare dai tuoi sbagli? Ma tu non l’hai sopportato quel compito, e ti sei tolto la vita e ogni speranza di riscatto.»

«Il mio compito... Da quassù mi pare di capirlo sotto un’altra luce. I nemici del Maestro non sapevano attra-verso quale uomo si manifestasse lo spirito potente che temevano. E mi promisero il denaro non per sapere dove fosse, ma chi di noi fosse... Chi fosse quel tredice-simo fra i dodici che aveva insegnato agli altri tante parole nuove, mai udite prima. Non ti sei mai chiesta perché i soldati non fossero in grado di riconoscerlo da soli, tuo figlio? Avevano paura di catturare quello sba-gliato perché anche noi, i suoi discepoli, eravamo sem-pre in mezzo alla gente e portavamo a tutti la buona novella. Parlavamo tutti la stessa lingua, una lingua di-

downloaded from www.archiati-edizioni.it

11

versa. ‹Quello che devi fare›, il mio compito, era proprio indicare il Maestro a chi lo stava cercando.

«Ma io ti dico, Madre, che se i sacerdoti e i Romani volevano catturarlo, c’erano demoni ben più potenti, assatanati d’impedire questa cattura per mandare all’aria quella che chiamano la redenzione dell’umanità. Pensaci. Tuo figlio mi ha schiantato le spalle affidandomi il com-pito di non far prendere al male il sopravvento. Lui sa-peva che dopo averlo consegnato sarei caduto in preda alla disperazione. Ha visto tutto quello che accadeva in me, e non ha mosso un dito per fermarmi. ‹Quello che devi fare, fallo presto›... Durante l’ultima cena disse chia-ro e tondo che uno di noi doveva tradirlo, quello a cui avrebbe porto il pane. E lo porse a me. Mentre lo man-giavo era come se una forza oscura s’impossessasse della mia anima. Da quell’istante, Madre, le mie azioni non furono più mie, ma di quella spinta violenta. Io non mi ritrovavo, non mi riconoscevo più. Perché, allora, si chiede conto a me di quello che tuo figlio ha sofferto, a me, schiavo di quei demoni? ‹Ubbidisco al Padre mio per redimere voi›, diceva. ‹Quello che devi fare, fallo presto›... Che tormento io vivo ancora, ogni volta che ripenso a queste parole...»

Sulla scena avanza ora Gesù. Maria lo guarda. «Figlio mio, ora che tutto è compiuto, parla con Giu-

da. È qui. Svelagli il senso di quelle tue parole.» «Intendevo dire quello che ho detto, e ciò che ho detto

lo volevo dire. Uno dei dodici doveva tradirmi, e quel gesto non doveva essere una disgrazia. Mai ho pensato che sarebbe stato meglio se non l’avesse fatto. Qualcuno

downloaded from www.archiati-edizioni.it

12

doveva tradire per primo quell’Uomo che è il meglio den-tro ognuno di voi. Gli altri l’avrebbero seguito. Solo chi è passato una volta attraverso l’annientamento, cerca poi liberamente la pienezza dell’umano. Perché lui stesso non ne può fare a meno. Giuda era destinato a mostrare il baratro che ogni uomo prima o poi deve attraversare.»

«Figlio, dillo a tutti che tu non condanni Giuda.» «Non per giudicare sono venuto, l’ho detto sempre.

Non per mandare in rovina, ma per salvare quelli che si credono perduti. E sulla Terra io li ho cercati sempre.»

«E dissenti così dal Padre tuo, che vuol gettare Giuda nelle pene eterne?»

E Dio, veemente: «Vi schierate tutti dalla parte di Giuda, e mi lasciate solo in questo ruolo del Padre! Pia-cerebbe anche a me difenderlo. E saprei come. Ma la nostra rappresentazione allora finirebbe; eravamo d’ac-cordo, no? Io devo interpretare Dio, quello che sa dov’è il bene e dove il male.»

«E allora pigliatelo tutto questo ruolo, e fa’ il Dio che conosci, quello che minaccia le fiamme dell’inferno» incalza Giuda. «Ma fallo davvero, però, io non voglio perder tempo con uno che si tira indietro!»

«E invece tu fai quello che ti pare, vero?» replica l’attore-Dio. «La stai facendo tu la parte di Dio. Fai il saggio, fai quello che ha capito le cose meglio di tutti e ce le spiega... Ma dov’è il povero diavolo, dov’è la mia crea-tura minuscola che passeggia spaurita nell’eterno infinito della mia creazione?»

«Ah, ci siamo finalmente!» ribatte Giuda accalorato. «Fino alla nausea sulla Terra m’hanno ripetuto che un

downloaded from www.archiati-edizioni.it

13

abisso divide te, che sei Dio, da me, che sono la tua crea-tura. M’hanno detto che chi è creatura è limitato e invece il Dio creatore non ha confini, e per lui non scorre il tempo. Regna nei cieli, il Dio, sta mille miglia oltre l’uma-no, e io non lo posso toccare, non lo posso avvicinare, non lo posso capire. Le sue azioni sono eternamente buone e fanno eterno il cosmo e le sue sfere. Tutto della creatura ha invece un tempo, tutto si svolge e muore, sorge e tramonta.

«E se è vero quello che ho imparato, dov’è la tua sag-gezza, Dio sul trono? Non t’accorgi delle tue contraddi-zioni, non vedi che infierisci su di me, creatura tua finita e confinata, se addossi alle mie azioni conseguenze infi-nite e sconfinate? Perché imprimi il sigillo dell’eterno ai gesti ciechi delle tue creature e fai immortali quegli atti-mi tremendi dove io ho deciso la morte e la rovina? Rispondi!»

«Sì che ti rispondo, Giuda. Ma prima spiegami le tue, di contraddizioni. Hai detto a Maria che agiva in te una forza superiore e buona quando t’avviavi a compiere la tragedia del Dio e dell’uomo. Così demoni oscuri non hanno potuto ghermire all’umanità la sua redenzione. Ma poi hai detto che eri in preda delle tenebre, quando hai tradito il figlio mio e ti sei strappato la vita. Allora, il bene o il male era in Giuda, dillo!»

«La mia piccola mente di creatura, Dio onnisciente, sa che quando in Terra sfolgora la luce, le ombre più dense e gelide s’acquattano dietro al creato. Quella sera nell’or-to degli ulivi m’è sembrato di baciare il Sole, e tutto il nero del mondo si è nascosto in me.»

downloaded from www.archiati-edizioni.it

14

«E allora dimmi, Giuda, per chi, se non per te che porti dentro le tenebre dell’uomo, è spalancata la bocca dell’inferno? Nessuna vita umana potrà mai essere peg-giore della tua. E monito sia per ogni uomo il fuoco eter-no che consuma il male, e i suoi cupi bagliori siano i guardiani della sua coscienza.»

«Perché mi rinnovi la paura di quel luogo senza scampo, dove l’uomo non sa più chi l’ha creato? A somi-glianza di chi, a immagine di chi vivrei l’inferno? M’hai creato tu, Padre dei cieli, e m’hai pensato buono. E libe-ro. Amala allora la mia libertà, non la spaventare. Vale poco un bene fatto solo per paura; bello è invece cercar-lo senza Leggi, senza la tua voce scolpita nella pietra. Bello è tentare d’essere sovrano, come sei tu. Tutti li ho infranti i tuoi comandamenti, eppure il Figlio tuo non m’ha fermato. Altri dopo di me oseranno, Padre!»

Di nuovo lo sfiora Maria: «Il Padre non t’ha reso schia-vo, Giuda. Insieme ai comandamenti t’ha dato la libertà di scegliere. Tra l’obbligo delle Leggi e l’arbitrio che con-duce al male l’uomo può volere la volontà del Padre, senza subirla. Non credi?»

«Certo. Ridatemi la Terra e la vita, perché io possa imparare dai miei sbagli.»

«Tu che dici a me quello che tu vuoi fare», tuona Dio Padre «credi d’essere degno della mia fiducia? Come fare-sti a dominare le tue tendenze così malvagie? E se ne sei capace perché non l’hai mostrato in Terra? Credi che que-sta visitina quassù basti a far di te uno stinco di santo?»

«Odio la perfezione! Odio chi mi vuole già compiuto e imbalsamato! Io voglio imparare dalla vita e andare

downloaded from www.archiati-edizioni.it

15

avanti, ecco quello che mi fa star bene. La mia felicità! Guarda laggiù: li vedi gli uomini come lavorano, come ridono e soffrono, sbagliano, dormono, sognano... Tutto cambia ogni momento, laggiù, tutto si muove. Io sono qui a un passo dall’inferno, ma in me scoppia la voglia d’immaginarmi in Terra ancora, e ancora, e ancora. Qui tutto è diverso, perfetto, e non mi stupisce che uno come te non sia mai sceso in Terra. Ma io solo laggiù vedo un futuro; qui, quello che conta è il mio passato. Prima la Madre parlava della libertà, che è un’arte. Tu hai ragione quando mi vedi lontano da quest’arte; ma allora dammi il tempo che mi occorre, e dammene tanto.

«Anzi, ti propongo un patto. Seppure qui ho capito qual è stato il mio vero compito, laggiù mi sono rovinato perché il patto l’ho fatto col diavolo. Quello è Menzogna viva. Per convincermi m’aveva prospettato soddisfazioni e agi per il resto dei miei giorni, e invece mi sono ritrovato ad avere orrore di me stesso. Ma ora voglio vedere se un patto con Dio vale di più, se Dio le mantiene le promes-se.»

«Quale patto puoi mai proporre a me, tu che non co-nosci nemmeno il pentimento?»

«Vedi? Qualunque cosa io dica o faccia, ai tuoi occhi sono sempre il peggiore degli uomini. Allora io ti prometto che se tu mi darai una nuova vita, alla mia nuova morte te la riporterò migliore di quella che oggi mi condanna. È questo il patto. Accettalo, e io manterrò la mia parola. Non posso che riuscirci, l’hai detto tu: mai ci sarà sulla Terra una vita più infima di quella di Giuda. O hai paura di perdere la scommessa?»

downloaded from www.archiati-edizioni.it

16

Dio si china in avanti verso Giuda e gli dice a bassa voce: «E che ne diresti se ti mandassi dritto in paradiso, anziché all’inferno? Non è lì che stanno andando a para-re le tue chiacchiere, fin dall’inizio?»

«Io godo della mia imperfezione, non lo capisci anco-ra? Il tuo paradiso non mi attira più del tuo inferno. Che ci farei nel regno dei perfetti? Che gusto ci sarebbe a ritrovarsi in cima all’universo e diventar sapiente all’im-provviso, e buono e in pace, a contemplare cerchie d’an-geli in concerto? M’annoierei, m’asfissierei l’anima.

«Io sono fiero, Padre, d’essere uomo. Senza ali di Cherubino, ma con le gambe robuste di chi può cammi-nare per il mondo più bello che tu abbia mai escogitato. E ti ringrazio perché con le mie mani ho toccato altre mani, e la terra, l’erba, il mare... non solo quella corda d’impiccato. Paradiso e inferno sono così assoluti, che lì noi figli umani moriremmo davvero, per mancanza di desideri.»

«Eterno viandante è dunque l’uomo», chiede Maria «e non potrà mai giungere alla meta? Eterni aneliti tu vedi per lui, senza un approdo?»

«O Madre, bella è la perfezione che non smette di de-siderare, bello è il desiderio che fa perfetto l’uomo!»

«Parli del paradiso e dell’inferno come se già li cono-scessi», insiste Dio. «Mi chiami avaro perché non ti offro un’altra occasione di riscatto. E se fosse proprio l’inferno la tua occasione per riparare tutti i torti che hai commes-so?»

«Voglio rispondere dei miei errori, Padre, e tu dammi pure l’inferno: ma sulla Terra! Non mi spaventa una vita

downloaded from www.archiati-edizioni.it

17

difficile, o il dolore. Io sono un uomo intero quando il mio spirito si posa nella carne. Ora lo so. E se lo chiedi a tuo Figlio ti dirà che è vero. Vivono sulla Terra i miei uguali, quelli che io ho sfruttato e offeso, e li vorrei in-contrare ancora, compagni di vita. Solo sulla Terra potrei lottare contro la mia smania di potere, perché lì mi pla-cherebbe l’innocenza di un bimbo, il fragore della tempe-sta, l’amore di qualcuno».

downloaded from www.archiati-edizioni.it

18 downloaded from www.archiati-edizioni.it

19

Le parole di Giuda echeggiano per la stanza, e gli altri attori tacciono a lungo, pensosi. Finché uno studente più giovane, che se n’era stato in disparte per tutto il tempo, s’alza in piedi all’improvviso, e puntando un dito vibrante verso Giuda esclama tutto d’un fiato: «Nel vangelo sta scritto che per Giuda sarebbe stato meglio che non fosse mai nato!»

«Ma sta’ zitto!» salta su un altro. «E poi se Giuda è appena morto i vangeli non sono

stati ancora scritti», rincalza un terzo. «Che c’entra? Si vede che il Cristo le ha dette davvero

quelle parole, se poi le hanno scritte nei vangeli, no?» «Ma non si può mica dare a Giuda la colpa della sua

nascita. È Dio che ci fa venire al mondo e se per Giuda era meglio non nascere, vuol dire che è stato Dio a sba-gliare.»

«Dio ha creato Giuda come crea tutti gli altri e l’ha reso capace di far qualcosa di buono nella vita. Se lui se l’è bruciata in quel modo, l’ha fatto per sua libera scelta», commenta un altro studente ancora.

«Questo però starebbe a dire che la grazia divina conta poco nei destini umani, e che tutto è nelle mani della nostra libertà.»

«Forse le parole di mio figlio», interviene Maria dal palcoscenico, «vogliono dire che l’anima di Giuda in questa vita è precipitata fino al limite ultimo dell’umano. Ma non è detto che sia l’ultima parola. L’umanità intera viveva agli inizi in paradiso, e ne è stata cacciata. Da quel momento la sua lenta caduta è diventata inarrestabile e il

downloaded from www.archiati-edizioni.it

20

Figlio mio è venuto a portare a tutti le forze per risalire. E Giuda ha reso possibile il suo sacrificio.»

Avanza Gesù con occhi sorridenti: «A te che ami, Madre, la vita non nasconde i suoi segreti. Quel che Giuda ha compiuto è stato un bene immenso per l’umanità. E non lo sarà anche per lui, domani?»

Maria si rivolge allora al Padre con le mani incrociate sul petto: «Tuo Figlio è me che chiama Madre, e in lui io chiamo figli i figli tuoi. ‹Quello che farete al più piccolo dei miei fratelli lo farete a me›, diceva in Terra. E a me Giuda appare così piccolo, così ultimo, che se tu lo con-dannassi condanneresti il tuo stesso Figlio. Giuda è il suo fratello più piccolo, a lui più che a ogni altro manca la pienezza dell’Uomo. Ma è proprio quella che cerca con tutto quel suo ardore inquieto. Giuda vuol diventare grande come suo fratello.»

Il Padre abbassa il capo e sospira: «Voi volete tutti un Dio nuovo, un Dio migliore di quello che gli uomini hanno finora avuto in testa.»

Gli studenti rimangono per un po’ in silenzio finché dall’angolo più lontano di nuovo s’alza la voce irata: «Il male ha vinto, e nessuno, qui, se n’accorge!»

Frustato da quelle parole, Giuda a grandi falcate rag-giunge il suo compagno e lo afferra per il bavero. Lo fissa negli occhi, furioso, ma poi lascia la presa. A che serve? Posa lo sguardo per attimi lunghissimi sulle pareti cariche di libri e sul bianco campanile della chiesa che taglia in due l’orizzonte, oltre la finestra.

E poi riprende con foga: «Infernale è la vostra teolo-gia che per millenni ha costretto Giuda nel suo inferno.

downloaded from www.archiati-edizioni.it

21

Teologia malata e tinta di bianco che ha avuto bisogno di me, un Giuda dipinto di nero come il diavolo, per sentirsi buona. La vostra religione è un rovo di dogmi che vi nasconde il fiore della libertà dietro le spine.

«Chiese che s’innalzano sulla vostra anima prona e vi tengono al guinzaglio del peccato. In nome di Dio vo-gliono raddrizzare i suoi figli nati di straforo, figli storti come le strade della libertà, che salgono e scendono, svoltano e risvoltano.

«Chiese che vogliono intimorirvi con le loro stesse paure: attento, non bruciarti! non pensare troppo, ché ti danni! Attento! aggrappati ai precetti se no affoghi! Del fuoco non sanno veder l’ardore, e nell’acqua non si go-dono le onde.

«E io, Giuda, sono il fiore negro all’occhiello del loro potere di gran razza — bianca, s’intende. Giuda il Dan-nato, da tenere lontano da ogni cuore, ma bene in vista sui pulpiti, a svergognare l’uomo. Che si spaventi della sua stessa ombra!»

C’è turbamento nell’aula del seminario. Lo studente bianco che impersona Maria si fa avanti lentamente: «Io come te, amico, sto qui a studiare teologia. Hai detto parole dissennate all’orecchio della mia cultura. Ma oggi io indosso le vesti di Maria e mi par di sentire che lei, da questi tuoi racconti, avrebbe visto il brutto trasformarsi in bello, il male in bene. Non solo perché è la Madonna benedetta, ma perché è una donna.»

Giuda ride di gusto, stavolta, e si rivolge a tutti a braccia aperte: «Maschi cattolici, cosiddetti ‹universali›, eccoci qui a nominar le donne, metà dell’umano che la

downloaded from www.archiati-edizioni.it

22

teologia ha tradito! Vedete donne, qui? Certo che no! Padre, Figlio, Spirito Santo: tutti maschi, e fra di noi, guardate, è spuntata la barba pure a Maria! Ma queste donne, caro Dio, a immagine e somiglianza di chi sono create?»

E Dio, che ormai ha voglia di pensare anche lui da studente, è pronto: «Nella Bibbia non c’è scritto che Dio creò gli uomini e le donne, ma che creò l’essere umano a sua immagine, maschio e femmina. E perciò il maschile e il femminile insieme fanno l’umano vero. E intero. Dun-que tu dici bene, Giuda: l’altra parte dell’immagine di Dio l’hanno inchiodata alla colpa di Eva, e lì sta ancora.»

«E tu, figlio di questo Dio così gagliardo e così spre-giudicato», rincara Giuda divertito, additando Gesù «spie-ga perché quand’eravamo in Terra ci hai chiamato in do-dici attorno a te, e tutti maschi.»

«Giuda, hai imposto un balzo di duemila anni al nostro gioco, e ragioni del Golgota con la testa di oggi. Ma va bene, ti seguo. Al tempo della mia venuta l’umanità si pre-parava a vivere il culmine della sua disarmonia al maschile. E allora ho scelto dodici uomini e a capo ne ho posto uno che ho chiamato Pietro, per ricordare a tutti la durezza della pietra. ‹Tu sarai il mio successore›, gli ho detto, per-ché dopo la mia morte l’umanità si sarebbe sempre più immersa nella materia, nel mondo inerte della realtà fisica per potersi confrontare in modo sommo col mistero della morte. E questo è successo, Giuda. La scienza di oggi conosce solo le leggi degli elementi morti, e anche quando s’avvicina alle piante, agli animali, all’uomo, capisce il vi-vente come fosse solo un’inerte materia più complicata.

downloaded from www.archiati-edizioni.it

23

«Il tuo suicidio, Giuda, e il tuo tradimento, annuncia-vano un ben più vasto suicidio e un rinnovato tradimen-to: quello dello spirito nell’umanità dell’occidente. Pietro e la sua Chiesa hanno ricevuto da me l’incarico di accom-pagnare gli uomini in questo cammino verso l’esperienza estrema della distruzione di sé, fino a che dalle menti e dai cuori loro non fosse nata la forza vivente che ricerca lo spirito. Tu l’hai già vissuta quest’esperienza, e chi ti accompagnava, allora, ero io stesso. Duemila anni sono trascorsi, e tra poco il Sole visiterà un altro segno stellato dello Zodiaco, e nuovi saranno allora i colloqui tra cielo e Terra. Tutto dovrà mutare. Pietro lo sa che non è per sempre il suo mandato.

«Quando la vita diventa insopportabile l’uomo chiede una svolta. È tempo di resurrezione, allora. È tempo che i confini imprigionati della pietra si sciolgano nella libertà della vostra mente e nel calore del vostro cuore, e che si allarghi il respiro oltre gli anni del tempo, oltre la morte. E ancora più grande sarà il valore del maschile, se si apri-rà ai segreti della Madre, custode della vita e delle risorse dell’amore. L’audacia del maschile che ha dominato e inciso per millenni il mondo, lo sguardo fisso al peso, alla misura e al numero, attende ali di donna per sentire il cielo sconfinato in Terra.»

«È questo, allora, il tuo ritorno, figlio? È questa la se-conda venuta che hai promesso al mondo duemila anni fa?», esclama Dio alzandosi dal trono proprio come fosse la sedia che è.

«Io sono l’Amore del mondo e sarà l’umanità a tor-nare a me. E questa volta mi vedrà non più con gli oc-

downloaded from www.archiati-edizioni.it

24

chi della carne ma con quelli dello spirito.» «Su ali di donna, che scioglieranno questa morsa d’in-

finiti frammenti di pietra che ci è franata addosso…» mormora Giuda assorto.

Maria di nuovo s’avvicina e gli posa una mano sulla spalla: «Fra di noi che stiamo improvvisando una rappre-sentazione dei misteri umani, solo tu sei Giuda per dav-vero, e solo per rispondere a te è uscito dalle nostre bocche qualcosa di nuovo. Di buono. Ti prego, prova a narrarci la tua morte come l’hai vissuta tu, Giuda, senza l’intralcio delle storie già spiegate, senza bisogno di dover render conto alla nostra piccola coscienza sfiorita.

Osa, Giuda, osa ancora! Raccontaci di te quand’eri in Terra, raccontaci del tuo ultimo giorno, ma senza difen-derti, stavolta, davanti a un’umanità che è più suicida di te. Senza sprecare il fiato per contrastare la ragione fredda di questa fede così maschile. Prova a parlare dall’alto del tuo spirito, dove pensi e ami, dove sei uomo e donna.»

Giuda ci pensa un po’, poi fa cenno di sì.

downloaded from www.archiati-edizioni.it

25

«Fu poco dopo la sua condanna a morte… mentre por-tava la croce… La sua carne smagrita e trafitta mostrava il dolore e l’amore per la Terra, e le sue ossa reggevano purissime la forma di Adamo, bella com’era nella mente di Dio.

Fui scosso da quella visione e corsi al tempio, strin-gendo fra le dita i trenta denari: ‹Che qualcuno se li ri-prenda e fermi la nostra follia!›, gridai. Le porte mi furono sbarrate e io vi scagliai contro quelle monete che erano il prezzo d’ogni rovina. Rotolavano per terra lontano da me, e si portavano via tutte le cose del mondo che avevo creduto di trovarvi dentro.

Poi vidi Pietro, da lontano. Era appoggiato a un mu-ro, e piangeva. Per tre volte aveva negato di conoscere il Maestro. Ma almeno piangeva, adesso, e si capiva che il suo animo non era più nel buio e tornava il chiarore della verità. Ma io… io non avevo più nulla nell’anima che potesse riversarsi nel sollievo delle lacrime. È orribile affacciarsi al proprio cuore e trovarlo vuoto, come se niente di vivo avesse voluto fermarsi in quell’antro.

E pensai alla Maddalena, ché quando la incontravo mi sembrava di vederle in viso tutta la ricchezza dell’anima, e mi trovai a sperare che almeno lei custodisse qualcosa di me. Il mio, di cuore, io l’avevo serrato; e non per cat-tiveria, ma perché non sapevo come si facesse ad ac-cogliere il bene che mi veniva incontro.

In quel primo pomeriggio il cielo s’oscurò, il sole scomparve e la Terra cominciò a sussultare. Ero dispera-to. ‹Lui è morto, lo so! Lui è morto!› Vagai per non so quanto tempo, prima di ritrovarmi esausto e smarrito,

downloaded from www.archiati-edizioni.it

26

come un’orma ingoiata, come un’ombra pesante e sco-nosciuta. Era buio, era tanto buio, e il sonno calava su di me, ma poi mi scuoteva con incubi di terrore. Avevo dentro parole disseccate che cercavano chi le volesse ascoltare, e tendevo le mani verso qualcuno che non arrivava mai. Mi sembrava che la Terra mi scagliasse via come fa il vulcano con le pietre del suo ventre, ma quelle pietre potevano ricadere in pace da qualche parte. Io no. Allora gli occhi si chiudevano ancora e riandavo nel so-gno a percuotere porte sprangate, a implorare pane, ac-qua, rifugio, e orribili maschere s’affacciavano dall’alto e rimanevano fisse a guardarmi coi loro ghigni.

Alla fine non m’era rimasta che la morte. Lei mi avreb-be accolto, soltanto lei. E prima d’alzare le mani contro me stesso ‹Tu, mondo!› gridai, ‹ascolta, tu!, queste mie parole! Il baratro dove ti stavi inabissando poteva non trovarlo mai il suo fondo. Ma mentre Lui versa il sangue dalla croce io dico: eccolo, tenebre maledette, il vostro fondo! Sono io, Giuda Iscariota! Muoio, e segno il limite della disperazione umana. Su di me tutti gli uomini pog-geranno il calcagno, e potranno risalire. E tu, Cristo che muori benedetto, abbi pietà di me che sono perso.›

Poi, prima che la morte m’afferrasse, la Terra ha vo-luto regalarmi l’ultimo sogno. L’ultimo sogno.

Mi vedevo innalzare su Gerusalemme, e sui monti e sul mare... mi spandevo nella vastità del cielo come calore nell’aria. Vedevo una porta d’oro e di rubino e sapevo che lì c’era il paradiso - … sì, ricordi?, lì c’è il Padre che aspetta i figli suoi… tutti li aspetta… a tutti fa festa, ai figli buoni e ai figli disperati… lì c’è il Padre e tutto è pace e luce.

downloaded from www.archiati-edizioni.it

27

Bussavo a quella porta con la mano incerta e il cuore che mi tremava in petto. Mentre la soglia si spalancava un vegliardo veniva verso me, e le sue braccia erano aperte come l’insenatura che appare al navigante stanco. In quelle braccia, io, mi rifugiavo e sul viso sentivo le lacrime di quel padre fedele e la dolcezza dei baci quando sono veri. Una memoria di dolore mille volte ripetuta affiorava nella mia anima e io la raccoglievo, e la pronun-ciavo: ‹Padre, ho peccato contro di te e contro tutti gli uomini. Ho tradito il Figlio tuo e lui era buono, il più buono di tutti. Ho messo fine alla mia vita sciagurata e sono l’ultimo degli uomini.›

C’erano altre parole che non riuscivo a dire, ma sen-tivo di averle a lungo pensate, e serbate nel mio cuore. Volevo dirgli: ‹mi perdonerai tu, Padre, anche se nessuno sulla Terra vorrà mai farlo?› Quelle parole restarono rac-chiuse dentro la mia anima perché d’un tratto l’Uomo che avevo tradito appariva a me non so da dove. Come crampi nella mia anima s’annodavano i rimorsi, e mi dicevo che sarei morto una seconda volta. Ma il suo vol-to era buono, la sua figura mi circondava di luce, e in quell’abbraccio di pace, io, m’addormentavo. E in quel sogno sognavo, sognavo me come un bambino che gli riposava in grembo e ascoltava da Lui la storia più bella che mai nessuno ha raccontato.»

C’erano una volta un uomo e una donna e ad essi nacque un bel bambino. Tutti e due avevano visto nello stesso so-gno la loro creatura portare a compimento le profezie del popolo dei Giudei: così, lo chiamarono Giuda. Quel bim-

downloaded from www.archiati-edizioni.it

28

bo avrebbe fatto diventare vere le parole che Jahvè aveva levato alte mentre segnava la fronte di Caino per proteg-gerlo dagli agguati degli uomini. Quel bimbo avrebbe dato vita a tutti i sogni incantati nei miti dei pagani, nella leg-genda di Edipo che uccise il padre e sposò la madre. Senza saperlo, quel loro figlio avrebbe poi aiutato il Messia tanto atteso a compiere la sua missione chieden-dogli, con un bacio, il pegno della sua vita per tutti gli uomini. E poi sarebbe andato errando lungo i secoli della storia umana, di popolo in popolo, di terra in terra, per narrare ad ogni uomo la storia più bella, la storia vera dell’Amore sceso fra gli uomini per avverare tutti i loro sogni, i loro sogni più belli. I sogni di Caino, di Edipo e di Giuda l’ebreo, l’Ebreo Errante…

«Vedevo ora davanti a me, dritto come una folgore, l’Uomo che avevo tradito guardarmi in silenzio con gli occhi pieni di amore. Volevo parlargli, ma le parole da dire non le conoscevo ancora. Però le sapevo tessute dello stesso stupore e della stessa beatitudine inattesa di ciò che vivevo ascoltandolo. La sua figura non mi sem-brava più nemmeno d’uomo, sfumava nei tratti, e quel volto, che tante volte avevo visto sulla Terra, ora si tra-sfigurava davanti a me in un’aura irradiante di luce, dove colsi all’improvviso una scintilla del mistero dell’amore, maschile e femminile insieme. Fu un rapido bagliore d’intuizione, ma così intenso che ancora una volta le parole consuete non mi bastavano e le cercavo nuove. Desideravo portare quello squarcio di luce agli uomini della Terra, al mio risveglio.

downloaded from www.archiati-edizioni.it

29

Udivo la sua voce, dolce e possente a un tempo, co-me se scaturisse da ogni parte dell’universo. Si rivolgeva a me, n’ero sicuro, ma ero anche certo che tutti gli uomi-ni in Terra e in cielo fossero lì ad ascoltarlo, e ciascuno potesse dire: lui sta parlando proprio a me. E diceva:

‹Giuda, hai appena lasciato la vita più acerba che si possa mai trascorrere sulla Terra, e torni a casa. Ogni es-sere umano deve attraversarla, prima o poi, in una forma o in un’altra, ai valichi più impervi del lungo cammino che conduce l’uomo verso l’Uomo. È quella vita in cui la coscienza umana precipita nel crepaccio più profondo del suo oscuramento. È quella vita in cui un uomo tradi-sce la sua natura d’Uomo e le va contro, fino a negarsi l’esistenza stessa, il dono più prezioso che ha ricevuto per compiere la sua umanità. Ma è anche la vita in cui s’impara di più perché di più si lotta e si soffre, e si ri-schia tutto il proprio coraggio. Neanche quando sembra del tutto malvagio l’uomo lo è davvero, nel suo cuore. Nell’affanno di colmare il vuoto che scava in sé quando non trova il bene, egli lascia che forze oscure, estranee al suo essere, prendano possesso di lui e lo stravolgano per i loro fini.

‹Tu questo l’hai vissuto, Giuda, e la tentazione di do-minare sul mondo e sui destini degli uomini è così forte in te che per vincerla avrai bisogno di altre vite ancora. Tu hai saputo amare solo la tua libertà, ma non è poco. L’amore della libertà t’insegnerà domani la libertà dell’a-more. Vedi, allora, perché si deve attraversare più e più volte la cruna dell’ago della morte. La morte illumina la vita da una prospettiva più ampia e l’uomo va oltre la

downloaded from www.archiati-edizioni.it

30

visione angusta delle cose che l’esistenza materiale gli impone. Da qui puoi vedere che quel mondo è ricolmo d’amore, ed è l’amore a cercare tutte le note della canzo-ne umana, intonandola al divino.›

Come acqua fresca scesero quelle parole sulla mia ani-ma arsa, e dissi: ‹Signore, io lo conosco il coraggio che ci vuole a varcare la propria notte senza stelle. E per-dersi. Morire vivi in quell’immenso buio per un tempo disumano e poi, dall’assenza di sé accendere piano piano la fiammella della propria nostalgia. E in quella nostalgia brilla il divino. E vorrei dire agli uomini: cercate il Giuda che voi siete, trovatelo il vostro smarrimento. Lì tocche-rete il valore dell’uomo. Io sono buono e cattivo, insie-me. Sono libero e sono prigioniero. Ma adesso vedo l’arcobaleno di colori che congiunge le due sponde di me, e che m’ha fatto diverso ad ogni passo del mio cam-mino. Signore, amo essere Giuda, che fedele al suo de-serto ha tradito la via, la verità e la vita. Per amore di me si è smosso il mondo intero.›

In quel momento apparve nel mio sogno l’albero a cui m’ero impiccato, carico di fiori rosso cupo e di foglie argentee a falce di luna, e in lontananza, sulla collina del Calvario, i bracci della croce aprirsi e fiorire su un cielo di fuoco.

‹Sì, Giuda›, riprese a parlarmi quell’Amore, ‹tu ed io siamo morti insieme, appesi ai legni dei due alberi nati in mezzo al paradiso. Il mio è l’albero della Vita, quello che la spada del Cherubino custodiva. Il tuo è l’albero della Conoscenza, dalle cui fronde l’umanità è precipitata te-nendo stretto fra le dita il frutto, e ne ha piantato i semi

downloaded from www.archiati-edizioni.it

31

nella terra. Tu per primo, fra gli uomini, hai capito che quello è un albero di morte se si separa dalla vita che io sono venuto a riportarvi. E mentre tu morivi soffocando in te il tuo stesso sangue, quella Vita era lì, davanti a te, e per te versava fuori ogni goccia di sangue rinnovato.›

Mentre ascoltavo quelle parole le fiamme del cielo dietro a quella croce sfolgorarono all’improvviso, e io vidi scendere quel fuoco dentro la Terra che s’accese in mezzo al firmamento, come un immenso cero. ‹Sei lì, Signore!›, dissi, ‹sei dentro la nostra Madre Terra e questo volevano dire le tue parole ‹Sarò con voi fino alla fine dei tempi›! Ma io? Io solo da quassù, da così lontano, potrò vedere la vita nuova che hai portato laggiù?›

‹Guarda dietro di te, Giuda, guarda al lungo cammino che hai alle spalle. Come ogni altro uomo tu hai vissuto sulla Terra più e più volte. E molte volte ritornerai. Nella mente di Dio eravate tutti insieme, una volta, e quell’ar-monia dei primordi voi la chiamate paradiso. Ma il creato ama più ancora la vostra libertà e il paradiso aprì il varco al Serpente che vi ha separato, che vi ha fatto uomini e donne, e vi ha reso soli nella carne. Perché solo in quella carne di terra, voi, potete diventare Soli.›

‹Guardalo bene l’uomo che tu sei, e in te vedrai Caino e poi Edipo. La tua mano ha ucciso il fratello quando hai voluto cancellare quel che non avevi. E ha ucciso il padre per non doverlo ringraziare. Poi ha ucciso te, Giuda Isca-riota. Ora lo sai che era sempre la stessa mano; tutto quel male l’hai inferto a te. Ora riconosci te nel tuo fratello, ora non maledici chi t’ha generato e t’ha reso uno fra tanti, sparso nel mondo. Ora sai che il tuo suicidio è

downloaded from www.archiati-edizioni.it

32

l’altro volto dell’omicidio. Ognuno di voi diventa umano imparando dalla vita che il male che fa all’altro lo fa a se stesso, e che solo l’amore custodisce il fratello e risana il male.

‹Ma guarda, guarda quante volte sei stato donna e hai vissuto, così, l’altra metà del mondo e dell’amore. Voi siete fatti d’amore frantumato e vi cercate, favilla per favilla, vestiti di maschile e femminile. Non era così ai primordi della Terra e non sarà così nell’avvenire. Non ti fermare alla smania di potenza che innervava il braccio di Caino mentre nei solchi incisi nella terra spargeva il san-gue del fratello ucciso. Quella forza maschile era un in-ganno, era il volto delle tue catene. Era la Sfinge inghiot-tita nell’abisso che risucchiava Edipo e il suo destino. Era la corda da cui pende Giuda.

‹Sei tu Caino, tu Edipo e Giuda. Nessun altro s’è mai sepolto come hai fatto tu, dentro la Terra. Ma come donna hai poi raccolto nei solchi di Caino le tue messi, e hai fatto il pane; come donna hai saputo immaginare nell’anima l’enigma della Sfinge a Edipo cieco; come donna troverai belli un giorno i fiori porpora dell’albero di Giuda. Vita dopo vita non avrai più paura del crinale femminile dell’umano, che sgretola la pietra e si fa amante, gettando archi fra la Terra e il cielo.›

«Io ricordo di quei momenti la mia lotta per riuscire a vedermi come donna. Tentavo e ritentavo, mentre m’ac-compagnava una spirale d’immagini che scandiva i passi della storia umana. Com’è arduo trovare parole familiari per descrivere quello che vedevo e l’impressione che m’in-fiammava l’anima! Scrutavo più da vicino, cercavo di

downloaded from www.archiati-edizioni.it

33

mettere a fuoco i particolari e come all’improvviso mi afferravo in quadri colorati e vivi: là ero uomo e più in là donna… là onoravo un culto e una religione, più in là un altro e un’altra ancora… là appartenevo a un popolo e più avanti a un altro… abitavo corpi dalla pelle d’ambra e d’ocra, di pesco e d’ossidiana… Mi sfolgoravano davanti scene care di vita antica e le esperienze incastonate nel tempo che mi avevano fatto assimilare la Terra. Mi senti-vo pieno di gratitudine e di gioia e volevo gridare alla povera gente della Terra di andare oltre le misere illusio-ni, per amor di Dio… Ma mi accorgevo di non avere una voce che potesse essere udita laggiù.

‹Giuda›, mi diceva allora il Signore di Luce ‹se gli uo-mini sulla Terra potessero udirti non avrebbero bisogno di morire. Sarebbero con la loro coscienza quassù e lag-giù, allo stesso tempo. Ogni essere conosce il mondo per quanto è vasta e intensa la sua coscienza. Voi tornate sempre qui, dopo ogni vita, per imparare a conservare questa visione illuminata delle cose anche quando siete in Terra. Quando sarai capace di vedere il cielo in Terra, quando ciò che vedi qui ti si spalancherà davanti agli occhi anche laggiù, la Terra si trasformerà per te in un nuovo paradiso. Quando il cuore dell’uomo s’illumina e la sua mente si riscalda, la Terra diviene per lui cielo e il cielo Terra. Paradiso è la coscienza che hai ora, ora che tocchi le stelle e ti ci acquieti dentro. Puoi immaginare tu un paradiso più bello di questo?›

«No che non potevo. Essere in paradiso ora mi sem-brava così bello e mi chiedevo se non fosse possibile rimanervi per sempre. Che senso aveva, per me, riandare

downloaded from www.archiati-edizioni.it

34

sulla Terra? Ero appena venuto via da lì, solo e spezzato. Perché tornare? E da chi? Ripensavo a mia madre, a Ma-ria Maddalena, ai miei compagni. A Lazzaro… Lazzaro, che aveva percorso un cammino tutto diverso dal mio; sembrava morto ma la vita lo richiamava, io sembravo vivo, ma la morte mi pretendeva. Lazzaro, che solo po-chi giorni prima avevo visto uscire dalla tomba, imboz-zolato nelle bende come un baco a primavera.»

* * * * * * * Mentre andavano aprendosi questi miei pensieri… (Cristo ricambia il bacio, 2ª parte)

downloaded from www.archiati-edizioni.it

35 downloaded from www.archiati-edizioni.it

36

Pietro Archiati è vissuto in diverse parti del mondo ― Italia, Laos, Stati Uniti, Sudafrica e Germania ―, e questo gli ha permesso una conoscenza diretta dell’umanità nei suoi vari popoli e cul-ture. Attualmente svolge un’attività del tutto indipendente da ogni genere di raggruppamento o istituzione.

Le sue origini e la sua formazione sono state all’in-segna dello spirito del cristianesimo. Il suo anelito ad approfondire la fede per mezzo della conoscenza l’ha portato a scoprire le opere di Rudolf Steiner, che sono diventate la sua principale fonte di ispirazione.

Nei suoi libri, nelle sue conferenze e nei suoi semi-nari, Archiati si adopera a rendere accessibile ad ognuno l’esperienza dell’invisibile a partire dal pensare. È convin-to che solo il superamento del materialismo possa offrire all’umanità una prospettiva piena di speranza per il futu-ro.

downloaded from www.archiati-edizioni.it

Se hai apprezzato l'opera dell'autore, o se vuoi consultare altre opere della stessa casa editrice, potrai trovare molte altre opere scaricabili su sito ufficiale:

La conoscenza e' una sorgente inesauribile che tutti siamo chiamati ad attingere. Noi vogliamo contribuire affinche' questo avvenga e lo facciamo rendendo libera e accessibile la conoscenza scientifico-spirituale. In sintonia con lo spirito degli autori che pubblichiamo, dedichiamo i preziosi contenuti dei nostri testi a ogni essere umano e li rendiamo scaricabili a tutti.

www.archiati-edizioni.it