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NEWSLETTER ALUMNIPOLIMI MANAGEMENT CONSULTING A cura del gruppo di Alumni Polimi che connette i Management Consultants del Politecnico di Milano per creare un network sui temi di business, management ed economia. APMC Alumni Polimi Management Consulting

NEWSLETTER ALUMNIPOLIMI MANAGEMENT CONSULTING€¦ · Molte di queste rimarranno soluzioni di nicchia, altre si affermeranno su larga scala. Ritengo che fattori critici di successo

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NEWSLETTER ALUMNIPOLIMI MANAGEMENT CONSULTINGA cura del gruppo di Alumni Polimi che connette i Management Consultants del Politecnico di Milano per creare un network sui temi di business, management ed economia.

APMC Alumni Polimi Management Consulting

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CONTENUTI

GRUPPO ALUMNIPOLIMI MANAGEMENT CONSULTING

GESTIRE LA RELAZIONE È LA BASE DEL BUSINESS MODEL DEI PAGAMENTI DIGITALI

Paolo Battiston, Alumnus PolimiDivision President Italy&Greece - MasterCard Europe

MOBILE PAYMENT: ENORMI OPPORTUNITÀ DI CRESCITÀ

Alberto Dalmasso, CEO - Satispay

4 TRUCCHI FONDAMENTALI PER VIVERE E LAVORARE IN EMIRATI ARABI

Riccardo Fabio Sciortino, Alumnus PolimiAssociate - The Boston Consulting Group

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intro

visioni

spazio community

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INTRO

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GRUPPO ALUMNIPOLIMI MANAGEMENT CONSULTING

MISSIONAlumniPolimi Management Consulting (APMC) è il gruppo dell’Associazione AlumniPolimi fatto da e per i consulenti strategici del Politecnico. Il gruppo ha l’obiettivo di diventare una “voce politecnica” sui principali temi di business, attraverso l’organizzazione di interviste e conferenze con industry leaders. Inoltre, APMC mira a connettere gli Alumni per creare un network internazionale patrocinato dal Politecnico di Milano.

STORIAL’idea di fondare un gruppo rivolto ai consulenti strategici del Politecnico di Milano va attribuita ad Andrea Fregola ed Alessandro Conti, che subito coinvolgono nello spirito di team Michele Montesi e Luca Professione per formare il primo nucleo del gruppo. Dal 2015 al 2017 APMC è cresciuta fino a contare circa 250 membri del gruppo Linkedin e una community di 500 professionisti.

IL GRUPPO AD OGGICHI È APMC

APMC è un gruppo pensato per gli alumni politecnici che lavorano nel mondo della consulenza strategica, ma si rivolge anche agli altri Alumni Politecnici interessati a tematiche di business, management ed economia.

LA NOSTRA COMMUNITY

La community APMC conta circa 500 iscritti al canale Linkedin, i quali sono:

• Consulenti ed ex-consulenti che per circail 50% dei casi possiedono più di 10 anni diesperienza lavorativa

• Ex-consulenti oggi nel mondo corporate, nel

15% dei casi• Consulenti partner e senior partner, nel

circa 5% dei casi• Ex-consulenti che ricoprono ruoli di CEO o

prime linee per circa il 10% dei casi

L’engagement degli iscritti al gruppo Linkedin è in costante crescita con ad oggi circa numerose visualizzazioni e condivisioni.

Inoltre, il gruppo può contare su una decina di “ambassador” politecnici, ossia professionisti con esperienza verticale in una specifica industry che aiutano il gruppo nell’identificare i temi più interessanti da affrontare.

GLI EVENTI APMC

Il primo evento APMC ha trattato uno dei temi più disruptive sul panorama bancario e non solo, la BlockChain: “BlockChain: una vera rivoluzione?”

Il mondo Blockchain è stato trattato sia da un punto di vista tecnologico e funzionale che da un punto di vista di business, grazie a casi di studio ed esperienze dirette di attori provenienti da diversi settori (banking, consulenza, industry e startup).

NEXT STEPS

Nei prossimi numeri approfondiremo i seguenti temi:

• L’ecosistema delle startup• L’impatto del digitale nel mondo Health• La digital transformation• Le nuove forme di mobilità

Se vuoi entrare a far parte del gruppo

• Chiedi accesso al gruppo ufficiale AlumniPolimi Management Consulting

• Contatta l’Account Linkedin

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VISIONI

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Paolo Battiston, Alumnus Polimi Ing. Elettronica e Division President Italy&Greece – MasterCard Europe, condivide la sua visione sulle nuove frontiere dei pagamenti elettronici.

1. IL SETTOREIL CONTESTO DI MERCATO

Come si posiziona l’Italia sul mercato dei pagamenti digitali rispetto altri paesi europei? Quali saranno i paesi dove vede maggiori opportunità di crescita?

L’Italia non è sicuramente ai primi posti in Europa per i pagamenti elettronici, ma negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi avanti. Ad oggi il 57% della spesa dei consumatori italiani è effettuata con strumenti elettronici, l’8% con assegni, mentre circa il 35% ancora in contanti. In particolare i pagamenti con le carte sono aumentati dell’ 85% negli ultimi 5 anni raggiungendo il numero di 59 operazioni per adulto nel 2016. Certo siamo ancora a circa la metà della media europea, ma ci sono segnali molto incoraggianti. Primo, la migrazione di carte e POS alla tecnologia contactless ha superato la quota del 50% e questo si è tradotto nel 2016 in un aumento del 350% del numero delle transazioni nostre transazioni contactles rispetto all’anno precedente e a marzo 2017 1 su 4 dei pagamenti fatti nei negozi con carte Mastercard italiane è avvenuto in modalità contactless. Quindi sono convinto che questa tecnologia che rende più semplice e veloce il pagamento per consumatore ed esercente ci farà fare un salto di qualità. Secondo, i volumi di speso in ecommerce e mobile commerce hanno superato quota 30 miliardi di euro (+ 120% rispetto a 5 anni fa) grazie all’umento sia del numero di e-shopper, che nel 2016 ha raggiunto i 19 milioni, sia all’aumento delle occasioni di utilizzo prodotte per esempio dalla sharing economy (come il car sharing e l’affitto delle residenze private in alternativa ai tradizionali hotel) e l’espansione dell’ecommerce tradizionale a nuove categorie merceologiche come l’abbigliamento, le calzature ed il food.

LA COMPETIZIONE

I confini tra i settori sembrano sempre meno definiti con “tech giant” che stanno entrando sul mercato: come ritiene che cambierà il settore dei payment tra 10 anni? Uno scenario in cui perdono i player tradizionali e vincono le aziende tech? Viceversa oppure uno intermedio?

Il mondo del commercio e delle relazioni diventa sempre più globale e legato a internet in senso lato. E internet ha abbattuto le barriere all’ingresso di moltissimi business facilitando la proliferazione anche di nuovi servizi di pagamento per l’e/m-commerce. Gestire la relazione è la base per qualsiasi business model e gestire i pagamenti permette di rafforzare tale relazione. Alcuni casi molto noti: Alibaba che lancia Alipay inizialmente per l’ecommerce sui suoi e-store ed ora anche nei negozi fisici in Cina ma non solo, stesso discorso vale per WeChat con WeChat Pay. Facebook invece per ora si focalizza sui pagamenti person 2 person negli Stati Uniti, ma nel frattempo ha acquisito una licenza banacaria europea in Irlanda.

Le istituzioni finanziarie partono da una posizione di forza rappresentata dalla base di 14 miliardi di carte di pagamento a livello mondiale e dalla fiducia che continuano a godere da parte dei consumatori per gestire i pagamenti. E’ comunque inevitabile che nel futuro i player tradizionali dovranno dividere sempre di più il mercato con attori del mondo digitale.

GESTIRE LA RELAZIONE È LA BASE DEL BUSINESS MODEL DEI PAGAMENTI DIGITALI

PAOLO BATTISTONDIVISION MANAGER ITALY&GREECEMASTERCARD EUROPE

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Sarebbe possibile una disintermediazione nel mondo dei pagamenti per effetto dell’entrata start-up fintech? Quali ritiene che siano i competitor/ minacce del futuro?

Tutto è possibile. Ad oggi esistono centinaia di soluzioni per pagare o scambiare denaro online ed anche nei negozi fisici cominciano ad apparire loghi di accettazione nuovi rispetto a quelli delle tradizionali carte. Molte di queste rimarranno soluzioni di nicchia, altre si affermeranno su larga scala. Ritengo che fattori critici di successo saranno ubiquità di utilizzo, sicurezza e user experience.

MODELLO DI OFFERTA

Quali potrebbero essere dal suo punto di vista le principali innovazioni che potrebbero entrare sul mercato?

L’evoluzione dei servizi di pagamento seguirà l’evoluzione dei modeli di commercio e customer service. Penso per esempio allo sviluppo del “converational commerce” on line, i modelli di self check-out negli store fisici, l’emersione di nuovi modelli di sharing economy, all’esplosione dei casi d’uso dell’Internet of Things. La diffusione di smartphone sempre più performanti e l’arrivo del 5G richiederà e determinerà l’affermazione definitiva di soluzioni di pagamento più semplici e sicure da usarsi su web, nelle App da remoto e in store ed ovviamente anche sui “tradizionali” POS NFC.

Come si posiziona Mastercard rispetto ad altri competitor?

Direi molto bene. Stiamo facendo grandissimi investimenti per realizzare piattaforme di abilitazione dei digital payment a livello globale. Un esempio è MDES (Mastercard

Digital Enablement Service) che è il middleware che viene utilizzato per permettere alle banche di tutto il mondo di “tokenizzare” le loro carte all’interno di wallet come ApplePay, GooglePay e Samsung Pay. Ed il fatto che questi giganti di internet abbiano alla fine deciso cooperare anzichè competere con noi e le banche sui pagamenti è un elemento chiave per il futuro.

Mastercard, tramite la piattaforma Masterpass, è stata tra le prime società a lanciare in Italia soluzioni di pagamento digitali. Quale prevede sarà il ruolo e l’importanza dei mobile payments in futuro e quale strategia state adottando in questa direzione?

I mobile payments nelle forme di proximity e remote registrano le più forti crescite in tutto il mondo. Anche in Italia secondo l’Osservatorio del Politecnico nel 2016 hanno raggiunto il 15% del totale dell’ecommerce, in crescita di 5 punti rispetto al 2015. In forte crescita è il settore dei trasporti urbani con una proliferazione di App per acquisto di biglietti per bus e metro, ma anche taxi, parcheggi e car sharing. Per i pagamenti NFC, dopo l’esplosione delle carte contactless nel 2016, mi aspetto il decollo nel 2018 anche grazie all’arrivo annunciato in Italia di ApplePay. Mastercard opera come società B2B ed in questo contesto la nostra strategia è quella di mettere a disposizione le nostre API (Application Program Interface) Masterpass a banche o qualsiasi altro fornitore di servizi di pagamento per integrarle nello loro App mobile banking.

Scegliendo Masterpass come metodo di pagamento su web, mobile o App i consumatori vedranno attivarsi automaticamente l’App della propria banca per autorizzare la transazione attraverso un riconoscimento biometrico. Diremo quindi presto addio alla digitazione manuale del numero della carta

“IL FUTURO È UN’ECONOMIA GLOBALE CHE SARÀ PIÙ VICINA AD ESSERE VERAMENTE GLOBALE PERCHÉ SAREMO PIÙ CONNESSI

DIGITALMENTE E MENO DIPENDENTI DAL CONTANTE”

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ed all’inserimento di PIN e password. Questa soluzione renderà anche non più necessario lasciare la propria carta nei siti o nelle App che usiamo più frequentemente a tutto vantaggio di semplicità e sicurezza. In modo analogo si potrà pagare in modalità NFC presso i POS dei negozi fisici. Sono già oltre 1 milione in Italia ed entro il 2020 tutti i POS in Europa saranno NFC-capable.

Masterpass è già presente su 300.000 siti web e App nel mondo con oltre 200 milioni di accunt abilitati tramite istituzioni finanziarie ed esercenti nostri partner, ma l’obiettivo è di raggiungere la copertura completa dell’e-commerce e m-commerce. In Italia è già presente su oltre 12.000 esercenti e Intesa Sanpaolo, Poste Italiane, CartaSi e 9 altre banche offrono ai propri clienti una App abilitata a Masterpass con oltre 4 milioni di consumatori già abilitatti.

Ritiene che la financial inclusion sia un elemento centrale della sua strategia? Le carte potrebbero diventare lo strumento unico delle attività finanziarie, assicurative e amministrative del cittadino?

2 miliardi di adulti nel mondo non hanno accesso a cose che noi diamo per scontate: l’identità, un conto per depositare i risparmi, una carta per pagare, la possibilità di avere accesso al credito ad un prezzo ragionevole. Mastercard nel 2015 si è posta l’obiettivo di includere finanziariamente 500 milioni di nuovi adulti entro il 2020. Il nostro approccio non è attraverso le attività di corporate social responsibility o la filantropia, ma fare leva sulle nostre tecnologie di pagamento digitale applicandole attraverso partnership pubbliche e private. Un esempio di questo e il Mastercard Lab for Financial Inclusion creato in Kenya in partnership con la Melinda and Bill Gates Foundation.

Il futuro è un’economia globale che sarà più vicina ad essere veramente globale perché saremo più connessi digitalmente e meno dipendente dal contante. Aumentare l’inclusione finanziaria allarga la classe media, genera pari opportunità, aumenta l’impegno sociale e la mobilità economica, restringe la disuguaglianza di reddito.

Anche in Italia ci sono oltre 10 milioni di “esclusi” finanziariamente e non sono solo gli emigrati dal sud del mondo. La diffusione della carte prepagate con IBAN è il primo passo di inclusione finanziaria perchè ad un costo molto contenuto consente a chi non possiede ancora un conto bancario di poter depositare contante in un conto elettronico, ricevere l’accredito dello stipendio, effettuare pagamenti in modo sicuro nei negozi ed accedere alle opportunità offerte dall’ecommerce.

Quali sono le implicazioni della nuova direttiva europea (PSD2), in termini di rischi ed opportunità, per una società come Mastercard e per l’intero settore dei pagamenti?

È una direttiva molto complessa. Difficile da esaurire in poche righe. In generale la PSD2 ha l’obiettivo di aumentare la sicurezza nei pagamenti online e di aumentare la competizione tra i fornitori di servizi di pagamento. La creazione di uno standard per effettuare pagamenti real time tramite conti bancari (i cosiddetti Instant Payment) permetterà nuove soluzioni di pagamento, sia complementari che alternative a quelle

esistenti oggi, oltre a permettere a player non finanziari di offrire servizi di pagamento a consumatori ed esercenti. Faccio alcuni esempi: le banche potranno effrire servizi di pagamento consumer to business basati su bonifici instantanei in alternativa ad usare le carte. Ma nello stesso tempo grandi esercenti potranno offrire carte di debito ai loro clienti collegate direttamente ai loro conti correnti. E siccome l’intermediazione del pagamento è una leva fondamentale per offrire al cliente offerte sempre più personalizzate e servizi a valore aggiunto, la competizione si farà ancora più accesa sia tra i diversi istituti finanziari

"IN ITALIA CI SONO OLTRE 10 MILIONI DI ESCLUSI FINANZIARIAMENTE E

NON SONO SOLO GLI EMIGRATI DAL SUD DEL MONDO"

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nel ruolo di incumbent, sia con i nuovi player soprattutto che operano nei servizi digitali. Gli esempi sono già tantissimi: PayPal da quasi ventanni, Apple che ha lanciato ApplePay nel 2014 che quest’anno arriverà anche in Italia, Facebook che ha acquisito una licenza bancaria europea lo scorso anno, Alibaba, Amazon e Tencent che lanciano ora anche in Europa le loro soluzioni “Pay”.

Abbiamo sentito parlare di pagamenti con un selfie: secondo lei è possibile?

Non solo è possibile ma è già una realtà. La biometria sarà la soluzione principale per autorizzare le transazioni. Secondo un’indagine che abbiamo condotto nel 2015, il 53% degli acquirenti dimentica le password cruciali più di una volta alla settimana, perdendo più di 10 minuti per resettarle. Di conseguenza, più di un terzo delle persone abbandona un acquisto online, mentre 6 su 10 dichiarano questo abbia causato l’impossibilità di completare una transazione sensibile al tempo come l’acquisto di biglietti per concerti. Più della metà delle persone vuole vedere le password sostituite da qualcosa di più conveniente, pur continuando a fornire gli stessi livelli di protezione. Per questo Mastercard investe moltissimo nella biometria. Già facciamo molto oggi con le impronte digitali, ma non tutti i dispositivi sono ancora dotati di un lettore mentre tutti posseggono una telecamera frontale. Mastercard ha sviluppato una soluzione basata sul riconoscimento facciale, da qui il nome “selfy-pay” attribuito dalla stampa. È già disponibile in 16 paesi e presto anche in Italia. Recentemente abbiamo anche annunciato l’integrazione della soluzione di lettura dell’iride presente nel nuovo Samsung S8.

Recentemente ha parlato di contactless come enabler delle Smart City, potrebbe raccontarci cosa intende?

Più della metà della popolazione mondiale

vive in città – un numero che è destinato ad aumentare al 70% entro il 2050. Si stima che l’80% del PIL mondiale sia generato dalle città.Con così tante persone che vivono, lavorano e si muovono, molti centri urbani in tutto il mondo si trovano ad affrontare sfide enormi che si potranno vincere promuovendo un modello nel quale un mix di servizi pubblici e privati possano contribuire a migliorare la competitività economica, la qualità della vita, la sostenibilità ambientale. I pagamenti digitali sono una delle tante leve su cui agire. Se analizziamo in particolare la mobilità urbana la visione di MasterCard è che si possa gestire in modalità cashless per tutti i servizi, dai taxi, alle metro, al car e bike sharing, ai parcheggi, ai pedaggi.

Le carte contactless ed i telefoni NFC saranno un pilastro di questa trasformazione. In Italia già oltre il 50% della carte e dei POS sono contactless e la migrazione sarà completata come ricordavo in precedenza entro il 2020. Il modello a cui penso è quello di Londra in cui si possono utilizzare bus e metro usando una normale carta contactless bancaria, ossia senza la necessità di acquitare un biglietto cartaceo oppure di possedere una carta trasporti dedicata. In Italia il primo passo in questa direzione l’ha fatto Trenord attivando quest’anno a questa tecnologia la linea Malpensa-Express.

2. COMPETENZE APPRESE DURANTEIL PERCORSO DI CARRIERA POLIMI/CONSULTING

Quali sono stati i principali fattori che le hanno permesso di raggiungere questa posizione?

Primo la laurea al Poli che per le imprese è garanzia di preparazione soprattutto se premiata con una votazione alta. Questo

“PAGAMENTI CON UN SELFIE?NON SOLO È POSSIBILE MA È GIÀ UNA REALTÀ.

LA BIOMETRIA SARÀ LA SOLUZIONE PRINCIPALE PER AUTORIZZARE LE TRANSAZIONI”

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permette di essere accedere ai colloqui con le aziende migliori. Secondo, massimo impegno e dedizione nello svolgere in compiti che mi sono stati assegnati: amare quello che si fa come se si dovesse farlo per tutta la vita. Terzo, il coraggio di rischiare cambiando azienda o lavoro all’interno della stessa: uscire dalla propria confort zone. Quarto, avere la fortuna di lavorare con professionisti da cui imparare sia i contenuti di business che i soft skill di gestione dei rapporti umani a 360 gradi: trovarsi al posto giusto nel momento giusto non guasta, ma bisogna farsi trovare pronti!

Quali sono le competenze che ha appreso durante il percorso al Politecnico che l’hanno aiutata durante il suo percorso di carriera?

Mi sono laureato in Ingegneria Elettronica con indirizzo in Informatica e tesi in Ingegneria del Software. Nei primi anni nella divisione Technology dell’allora Andersen Consulting (ora Accenture) ho sfruttato soprattutto le conoscenze acquisite nei corsi di informatica. Successivamente mi sono occupato maggiormente di tematiche organizzative, finanziarie, marketing e strategiche. Pur essendo queste abbastanza diverse dai contenuti affrontati in Ingegneria devo dire che ho sempre potuto far leva su capacità analitiche, abitudine ad affrontare problemi complessi, tenacia nel raggiungere i risultati che ho sviluppato al Politecnico.

Esperienza in consulenza? Valore aggiunto per esperienze successive?

La consulenza, soprattutto quella strategica, credo che sia una delle esperienze più formative soprattutto per un neolaureato. Insegna ad affrontare i problemi in modo strutturato indipendentemente dall’industria di riferimento e partendo dalla visione d’insieme, a capire come ragiona e come si comunica ad un executive. È un’ottima piattaforma per una carriera come manager d’azienda.

Cosa porta della sua esperienza di consulente in Mastercard?

L’esperienza che ho fatto in McKinsey&Company mi ha fatto conoscere l’industry dei financial services in generale e dei pagamenti in particolare. Da un progetto condotto per Mastercard ho avuto l’occasione di conoscere l’azienda e le sue persone. Ci sono tante

decisioni che devo prendere ogni anno realtive alla strategia di prodotto, commerciale, di marketing, ma anche in relazione alle risorse umane ed all’organizzazione interna. Soprattutto l’esperienza in McKinsey mi ha insegnato ad affrontarle in modo pragmatico ed alla fine a comunicare le conclusioni in modo semplice e strutturato. Negli ultimi anni in cui Mastercard ha amplificato la componente tecnologica della sua gamma di prodotti e servizi sto riutilizzando il rigore e la cura dei dettagli tipico dei processi delle SW factory per aiutare le aziende nostre clienti a competere nel mondo dei pagamenti digitali.

3. TAKE-AWAY PER I MEMBRI DIAPMC Quali sono le competenze e le caratteristiche che cercate maggiormente nei vostri profili (in particolare quelli junior)?

Curiosità, intraprendenza, elasticità mentale, capacità a lavorare in team.

In quali modalità un consulente manageriale può portare valore nella sua azienda e in quali competenze può avere una marcia in più?

Ho assunto molti consulenti o ex consulenti. La loro capacità di adattamento a diversi ruoli ha fatto sì che avessero successo nella stragrande maggioranza dei casi. Le aziende oggi si strovano nella necessità di doversi adattare a cambiamenti sempre più radicali e sempre più frequenti: avere all’interno della mia azienda un team di professionisti che ha avuto esperienze come consulente in diverse realtà e che si è trovato nel ruolo di dover dare a queste consigli per affrontare le sfide dei loro mercati mi consente di prendere decisioni sulla base di analisi più profonde e condivise. E per finire, la capacità di “far accadere le cose” degli ex consulenti è un valore fondamentale per ogni azienda.

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1. IL SETTOREIL CONTESTO DI MERCATO

Come si posiziona l’Italia sul mercato dei pagamenti digitali rispetto altri paesi europei? Quali saranno i paesi dove vede maggiori opportunità di crescita?

Numerose tipologie di pagamenti digitali stanno prendendo piede nel complesso mondo dei pagamenti elettronici, la maggior parte delle quali basate sui circuiti tradizionali delle carte.

La media di utilizzo delle carte in Italia è di 2,8 volte al mese e si può immaginare che la stessa frequenza di utilizzo sarà registrata da servizi mobile che si basano su di esse. Una media simile la troviamo anche in Germania dove abbiamo osservato delle dinamiche di pagamento molto vicine a quelle italiane, con un crescente numero di persone che vorrebbero pagare elettronicamente anche piccoli importi, ma non possono perché i pagamenti con carta, specialmente se di bassa entità, vengono spesso rifiutati; il doppio dell’utilizzo è stato registrato in Francia; circa 20 volte al mese in UK e 30 volte nei Paesi scandinavi.La maggior parte dei pagamenti in Europa, però, è ancora effettuata in contanti ed è esattamente questo il segmento in cui intendiamo inserirci grazie a un’innovazione tecnologica che permette di bypassare i circuiti tradizionali delle carte.

I nostri utenti, che sono già 100.000 attivi (con circa il doppio dei download), ci utilizzano con una media di 6 volte al mese, molto alta se paragonata a quella delle carte. Non mi risulta ci siano al momento in Europa altri servizi di mobile payment che possano vantare i nostri stessi tassi di crescita sia dal lato degli utenti

che da quello degli esercenti. Quindi la risposta, in questo caso, è che sull’adozione e utilizzo di soluzioni di pagamento elettronico alternative alle carte, l’Italia si posiziona tra i primi posti.

Quale prevede sarà il ruolo e l’importanza dei mobile payment in futuro? Tecnologia di nicchia o a larga diffusione?

Larghissima diffusione. Pressoché totale. Sul mercato finanziario stanno emergendo alcuni trend come:

• Convergenza tra social media e servizifinanziari (esempi lampanti sono Facebooke Twitter che tentano di capitalizzare laprpria customer base offrendo servizi dimoney transfer/ e-commerce a pagamento)

• Utilizzo di wearable (Swatch e Misys, peresempio, hanno sviluppato programmi edevice per effettuare pagamenti tramiteorologi)

• Gamification (trader virtuali come BUX, neiPaesi Bassi, che ha sviluppato un’app chepermette agli utenti di investire sommedi denaro fittizie, in preparazione agliinvestimenti con denaro reale)

Cosa ne pensa e quali azioni prenderete a riguardo? Pensa che ci siano altri trend da tenere in considerazione?

Nei trend in atto che giustamente identifica, noi non vediamo minacce contro cui “difenderci” ma enormi possibilità di crescita. La gestione dei pagamenti è un mestiere molto complesso che richiede un focus totale. Le grandi corporate sembrano più che altro essere interessate a integrare i loro canali con soluzioni come la nostra, già ampiamente conosciuta e utilizzata dai loro utenti, che a svilupparne di loro. Noi siamo una tech company e in quanto tale pronti a lavorare all’integrazione su ampia scala con terze parti.

MOBILE PAYMENT: ENORMI OPPORTUNITÀ DI CRESCITA

Il mercato dei pagamenti digitali raccontati da Alberto Dalmasso – CEO – Satispay.

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Quali potrebbero essere dal suo punto di vista le principali innovazioni che potrebbero entrare sul mercato nei prossimi 5 anni?

Una delle innovazioni che più rivoluzionerà l’ecosistema finanziario è la PSD2. Con la PSD2 il monopolio delle banche sui dati personali dei propri utenti verrà completamente abbattuto. Tutti i TPP (third party provider), infatti, con l’autorizzazione dell’utente, potranno accedere liberamente ai dati non sensibili raccolti dagli istituti bancari.

Oltre all’aspetto legale è interessante ispezionare anche quello tecnologico. Innovazioni come la VR e l’IoT, infatti, avranno sicuramente un impatto notevole su quelle che sono le nostre abitudini quotidiane.

Considera la financial inclusion un elemento centrale per il suo business? Un giorno forse assisteremo ad una centralizzazione delle attività finanziarie, assicurative e amministrative del cittadino in un unico device tecnologico (es. carta pagamento, smartphone, …) capace di contenere tutte le informazioni necessarie?

Sì, credo sia un elemento importante. Gli smartphone saranno sempre più per noi – e per le nuove generazioni – un mezzo di gestione e controllo di tutto il nostro mondo. È forse più complesso immaginare che tipo di evoluzione in termini di form factor potranno avere i device ma il mondo delle applicazioni continuerà senza sosta a riservare sorprese e cambiamenti fino a poco tempo fa inimmaginabili.

Recentemente si è parlato molto di smart payment come enabler delle Smart City (nel senso che grazie a pagamenti facili e veloci tramite device, i futuri servizi offerti dalle Smart City saranno maggiormente fruibili dai cittadini) cosa ne pensa di questo tema? Pensa che il mondo dei pagamenti smart possa essere una spinta per la rivoluzione delle nostre città?

Certamente. I cittadini sono più che pronti ad accedere ai servizi pubblici in modalità smart. Il tempo è uno dei beni più preziosi che abbiamo e semplificare il pagamento e quindi l’accesso

ai servizi della città rappresenta un valore enorme. Noi siamo già integrati con la Società di Riscossioni Soris di Torino, che permette di pagare molteplici servizi, dalla multa alla mensa scolastica; con la ASL di Cuneo e con alcune applicazioni come MyCicero e SostaFacile che consentono di pagare parcheggi e mezzi pubblici.

MODELLO DI OFFERTA

Come funziona il vostro business model? Vi rivolgete principalmente al mercato dei piccoli pagamenti P2P ma state indirizzando anche il segmento dei pagamenti e-commerce, come definisce il posizionamento della sua impresa oggi? E tra 5 anni?

Satispay è posizionato come first mover nel settore del mobile payment in Italia. Questa posizione è stata raggiunta grazie a un nuovo, dirompente sistema legato ad una piattaforma tecnologia proprietaria (oggi attiva in Italia ma pronta per funzionare in tutta Europa), direttamente collegata alla rete interbancaria che ci ha permesso di creare un network di pagamento indipendente da banche e operatori. Questo ci consente, rispetto al tradizionale flusso di pagamenti elettronici con le carte, di generare un’efficienza tale nei costi da poter basare il nostro business su un modello molto chiaro e semplice, il che è uno dei nostri asset: l’utilizzo è sempre gratuito per i privati, mentre per gli esercenti è gratuito per importi inferiori ai 10€ e per importi superiori chiediamo solo una commissione fissa di 0,20€. Quando abbiamo cominciato eravamo convinti che la maggior parte delle transazioni sarebbero state P2P, ma è stato subito chiaro come a guidare fossero i pagamenti nei negozi, che oggi rappresentano il 70% delle transazioni effettuate con Satispay. Il modello offre una grande opportunità di risparmio per i commercianti che vivono di piccole transazioni, ma anche per tutte le catene che incassano cifre importanti con le carte perché, con una commissione fissa di soli 0,20€ sopra i 10€ di spesa, Satispay rappresenta davvero una fonte di economicità. Inoltre, è una modalità di pagamento che offre un valore aggiunto al servizio nei negozi, eliminando le code, consentendo – ad esempio – in un ristorante di pagare comodamente dal tavolo o dalla

ALBERTO DALMASSOCEO SATISPAY

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macchina in un distributore e, soprattutto, consente alla clientela di accedere ad alcune offerte esclusive. Infatti, Satispay sta diventando un canale molto efficace per promuovere la propria attività, tramite la funzionalità di Cashback, che viene segnalato nell’app con un bollino in corrispondenza dell’icona del negozio; così anche in periodi in cui non ci sono i saldi, l’esercente può attrarre maggiore clientela comunicando senza invadenza i vantaggi dell’acquisto presso il suo negozio. Questo fa di Satispay un canale relazionale tra i merchant e la community, su cui costruire politiche di loyalty e promozione, cosa che aggiunge al nostro modello di business altre possibili fonti di ricavo.

Come è possibile che un bonifico SEPA impieghi 3 giorni e voi siate capaci di trasferire denaro in maniera istantanea? Qual è la fonte del vostro vantaggio?

Proprio perché abbiamo sviluppato una piattaforma tecnologica proprietaria (oggi attiva in Italia ma pronta per funzionare in tutta Europa), direttamente collegata all’EBACH, creando un network di pagamento indipendente da banche e operatori. Questo snellisce i passaggi, riduce i costi di gestione e ci offre margini importanti di flessibilità. Grazie a ciò possiamo lavorare rapidamente anche su qualsiasi tipo di integrazione.

Grazie ad una partnership con Ingenico ed ICCrea, qualunque esercente può ricevere pagamenti tramite il vostro servizio ad un costo minore delle carte di credito, pensiamo sia un vantaggio competitivo enorme, è o sarà una vostra direttrice di sviluppo nel futuro? Quali azioni avete in mente in questo senso?

Come anticipato precedentemente, il servizio consente agli esercenti di accettare pagamenti a costi minori delle carte come sua caratteristica essenziale, a prescindere dalle partnership. Proprio per questa sua particolarità gli operatori

del settore trovano interessante lavorare con noi. Nello specifico, la partnership stretta con Ingenico per integrare Satispay su oltre 80.000 esercenti clienti del Credito Cooperativo, rappresenta la più importante operazione del genere, in termini di numeri, a livello Europeo. Siamo già integrati anche con tutti i principali software di cassa, con la piattaforma Paymat di SNAITECH per offrire ai nostri utenti la possibilità di effettuare le ricariche dei cellulari e molte altre app. L’integrazione è certamente una delle direttrici di sviluppo.

Abbiamo sentito parlare di pagamenti con un selfie (Alibaba): secondo lei è possibile sviluppare la stessa tecnologia per Satispay? Potrebbe avere un effetto positivo in termini di marketing?

L’autenticazione biometrica è un aspetto molto importante dal punto di vista dell’esperienza di acquisto ma – ad oggi – l’unica veramente utile e funzionale è quella svolta tramite il lettore d’impronte presente sulla maggior parte dei nostri smartphone. Tutto il resto sono soluzioni utilizzabili soltanto in un numero ristretto di casi o implementate per scelte di marketing.

LA COMPETIZIONE

I confini tra i settori sembrano sempre meno definiti con “tech giant” e piccole startup che stanno entrando sul mercato: come ritiene che cambierà il settore dei payment tra 10 anni? Uno scenario in cui perdono i player tradizionali e vincono le aziende tech? Viceversa oppure uno intermedio?

Rispetto alla categoria dei tech giant, quello che vedo ad oggi è che il mobile payment non è uno dei loro core business. Per una start up come la nostra, invece, è un focus specifico.Non abbiamo guardato al mercato per capire cosa già fosse presente al fine di integrarlo con una nostra app, ma abbiamo studiato per

“QUANDO ABBIAMO COMINCIATO ERAVAMO CONVINTI CHE LA MAGGIOR PARTE DELLE TRANSAZIONI SAREBBERO STATE

P2P, MA È STATO SUBITO CHIARO COME A GUIDARE FOSSERO I PAGAMENTI NEI NEGOZI, CHE OGGI RAPPRESENTANO IL 70%

DELLE TRANSAZIONI EFFETTUATE CON SATISPAY”

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capire cosa mancasse e sviluppare da zero un nuovo prodotto. Il settore del mobile payment, essendo in crescente sviluppo, richiede un servizio che sia flessibile e rapido nell’adattarsi alle necessità mutevoli dei consumatori. Quindi, stante che è pressoché impossibile fare previsioni a 10 anni in comparti così strettamente legati alla tecnologia, diciamo che indipendentemente siano “tech giant” o “start up”, sicuramente vedo un grande vantaggio per le tech company.

Sarebbe possibile una disintermediazione dei grandi istituti finanziari nel mondo dei pagamenti, per effetto dell’entrata di start-up fintech che detengono il contatto col cliente finale? Quali implicazioni vede per il suo business?

La disintermediazione, con l’applicazione della PSD e PSD2 in Europa è già un processo in atto. Carte di credito, assicurazioni, investimenti: il pacchetto di servizi che oggi una banca gestisce, domani sarà diffuso tra una serie di operatori diversi, e le banche che hanno già iniziato a stringere alleanze con questi nuovi operatori, potranno avvantaggiarsene e contenere i danni. Questo per il nostro business significa enormi prospettive di crescita. Sono già 150 oggi le banche che hanno integrato Satispay nel loro portfolio prodotti.

Quali ritiene siano le minacce da affrontare nel futuro e quali pensa siano i principali enabler per il suo business?

Le problematiche che principalmente ostacolerebbero oggi un sistema dinamico come Satispay sono davvero poche. Il problema è sicuramente di origine culturale, ora come ora i consumatori non sono abituati a pagare con lo smartphone, sono titubanti e malfidenti nei confronti della tecnologia. Sicuramente questo aspetto è uno dei più vincolanti nel nostro settore ma sono certo che con l’evoluzione delle abitudini dei consumatori, sempre più persone accetteranno di porre la loro fiducia in un sistema efficiente e sicuro come Satispay.

2. PRINCIPALI CONSIGLI ED ESPERIENZE DA CONDIVIDERE Quali sono stati i principali fattori che le hanno permesso di raggiungere il successo con Satispay?

L’idea di partenza, a cui attribuisco un peso del 5%. Il resto lo ha fatto la capacità rapida di esecuzione grazie a un team eccellente.

Quali elementi vi hanno permesso di ottenere il finanziamento degli investitori nella fase iniziale?

La convinzione che abbiamo dimostrato e, ancora, la capacità di esecuzione.

Come avete fatto a ottenere un volume di utilizzatori sufficiente per partire, visto il settore dei pagamenti dove la credibilità della piattaforma (data anche dalla sua popolarità) è un elemento cruciale?

Abbiamo sviluppato un servizio tanto semplice ed efficiente da far sì che le persone lo vogliano usare. Il cambio culturale non si fa con discorsi o promesse, ma con l’esperienza d’uso.

Quali sono i consigli che darebbe ad uno startupper alla luce della sua esperienza?

Crederci, fare il massimo sforzo per mettere insieme in team giusto, e non aver paura di raccontate i propri piani, solo così si può costruire un team capace di capirli e aiutare a realizzarli.

3. TAKE-AWAY PER I MEMBRI DI APMC Quali sono le competenze e le caratteristiche che cercate maggiormente nei vostri profili (in particolare quelli junior)?

L’elemento che più ricerchiamo durante i nostri colloqui, soprattutto se riguardanti figure junior in azienda, sono l’entusiasmo e la passione per il prodotto. Personalmente trovo che siano fattori fondamentali per sviluppare competenze nel modo migliore e veloce possibile.

Secondo lei il mondo della consulenza strategica potrebbe portare valore in un’azienda giovane come la sua? Se sì in che modo?

Il mondo della consulenza strategica è sicuramente da tenere in considerazione per alcuni aspetti aziendali che richiedono conoscenze specifiche che non appartengono al nostro core business.

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SPAZIO COMMUNITY

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Quali sono i principali settori in crescita negli Emirati Arabi?

Come ben sappiamo è il petrolio ad aver permesso agli Emirati Arabi di avere uno sviluppo così forte negli ultimi 50 anni, portando l’economia ad avere uno dei PIL pro capite maggiore del mondo. Nonostante ciò è grazie alle politiche di diversificazione in atto dagli ultimi decenni che tutt’ora, in periodo di calo dei prezzi, l’espansione economica locale non sembra arrestarsi. Solo per dire due numeri, dagli anni ’80 ad oggi l’incidenza dei ricavi dal settore O&G sul PIL è passata dal 60 al 30%, a favore principalmente del turismo, che ha permesso ad esempio alla città di Dubai di espandersi così rapidamente, anche grazie ai capitali esteri derivanti dalla creazione di zone ad esenzione fiscale (FTZ).

Sulla base della tua esperienza, quali sono le principali differenze fra la consulenza in Italia e in Medio Oriente?

Per come si è sviluppata una città come Dubai, importando talenti internazionali in cerca di successo (o climi particolarmente estivi), devo ammettere che a primo impatto non ho notato evidenti differenze rispetto al nostro paese, ma questo è stato dettato dal fatto che comunque sono rimasto nell’azienda dove lavoro attualmente in Italia. La vita del consulente però si sa, è principalmente dal cliente ma qui purtroppo per motivi di condifidenciality non potrò essere troppo esplicito nel raccontarvi di cosa mi sono occupato.

APMC incontra l’Alumnus Riccardo Fabio Sciortino, Associate presso The Boston Consulting Group, per sapere tutto sulla consulenza in Medio Oriente.

4 TRUCCHI FONDAMENTALI PER VIVERE E LAVORARE IN EMIRATI ARABI

Nonostante questo, la mia impressione personale è che rispetto all’Italia il rapporto azienda di consulenza-cliente sia ancora giovane e in un mercato ricco e in grande espansione. Questo sicuramente presenta ottime opportunità per ingaggiare clienti locali su progetti più strategici sfruttando l’esperienza in mercati maturi.

Che cosa porti a casa da questa esperienza?

Sicuramente 4 cose:

• Capire la cultura è il primo passo per sapersi relazionare in un ambiente straniero;

• Dedicare del tempo alle persone localisia per conoscerle sia per farti conoscerediminuirà fortemente il tempo diambientamento in azienda locale;

• La qualità della vita in un luogo è si funzione del livello di soddisfazione del lavoroche si fa (incluso quello economico), masoprattutto dei rapporti che riesci a creare;

• State lontani dall’arabian sushi! :)

Che cosa diresti a chi vorrebbe trasferirsi in Medio Oriente per lavoro?

Per chi desidera un ambiente internazionale, con guadagni davvero interessanti, e non si rinchiuderebbe in casa con 50 gradi, Dubai è sicuramente un ottima destinazione.

Un punto di arrivo?

Questo lo lascio a voi!

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