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“…Eine in sich kohärente und dettailreiche Geschichte Bozens und seiner Region im Frühmittelalter zu schreiben ist so gut wie unmöglich.” 1 Le notizie di carattere storico a disposizione sul tema proposto sono costituite innanzittutto da una breve serie di cenni fissati verso la fine dell’VIII secolo (sulla base di testi più antichi) nell’opera di Paolo Diacono. In particolare per quanto riguarda il ducato longobardo di Trento, da Paolo ci sono riferiti tre fatti ancora relativi al- la fine del VI secolo, uno -largamente distanzia- to- della seconda metà del secolo successivo, uno infine degli inizi dell’VIII. Di fatto sappiamo che: 1) un duca Euin risulta insediato già nel 569 a Tridentum; 2) nel 575 il Castrum Anagnis posto in confi - nio Italie si consegnò ai Franchi. In conseguen- za di ciò un conte longobardo Ragilo devastò ta- le castrum, il duca dei Franchi Chramnichis as- salì Ragilo mentre tornava carico di preda, lo sconfisse e lo uccise; Chramnichis stesso (vero- similmente qualche tempo dopo) devastò anche Trento, infine il duca di Trento Euin sconfisse a sua volta l’esercito franco presso Salurnis recu- perando l’intero territorio tridentino; 3) nel 590 il duca franco Cedinus inviato dal re Childeberto ottenne la resa e successivamen- te distrusse una serie di castra (“…in territorio tridentino…”) tra cui Tesana, Sermiana, Male- tum, Appianum, Ennemase, Fagitana, (verosi- milmente nell’attuale Alto Adige), inoltre Cim- bra, Vitianum, Bremtonicum, Volanes più due senza nome in Alsuca (nell’attuale trentino). Un castrum fu distrutto anche a Verona in questa occasione. Gli abitanti furono deportati con l’eccezione di quelli del castrum Ferruge (probabilmente il Verruca, cioè l’attuale Dos Trento a Trento) che riuscirono a riscattarsi con un pagamento in de- naro per l’intercessione dei vescovi Ingenuino de Savione e Agnello de Tridento; 4) il duca di Trento Alachis (…dum dux esset in Tridentina civitate…) sconfisse nel 680 il con- te di Bolzano (…cum comite Baioariorum quem illi gravionem dicunt qui Bauzanum et reliqua castella regebat […] conflixit) e gli tolse verosi- milmente i suoi possessi. Indi si ribellò a Perctarid e si asserragliò nella fortezza di Trento (…atque se intra tri - dentinum castellum rebellans communivit…), per cui dovette sostenere un assedio da parte del re da cui si liberò con una sortita (…cum suis civitate egressus…) riuscendo anche a di- struggere l’accampamento fortificato ( castra) degli assedianti. La seconda e la terza notizia sono inquadra- bili nelle reiterate interferenze dei Franchi nel- le cose del regno longobardo, quasi sempre nell’ambito di un’alleanza franco-bizantina, che rappresentavano una continuazione della poli- tica estera attuata nella prima parte del VI sec. nell’Italia settentrionale al momento del declino del regno ostrogoto. La distruzione da parte dei Franchi di Tesana (Tisens), Sermiana (Sirmian) e Maletum (Mölten) presuppone l’estensione del dominio longobardo al tratto di Val d’Adige tra la conca di Merano e la conca di Bolzano alla fi- ne del VI secolo. La presenza di un conte baiuvaro a Bauza- num nel 680 indica invece una precedente per- dita di questa parte del territorium Tridenti - num da parte dei Longobardi che lo avevano ri- conquistato interamente nel 590. E tuttavia po- co dopo il 712, anno della sua ascesa al trono, (forse verso il 720), Liutprando conquistò Baioa - Il territorio altoatesino alla fine del VI e nel VII secolo d. C. 1 Cfr. JARNUT 1989, p.135.

L. DAL RI, G. RIZZI, Il territorio altoatesino alla fine del VI e nel VII

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Page 1: L. DAL RI, G. RIZZI, Il territorio altoatesino alla fine del VI e nel VII

“…Eine in sich kohärente unddettailreiche Geschichte Bozensund seiner Region imFrühmittelalter zu schreibenist so gut wie unmöglich.” 1

Le notizie di carattere storico a disposizionesul tema proposto sono costituite innanzittuttoda una breve serie di cenni fissati verso la finedell’VIII secolo (sulla base di testi più antichi)nell’opera di Paolo Diacono. In particolare perquanto riguarda il ducato longobardo di Trento,da Paolo ci sono riferiti tre fatti ancora relativi al-la fine del VI secolo, uno -largamente distanzia-to- della seconda metà del secolo successivo, unoinfine degli inizi dell’VIII. Di fatto sappiamo che:

1) un duca Euin risulta insediato già nel 569a Tridentum;

2) nel 575 il Castrum Anagnis posto in confi -nio Italie si consegnò ai Franchi. In conseguen-za di ciò un conte longobardo Ragilo devastò ta-le castrum, il duca dei Franchi Chramnichis as-salì Ragilo mentre tornava carico di preda, losconfisse e lo uccise; Chramnichis stesso (vero-similmente qualche tempo dopo) devastò ancheTrento, infine il duca di Trento Euin sconfisse asua volta l’esercito franco presso Salurnis recu-perando l’intero territorio tridentino;

3) nel 590 il duca franco Cedinus inviato dalre Childeberto ottenne la resa e successivamen-te distrusse una serie di castra (“…in territoriotridentino…”) tra cui Tesana, Sermiana, Male-tum, Appianum, Ennemase, Fagitana, (verosi-milmente nell’attuale Alto Adige), inoltre Cim-bra, Vitianum, Bremtonicum, Volanes più duesenza nome in Alsuca (nell’attuale trentino). Uncastrum fu distrutto anche a Verona in questaoccasione.

Gli abitanti furono deportati con l’eccezionedi quelli del castrum Ferruge (probabilmente ilVerruca, cioè l’attuale Dos Trento a Trento) cheriuscirono a riscattarsi con un pagamento in de-naro per l’intercessione dei vescovi Ingenuinode Savione e Agnello de Tridento;

4) il duca di Trento Alachis (…dum dux essetin Tridentina civitate…) sconfisse nel 680 il con-te di Bolzano (…cum comite Baioariorum quemilli gravionem dicunt qui Bauzanum et reliquacastella regebat […] conflixit) e gli tolse verosi-milmente i suoi possessi.

Indi si ribellò a Perctarid e si asserragliònella fortezza di Trento (…atque se intra tri -dentinum castellum rebellans communivit…) ,per cui dovette sostenere un assedio da partedel re da cui si liberò con una sortita (…c u msuis civitate egressus…) riuscendo anche a di-struggere l’accampamento fortificato (c a s t r a)degli assedianti.

La seconda e la terza notizia sono inquadra-bili nelle reiterate interferenze dei Franchi nel-le cose del regno longobardo, quasi semprenell’ambito di un’alleanza franco-bizantina, cherappresentavano una continuazione della poli-tica estera attuata nella prima parte del VI sec.nell’Italia settentrionale al momento del declinodel regno ostrogoto. La distruzione da parte deiFranchi di Tesana (Tisens), Sermiana (Sirmian)e Maletum (Mölten) presuppone l’estensione deldominio longobardo al tratto di Val d’Adige trala conca di Merano e la conca di Bolzano alla fi-ne del VI secolo.

La presenza di un conte baiuvaro a Bauza-num nel 680 indica invece una precedente per-dita di questa parte del t e r r i t o r i u m T r i d e n t i -num da parte dei Longobardi che lo avevano ri-conquistato interamente nel 590. E tuttavia po-co dopo il 712, anno della sua ascesa al trono,(forse verso il 720), Liutprando conquistò Baioa -

Il territorio altoatesino alla fine del VI e nel VII secolo d. C.

1 Cfr. JARNUT 1989, p.135.

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riorum plurima castra approfittando di diffi-coltà interne del ducato baiuvaro 2.

Arbeone vescovo di Frisinga, morto verso il783, nella sua vita di San Corbiniano suo prede-cessore sulla cattedra vescovile, ci informa che ilCastrum Maiense localizzabile in Val d’Adigenella conca di Merano, in quello che era allora ilconfine tra i trientini fines e i fines Bavariorum,agli inizi del secolo, verso il 710 apparteneva an-cora ai Baiuvari, nel 725 era invece nelle manidei Longobardi, ma verso il 765 era tornato aivecchi padroni. Oltre a questa (che rende testi-monianza dell’incertezza dei confini in quest’epo-ca) ricaviamo una serie di altre notizie di vivo in-teresse sul luogo (Il Castrum Maiense a p p u n t o )dove Arbeone stesso era vissuto fanciullo 3.

Poche altre notizie storiche riguardano anco-ra i Baiuvari, nel loro stanziamento a Sud dellospartiacque nel corso della cosiddetta “Land-nahmezeit” circa tra il 590 e il 610; cioè durantel’occupazione del territorio attuata tramite l’in-sediamento di homines exercitales cioè di colonicapaci di portare le armi. Veniamo informati dipatti matrimoniali tra regnanti longobardi eprincipesse della dinastia dei duchi Agilolfingiche reggevano il popolo baiuvaro, in uno stato dipiù o meno palese dipendenza dalla casa realedei Franchi. Si tratta inoltre di vere e propriespedizioni del popolo baiuvaro condotte (ad es.nel 592, nel 595 e nel 610) con alterne fortunenel settore orientale (la Val Pusteria, ad orientedello spartiacque di Dobbiaco) contro gli Slaviche avevano occupato le sedi del Norico a parti-re dagli inizi dell’VII secolo, spedizioni che eb-bero la loro logica continuazione nell’opera diconversione alla religione cristiana ben esem-plificata dalla fondazione (769) del convento de-dicato a San Candido (nell’odierna San Candi-do-Innichen) 4 (vedi oltre).

Si tratta infine della succinta cronaca dellasconfitta finale ad opera di Carlo Magno subitadall’ultimo duca baiuvaro Tassilo III. Se ancoranel 784 erano avvenuti presso Bolzano scontritra Baiuvari e Longobardi, questi ultimi verosi-milmente ormai agli ordini dei Franchi, nel 787fu direttamente Pipino figlio di Carlo Magno a ri-salire alla testa di un esercito di Franchi fino a

B o l z a n o5. Di grande importanza si rivela infinela decisione di Carlo Magno, dopo la conquistadel regno longobardo e la definitiva sottomissio-ne del ducato baiuvaro (788), di annettere defini-tivamente la conca di Bolzano al ducato di Bavie-ra, ponendo termine con ciò ad una secolare oscil-lazione di confini e creando un assetto che dureràper taluni aspetti per più di un millennio 6.

Evidentemente senza speranza si rivela l’im-presa di cercar di ricostruire puntualmente edesaurientemente con il metodo archeologico tut-ta quella complessa trama di vicende storicheche al di la dei pochi fatti noti le fonti per questoperiodo tacciono. Né la conoscenza dei materiali(con particolare riferimento al problema dellaseriazione della ceramica altomedievale) né glistrumenti di datazione assoluta(C14, dendro-cronologia, metodi termoluminescenti) sonosembrati fino a questo momento risolutivi perquanto concerne un programma di sistemazionecronologica. Il tentativo di distinguere tra corre-di e instrumentum domesticum degli indigeni (iRomanen degli studiosi di lingua tedesca) equello dei nuovi popoli (Longobardi e Baiuvari),denuncia delle intrinseche debolezze soprattut-to in considerazione dei processi di fusione e direciproca acculturazione che dovettero rapida-mente verificarsi soprattutto nell’ambito dellacultura materiale 7.

Le città

Nel territorio corrispondente all’attuale AltoAdige non si può probabilmente parlare per ilperiodo in questione di una situazione urbanain senso stretto. L’incertezza dell’uso del termi-ne castrum, che negli autori di quest’epoca spes-so si alterna a castellum, a civitas e a urbs perun medesimo soggetto, non facilita il compito:sicuramente con castrum si intende talora nonsolo l’insediamento fortificato ma anche un abi-tato più ampio che gravitava su di esso ed era asua volta al centro di un proprio territorio assaivasto. Nell’insediamento di Bauzanum, corri-spondente all’attuale Bolzano, viene costruitasul fondovalle, non lontano dal ponte sul fiumeIsarco, nel V-VI secolo una basilica di dimensio-

2 Cfr. P. D. II.32 (menzione a Euin); III.9 (distruzione delCastrum Anagnis); III.31 (spedizione di Cedinus); V.36 (im-presa di Alahis); VI.58 (conquiste di Liutprando). Ma adesempio R. Heuberger colloca il castrum Ferruge sul colle diCastelfirmiano-Sigmundskron a Bolzano (HEUBERGER1935, p. 98) e in realtà non si comprende come il vescovo diTridentum potesse intercedere in favore degli abitanti dellasua città dei quali condivise la sorte (deportazione).3 Cfr. KRUTSCH 1920, cap, 23, p.214; cap.24, p.221; cap.30,pp.222-223; cap.31, p.223; cap.42, p.230.4 Cfr. KRUTSCH 1920, p.126; LUNZ 1981, pp. 20-21.

5 Cfr. Annales regni Francorum 1905, a.787, p.78.6 Cfr. JARNUT 1989, pp.139-140.7 Il tentativo programmatico di una distinzione di questogenere soprattutto nei lavori di Volker Bierbrauer: cfr.BIERBRAUER 1980, passim; 1981, passim; 1985a, passim;1985b, passim. L’incertezza dei risultati è ben esemplificatadal radicale contrasto tra le conclusioni del Bierbrauer (chefa sue le posizioni di I. Werner (cfr. WERNER 1958) e quel-le dello Schulz Dörrlamm (cfr. SHULZE DÖRLAMM 1986)sul tema della attribuzione etnica delle fibule tardoantiche“a balestra” e rispettivamente “a bottone sull’arco”.

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ni sicuramente notevoli per la situazione locale,che presuppone la presenza di un nucleo consi-stente di popolazione ancora residente.

Questo edificio secondo le ricostruzioni fattea suo tempo da N.Rasmo, venne riedificato supianta ridotta, evidentemente dopo una distru-zione 8, e lacerti di decorazione pittorica di que-sto secondo edificio sono attribuiti in via ipoteti-ca all’VIII-IX secolo 9. Se dunque dietro questasequenza di fatti si nasconda un reale e comple-to abbandono dell’insediamento sul fondovallein favore dell’insediamento fortificato che oggicon sempre maggiore sicurezza viene collocatosul vicino colle del Virgolo, o se la vita fosse con-tinuata di fatto parallelamente sia in città chesul colle, almeno nei momenti di relativa sicu-rezza, è problema archeologico ancora aperto,anche se questa seconda ipotesi sembra acqui-stare sempre maggiore consistenza 10.

All’estremità orientale e cioè in Val Pusteriaa San Lorenzo, dove confluiscono la Val Badia ela Valle Aurina, non del tutto abbandonato do-vette essere in questo periodo l’insediamento difondovalle che aveva continuato la vita della ro-mana S e b a t u m. La popolazione temporanea-mente riparò nei momenti di pericolo probabil-mente in insediamenti d’altura fortificati deidintorni, pensiamo in particolare al Burgkofeldella frazione di Lothen già noto per scavi e rin-venimenti11. La chiesa parrocchiale di San Lo-renzo rivela una chiara fase di profanazione col-locabile nel VI secolo 12, ma per il resto sembravi sia continuità di culto dalla chiesa paleocri-stiana del V secolo fino ai giorni nostri.

Una situazione del tutto analoga si ebbe perl’insediamento di fondovalle che coincide conl’attuale San Candido-Innichen in Val Puste-ria, noto nelle fonti di topografia antica comeLittamum. In epoca romana fu un centro di no-tevole importanza, che conobbe una ripresa no-tevole a partire del 769 con la fondazione in lo -co indica del convento dedicato a S. Candido,dipendente da Frisinga, con funzione di mis-sione nei confronti delle popolazioni slave

propter incredulam generationem Sclavano -rum ad tramitem veritatis deducendam1 3. Inparticolare in uno degli scavi di recente effet-tuati (1991) e precisamente nel cosiddetto “Or-ganistenhaus”, di fianco alla collegiata roma-nica di San Candido è stato possibile accertareal di sopra dell’orizzonte di epoca romana (fon-damenta di edifici), un successivo orizzonte at-tribuibile genericamente al V-VIII secolo, conabbondanti resti di cultura materiale. In chemisura naturalmente si possa ancora parlarein questo caso di “situazione di tipo urbano”, ecioè di un eventuale residuo di comunità resi-dente sul fondovalle prima della fondazionedel convento e dei rapporti della medesima conpresenze di Slavi nella Val Pusteria, rimaneproblema aperto 1 4.

Per quanto riguarda l’insediamento romanodi Stufles, quartiere di Bressanone alla con-fluenza dei due fiumi Isarco e Rienza, per ilquale abbiamo tracce molto probabili di unasopravvivenza fino almeno ai primi decenni delVI secolo, dovette verificarsi un abbandonoprobabilmente ancora nel corso di tale secolo,forse in favore dell’insediamento fortificato sulcolle di Sabiona (vedi oltre). Non è natural-mente da escludere anche qui qualche fenome-no di continuità di presenza umana nell’ambi-to della città attuale (ad es. ancora a Stufles,soprattutto attorno alla chiesa oggi dedicataall’Angelo Custode, ma anche sulla destradell’Isarco nell’area del duomo) 1 5.

Le origini della città di Merano nella valledell’Adige ai confini tra Burgraviato e Venosta,sono molto chiaramente da ricollegare al C a -strum Maiense, menzionato da Arbeone di Fri-singa (vedi sopra). Tale castrum si colloca inuna situazione di chiusa naturale, in cui il tor-rente Passirio, principale affluente di sinistradel fiume Adige nel tratto tra la sorgente e laconfluenza con l’Isarco, stretto in una forra,sbarrava il cammino a chi risaliva la Val d’Adi-ge ed in tal modo permetteva (nel VII-VIII se-colo) il controllo della via che collegava il terri-

8 Cfr. RASMO 1957, pp. 11-12, fig.11 (pianta degli scavi).9 Cfr. SPADA PINTARELLI 1989, p.144.10 Soprattutto sulla base di taluni dati di scavo nell’ambitodell’attuale duomo (chiesa parrocchiale di S.Maria Assun-ta); cfr. DAL RI 1989, in part. pp.266-267. Inoltre cfr. DALRI, BOMBONATO 1995, pp.22-23.1 1 Cfr. POLACCO, FAVARETTO, CAPUIS 1969, pp. 199-208; LUNZ 1981, p.19.1 2 Scavi Ufficio Beni Archeologici della Soprintendenza Pro-vinciale ai Beni Culturali di Bolzano, autunno 1994. All’in-terno dell’abside è stato riconosciuto uno strato con ossa dianimali, cereali carbonizzati, buche per palo, fosse etc. Sucampioni di carboni è stata effettuata una datazione C14(prof.Calderoni, Dipartimento Scienze della terra, Università

di Roma, 1994: 1485±55 B.P.,corrispondente a 465±55 d.C.).1 3 Cfr. KRUTSCH 1920, p.126; ZAHNBRECHER 1907,passim; STEFAN 1943, passim.14 Scavi dell’Ufficio Beni Archeologici della SoprintendenzaProvinciale di Bolzano, 1991. Datazione C14: 1250±70 B.P.;1253±90 B.P.; corrispondenti a 702±70 e 705±90 d.C. (Krue-ger Enterprises INC., Geochron Laboratories Division,Cambridge Massachusset).15 Qualche cenno sui risultati degli scavi 1976-79 della So-printendenza Provinciale ai BB.CC. in DAL RI 1984, pp.449-450. Da ultimo, con particolare riferimento ai ritrova-menti numismatici in quest’area riferibili al V e verosimil-mente anche al VI secolo, cfr. VITTORIO 1995.

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torio baiuvaro al territorio longobardo attra-verso la Val Venosta1 6.

Fino ad ora è stata sottovalutata probabil-mente la menzione di un ponte esistente agli ini-zi dell’VIII secolo ai piedi del c a s t r u m , quale ri-sulta chiaramente dalla testimonianza di Arbeo-ne. Difficilmente nel VI-VIII secolo esistevano inloco maestranze in grado di costruire un ponte inuna situazione naturale così ardua, molto piùverosimilmente era mantenuto in funzione unponte più antico e cioè un ponte romano. Sorgeoggi sul posto il cosiddetto Steinerner (o Hoher)S t e g del 1617, ma che sembra inglobare (adesempio nella base del pilone centrale) unastruttura più antica di ardua datazione 1 7.

Nell’ ambito della conca di Merano bisognatenere conto: a) di tracce di un ponte romano aL a g u n d o1 8; b) di un documento epigrafico pro-veniente da Parcines, del III secolo d.C. in cui èmenzionata una statio M[a]iensis per l’esazionedell’imposta quadragesima Galliarum1 9, c) deltoponimo attuale tedesco Mais (=Maia), con cuisi identifica il nucleo abitato sulla sinistra delPassirio, preceduto da una serie di attestazionitoponomastiche medievali 2 0. Si può forse ipo-tizzare che dalla fine del I secolo a.C. fino alla fi-ne del III la via romana corresse sulla riva de-stra del fiume Adige per passare poi tramite il

ponte di Lagundo sulla sinistra, più agevolmen-te percorribile e che in qualche punto della con-ca di Merano superasse un posto di dogana cheprendeva il nome dall’insediamento più vicino,cioè dal pagus detto *Maies, situato allo sboccodel Passirio nella piana dell’Adige. Per quest’ul-timo una situazione di generale sicurezza ren-deva superflua qualsiasi misura difensiva.

Invece più tardi, forse nel IV-V secolo conl’acutizzarsi di una situazione di instabilità ge-nerale venne abbandonato il ponte di Lagundo ela strada fu fatta passare nella strettoia tramonte Benedetto e torrente Passirio rapidamen-te fortificata e divenuta Castrum Maiense, uti-lizzando un ponte che già esisteva in questo pun-to in funzione dell’asse viario sicuramente inprecedenza attivo durante i primi quattro secolidella dominazione romana sulla riva sinistra delfiume Adige e per il quale il Passirio rappresen-tava l’ostacolo naturale più impegnativo.

Manca a questa ipotesi per ora una convali-da di tipo archeologico 21. Non pare in ogni casoche il Castrum Maiense si potesse limitare al so-lo colle di Zenoburg troppo isolato, lontano dalponte e dalla strada, il quale controllava soltan-to la via che si dirigeva verso la Val Passiria(quest’ultima metteva in contatto attraverso ilpasso del Rombo, con l’alta Val d’Isarco)22. Scar-

16 Da tale castrum, denominato talora anche urbs, dipende-va un vasto territorio (confinum montanam) che si estende-va anche ai monti circostanti. Il castrum stesso era dotato diuna porta sorvegliata da armati (era dunque circondato damura). In esso (nei pressi?) esisteva una chiesa dedicataprobabilmente in origine a San Zeno in cui era stato sepoltoun beatus Valentinus confessor Christi e più tardi per alcu-ni decenni lo stesso Corbiniano. Le pareti della chiesa eranosituate presso un ripido scoscendimento praecipitium castria picco sul torrente Passirio, attraversato quest’ultimo nel-le immediate vicinanze da un ponte (cfr. nota 3). 1 7 Sulla struttura di questo ponte cfr. WEINGART-NER,1977, II; inoltre una “Haus unter dem Puntaun” (dapons?) sarebbe documentata nella Oberstadt presso la cap-pella di Santa Barbara (ringrazio per questa indicazioneN.Wackernell).1 8 Cfr. DONDIO 1973, passim. Inoltre INNEREBNER1974, passim e STAFFLER 1974, passim.1 9 CIL,V, p. 543. Da ultimo su questa iscrizione MAYR1983, p. 567-571.20 Cfr. KRUTSCH 1920, p.110, note 4-8.21 Soltanto ai piedi della Zenoburg venne in luce nel 1965una serie di quattro sepolture di inumati e assieme ad essiuna punta di ferro e svariati frammenti di tegoloni (LUNZ1976, p.102). Uno strato antropico e frammenti di tegolonivennero in luce alcune decine di metri più oltre, all’inizio de-gli anni ‘90, nel corso di lavori di rinnovo del frutteto esi-stente sul lato Est del colle. La sommità del colle ha resti-tuito monete romane (Nerone e Settimio Severo), una sta-tuetta di piombo è venuta in luce sul pendio orientale(LUNZ 1976 pp.99,102). Degna di nota la notizia del rinve-nimento di una moneta d’oro di Costantino II a Merano(dunque sulla destra del Passirio). Si potrebbe pensare al

corredo di una tomba tardoromana o forse più recente anco-ra (HORMAYR 1826, p. 400). Ad altre monete rinvenutenell’ambito di Merano fa riferimento il “Tiroler Bote” del10.7.1874. Una moneta di Giustiniano proviene “dalleghiaie” di Maia dunque sulla sinistra del torrente, (OR-GLER 1878, p.72).22 La localizzazione del castrum Maiense è stato uno dei to -poi dell’archeologia locale soprattutto alla fine del secoloscorso e agli inizi del nostro. La complessità e l’incertezzadel testo di Arbeone ben si è prestata in passato e si prestatutt’ora alle interpretazioni più diverse e tuttavia sembraoggi complessivamente difficile non accettare l’interpreta-zione di R.Heuberger (1935, specialmente pp. 62-65), riela-borata e approfondita recentemente da N.Wackernell (ine-dito), secondo cui bisogna pensare ad un nucleo insediativorelativamente vasto e differenziato comprendente (ma nonsolo) la riva destra del torrente Passirio che corrispondedunque all’antichissimo quartiere medievale detto Ober-stadt, tra la chiesa parrocchiale e la porta Passiria. Tale nu-cleo tra montagna e fiume era difeso da fortilizi situati allasommità del ripido pendio scosceso, corrispondente al fiancosinistro della forra. Il fortilizio situato più a Ovest sorgevasul colle dove oggi si trovano i resti della Zenoburg, sede deiconti di Tirolo nel XIII e XIV secolo, la cui cappella è dedica-ta a san Zeno e in cui si è portati a riconoscere l’ubicazionedella citata chiesa (paleocristiana) in cui era sepolto il beatoValentino. Già R.Lunz ha notato che se il Beatus Christiconfessor Valentinus presso la cui tomba volle essere sep-pellito nell’VIII secolo Corbiniano, coincide con il personag-gio Valentinus a cui era dedicata la chiesa visitata da Ve-nanzio Fortunato Valentini augusta templa e rispettiva-mente con il Raetiarum quondam episcopusdi cui parla Eu-gipio nella sua Vita Severini, avremmo una indiretta atte-stazione del Castrum Maiense nel VI e rispettivamente nelV secolo. La morte stessa di Valentinus sarebbe da collocare

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si ritrovamenti tombali documentano tra TardoAntico e Alto Medioevo una perduranza di popo-lamento nell’ambito dell’antica stazione strada-le di “Vepiteno” (Tabula Peutingeriana), oggiVipiteno-Sterzing.23.

Insediamento rurale

È stato possibile accertare come l’insedia-mento di villaggio in campo aperto, cioè in loca-lità prive di difese naturali, che sembra palese-mente diminuire, ma probabilmente non cessa-re del tutto, sul fondovalle dei fiumi principali(Rienza, Isarco, Adige) verso la metà del VI se-colo, continui invece anche in periodi successivisui terrazzi vallivi di medio pendio: evidente-mente la posizione relativamente distante ri-spetto al fondovalle garantiva qualche elementodi sicurezza in più, tale da permettere la pre-senza di abitanti. In due di questi casi a Villan-dro (fondo Plunacker) e a Chiusa, nella frazionedi Gudon (fondo Kasseroler), abbiamo con cer-tezza edifici completamente lignei su massiccia-te di pietrame che si sovrappongono a edifici piùantichi con muri legati con argilla, i quali a lorovolta insistono su resti di strutture murarie diepoca romana legate con buona calce 24.

Alquanto particolare la situazione di Veltur-no (località Tanzgasse) dove una serie di casecostruite con pietre e argilla sorge su un terrenodi fatto non direttamente edificato in epoca ro-mana 25. Merita di essere riferita la situazionearcheologica di Corces nel comune di Silandrodove edifici lignei attribuibili al VI-VII secolosono stati identificati in situazione di fondoval-le o meglio al piede di ampi conoidi, ad un livel-lo superiore di appena una decina di metri ri-spetto al letto dell’Adige. Tale situazione si ripe-te a Naturno San Procolo, dove troviamo nel VIsecolo in una situazione di fondovalle una casa,distrutta da un incendio, alla quale si sovrappo-ne una chiesa attribuibile al VII secolo circon-data da una piccola necropoli (Sax ed elementodi cintura in ferro ageminato)26.

I castra

Nella valle del fiume Inn a Innsbruck, dovesorge il sobborgo di Wilten, all’imbocco dellavalle che sale verso il passo del Brennero, fu edi-ficata nel IV secolo una fortificazione a difesadella importante strada diretta al valico 27. Lastruttura della fortezza fu abbandonata nei pri-mi decenni del V sec. d.C. e mai più ricostruita.Si tratta dell’ultimo esempio di fortificazione difondovalle, conforme ai dettami dell’architettu-ra militare romana. Più oltre la difesa territo-riale ed in particolare la difesa di un confine, sisosterrà sull’esistenza della rete dei c a s t r a s i-tuati in punti strategici.

E in realtà l’evidenza archeologica più comu-ne per il periodo esaminato è sicuramente datada insediamenti posti in località per natura mu-nite e facilmente difendibili, nella maggior partedei casi ulteriormente fortificate, nei punti piùesposti. Della fortificazione di Zenoburg a CastelSan Zeno, probabilmente il baluardo principaledel Castrum Maiense abbiamo già detto sopra.Un esempio per quanto sui generis, è quellodell’insediamento sulla rocca di Sabiona, a Chiu-sa in Val d’Isarco, dove l’elemento caratterizzan-te da ogni punto di vista fu sicuramente la pre-senza della sede vescovile documentata tra l’al-tro da una “famiglia” di chiese. È certo che erainsediata in questo sito una popolazione indige-na, ma non soltanto, perché ad esempio vollerofarsi seppellire vicino ad una chiesa importanteaccanto a indigeni di tradizione romana, sicura-mente anche taluni rappresentanti dei nuovi po-poli germanici, con tombe di inusitata ricchez-z a2 8. Vale per Sabiona una circostanza che è ri-corrente per alcuni almeno dei c a s t r a della altavalle dell’Adige e aree limitrofe, cioè si continuanel VI-VII secolo in una situazione storica assaimutata, una presenza, che era iniziata a partirealmeno dal IV. È dimostrata poi per alcuni di es-si una sopravvivenza anche nei secoli successivi(VIII-IX ed oltre) 2 9.

Meritano innanzittutto menzione i c a s t r a

nel 470-480 (LUNZ, 1976, p.100). Sicuramente meritevoledi ulteriori indagini è la situazione della massiccia torre det-ta Ortenstein oggi legata con un muro di sbarramento allasottostante porta Passiria una costruzione anomala che cer-to ingloba resti di una struttura più antica. Non manche-rebbero (ringrazio per queste indicazioni l’ing. R.Wacker-nell di Bolzano), altre tracce di fortificazioni anche ad alcu-ne centinaia di metri verso Ovest più o meno alla stessa quo-ta di Ortenstein là dove si inerpica l’antichissimo T i r o l e rSteg, la via medievale che collegava Merano al paese di Ti-rolo. 23 Cfr. TAPPEINER 1988.24 Cfr. DAL RI, RIZZI 1994, p. 137. 2 5 Gli scavi della Soprintendenza Provinciale di Bolzano

(1994-1995) in quest’area, hanno mostrato come in realtànon manchino a qualche distanza (alcune decine di metri)anche tracce di edifici attribuibili ad epoca tardoromana. 2 6 Per Corces cfr. DAL RI 1993,pp. 57-59; DAL RI, TEC-CHIATI 1995, pp. 125-126. Per i ritrovamenti di Naturnocfr. GEBHAUER et alii 1990, in part. pp. 51-54.27 Cfr. WOTSCHITZKY 1959, passim; IDEM 1961, passim.Inoltre MENGHIN 1989, passim. 2 8 Cfr. GLEIRSCHER 1986, passim; BIERBRAUER-NOTHDURFTER 1988, pp. 280-289. 29 È il caso probabilmente di S i g m u n d s k r o n- C a s t e l f i r m i a n opresso Bolzano. Con presenze archeologiche tardoromane econ una menzione già in una fonte del 946 (Liutprando, An-tapodosis: “Formicaria”).

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per i quali una identificazione con le località ci-tate da Paolo Diacono per l’anno 590 è sicura oalmeno molto probabile. Cominciando dallaparte meridionale del territorio citeremo il c a -s t r u m Ennemase (da Endidae mansio), comu-nemente identificato oggi con Castelfeder nelcomune di Montagna, allo sbocco nella Valledell’Adige della strada moderna per la val diFiemme, dove sono presenti opere fortificatorieattribuibili in via d’ipotesi al VI secolo 30. Nellachiesetta di Santa Barbara, sicuramente in ori-gine dedicata ai santi Vigilio e Lorenzo, è da ri-conoscere la cappella del castrum, in essa si so-no scavati anche resti di tombe con elementi dicintura di tipo Bieringen (presenti peraltro an-che in sepolture distrutte all’esterno della chie-sa)31, sul colle inoltre è stato rinvenuto allo sta-to sporadico un elemento di cintura multipla inferro ageminato 3 2. Nella roccia sono scavatetombe “ad avello”.

Sull’altro lato della valle, dirimpetto a Ca-stelfeder, si trova il colle roccioso di Castelvec-chio (Altenburg) presso Caldaro. Vi sono rovinedi una chiesa dedicata a San Pietro, rimasta inuso fino al 1786. Recenti recuperi hanno prodot-to nelle immediate vicinanze della chiesa due fi-bule tardoantiche con bottone sull’arco del V-VIsecolo, una d’argento ed una di ferro ageminatodi ottone. La datazione al V-VI secolo della chie-sa appare probabile. Una serie di manufatti(coltelli e punte di freccia in ferro) sembrano ri-salire anch’essi all’incirca allo stesso periodo.L’esistenza di una comunità ancora nel VII se-colo è problema aperto, in quanto non sono statifatti scavi sistematici sul colle 3 3. I contorni diedifici sepolti si riconoscono chiaramente in su-perficie. Sono presenti tombe ad avello.

Alcune miglia più a nord entro i confini delcomune di Appiano si trova il vasto insediamen-to di Lamprecht con una complessa cinta mura-ria di pietrame legato con calce. Provengono daquesta località esempi di ceramica decorata adonde, inoltre un orecchino semilunato con cate-nelle e pendenti (VII-VIII secolo). Potrebbeidentificarsi con il castrum Appianum citato daPaolo Diacono. Viene attribuita a questo c a -s t r u m l’adiacente area di necropoli accertatapresso il vicino Castel Gandegg, con cintura adaccessori multipli del tipo Bieringen 34.

Sempre nel comune di Appiano nel sito diPutzer-Gschleier venne rinvenuto nel secoloscorso tra testimonianze archeologiche di epo-che diverse, anche un umbone di scudo di formaconica senza bottone centrale35.

Dal colle Schloß Korb ancora nel comune diAppiano proviene una fibula a staffa considera-ta una variante del tipo cosiddetto “trentino” o “a braccini” 36.

Sempre nel comune di Appiano è nota infineda molti decenni sul dosso roccioso di San Vigi-lio nella frazione di Predonico-Perdonig, unacomplessa e articolata cinta muraria, e una se-rie di edifici addossati al lato interno delle murastesse; tra i reperti uno sperone di ferro ed unumbone di scudo ed un elemento di cintura diferro decorato, residui di una probabile tombagermanica all’interno del castrum.

I ruderi della chiesetta di S. Vigilio non sonostati ancora scavati. In una delle case una fibu-la a cavallino di bronzo del V-VI secolo37.

Una decina di miglia più a nord sulla stessolato della Valle dell’Adige, a Tesimo-Tisens sitrova il colle di Sant’Ippolito, da identificareprobabilmente con il c a s t r u m Tesana citato da

3 0 È stata rilevata la somiglianza della tecnica muraria delmuro di cinta di Castelfeder con quella delle mura di Co-stantinopoli costruite da Teodosio II verso la metà del V se-colo (WEINGARTNER 1977, p.33). Di notevole interesse peruna possibile collocazione storica della cinta muraria di Ca-stelfeder è la lettera di Teodorico ai p o s s e s s o r e s di Feltre con-tenente l’invito a concorrere con i Tridentini alla edificazio-ne di una piazzaforte (in tridentina igitur regione [...] civita -tem construi nostra praecepit auctoritas. CASSIOD., Var., V,9); questa lettera è databile tra il 523 ed il 526 (cfr. PAVAN1987, pp.35-36). Castelfeder si trova sicuramente “...in terri-torio tridentino...” (Paul. Diac. III. 31) ed è collocato in unpunto chiave per difendere Tridentum per dei nemici prove-nienti dal Nord, l’unica direzione da cui i Goti potevano te-mere in questo momento un aggressione ma anche, seppurein misura minore, attraverso il passo di San Lugano e la val-le di Fiemme, per sbarrare l’accesso su questo lato ai territo-ri di Feltre. Sul fondovalle atesino qualche miglio più in bas-so, a San Floriano nella frazione di Laghetti di Egna, un in-sediamento romano continuò ad essere abitato fino al V-VIsecolo (fibula tardoantica con bottone sull’arco); cfr. BIER-BRAUER 1985b, fig. 8.3; IDEM 1991, p. 137, carta III). 3 1 Cfr. BAGGIO-DAL RI 1986, cc.849-864. IDEM 1989,pp.35-38; CIGLENECKI 1987, pp.79-80.

32 Cfr. BIERBRAUER 1991, p.137. 33 Cfr. NOTHDURFTER 1992. 34 Cfr. RIEGEL 1903; LUNZ 1990, pp.46-48; NOTHDURF-TER 1990, p.88. Più cauto nell’identificazione BIER-BRAUER 1991, p.135. 3 5 Cfr. MERHART 1940, p.86; FRANZ 1944, pp.25-26;LUNZ 1990, p.50. La forma a cono con bassa carenatura e lamancanza di un bottone centrale ha fatto ipotizzare in pas-sato che potesse in questo caso trattarsi di un reperto ger-manico della fine del II sec. a. C. (Cimbri e Teutoni). Da ul-timo Bierbrauer sembra propendere per una datazioneall’Alto Medioevo, cfr. BIERBRAUER 1991, carta I, p. 152(simbolo: “tomba longobarda”). Sulla scorta anche di Zieling(ZIELING 1989) vorremmo in realtà considerare questo re-perto come appartenente alla tarda età del Ferro. Il contestodi provenienza era del resto pienamente protostorico. 36 Cfr. FRANZ 1951, p. 268; KUHN 1960, p. 130, tav. 30. 25;LIPPERT 1970, tav. III. 10; LUNZ 1990, p. 49; BIER-BRAUER 1991, carta I, p.152. 37 Cfr. SCHMORANZER 1930, pp. 313-314; CIGLENECKI1987, p. 81; LUNZ 1990, p. 50; BIERBRAUER 1991, p. 134e p. 135 (carta I). E da ultimo DAL RI, FUSI 1995.

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Paolo Diacono (vedi sopra). Si tratta di un am-pio dosso roccioso da cui proviene una serie di ri-trovamenti attribuibili al periodo altomedieva-le, in particolare un piede romboidale di fibulabronzea con alloggiamento laterale per alman-dino [cfr. XVIII ], frammenti di vasi di pietra ol-lare a larghe solcature di tornio, punte di frecciaa tre alette, guarnizioni di cintura del tipo Bie-ringen, una fibula assimilata al tipo “trentino” o“a braccini” molto vicina all’esemplare di SchloßKorb38. Da un punto oggi non più noto con pre-cisione, ma comunque prossimo alla collina,proviene il corredo di una tomba altomedievalecon armi (sax, scudo, due punte di lancia)39.

È del 1994 la scoperta sul colle del castello aTirolo, sul lato meridionale rispetto alla cortinamuraria dell’XI secolo, dei resti di una chiesa atre absidi, probabilmente riconducibile al grup-po delle cosiddette chiese retiche triabsidatedell’VIII-IX secolo, che rappresenta l’amplia-mento di una precedente più piccola chiesa conabside semicircolare (V-VI sec.). Si tratta evi-dentemente della cappella di un castrum, per ilresto completamente obliterato dalla strutturadel castello romanico (XI sec.). Nei dintornitracce di edifici e nelle immediate adiacenze an-che sepolture. L’ipotesi presa più volte in consi-derazione che sia da localizzare qui l’unico inse-diamento fortificato di quest’area noto per no-me, il già sopra citato Castrum Maiense contra-sta senza rimedio con precise indicazioni geo-grafiche fornite dalle fonti 40.

Non è certa la localizzazione del c a s t r u mM a l e t u m (Mölten in Val d’Adige: il colle di S.Giorgio?), mentre Sermiana viene identificatocon il minuscolo colle dove sorge la chiesa diSant’Apollonia a Sirmian, frazione del comune

di Malles 41.Per quanto riguarda il Castellum Bauzanum

già sopra citato i recenti ritrovamenti nellachiesetta di San Vigilio sul colle del Virgolo, chehanno evidenziato tracce sicure di un edificiosacro del V-VI secolo, che ospitò più tardi (avan-zato VIII secolo) la tomba di un personaggio dialto rango, fanno apparire, come sopra esposto,molto probabile la localizzazione di tale insedia-mento fortificato sui terrazzi della collina 42. Ènoto che nel tardo Medioevo era in ogni caso pre-sente presso il ponte del fiume Isarco, che inquesto punto corre stretto contro la roccia delcolle dei detriti del torrente Talvera, una chiusastradale con una cortina di mura che dalla rivadel fiume si inerpicava lungo un ripidissimopendio. I resti del castello romanico di Weineggsulla sommità di questo colle possono inveceavere obliterato eventuali resti altomedievaliesistenti anche in questo punto del colle 43.

Un castrum in Val Venosta sorse certamentea Castel Juvale, nel comune di Castelbello, co-me documentano ritrovamenti di pietra ollare,di ceramica e soprattutto una borchia bronzeaper umbone di scudo 44. Una situazione analogasi ripete per il colle detto Tartescherbühel, nelcomune di Malles 45.

Invece all’estremità orientale della provinciae cioè nella Pusteria possiamo ancora una voltacitare il Burgkofel di Lothen a San Lorenzo diSebato (pietra ollare, punte di lancia e di frecciatra cui una del tipo “a tre alette”, etc.), mentrepossibile, ma non ancora provata in manieracerta è l’esistenza di un castrum sui vicini colliSonnenburger (valli di difesa) e rispettivamenteSonnenburger-Schloßbühel (probabile chiesaprecarolingia)46.

(Lorenzo Dal Ri - Gianni Rizzi)

3 8 Cfr. FRANZ 1944, p. 25, tav.III. 8; IDEM 1951, p. 268;KUHN 1970, p. 130, tav. 29. 23; BIERBRAUER 1985b, p.136, 152 (carta I). Per il frammento di piede di fibula con al-mandini cfr. FRANZ 1944, p. 25, tav. 10. 3. Questo autore ri-chiama un esemplare simile dalla Spagna visigotica (ZEIß1934, tav. 5. 10). 39 Cfr. WIESER 1902, p. 336; FRANZ 1944, pp. 23-25, tav.16. 1, 20. 1, 21. 2; BIERBRAUER 1991 p. 13, p. 152 (carta I).

40) Cfr. KRUTSCH 1920, cap. 40, p.228: ...Erat ibi tante al -titudinis spatia, ut intuentibus pavor insistit, ad montisipsius latere crepidinis Passires amnis suis intumescit fluc -tibus. 41 Su questo tema da ultimo cfr. BIERBRAUER 1991, pp.134-136. Sul ritrovamento di Sirmian (sei sepolture in nudaterra, scheletri di cavalli, un armilla a capi ingrossati fram-mentaria) cfr. MENGHIN 1902, coll. 368-369. 4 2 Dal corredo di questa tomba depredata in antico eranosuperstiti due accessori di cintura in ottone dorato e argen-tato affini a quelli rinvenuti nella tomba di Hochdorf in Ca-rinzia. Falko Daimer, che ringrazio per le indicazioni, li con-

sidera materiali di provenienza bizantina, dell’avanzatoVIII secolo.43 Un centinaio di metri ad Est dalla chiesa sul ripido ver-sante sotto le rovine di Weineck sono venuti in luce (febbraio1995) frammenti sparsi di tegoloni ad alette. È noto che inoccasione della costruzione della chiesa del Calvario (XVIIsec.) circa 50 metri ad Ovest della chiesa di San Vigilio, ven-nero in luce murature di edifici antichi. Da un punto non piùnoto della collina una inumazione con bracciale in ferro

(ORGLER 1877, p.CXIV.44 Cfr. DAL RI-TECCHIATI 1995, pp.126-128.4 5 Cfr. GLEIRSCHER 1991, p.50; DAL RI-TECCHIATI1995. 46 Sul Sonnenburger Schloßbühel-Castelbadia si sono rico-nosciute nel 1990 tracce di una probabile chiesa sottostantee dunque anteriore alla chiesa triabsidata del IX-X secolo;DAL RI-RIZZI 1995, pp.71-72. Cfr. anche FRANZ 1951,p.265 (reperti altomedievali rinvenuti presumibilmente inquesta località). Cfr. anche LUNZ 1981.

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Fig. 2) Bolzano, duomo: pianta (da RASMO, 1957).

Fig. 1) Una delle più antiche rappresentazioni di cartografia storica della regione atesina. (F. Cluverio, 1624).

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Fig. 3) Bolzano, duomo: foto durante lo scavo, particolare del banco presbiteriale.(da RASMO, 1957).

Fig. 4) Chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Sebato-St. Lorenzen in Val Pusteria (1994): l’interno dell’absidedella chiesa paleocristiana a fine scavo.

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Fig. 5) Materiali rinvenuti a S. Candido-Innichen nella “casa dell’organista” (scavo 1992), (VI-VIII sec. d. C.):1. 2. punte di freccia (ferro).

Fig. 6) Foto aerea del quartiere di Stufles-Stufels a Bressanone (da est).

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Fig. 7) Il ponte detto “Steinerner Steg” a Merano, costruito nel 1617. Alla base del pilone centrale si distin-guono parti murarie attribuibili ad un possibile ponte più antico.

Fig. 8) Castel Sanzeno-Zenoburg presso Merano, all’imbocco della Val Passiria.

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Fig. 11) Colle di Sabiona : reperti da corredi funera-ri (ricerche A. Egger 1929).

Fig. 9) Resti di case altomedievali a Velturno-Feldthurns, loc. Tanzgasse (scavo 1983).

Fig. 10) Il colle di Sabiona-S ä b e n presso Chiusa (da est).

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Fig. 12) Colle di Sabiona-Säben : reperti dalla tomba 156 (ridisegnati da BIERBRAUER-NOTHDURFTER 1988).

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Fig. 13) Fibule tardoantiche a balestra dal territorio altoatesino: 1. Bolzano-p.zza Walther (bronzo); 2. S. Lo-renzo-Lothen (bronzo); 3. Bressanone-Stufles (bronzo); 4. Sabiona (ferro); 5. Tesimo (ferro); 6. Castelfeder(bronzo; 7. Bressanone- Stufles (bronzo).

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Fig. 14) Fibule tardoantiche con bottone sull’arco dal territorio altoatesino: 1. Vadena (bronzo); 2. Egna-La-ghetti (bronzo); 3. Lagundo (bronzo); 4. Val Pusteria (bronzo); 5. 6. Sabiona (bronzo); 7. San Lorenzo-Puen -land (bronzo-ferro).

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Fig. 15) Fibule tardoantiche con bottone sull’arco dal colle di Castelvecchio: 1. argento; 2, (ferro ageminato di ottone).

Fig. 16) 1. un tratto superstite delle mura di cinta del VI sec., noto come “Kuchelen” sul colle di Castelfeder aMontagna-Montan.

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Fig. 17) 1. un tratto superstite delle mura di cinta del VI sec., noto come “Kuchelen” sul colle di Castelfeder aMontagna-Montan, rilievo del colle; (rilievo arch. C. Trentini).

Fig. 18) Reperti rinvenuti in prossimità del muro di cinta (Kuchelen) e presso la chiesetta di Santa Barbara-S.Vigilio sul colle di Castelfeder: 1. elemento di cintura tipo Bieringen (bronzo); 2. sperone (ferro ageminato diottone); 3. fibbia a placca fissa (bronzo); 4. un frammento di fibula a disco, del la cultura di K ö t t l a c h ( b r o n z o ) .

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Fig. 19) 1. ripresa aerea del colle di Castelvecchio a Caldaro-Kaltern, con i ruderi della chiesa di S. Pietro; 2.rilievo del colle di Castelvecchio (C. Trentini).

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Fig. 20) Colle di Castelvecchio: tomba ad avello sca-vata in un trovante calcareo.

Fig. 21) Reperti vari rinvenuti sul colle di Lampre-cht ad Appiano-Eppan: 1. - 5. (ferro).

Fig. 22) Elementi di una cintura del tipo Bieringen rinvenuti in località Gandegg, presso il colle Lamprechtad Appiano.

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Fig. 23) 1. - 5. : fibule a staffa [1. Castel Corba-Schloß Korb (bronzo); 2. Tesimo-Tisens, (bronzo); 3. Meltina(bronzo); 4. Anterselva (bronzo dorato); 5. Tesimo, colle di Sant Ippolito (bronzo)]; 6. bracciale da Nalles, fraz.Sirmian, colle di Sant Apollonia(bronzo con inclusi di cristalli di rocca, granati e oro.

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24 ) Colle di San Vigilio ad Appiano-Eppan, frazione Predonico-Perdonig: 1. pianta del castrum (rilievi C.Trentini); 2. foto mura di case addossate al muro di cinta.

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Fig. 25) Colle di S. Vigilio: 1. puntale di cintura (ferro); 2. fibula a cavallino (bronzo); 3. fusarola (terracotta);4. sperone (ferro); 5. umbone di scudo (ferro). (4-5 da una tomba).

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Fig. 26) Reperti della tomba germanica di Tesimo-Tisen (ridisegnati da V. WIESER 1903): 1. 2. puntedi lancia; 3. sax; 4. umbone di scudo. Tutti in ferro.

Fig. 27) Scavo della chiesa paleocristiana e carolin-gia di Castel Tirolo nel Comune di Tirolo (da ovest).

Fig. 28) Foto aerea della chiesa di San Vigilio sul colle Virgolo-Virgl presso Bolzano.

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Fig. 29) Dettaglio della “carta dell’alluvione” di Bolzano del 1541, con la rappresentazione del colle Virgolo,della chiesa in riva al fiume e della cortina di mura che collega la chiusa alla sommità del colle.

Fig. 30) Foto aerea di Castel Iuvale-Juval nel comune di Castelbello in Val Venosta, da sud-est.

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Fig. 31) Reperti da Castel Iuvale-Juval 1. 2. 3. frammenti di recipienti (pietra ollare).

Fig. 32) Reperti dal colle “Burgkofel”: 1. punta dilancia (ferro); 2. punta di freccia (ferro).

33) Reperti del colle “Burgkofel”: 1. recipiente (pietraollare); 2. fusarola (laterizio); 3. pettine (osso).

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