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Metodi e prospettive Studi di Linguistica, Filologia, Letteratura Metodi e prospettive è una collana di volumi, monografici o miscellanei, che si propone di raccogliere e ospitare sia studi linguistici e filologici sia testi letterari e edizioni critiche di opere. Il progetto, nato per iniziativa del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’U- niversità di Cagliari, è basato sul principio metodologico della connessione diretta tra teorie e applicazioni nei campi della linguistica, della filologia e della critica letteraria. In tema di linguistica e filologia, la collana accoglierà contributi nei diversi ambiti della lin- guistica funzionale (sincronica, diacronica, storica, descrittiva e applicata), della storia delle lingue e delle tematiche testuali e culturali degli studi filologici. Per la parte di letteratura proporrà, invece, testi di taglio criticamente innovativo e interdisci- plinare, con attenzione particolare agli aspetti culturali dei processi letterari, all’ibridazione e alla problematizzazione dei generi, nonché alla edizione di testi o inediti o dei quali si pro- ponga una nuova visione critica. La Collana si avvale di un comitato scientifico internazionale e ogni contributo viene sottopo- sto a procedura di doppio peer reviewing anonimo. Coordinamento Ignazio Putzu Gabriella Mazzon (Innsbruck) Comitato redazionale Albert Abi Aad Gudrun Bukies Angelo Deidda Maria Grazia Dongu Geoffrey Gray Comitato scientifico dipartimentale Massimo Arcangeli Nicoletta Dacrema Antonietta Dettori Ines Loi Corvetto Gianna Carla Marras Franca Ortu Anna Mura Porcu Maria Elena Ruggerini Comitato scientifico esterno Giovanni Dotoli (Bari) Antonio Gargano (Napoli) Pierre Larcher (Aix-Marseille, membro IREMAM) Anne Schoysman (Siena) Horst Sitta (Zurigo)

Metodi e prospettive - contrastivaitalienische Deutschlehrerausbildung im TFA, Barbara Häußinger La fraseodidattica dell’italiano fra continuità e innovazione: metodi tradizionali

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Metodi e prospettiveStudi di Linguistica, Filologia, Letteratura

Metodi e prospettive è una collana di volumi, monografici o miscellanei, che si propone diraccogliere e ospitare sia studi linguistici e filologici sia testi letterari e edizioni critiche diopere.Il progetto, nato per iniziativa del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’U-niversità di Cagliari, è basato sul principio metodologico della connessione diretta tra teorie eapplicazioni nei campi della linguistica, della filologia e della critica letteraria.In tema di linguistica e filologia, la collana accoglierà contributi nei diversi ambiti della lin-guistica funzionale (sincronica, diacronica, storica, descrittiva e applicata), della storia dellelingue e delle tematiche testuali e culturali degli studi filologici.Per la parte di letteratura proporrà, invece, testi di taglio criticamente innovativo e interdisci-plinare, con attenzione particolare agli aspetti culturali dei processi letterari, all’ibridazione ealla problematizzazione dei generi, nonché alla edizione di testi o inediti o dei quali si pro-ponga una nuova visione critica.La Collana si avvale di un comitato scientifico internazionale e ogni contributo viene sottopo-sto a procedura di doppio peer reviewing anonimo.

CoordinamentoIgnazio PutzuGabriella Mazzon (Innsbruck)

Comitato redazionaleAlbert Abi Aad Gudrun BukiesAngelo DeiddaMaria Grazia DonguGeoffrey Gray

Comitato scientifico dipartimentaleMassimo ArcangeliNicoletta DacremaAntonietta DettoriInes Loi CorvettoGianna Carla MarrasFranca OrtuAnna Mura PorcuMaria Elena Ruggerini

Comitato scientifico esternoGiovanni Dotoli (Bari)Antonio Gargano (Napoli)Pierre Larcher (Aix-Marseille, membro IREMAM)Anne Schoysman (Siena)Horst Sitta (Zurigo)

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Fraseologia e ParemiologiaPassato, presente, futuro

a cura diCosimo De Giovanni

FRANCOANGELI

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Volume pubblicato con i fondi PRID della Fondazione del Banco di Sardegna.

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L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore. Sono vietate e sanzionate (se non espressamente autorizzate) la riproduzione in ogni modo e forma

(comprese le fotocopie, la scansione, la memorizzazione elettronica) e la comunicazione (ivi inclusi a titolo esemplificativo ma non esaustivo: la distribuzione, l’adattamento, la traduzione e la rielaborazione, anche a mezzo di canali digitali interattivi e con qualsiasi modalità attualmente nota od

in futuro sviluppata).

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aprile 1941 n. 633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale, possono essere effettuate a seguito di

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Indice

Presentazione, Luisa A. Messina Fajardo

Introduzione, Cosimo De Giovanni

Fraseologia e paremiologia

Il proverbio strumento di comunicazione. La paremiologia territoriale o geoparemiologia: l’Atlante Paremiologico Italiano (API), Temistocle Franceschi

Motivi e topoi proverbiali dall’antichità classica alle moderne culture europee, Renzo Tosi

Il proverbio prodotto linguistico e culturale, Salvatore C. Trovato

Aspectos teóricos del estudio de la fraseología valorativa, Natalia Med

Fijación, modelación y fraseología en la interfaz léxico-sintaxis, Carmen Mellado Blanco

De la notion de pragmatème en phraséologie, Maurice Kauffer

Ai confini tra composti e polirematiche: derivabilità di composti aggettivati da sintagmi N+aggettivo di relazione, Francesco Urzì

Aspectos del léxico fraseológico: enfoque diacrónico, Mario García-Page

pag. 11

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Fraseologia, paremiologia e lessicografia

Le temps des termes : les termes et la phraséologie dans les dictionnaires du 17e siècle, Geoffrey Williams

Collocations in English-Italian Bilingual Dictionaries, Stefania Nuccorini

Indagine paremiologica nei dizionari italiani per il primo apprendimento linguistico, Daniela Cacia

Mettre le doigt sur un point sensible : le traitement des collocations adjectivales en lexicographie, Paolo Frassi

Les recueils phraséologiques bilingues franco-italiens au 19e siècle, Michela Murano

Per l’edizione elettronica dei Proverbi di Francesco Serdonati, Paolo Rondinelli

L’Atlante Paremiologico Toscano, Claudia Cervini

Acerca de la marca ‘humorístico’ en el tratamiento lexicográfico de unidades fraseológicas, María Valero Gisbert

Hernán Núñez y Juan de Mal Lara: un análisis comparativo, Luisa A. Messina Fajardo

Al di là della sensorialità. Vincenzo Scarcella: saggezza e verità siciliana attraverso i cinque sensi, Marina Stracquadanio

Fraseologia, paremiologia e linguistica dei corpora

Del mes que entra con abad y sale con fraile… Refranes septembrinos en la base de datos de ParemioRom, José Enrique Gargallo Gil

Lo femenino en lo taurino: un parentesco fraseo-paremiológico, Mariarosaria Colucciello

Vom Käse zum Kebab: ausgewählte Trophotismen im Deutschen,Gudrun Bukies

pag. 105

» 124

» 137

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» 165

» 185

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‘Einen Versuch ist es wert’. I fraseologismi negli annunci per la ricerca del partner, Ilaria Meloni

I fraseologismi nel necrologio in lingua tedesca, Franca Ortu

Fraseologia, paremiologia e studi contrastivi

Prima del Cristianesimo. La ricostruzione delle credenze e delle superstizioni popolari racchiuse nei proverbi in italiano e in polacco. Uno studio comparativo, Sylwia Skuza

Alcuni apoftegmi di Jean-Jacques Rousseau nelle traduzioni italiane del Contrat social, Carmen Saggiomo

The Russian phraseological tradition: On some theoretical and applied aspects of studying phraseologisms as culture-bound signs, Irina Zykova

Faça-se luz! Let there be light! Que la lumière soit! Es werde Licht! – Fraseologismos com ‘luz’ em português e línguas estrangeiras, Cecília Falcão, Nazaré Cardoso, Cláudia Martins

Patrones sintagmáticos de la construcción ‘en un tono X/in einem X Ton’ en la fraseología contrastiva (alemán-español), Ana Mansilla Pérez

Crossing Boundaries in French-German Phraseography: The Case of ‘Stereotypical Speech Acts’ (StSpA), Anja Smith

Linguo-Cultural Aspects of Recent English Phraseological Borrowings in Polish, Joanna Szerszunowicz

Grammatical criteria of formulaicity: the example of bare PPs in French and English, Alice Violet

Las aves domésticas en la fraseología española e italiana, Elena Dal Maso

pag. 273

» 286

» 299

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Fraseologia, paremiologia e didattica delle lingue

Frasi fatte e… disfatte: il progetto Emergenza Italiano su espressioni idiomatiche e didattica, Luisa Giacoma

La fraseología en manuales de gramática para la enseñanza del español en la Italia española (siglos XVI y XVII), Teresa Gruber

Phraseodidaktik im DaF. Ein Unterrichtsmodell für die italienische Deutschlehrerausbildung im TFA, Barbara Häußinger

La fraseodidattica dell’italiano fra continuità e innovazione: metodi tradizionali e scenari futuri, Erica Autelli, Christine Konecny, Lorenzo Zanasi, Andrea Abel

Dal locale al nazionale: il ruolo dei proverbi nell’insegnamento linguistico postunitario, Elena Papa

‘Le donne vengono da Venere’: conoscere l’universo femminile attraverso la fraseoparemiologia, Alessia A.S. Ruggeri

Fraseologia, paremiologia e discorsi di specialità

Visione della vita e del mondo nei proverbi sardi sul pane, Antonietta Dettori

Les phrasèmes terminologiques en intercompréhension des langues romanes, L’udmila Mešková, Janka Kubeková

Collocations et terminologie scientifique dans la presse périodique française au début du XVIIIe siècle, Claudio Grimaldi

Comunicazione Tecnica: sinergie e interazioni, Tiziana Sicilia

Fraseologia, paremiologia e metafora

‘UM OSSO DURO DE ROER’: os efeitos da linguagem metafórica em expressões idiomáticas no texto jornalístico, Maria Luisa Ortiz Alvarez

pag. 411

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El fenómeno de las colocaciones y de los refranes con imágenes, Araceli Gómez Fernández

Il commento delle ‘cose e azioni impossibili’ nei proverbi e nei modi di dire italiani e romeni, Oana Sălişteanu

La emoción de tristeza y las unidades fraseológicas asociadas a ella con especial mención de las metáforas y metonimias conceptuales que vertebran el microcosmos fraseológico de esta emoción, Concepción Rico Albert

La metafora e la metonimia nei fraseologismi per le attività linguistiche. Uno studio sull’italiano, Carmelinda Spina

Fraseologia, paremiologia e letteratura

Scrivere l’oralità: formule e stereotipi narrativi, fra tradizione orale e trascrizione antologica, Vito Carrassi

Il sale in zucca: proverbi, locuzioni e collocazioni nella traduzione della Zucca di Anton Francesco Doni (1551), Daniela Capra

Locuzioni, modi di dire, idiotismi nel Pvlon Matt, cantlena aroica romagnola del XVI secolo, Maria Valeria Miniati

The Use of the Vulgate Bible by Chroniclers of the High Middle Ages. Conscious Quotation or Formulaic Language?, Alan V. Murray

La función de las unidades fraseológicas en el discurso literario: Veinte años y un día de Jorge Semprún, Magdalena Jiménez Naharro

pag. 550

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Presentazione, Luisa A. Messina Fajardo

Introduzione, Cosimo De Giovanni

Fraseologia e paremiologia

Il proverbio strumento di comunicazione. La paremiologia territoriale o geoparemiologia: l’Atlante Paremiologico Italiano (API), Temistocle Franceschi

Motivi e topoi proverbiali dall’antichità classica alle moderne culture europee, Renzo Tosi

Il proverbio prodotto linguistico e culturale, Salvatore C. Trovato

Aspectos teóricos del estudio de la fraseología valorativa, Natalia Med

Fijación, modelación y fraseología en la interfaz léxico-sintaxis, Carmen Mellado Blanco

De la notion de pragmatème en phraséologie, Maurice Kauffer

Ai confini tra composti e polirematiche: derivabilità di composti aggettivati da sintagmi N+aggettivo di relazione, Francesco Urzì

Aspectos del léxico fraseológico: enfoque diacrónico, Mario García-Page

pag. 11

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Fraseologia, paremiologia e lessicografia

Le temps des termes : les termes et la phraséologie dans les dictionnaires du 17e siècle, Geoffrey Williams

Collocations in English-Italian Bilingual Dictionaries, Stefania Nuccorini

Indagine paremiologica nei dizionari italiani per il primo apprendimento linguistico, Daniela Cacia

Mettre le doigt sur un point sensible : le traitement des collocations adjectivales en lexicographie, Paolo Frassi

Les recueils phraséologiques bilingues franco-italiens au 19e siècle, Michela Murano

Per l’edizione elettronica dei Proverbi di Francesco Serdonati, Paolo Rondinelli

L’Atlante Paremiologico Toscano, Claudia Cervini

Acerca de la marca ‘humorístico’ en el tratamiento lexicográfico de unidades fraseológicas, María Valero Gisbert

Hernán Núñez y Juan de Mal Lara: un análisis comparativo, Luisa A. Messina Fajardo

Al di là della sensorialità. Vincenzo Scarcella: saggezza e verità siciliana attraverso i cinque sensi, Marina Stracquadanio

Fraseologia, paremiologia e linguistica dei corpora

Del mes que entra con abad y sale con fraile… Refranes septembrinos en la base de datos de ParemioRom, José Enrique Gargallo Gil

Lo femenino en lo taurino: un parentesco fraseo-paremiológico, Mariarosaria Colucciello

Vom Käse zum Kebab: ausgewählte Trophotismen im Deutschen,Gudrun Bukies

pag. 105

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‘Einen Versuch ist es wert’. I fraseologismi negli annunci per la ricerca del partner, Ilaria Meloni

I fraseologismi nel necrologio in lingua tedesca, Franca Ortu

Fraseologia, paremiologia e studi contrastivi

Prima del Cristianesimo. La ricostruzione delle credenze e delle superstizioni popolari racchiuse nei proverbi in italiano e in polacco. Uno studio comparativo, Sylwia Skuza

Alcuni apoftegmi di Jean-Jacques Rousseau nelle traduzioni italiane del Contrat social, Carmen Saggiomo

The Russian phraseological tradition: On some theoretical and applied aspects of studying phraseologisms as culture-bound signs, Irina Zykova

Faça-se luz! Let there be light! Que la lumière soit! Es werde Licht! – Fraseologismos com ‘luz’ em português e línguas estrangeiras, Cecília Falcão, Nazaré Cardoso, Cláudia Martins

Patrones sintagmáticos de la construcción ‘en un tono X/in einem X Ton’ en la fraseología contrastiva (alemán-español), Ana Mansilla Pérez

Crossing Boundaries in French-German Phraseography: The Case of ‘Stereotypical Speech Acts’ (StSpA), Anja Smith

Linguo-Cultural Aspects of Recent English Phraseological Borrowings in Polish, Joanna Szerszunowicz

Grammatical criteria of formulaicity: the example of bare PPs in French and English, Alice Violet

Las aves domésticas en la fraseología española e italiana, Elena Dal Maso

pag. 273

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Fraseologia, paremiologia e didattica delle lingue

Frasi fatte e… disfatte: il progetto Emergenza Italiano su espressioni idiomatiche e didattica, Luisa Giacoma

La fraseología en manuales de gramática para la enseñanza del español en la Italia española (siglos XVI y XVII), Teresa Gruber

Phraseodidaktik im DaF. Ein Unterrichtsmodell für die italienische Deutschlehrerausbildung im TFA, Barbara Häußinger

La fraseodidattica dell’italiano fra continuità e innovazione: metodi tradizionali e scenari futuri, Erica Autelli, Christine Konecny, Lorenzo Zanasi, Andrea Abel

Dal locale al nazionale: il ruolo dei proverbi nell’insegnamento linguistico postunitario, Elena Papa

‘Le donne vengono da Venere’: conoscere l’universo femminile attraverso la fraseoparemiologia, Alessia A.S. Ruggeri

Fraseologia, paremiologia e discorsi di specialità

Visione della vita e del mondo nei proverbi sardi sul pane, Antonietta Dettori

Les phrasèmes terminologiques en intercompréhension des langues romanes, L’udmila Mešková, Janka Kubeková

Collocations et terminologie scientifique dans la presse périodique française au début du XVIIIe siècle, Claudio Grimaldi

Comunicazione Tecnica: sinergie e interazioni, Tiziana Sicilia

Fraseologia, paremiologia e metafora

‘UM OSSO DURO DE ROER’: os efeitos da linguagem metafórica em expressões idiomáticas no texto jornalístico, Maria Luisa Ortiz Alvarez

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El fenómeno de las colocaciones y de los refranes con imágenes, Araceli Gómez Fernández

Il commento delle ‘cose e azioni impossibili’ nei proverbi e nei modi di dire italiani e romeni, Oana Sălişteanu

La emoción de tristeza y las unidades fraseológicas asociadas a ella con especial mención de las metáforas y metonimias conceptuales que vertebran el microcosmos fraseológico de esta emoción, Concepción Rico Albert

La metafora e la metonimia nei fraseologismi per le attività linguistiche. Uno studio sull’italiano, Carmelinda Spina

Fraseologia, paremiologia e letteratura

Scrivere l’oralità: formule e stereotipi narrativi, fra tradizione orale e trascrizione antologica, Vito Carrassi

Il sale in zucca: proverbi, locuzioni e collocazioni nella traduzione della Zucca di Anton Francesco Doni (1551), Daniela Capra

Locuzioni, modi di dire, idiotismi nel Pvlon Matt, cantlena aroica romagnola del XVI secolo, Maria Valeria Miniati

The Use of the Vulgate Bible by Chroniclers of the High Middle Ages. Conscious Quotation or Formulaic Language?, Alan V. Murray

La función de las unidades fraseológicas en el discurso literario: Veinte años y un día de Jorge Semprún, Magdalena Jiménez Naharro

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La fraseología en manuales de gramática para la enseñanza del español en la Italia española (siglos XVI y XVII)

Teresa Gruber*

1. Introducción

Las palabras no viven aisladas. El significado de cualquier enunciado, tanto escrito como oral, no se revela palabra por palabra, ni corresponde a la mera suma de las unidades léxicas parciales. El significado de cada enunciado es más bien un complejo tejido, determinado por los contextos situacionales, culturales y lingüísticos. Es sabido que Saussure describió la lengua como sistema «en donde los términos son solidarios y donde el valor de cada uno no resulta más que de la presencia simultánea de los otros» (Saussure 1998, p. 138). También Coseriu (1981, p. 297) señaló que una lengua – más allá de ser un conjunto de unidades léxicas y gramaticales con determinadas posibilidades de combinación y modificación – dispone de elementos pertenecientes al ‘discurso repetido’, el cual abarca toda clase de unidades léxicas complejas. Efectivamente, la investigación más reciente asume que tales elementos prefabricados, que no se desprenden de la suma de los significados individuales y que forman conjuntos inanalizables, dominan el uso de la lengua (cf. Wray 2002; Erman y Warren 2000). La fraseología es la disciplina lingüística que, por definición, enfoca el discurso repetido, ya que dedica especial interés a las unidades léxicas complejas. Bien conocida es la definición de las unidades fraseológicas (UF) como elementos poliléxicos con grados variables de fijación, especialización semántica e idiomaticidad, que tienen, por regla general, una alta frecuencia de uso (cf. Burger et al. 2007).

Existe consenso en cuanto al valor de los frasemas en el lenguaje: debido a su alta frecuencia en el uso y, por consiguiente, la importancia de saber emplearlas correctamente, las UF han sido una parte integral de la enseñanza

* LMU, München.

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de las lenguas, mucho antes de que la fraseología llegara a ser una disciplina lingüística independiente (cf. 3). Más allá de esto, los tempranos vocabularios políglotas del siglo XIV, como los de la familia del Vochabuolista1, que estaban dirigidos a personas con necesidad de aprender lenguas sin tener acceso a estudios escolares, incluyeron ya elementos fraseológicos. Entre ellos destacan las fórmulas rutinarias, especialmente relevantes para la expresión de acciones cotidianas, como por ejemplo la compra y venta de mercancías, formas de saludar y despedirse, etc. (cf. Gruber 2014, p. 246-250). Si bien las UF representan un componente importante en estos primeros vocabularios, no encontramos en ellos ninguna impronta de reflexión metalingüística sobre su relevancia para el uso. Por el contrario, podemos observar que algunos manuales para el estudio del español que surgieron en la Italia española del siglo XVI y XVII (cf. 2) no solo incorporan refranes, proverbios, colocaciones, locuciones, etc., para ilustrar el uso de la lengua sino que aportan información acerca del valor del elemento fraseológico.

En este trabajo tomaremos en consideración tres manuales para el estudio contrastivo del español-italiano con dos propósitos. Desde una perspectiva diacrónica, se trata, en primer lugar, de analizar la incorporación de los distintos tipos de UF; en segundo lugar, de poner de relieve la terminología fraseológica ante litteram, dado que en los siglos XVI y XVII la disciplina aún distaba mucho de estar fundada. Con un análisis representativo de manuales, que se diferencian en su trasfondo teórico y en su concepción pragmática, comprobaremos hasta qué punto la reflexión metalingüística sobre el valor de las UF tenía como contrapartida su empleo sistemático en forma de material ilustrativo.

2. La enseñanza del español en la Italia española plurilingüe

A lo largo de la temprana Edad Moderna los lazos entre España e Italia fueron estrechos. Por supuesto existían vínculos particularmente fuertes con el Reino de Nápoles, que fue integrado entre 1503 y 1713 como Virreinato en el sistema imperial de la Corona de España. Una de las consecuencias de los intereses políticos que la monarquía hispánica había puesto en la península itálica fue la notable presencia española en los grandes centros urbanos. Recientemente se ha establecido en la historiografía lingüística la designación de la Italia española2 en referencia al conjunto de todos los territorios italianos donde la vida estaba marcada por el constante contacto

1. El título deriva de las primeras palabras Solenissimo vochabuolista de la primera edición del vocabulario (Venecia 1477).

2. Para los españoles en Roma (cf. Dandelet 2001).

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con el español3. Por consiguiente, la Italia española, que ha sido estudiada en base al concepto del espacio comunicativo plurilingüe proveniente de la lingüística variacional (cf. Oesterreicher 2007), abarcaba todos los terrenos en los que variedades italianas estaban en contacto con variedades del español. Los núcleos de la irradiación de la cultura italo-española se situaban en las grandes metrópolis de aquella época. Un papel prominente lo desempeñaba por ejemplo la corte virreinal de Nápoles, donde junto a los virreyes concurrían representantes de la nobleza española, escritores, artistas, clérigos, funcionarios, soldados, mercaderes, etc. Otro lugar importante del hispanismo fue Venecia, con su amplia producción de libros impresos. Téngase en cuenta que una gran parte de la literatura española – tanto traducida al toscano como en lengua original – se editaba e imprimía allí4. Así, como consecuencia de los contactos individuales, comerciales, diplomáticos e institucionales en los centros de la Italia española, nació la necesidad comunicativa de aprender y estudiar la lengua de los soberanos.

Teniendo en cuenta los progresos conseguidos en la descripción de las lenguas vulgares5 y considerando las posibilidades de distribución comercial de libros impresos, no es sorprendente que el comienzo de la producción de manuales de gramática contrastiva español-italiano se sitúe en la primera mitad del siglo XVI en la Italia española. Un primer intento de elaborar una instrucción sistemática al castellano exclusivamente para italianos proviene de Francisco Delicado. El autor español, una vez instalado en Venecia, trabajaba en el mercado de la imprenta, editando libros españoles. En 1534, en una edición de la Celestina, publicó su Introducion a pronunciar la lengua española, con el objetivo de facilitar la lectura a quien quería aprender español. Una descripción más profunda del español la encontramos en el Diálogo de la lengua (Dl) de Juan de Valdés. El reformista español, que dirigió su texto a lectores españoles e italianos, da un importante testimonio del contacto lingüístico de la Italia española (cf. Valdés 1967, p. 5). El Dl, escrito en el exilio napolitano en 15356, más que una gramática descriptiva es un manual de estilo. Para aclarar las reglas del buen uso natural, Valdés, en muchos casos, recurre a proverbios y refranes (cf. 4.1).

Después del primer acercamiento a la gramática contrastiva español-italiano de Delicado y del elaborado manual estilístico de Valdés, se puede observar un proceso gradual de sistematización en la segunda mitad del

3. Para el concepto de Italia española (cf. Gruber 2014, p. 30-46; Schwägerl-Melchior 2014, p. 3-16).

4. Para la historia de la imprenta en la Italia Española (cf. Ambrosch-Baroua 2015).5. Para la historia del español como L2 (cf. Esparza Torres 2000; Sáez Rivera 2008).6. Acusado de heterodoxo, Valdés no podía seguir sus actividades intelectuales en España.

En Italia fue gentilhombre en la corte del papa Clemente VII y archivero de Nápoles (cf. Gruber 2006).

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siglo XVI. El primer manual de gramática que merece esta denominación es el Paragone della lingua Toscana et Castigliana de Giovanni Mario Alessandri (Nápoles 1560). El éxito de esta gramática fue más bien humilde, dado que seis años más tarde el gramático español Giovanni (Juan) Miranda publicó Las Osservationi della lingua castigliana. Este amplio manual de gramática española redactado en toscano se publicó por primera vez en 1566 en Venecia, y en el trascurso del siglo XVI, – gracias a su carácter innovador y práctico – se convirtió en el modelo ejemplar de manuales para la enseñanza de las lenguas modernas. Solamente en Venecia hubo ocho reimpresiones, hasta que las Osservationi fueron reemplazadas por la Grammatica spagnuola ed italiana de Lorenzo Franciosini en 16247. El aspecto crucial de las Osservationi para el análisis propuesto aquí es el empleo sistemático de elementos fraseológicos para la ilustración de reglas. Este método innovador probablemente ha sido una de las razones por las que las Osservationi llegaron a desplazar el Paragone del mercado (cf. 4.2).

En la Italia española, la demanda de métodos para el estudio del español llegó hasta finales del siglo XVII. Así lo demuestra un manual de gramática que se publicó en 1689 en Nápoles. En la parte introductoria de la Gramatica española, o’modo de entender, leier, e escrivir Spañol el autor Faustino Perles y Campos pone de relieve que los conocimientos del español suponían un requisito imprescindible para cualquier persona que tuviera que entrar en contacto con la administración española: «poiche essendo questo Regno sotto la protettione della Monarchia Spagnuola costituito; son certo ch’al digiorno ti farà necessario negotiare con Ministri di tal natione» (p. 6-7). Este manual incluye también, aparte de elementos básicos de la gramática y del vocabulario, un registro de refranes y proverbios y una instrucción para la redacción de cartas (cf. 4.3).

3. Acerca de la fraseología en la didáctica de L2

En los últimos tiempos hay cada vez más estudios que subrayan la importancia de la transmisión de la competencia fraseológica en el proceso de aprendizaje de una segunda lengua. Es sobre todo la fraseología contrastiva de índole didáctica la que se ocupa de la integración de las UF en los planes de estudios (cf. López Vázquez 2010; Roche 2013). Pero mientras la fraseología está firmemente establecida en la didáctica, no existe consenso sobre la clasificación de los frasemas (cf. Burger et al. 2007). En su mayor parte, los distintos planteamientos metodológicos y teóricos

7. El libro de Franciosini no fue otra cosa que una adaptación del Tesoro (1607) de César Oudin, quien, a su vez, había basado su gramática en las Osservationi (cf. Gruber 2014, p. 273).

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que enfocan en diversa medida la estructura semántica, morfosintáctica o pragmático-funcional han provocado la división en numerosas y divergentes subcategorías. Una propuesta de Zurdo (2007, p. 707-709) – que retoma la tipología de Corpas Pastor (1996) – se limita a tres criterios fundamentales: la fijación de la estructura, la idiomaticidad y la función sintáctica de las UF. De ahí resultan tres categorías generales: a) las colocaciones, cuya estructura semántica y morfosintáctica está tendencialmente fijada, pero con un bajo grado de idiomaticidad; b) las locuciones, con un alto grado de fijación e idiomaticidad; c) los enunciados fraseológicos, a los cuales pertenecen frases proverbiales, refranes y fórmulas rutinarias. Una propuesta de índole cognitivista, en cambio, proviene de la gramática de construcciones. Sin detenerse en subdivisiones detalladas, considera las construcciones fraseológicas como pares de forma y significado idiosincrásicos, esto es, unidades simbólicas complejas, fijadas y convencionalizadas en el nivel morfosintáctico, léxico, semántico y pragmático, cuyo significado no es composicional (cf. Dobrovol’skij 2011; Mellado Blanco 2015). Al entender los frasemas como elementos cognitivamente fijados, se revela su importante papel en el proceso de aprender una lengua. Basándonos en la aportación de la gramática de construcciones, a continuación pondremos el foco de atención no tanto en las posibles clasificaciones como en el grado de convencionalización de las UF en el uso de la lengua como punto de referencia en los manuales de gramática española del siglo XVI y XVII.

4. La fraseología en gramáticas españolas de la Italia española

4.1. Refranes y proverbios en el Diálogo de la lengua (Dl)

Si bien es cierto que el Dl nos ofrece una imagen de la difusión del castellano en ámbitos cortesanos, intelectuales y diplomáticos en la Italia de la época, su principal objetivo no fue este sino la divulgación de una serie de normas lingüísticas para el buen uso. Por falta de autoridades literarias – mengua del castellano que Valdés contrapone a la situación del toscano –, el autor recurre a una tradición española de gran vitalidad en el siglo XVI. Como refuerzo de la exposición de las reglas se apoya en elementos paremiológicos para justificar su propio juicio (cf. Sevilla Muñoz y Sardelli 2007). Desde su perspectiva, en los refranes se podía ver «muy bien la puridad de la lengua castellana» (Valdés 1967, p. 9)8. Los ejemplos que utiliza no provienen solo de refraneros conocidos, como el del Marqués

8. A partir de aquí, las citas de Valdés se indican solo mediante el número de página.

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de Santillana, sino que se trata también de dichos populares, idóneos para ejemplificar las propiedades del castellano. Además, Valdés declara su preferencia por cualquier elemento del discurso repetido sobre los ejemplos inventados:

[…] porque, aviendôs de mostrar por un otro exemplo / lo que quiero dezir, me parece sea más provechoso amostrároslo por estos refranes, porque oyéndolos los aprendáis, y porque más autoridad tiene un exemplo destos antiguos que un otro que yo podría componer (p. 26).

Partiendo de estas observaciones generales sobre el valor de elementos fraseológicos para la competencia lingüística, Valdés entra también en el discurso teórico. Por un lado distingue entre vocablos simples y unidades complejas, como maneras de dezir, refranes, adagios y proverbios. Por otro lado, hace hincapié en la imposibilidad de traducir las unidades complejas (p. 80), y con esto revela de manera implícita la idiomaticidad como una característica de ellos. En otras ocasiones explicita el sentido figurativo de las maneras de dezir: «quiriendo dezir: ‘mañana me purgo’, digo: ‘mañana tomo medicina’» (p. 83). Podemos observar dos modos distintos de integrar UF en el texto. Algunos forman parte de la conversación del Dl sin comentarios metalingüísticos, mientras que otros sirven de ilustración para reglas, como por ejemplo las explicaciones de Valdés acerca del rasgo distintivo del acento en el par mínimo duró: duro.

En esso tanto más os engañáis vos, no haziendo diferencia entre duro, con el acento en la u, que sinifica, como avéis dicho, escasso, y assí dezimos: Más da el duro que el desnudo, y duró, con el acento en la última, que sinifica durar (p. 50).

En algunos casos Valdés da prueba de la variabilidad de los elementos fraseológicos. De este modo retoma la frase proverbial «Ir por lana y volver trasquilado» también en la variante: «yendo por lana, avéis tornado trasquilado» (p. 41, 50). Además, hallamos en el Dl refranes que se pueden agrupar en esquemas fraseológicos. Por ejemplo, un total de 23 frases corresponde al esquema [quien x, y] como «Quien no aventura no gana» (p. 30). Se trata, pues, de esquemas potencialmente productivos pero lexicalizados con un significado idiomático específico. Sin embargo, estas reflexiones son fruto del análisis a posteriori, es decir, el texto no aporta observaciones parecidas.

4.2. El método fraseológico en las Osservationi della lingua castigliana

A lo largo de las Osservationi, que están divididas en cuatro libros, se puede constatar la integración sistemática de UF. Para Carreras i Goicoechea

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(2002, p. 17) la clave del éxito de la gramática contrastiva se hallaba en la sencillez de las explicaciones y en el modo gradual de presentar los ejemplos: «la enseñanza primero de palabras, luego de pequeñas frases y proverbios, y más tarde […] de ejemplos de diálogos y fragmentos literarios». Ya en el primer libro, Miranda utiliza elementos fraseológicos para ejemplificar contextos discursivos de formas pronominales:

Diosea [sic] conmigo Dio sia meco.Vino Pedro con tigo? Venne Pietro teco?Si comigo vino[…] Si meco venne […] (Miranda 1566, p. 98)9

Las tablas bilingües que complementan las explicaciones contienen listas con fórmulas rutinarias, frases prototípicas o proverbios. Así se manifiesta el programa de las Osservationi, que consiste en conectar las reglas gramaticales con el uso a través de la exposición de contextos discursivos frecuentes.

Un interés particular presentan los 31 capítulos del tercer libro (p. 288-348) dedicados a las maniere di parlare. En la introducción de esta sección, Miranda pone énfasis en la importancia de aprender las peculiaridades idiomáticas del castellano, subrayando que en el castellano existían más «concetti communi» (p. 289) propios que en otras lenguas. Alude a la idiomaticidad de los elementos del hablar común, al declarar imposible su descripción a través de simples reglas.

[…] la lingua castigliana e forse piu di nesun’altra, ha modi di parlar communi, i quali ad ogni cosa & ad ogni ragionamento si mettono, ma perche di questi modi non si puo dar regola certa, per esser infiniti e che ogni di crescono piu (p. 317-318).

Además destaca la imposibilidad de traducir los elementos del hablar común. Esto lo había llevado a renunciar a entrar en «cosa tanto diffusa» (cf. p. 339) como los refranes del castellano. Sin embargo, emplea a lo largo del texto varios ejemplos.

Los concetti communi están divididos en comparationi (p. 288-305); esclamationi (p. 306-317); perífrasis y colocaciones con verbos frecuentes (p. 318-338), y modi del mottegiare (p. 339-348). Las comparaciones están agrupadas en base a su estructura morfosintáctica, que aparece en cada caso anotada en el margen de la página. Encontramos los siguientes modelos: comparación a través de comparativos [es más x que y], p. ej. «es mas blanco que la nieve» (p. 290); comparación a través de preguntas

9. A partir de aquí, las citas de Miranda se indican solo mediante el número de página.

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[que haría más un x?], p. ej. «que haria mas un hombre idiota?» (p. 291); comparación correspondiente al esquema [de donde más x?], p. ej. «de donde mas prosperidad?» (p. 292); comparación correspondiente a [tan x como y], p. ej. «vengo tan contento como Roldan en ganar su espada» (p. 295); comparación a través de la preposición para (p. 297-298), que no corresponde a ningún esquema. Ocasionalmente complementa las estructuras con refranes o proverbios, como por ejemplo el esquema fraseológico [es como x], que viene ilustrado: «Es como el perro del hortolano; que no come las verças ni las dexa comer a los otros» (p. 295). Además, algunas comparationi vienen agrupadas según su función pragmática, como la comparación a través de la ironía [O que x para Infinitivo?] (p. 299), o según cualidades semánticas, como ‘quejarse’ y ‘alegrarse’, «Hay en el mundo mas desdichado hombre que yo? […] Hay en este mundo mas gloria que la mia?» (p. 293), o ‘criticar’, p. ej. «de ti a un loco no ay diferencia» (p. 304).

Miranda expone las esclamationi como característica prototípica del castellano, cuya función es el aumento del valor emocional de un enunciado (p. 306). Con estas observaciones acerca del hablar expresivo se refiere otra vez al nivel idiomático de las UF. Además, reconoce que su alta frecuencia puede llevar a la convencionalización. De esta forma menciona los significados especializados que adquieren los verbos ser, estar, andar, hacer, haver, hallar, caer y picarse en constelaciones con otros lexemas (p. 319). Como prueba de la lexicalización específica utiliza las divergencias con el toscano: «ha un modo di parlare che pare strano per esser diverso del commun parlare toscano, si come estar mal con alguno vuol dire, volerlo male, estar bien, uol dir, volerlo bene» (p. 324).

La riqueza de las reflexiones metalingüísticas, la descripción terminológica y la sistematización de las maniere di parlare respecto a su estructura morfosintáctica y semántica en el tercer libro de las Osservationi demuestran el procedimiento analítico con el cual Miranda se acercaba a la descripción de las UF. Si consideramos la finalidad didáctica del manual es obvio que el centro de su planteamiento no podría haberlo ocupado un modelo teórico. Pero, a pesar de que renuncia a la descripción exhaustiva de reglas, lo cierto es que llega a ofrecer una descripción de regularidades semánticas, morfosintácticas y pragmáticas de un grupo de UF.

4.3. Elementos fraseológicos en la Gramatica española

La Gramatica española, o’modo de entender, leier, y escribir Spañol está dividida en seis libros que tratan de la ortografía (I), del grupo nominal (II), de los verbos (III), listas temáticas de vocabulario (IV), un registro

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de proverbios (V) y una instrucción para la redacción de cartas (VI)10. Los dos últimos libros proponen una incorporación sistemática de elementos fraseológicos, si bien encontramos ejemplos aislados en los libros III y IV. El quinto libro relaciona refranes españoles por orden alfabético con las traducciones toscanas (Perles y Campos, p. 270-322)11. De forma parecida al Dl, muchos ejemplos corresponden a esquemas fraseológicos, como las 21 frases que tienen la estructura [más vale x que y], p. ej. «Mas vale callar, que mal hablar.» (p. 316). El último libro (p. 312-336) es la parte de la gramática que más alusiones hace al discurso repetido, en tanto en cuanto contiene una colección de fórmulas rutinarias necesarias para la redacción de cartas. Perles y Campos las diferencia por su función pragmática (‘saludar’ y ‘despedir’), por la ‘forma de tratamiento’ adecuada al destinatario y por su contexto discursivo. Cabe constatar que, aunque el empleo de UF en el sexto libro esté orientado a usos discursivos específicos, la fraseología ocupa un puesto menos importante que en los libros de Valdés y Miranda. Encontramos reflexiones metalingüísticas solamente en la parte introductoria del libro en el que el autor apunta que no existían reglas para deducir el significado de los proverbi. Refiriéndose implícitamente a la idiomaticidad de estos elementos, subraya que había que aprender cada uno por separado para entenderlos y usarlos correctamente.

5. Conclusiones

El estudio de los manuales confirma que la fraseología desempeñaba un papel importante en la enseñanza del español para italianos. Las UF más frecuentes que encontramos son colocaciones, fórmulas rutinarias y elementos paremiológicos. Podemos observar que está representado tanto el nivel de la oralidad (proverbios populares) como el de la escrituralidad12 (refranes que se remontan a tradiciones literarias). Los elementos paremiológicos figuran como material ilustrativo en el Dl y parcialmente en las Osservationi, pero también están descritos como componentes centrales de la competencia lingüística en Valdés, Miranda y Perles y Campos. La posición prominente que los tres autores asignan a refranes y proverbios como características prototípicas del español se debe a la popularidad de los refraneros en la época. Por otro lado, se observa en el Dl la incorporación de elementos paremiológicos como recurso estilístico. Cabe constatar, pues, que

10. Para la descripción física de la gramática (cf. Ambrosch-Baroua 2013).11. A partir de aquí, las citas de Perles y Campos se indican solo mediante el número de

página.12. Para los conceptos de oralidad y escrituralidad (cf. Koch y Oesterreicher 2007).

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en los siglos XVI y XVII, en gran parte gracias al éxito editorial de estos tres libros, un método paremiológico-fraseológico estaba asentado en los materiales didácticos para el estudio de L2.

El análisis contrastivo de las tres obras revela, en cambio, diferencias en el empleo de elementos del discurso repetido. Mientras Valdés y Miranda justifican el método fraseológico con observaciones de índole teórica y/o reflexiva, como por ejemplo la distinción entre refranes y proverbios por una parte y las maneras de decir por otra, tales consideraciones son casi inexistentes en la Gramatica española. Hay que destacar que el mérito de presentar un verdadero método fraseológico explicativo con fundamento teórico es de Miranda. En las Osservationi la incorporación ad hoc de UF está acompañada de reflexiones acerca de las características estructurales y discursivas de las UF. En el fondo se puede apreciar cómo el empleo sistemático de los elementos fraseológicos avanzaba recíprocamente con las reflexiones teóricas respectivas. Los tres autores coinciden en referencias implícitas y explícitas a la idiomaticidad de los elementos del discurso repetido cuya alta relevancia para la competencia de una L2 destacan al menos Valdés y Miranda. Mientras estos aluden también a la intraducibilidad de los elementos del discurso repetido, Perles y Campos remarca solo la imposibilidad de deducir el significado de un frasema a través de reglas generales. A modo de conclusión, señalemos que la concepción de elementos fraseológicos como elementos idiomáticos centrales en el proceso de aprendizaje de L2 que dejan traslucir los manuales de la Italia española confirma algunos planteamientos básicos de la gramática de construcciones, en concreto la descripción de UF como pares de forma y significado idiosincrásicos y cognitivamente fijados.

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