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Landschaftsplan Piano paesaggistico Gemeinde Glurns Comune di Glorenza

Piano paesaggistico Glorenza - gis2.provinz.bz.itgis2.provinz.bz.it/mapAccel/docs/Landbrowser_docs/ErlauterndeB... · UFFICIO ECOLOGIA DEL PAESAGGIO 28.4 Ripartizione Natura, paesaggio

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LandschaftsplanPiano paesaggistico

Gemeinde Glurns

Comune di Glorenza

Planverfasser / Redattore del piano:GEORG PRAXMARER Tel.: 0471-417738Amt für Landschaftsökologie / Ufficio Ecologia del paesaggio

www.provinz.bz.it/natur-raum

Landschaftsplan der Gemeinde GlurnsBeschluss der Landesregierung Nr. 687 vom 07.03.2005

Piano paesaggistico del Comune di GlorenzaDeliberazione della Giunta provinciale n. 687 del 07/03/2005

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Relazione illustrativa 1. Punto di partenza ed obiettivi 2

2. Descrizione del territorio 3

3. Misure di tutela 5

Zone di tutela paesaggistica: zone di rispetto .................................................................. 5

Zona agricola di interesse paesaggistico ......................................................................... 6

Paesaggio naturale ........................................................................................................... 7

Biotopo Ontaneto di Sluderno .......................................................................................... 9

Monumenti naturali ........................................................................................................... 9

Tutela degli alberi ........................................................................................................... 10

Arbusti, muri a secco, vie lastricate e altri percorsi di interesse storico-culturale ......... 11

Zone di tutela archeologica ............................................................................................ 11

4. Sviluppo e cura del paesaggio 12

I vincoli paesaggistici non bastano ................................................................................. 12

Progetto di sviluppo paesaggistico per il Comune ......................................................... 12

Partecipazione dei cittadini ed informazione .................................................................. 12

Misure incentivanti .......................................................................................................... 12

Linee guida natura e paesaggio in Alto Adige ............................................................... 13

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1. Punto di partenza ed obiettivi Gran parte del territorio del Comune di Glorenza si trova nel Parco Nazionale dello Stelvio ed è tutelato attraverso questo vincolo. Fino al precedente piano paesaggi-stico, il restante territorio non era sottoposto a vincoli paesaggistici specifici e la regola-mentazione degli interventi si basava sulle varie disposizioni della legge di tutela del paesaggio e delle numerose leggi settoriali. Il piano paesaggistico definisce solo i vincoli delle superfici che si trovano al di fuori del Parco Nazionale; va considerato che nella fase di pianificazione venne già adottato il nuovo confine, anche se la nuova delimi-tazione del Parco Nazionale formalmente non è ancora conclusa. Per predisporre il piano paesaggistico si sono assunti come basi di riferimento il piano urbanistico comunale, in fase di ela-borazione, il piano di settore LEROP, elabo-rato a livello provinciale, nonché le “Linee guida natura e paesaggio in Alto Adige”, in cui sono stati definiti nuovi principi per il lavoro di tutela della natura e del paesaggio. Individuazioni I vincoli paesaggistici si basano sulla legge di tutela del paesaggio del 25 luglio 1970, n. 16, e sul territorio comunale si distingue fra varie zone di tutela paesaggistica della categoria zona di rispetto, caratterizzata da

una forte limitazione dell’attività edilizia, nonché fra biotopo e monumento naturale. L’autorizzazione di tutela paesaggistica è di competenza del sindaco, ad eccezione di zone appositamente individuate ai sensi della vigente legge urbanistica. Sviluppo e cura del paesaggio Nella parte conclusiva della presente rela-zione si trova un capitolo riguardante varie considerazioni in materia di sviluppo e cura del paesaggio. Oggi un atteggiamento so-stenibile verso la natura ed il paesaggio non implica solo dei vincoli, ma anche la cura di paesaggi culturali preziosi e misure di rivita-lizzazione di paesaggi impoveriti. È dunque di importanza fondamentale tenere conto delle tendenze di sviluppo paesaggistico a livello locale. Con l’ausilio di linee guida e progetti di svi-luppo paesaggistico comunali si possono segnalare sviluppi negativi e definire contro-misure. Ma è importante anche individuare e promuovere le tendenze positive. Le “Linee guida natura e paesaggio in Alto Adige”, con la loro attenta analisi della situazione paesaggistica dell’Alto Adige e le numerose proposte di misure atte a pilotare lo sviluppo paesaggistico, rappresentano una base importante per il lavoro di tutela paesaggistica nel Comune.

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2. Descrizione del territorio Il territorio comunale di Glorenza si estende intorno alla città storica sopra il fondovalle dell’alta Val Venosta (a circa 900 m s. l. m.), nonché sul pendio confinante a sud, che si innalza fino al Monte di Glorenza (2401 m) o al Monte Plagabella (2534 m), raggiun-gendo il piano altimetrico alpino. A nord la zona viene delimitata dalla Collina di Tarces, che si erge sul fondovalle o dai pendii in leggera salita vicino a Sluderno. Nel piano paesaggistico sono individuate solo le superfici di fondovalle nonché quelle sul conoide di deiezione che si erge fino alla chiesetta S. Martino a 1077 m sul livello del mare. Le superfici restanti, che a sud raggiungono il piano altimetrico alpino, si trovano nel Parco Nazionale dello Stelvio e sono escluse dal piano paesaggistico. A livello geomorfologico, nella zona suddet-ta si possono distinguere 3 fasce paesag-gistiche: - i prati in lieve pendenza che si innalzano su un terreno ondulato ai due lati del Rio

Puni in direzione Malles e che sono attra-versati da un sistema di canali d’irrigazione molto fitto; tali prati vengono quasi esclusi-vamente utilizzati come prati da sfalcio; - il fondovalle pianeggiante lungo l’Adige, che si estende fino al confine comunale orientale dietro al canale della centrale elettrica di Sluderno e che è attraversato da molti fossati di drenaggio, che assieme ai resti boschivi rimanenti rappresentano la testimonianza di antichi boschi ripariali; - il conoide di deiezione a sud della città, che si innalza con scarsa pendenza dal fondovalle fino al limite del bosco e che confina con il Parco Nazionale. Circondato dai monti cristallini dell’alta Val Venosta, composti da gneiss, paragneiss, filladi e micascisti, il substrato geologico del fondovalle è formato da depositi alluvionali quaternari e terreni torbosi; verso la Malser Heide si estendono terreni su conoidi di deiezione e scoscendimenti, mentre a sud si erge il conoide di deiezione che raggiun-ge la chiesetta S. Martino.

Il bosco ripariale di un tempo rappresenta un mosaico paesaggistico in cui gli ontaneti si alternano a prati e pascoli utilizzati più o meno intensivamente; a ciò si aggiunge una molteplicità di fossati di drenaggio, che rende possibile l’utilizzo agricolo di queste superfici.

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Come è noto, a livello climatico la Val Venosta è la valle arida al centro delle Alpi con le minori precipitazioni di tutto l’arco alpino; a questo fatto si aggiunge una lunga esposizione alla luce solare e un elevato numero di giornate ventose. Il centro della zona arida si trova nei pressi della città di Glorenza, che registra precipitazioni medie annue inferiori a 500 mm. La temperatura media annua nel fondovalle è di circa 7-8° C, ma sulle montagne diminuisce al crescere dell’altitudine, mentre le precipita-zioni au-mentano. A causa della sua posizione nella parte meridionale del fondovalle, qui non si trova-no prati aridi, che sono invece spesso pre-senti nel resto della Val Venosta, con il suo clima particolare. Nella conca dell’Adige si trovano boschi riparali naturali con ontani neri e salici, mentre le aree rimanenti sono ricoperte di boschi misti, in cui al crescere dell’altitudine compaiono più frequentemen-te pini ed abeti rossi.

Albicocchi in un prato sfalciato; in primo piano l’intatto canale d’irrigazione “Mitterwaal” con una vegetazione di alberi e arbusti sul conoide di deiezione a sud del fondovalle.

Di seguito all’utilizzo del territorio da parte dell’uomo i boschi si sono decisamente ridotti e in gran parte sono stati sostituiti da prati da sfalcio. I terreni umidi del fondovalle in passato vennero quasi tutti bonificati, per cui in parte è sorto un fitto sistema di fos-sati. Gli arativi, un tempo numerosi, sono stati progressivamente eliminati e negli ulti-mi anni sono stati sostituiti sempre più da impianti per la coltivazione intensiva di mele e ortaggi. Quali alberi da frutto tipici della Val Venosta troviamo anche gli albicocchi, spesso in prati che vengono sfalciati in maniera tradi-zionale e che, attraverso questo doppio uti-lizzo, contribuiscono in modo fondamentale ad arricchire il paesaggio. L’antico sistema di irrigazione degli acquali (Waale) viene sostituito in crescente misura da nuovi impianti di irrigazione a pioggia e di conse-guenza si assiste ad un progressivo impo-verimento del paesaggio. Le aree insediative si trovano nei dintorni della città. Negli ultimi decenni, vicino alla zona centrale che ancora oggi è circondata dalle antiche mura di cinta, si sono formate nuove strutture insediative. A sud dell’ex-caserma sulla strada per Sluderno sono state individuate delle zone residenziali, mentre ad ovest si sono insediate delle aziende artigianali e industriali; sulla strada per Malles è sorto un insediamento agricolo. La posizione nell’antico centro urbano com-porta notevoli limitazioni per le nuove costruzioni e un eventuale ampliamento, per cui anche nell’immediato futuro si prospetta un’espansione delle aree insediative davanti al centro storico; a questo proposito si pro-pone l’edificazione dell’area delle caserme ora dismesse. Nella restante zona da pianificare si trovano pochi masi e strutture. Si possono forse citare i due campeggi situati alla confluenza del rio Ramm, nonché dietro alla pescicol-tura sulla strada per Sluderno e la discarica circondariale con l’annesso depuratore vicino all’Adige. Inoltre, il paesaggio è carat-terizzato anche dal canale, poco distante dal confine comunale con Sluderno, che fa

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defluire le acque di scarico della centrale elettrica nel bacino di decantazione situato vicino all’Adige. Visto che il bacino rappre-senta la più grande superficie acquatica

nella Val D’Adige tra il lago di Caldaro e La Mutta si potrebbe rivalutare sotto l’aspetto ecologico il bacino ed i dintorni con una sistemazione adatta e naturalistica.

3. Misure di tutela Zone di tutela paesaggistica: zone di rispetto Tradizionalmente la Val Venosta presenta degli insediamenti compatti, tra i quali le superfici coltivate sono rimaste pressoché inalterate. Una simile struttura insediativa si trova tanto a Glorenza che nei Comuni limitrofi. Come in altre zone dell’Alto Adige, anche qui verranno individuate delle zone di rispetto per proteggere aree collegate e pressoché inalterate del fondovalle da futuri interventi edilizi. L’individuazione di zone di rispetto per le aree di particolare rilevanza ha lo scopo di proteggere determinate superfici del territo-rio comunale da una forte attività edilizia o di dispersione edilizia, lasciando dunque intatto il paesaggio. Le zone di rispetto sono costituite dalle aree circostanti edifici di grande pregio storico ed artistico che carat-terizzano il paesaggio o da ampie fasce di paesaggio non edificato, la cui intatta tipo-logia riveste notevole importanza per diversi Comuni. La coltivazione delle aree coltivate (inclusi i cambi colturali) in queste zone di tutela paesaggistica non è soggetta ad ulteriori limitazioni. Le zone protette proposte rive-stono una notevole importanza per l’agricol-tura, in quanto viene vietata l’edificazione di preziosi fondi coltivati. Attraverso l’individua-zione dell’area come zona di tutela paesag-gistica si sottolinea inoltre la priorità dell’uti-lizzo agricolo del territorio rispetto ad altre destinazioni d’uso. Le zone di rispetto si trovano generalmente nei pressi di edifici preziosi da un punto di vista storico-culturale o di superfici estesi che riguardano paesaggi inedificati di ampio

respiro, la cui tipologia intatta ha valore sovracomunale.

Sopra all’abitato di Söles si trova, ai limiti del bo-sco, la chiesetta di S. Giacomo, dietro alla quale prati ricchi di siepi si inerpicano sul conoide di deiezione sino alla capella S. Martino.

Si individuano le seguenti zone: 1. La propaggine del conoide detritico

della Mutta a nord del territorio comu-nale, che si estende al di sotto della Collina di Tarces e sui prati verso Malles, è rimasta in gran parte inalterata, per cui è possibile delimitare nettamente le aree insediative.

2. Il fondovalle umido tra la strada per

Sluderno e l’Adige inizia a sud del cen-tro abitato e prosegue verso est sino ai confini con il Comune di Sluderno. L’area è intersecata da fossi di scolo e corsi d’acqua, intorno ai quali si sono conser-vati cespuglieti, siepi e resti degli origi-nari boschi ripariali; qua e là si trovano anche prati da sfalcio e pascoli, oltre a coltivazioni intensive di frutta e ortaggi.

3. Le superfici coltivate a sud dell’Adige

consentono di individuare come zona di

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rispetto la quasi totalità del territorio sino ai nuovi confini del Parco Nazionale. Ne restano escluse solamente le aree in parte edificate intorno alla chiesa di S. Pancrazio e al cimitero, intorno all’abi-tato di Söles, nonché l’areale della disca-rica di rifiuti e dell’attiguo depuratore.

Nelle vicinanze delle mura della città le zone di rispetto corrispondenti alle aree non edificate si avvicinano molto al centro abi-tato, tutelando le zone limitrofe e consen-tendo di godere della vista delle mura, di notevole importanza storica-culturale. Per parte di queste zone di rispetto, caratte-rizzate da un’elevata varietà di forme pae-saggistiche, in cui si alternano prati, pascoli, frutteti, ontaneti, siepi e cespuglieti, è pre-vista l’autorizzazione di tutela paesaggistica dell’amministrazione provinciale. Zona agricola di interesse paesaggistico Le superfici agricole attorno alle località compatte sono un importante aspetto della tipologia paesaggistica della Val Venosta. Rappresentano un paesaggio modificato per mano dell’uomo nel corso del tempo e sono espressione della tradizione storico-culturale della zona. L’individuazione come zona agricola di interesse paesaggistico persegue l’obiettivo

Superfici coltivate intensivamente ai piedi della Collina di Tarces prati ed arativi si alternano a radi frutteti.

Fra i prati si trova ancora l’antico sistema di irrigazione dei “Waale”; a causa dell’adozione di nuovi impianti di irrigazione a pioggia la loro scomparsa è comunque solo una questione di tempo.

di garantire – senza limitare l’attività agri-cola – un inserimento armonico delle costruzioni ammesse ed un loro adattamen-to alla struttura paesaggistica ed insediativa esistente. L’autorizzazione di tutela paesag-gistica di regola viene concessa dal sin-daco. Da un punto di vista paesaggistico si deve prestare particolare attenzione alla conser-vazione degli acquali (Waale), preziosi da un punto di vista storico-culturale, che a causa dell’adozione dei moderni impianti di irrigazione a pioggia non sono più funzio-nanti e rischiano di scomparire. Con l’intu-bamento e l’interramento dei “Waale” non utilizzati spariscono di solito anche i boschetti riparali con diverse nicchie ecolo-giche e, come ulteriore conseguenza, si deve temere il livellamento o la bonifica dei prati, che rendono monotono e spoglio il paesaggio culturale.

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Paesaggio naturale Il bosco e la vegetazione ripariale, i pascoli, nonché le zone umide e i corsi d’acqua assieme ai radi cespuglieti ven-gono classificati come paesaggio naturale. Essi rivestono particolare importanza dal punto di vista della tutela paesaggistica ed ambientale, sia come importantissimo fat-tore di protezione e del microclima, sia per-ché costituiscono un habitat ideale per tutta una serie di specie animali tipiche e sono parte integrante della struttura della zona, del suo equilibrio ecologico e della sua funzione ricreativa. In generale, per garan-tire a queste aree uno sviluppo sostenibile, sono sufficienti gli strumenti urbanistici nonché la legislazione vigente in materia forestale.

Nel corso del tempo, la vegetazione originaria della valle si è progressivamente ritirata a causa dell’intervento dell’uomo. Per questo motivo i boschi ripariali ancora esistenti nel fondovalle vanno assolutamente conservati.

Anche i resti di bosco ripariale ancora presenti nel fondovalle sono appositamente segnati nel piano paesaggistico. Queste for-mazioni boschive rappresentano particolari habitat naturali, che ospitano determinate

associazioni di piante ed una fauna partico-larmente varia. I boschi ripariali, in fasce più o meno larghe, accompagnavano originaria-mente tutti i corsi d’acqua soprattutto nei loro tratti più pianeggianti. A causa dell’aumentata utilizzazione del fondovalle da parte dell’uomo essi si sono fortemente ridotti. Su queste superfici del fondovalle negli ulti-mi decenni sono stati eseguiti gli interventi più ampi; per questo motivo troviamo ca. l’80 % degli animali originariamente ambien-tati in queste zone sulle Liste Rosse delle specie minacciate. I boschi rimasti sono minacciati in gran parte a causa degli inter-venti di sistemazione dei corsi d’acqua. Con la bonifica delle superfici, l’abbassamento dell’alveo dei torrenti e la costruzione di dighe o di altre opere di sbarramento si sottrae l’acqua alle superfici boschive adia-centi. Ne derivano sensibili alterazioni delle condizioni di questi siti. Per preservare i residui di boschi ripariali ancora presenti è di importanza vitale mantenere condizioni idrologiche ottimali. Nel territorio comunale di Glorenza si tro-vano resti di bosco ripariale soprattutto nelle zone con un elevato livello delle acque freatiche vicine al rio Puni e all’Adige; alle singole superfici boschive si alternano, di solito, prati da sfalcio e pascoli. Il piano paesaggistico dovrebbe pertanto contribuire alla conservazione di questo mosaico pae-saggistico. I corsi d’acqua e i fossi per l’irrigazione e il drenaggio presenti nelle zone agricole rivestono particolare importanza per la tute-la della natura essendo dei preziosi habitat acquatici. Essi rappresentano importanti corridoi naturali. Soprattutto nelle zone più fortemente antropizzate, la loro funzione ecologica è però fortemente compromessa (a causa dei vari interventi di regimazione dei corsi, l’inquinamento delle acque e le derivazioni idriche) e con essa anche una flora e fauna legate a stazioni di questo tipo. Per gli anfibi, ma anche per altre specie animali in pericolo di estinzione, questi corsi d’acqua e fossi possono rappresentare dei rifugi preziosissimi.

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Da non trascurare infine gli uccelli acquatici che, soprattutto durante il periodo della nidi-ficazione e della cova, sono molto sensibili ai disturbi. È importante anche la presenza di una vegetazione ripariale spontanea intatta, che è parte integrante di ogni corso d’acqua. Per questi motivi tutti i corsi d’acqua e i fossi di bonifica - anche se si tratta di brevi tratti che non compaiono nella cartografia – non possono essere interrati o incanalati. I molti fossati presenti nel territorio comu-nale sono fiancheggiati in gran parte da alberi, cespugli, arbusti, megaforbie, e spes-so anche da canneti. Conservare questa varietà di piante è quindi essenziale per riuscire a mantenere inalterata la ricchezza del paesaggio. Per questo motivo non si può eseguire lo sfalcio delle scarpate dei fossi (prive di alberi) nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 30 giugno; dopo tale periodo le scarpate vanno falciate solo a tratti per non togliere agli animali (soprat-tutto agli uccelli giovani) ogni possibilità di rifugio. Lo sfalcio influisce anche sulla presenza di insetti e sulla composizione floristica delle scarpate. Fondamentalmente si dovrebbe falciare il meno possibile per consentire la crescita di una vegetazione ripariale più naturale ed eterogenea. Nel piano paesaggistico sono individuate anche le zone umide. Oggi, infatti, in parti-colare nel fondovalle, la maggior parte delle zone umide esistenti in passato è scom-parsa o si è notevolmente ridotta. Esse svolgono svariate funzioni ecologiche e paesaggistiche, arricchiscono il paesaggio, ma rappresentano soprattutto degli habitat preziosissimi per molte specie vegetali ed animali minacciate. Da non trascurare in-oltre la loro importanza per l’equilibrio idrico, per la loro funzione di serbatoio. Per questo motivo tutte le zone umide, anche se non appositamente individuate come biotopo o come monumento naturale, sono degne di essere conservate e non possono essere prosciugate. Nel territorio comunale di Glorenza, il can-neto situato vicino alla strada per Sluderno e davanti alle pescicolture viene individuato

Sulle scarpate dei fossi di drenaggio si sviluppa spesso una vegetazione di cespugli, arbusti e megaforbie; le scarpate conferiscono in tal modo maggiore ricchezza al paesaggio.

come zona umida; inoltre questa torbiera bassa verrà ulteriormente tutelata come monumento naturale. Su questa superficie è vietata qualsiasi modifica della vegetazione e delle condizioni idrologiche (drenaggi, bo-nifiche ecc.). Come compensazione per la coltivazione della superficie (sfalcio almeno ogni due anni con eliminazione della lettie-ra) si possono richiedere premi incentivanti. A causa delle scarse precipitazioni e della lunga esposizione solare, sui terreni pianeg-gianti, esposti a sud si trovano spesso prati aridi. Nel fondovalle di Glorenza questo tipo di associazioni vegetali si trova sulle cupole dei bunker esistenti, che nel corso degli anni sono stati colonizzati da piante specie-liste provenienti dalle vicine pendici aride del Monte di Mezzodì venostano; essi con-tribuiscono quindi ad arricchire l’ecologia paesaggistica e dunque ad accrescere la biodiversità. In generale i prati aridi devono essere salvaguardati da concimazioni, boni-fiche e riforestazioni; data l’artificialità dei siti nell’area da pianificare non sono neces-sarie particolari misure di tutela.

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Biotopo Ontaneto di Sluderno Nel 1976 nel vicino Comune di Sluderno gli ontaneti lungo l’Adige sono stati individuati come biotopo “Ontaneto di Sluderno”. Dato che gli ontaneti si estendono anche oltre i confini, sino nel territorio comunale di Glo-renza, con il presente piano paesaggistico i boschi al di sotto della discarica compren-soriale verranno integrati nel biotopo. I boschi ripariali sono costituiti quasi esclu-sivamente da bosco puro di ontano nero, in cui crescono isolati esemplari di ontano bianco. Dato che vengono ceduati regolar-mente, gli ontaneti hanno una struttura a fasce. Nel sottobosco si distinguono varie specie di carice, giunchi, calte palustri, gerani palustri, ortiche, aquilegie e felci. La fauna è caratterizzata da una straordinaria varietà di specie, con una forte presenza di specie minacciate. La struttura a fasce del bosco ripariale, i fossi del torrente, i canneti e le tife, i vecchi salici e pioppi offrono posti ideali per la nidificazione a molti uccelli, po-sti per la deposizione delle uova agli anfibi e costituiscono infine l’habitat di alcuni mam-miferi. Oltre a numerose specie di uccelli che nidificano su alberi e cespugli, qui si possono osservare anche molte specie di uccelli acquatici e palustri. L’ontaneto è anche un luogo di sosta di importanza vitale per molti uccelli migratori. I prati che si trovano all’interno del bosco ripariale arricchiscono il biotopo, dato che essi rappresentano un habitat e una fonte alimentare per insetti, uccelli ed altri animali. Molti animali dipendono da entrambi gli ambienti. Ad esempio la cesena o il gufo comune nidificano nell’ontaneto e vanno in cerca di cibo nei prati adiacenti. Per questo motivo si dovrebbero mantenere inalterati almeno i prati che si trovano all’interno dell’ontaneto.

Gli ontaneti presenti nel territorio comunale sono costituiti quasi esclusivamente da ontani neri, associati in alcuni punti da un fitto sottobosco di arbusti, canneti e megaforbie.

L’ontaneto di Sluderno rappresenta uno degli ultimi residui di una certa estensione del paesaggio ripariale che caratterizzava un tempo la Val d’Adige ed è quindi impor-tante conservare la biodiversità di specie animali e vegetali che lo caratterizza. Integrando nel biotopo i boschi presenti nel territorio comunale di Glorenza, la sua superficie si amplierà di poco meno di 6 ettari. Monumenti naturali Nel corso delle rilevazioni per il piano pae-saggistico si valutano anche elementi o superfici unici nel loro genere sotto il profilo

Canneti ed altre zone umide nel fondovalle sono ormai una rarità. Le opere di bonifica e di sistemazione fondiaria hanno determinato la progressiva scomparsa di queste aree econo-micamente poco interessanti.

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paesaggistico, che dovrebbero essere sot-toposti ad una maggiore tutela. Per questa ragione si è deciso di individuare come monumento naturale la torbiera bassa sulla strada per Sluderno. Negli ultimi decenni, aree simili nel fondovalle coltivato intensivamente sono divenute una rarità. Le opere di bonifica e varie altre attività di carattere economico hanno determinato la progressiva scomparsa delle zone umide. Con l’individuazione di questi siti come monumento naturale sono previsti anche premi incentivanti di tutela paesaggistica per lo sfalcio dei prati. Tutela degli alberi Al patrimonio arboreo e, in generale, al ver-de nelle zone degli insediamenti spettano funzioni molto importanti. Le aree di insedia-mento occupate dall’uomo diventano sem-pre più estese e aumenta dunque la neces-sità di lasciare spazio alla natura anche in tali aree. Permettere la presenza di uno spazio verde significa creare un habitat per numerose specie vegetali e animali e contri-buire quindi alla conservazione della bio-diversità. Ogni macchia di verde urbano rappresenta anche una parte di suolo non asfaltato e contribuisce dunque a mantenere stabile il livello della falda freatica, nonché a diminui-re il deflusso superficiale dell’acqua piova-na. Infine il verde caratterizza in modo deci-sivo anche l’aspetto del centro abitato, in cui risaltano in particolare gli alberi ad alto fusto. Altre importanti funzioni del verde sono quelle di schermare dal vento e dai rumori, di trattenere la polvere e ridurre le immissioni inquinanti. Nel complesso, la presenza di verde contri-buisce a migliorare in modo sostanziale la qualità della vita delle persone ivi residenti, garantendo loro anche un certo contatto con la natura, di cui hanno assolutamente biso-gno. Per tali motivi il verde va trattato con il dovuto rispetto. Per il taglio degli alberi nelle aree di inse-diamento, nonché degli alberi da frutta ad alto fusto e di quelli ornamentali nel verde

agricolo non è necessaria l’autorizzazione dell’autorità forestale, ma è sufficiente l’au-torizzazione paesaggistica del sindaco del Comune. Le piante devono comunque ave-re un fusto di diametro superiore a 30 cm (misurato all’altezza di petto d’uomo). A questo punto occorre sottolineare l’impor-tanza dei frutteti sparsi. Tra i frutti tipici della Val Venosta sono da annoverare in primo luogo le albicocche e le pere; nei pressi dei paesi o di masi singoli si trovano meli e altri alberi da frutto, che rappresentano preziosi elementi del paesaggio culturale e rivestono grande rilevanza paesaggistica. Sono testimonianze del modo con cui anti-camente si praticava la frutticoltura; molto spesso fra loro si trovano alberi meravigliosi che non saltano agli occhi per la loro altezza, quanto piuttosto per la loro età, i tronchi nodosi e la fitta ramificazione. La fioritura e i frutti ne sottolineano il fascino sotto il profilo paesaggistico. Infine, non si può dimenticare la produzione di frutta (per-lopiù frutta biologica), che si può ottenere con un impegno relativamente contenuto.

Siepi e cespuglieti non rappresentano solo un abbellimento paesaggistico, ma forniscono an-che cibo e riparo a molti piccoli animali e uccelli.

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I giardini davanti alle antiche mura di cinta sono una delle attrazioni del Comune. Ancora oggi sui fondi accuratamente protetti da muri si coltivano frutta e ortaggi.

Arbusti, muri a secco, vie lastri-cate e altri percorsi di interesse storico-culturale Tutte le vie lastricate (e i resti di esse), i muri a secco, ma anche gli argini in pietra-me, le siepi e i cespuglieti sono tutelati, per-ché abbelliscono il paesaggio coltivato ed offrono un habitat ad un gran numero di specie animali e vegetali. Anche altri sentie-ri importanti dal punto di vista storico-pae-saggistico sono da considerare degni di tutela assieme alle loro recinzioni in legno. Zone di tutela archeologica Le zone di tutela archeologica vengono inserite nella cartografia secondo le indica-zione della Ripartizione Beni culturali, che è competente anche delle autorizzazioni di scavo.

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4. Sviluppo e cura del paesaggio I vincoli paesaggistici non bastano Il presente piano paesaggistico rappresenta quasi esclusivamente uno strumento di tute-la per singole zone e per determinate spe-cie animali e vegetali, per elementi naturali e culturali ecc. Ma la tutela da sola non basta. Il paesaggio è sottoposto ad un conti-nuo sviluppo, che va pilotato. Soprattutto i settori della cura e della valorizzazione del paesaggio (eliminazione di deficit di ecolo-gia del paesaggio, rinaturalizzazioni) hanno bisogno di ulteriori strumenti. Ciò riguarda sia il paesaggio coltivato che gli insedia-menti. Si tratta di misure di tutela attiva del paesaggio, per le quali è particolarmente richiesta l’iniziativa delle autorità locali o degli utilizzatori ed ha poco senso che esse vengano imposte dall’alto (come formal-mente accade nel caso delle misure di tutela). Progetto di sviluppo paesaggistico per il Comune L’elaborazione delle linee guida natura e paesaggio o del progetto di sviluppo pae-saggistico rende possibile la partecipazione attiva del Comune allo sviluppo paesaggisti-co. Anche l’inventario paesaggistico, il rego-lamento del verde urbano, il piano di gestio-ne del verde per le aree insediative e il pro-gramma per la gestione del paesaggio cul-turale contribuiscono ad un miglioramento della tutela naturale e del paesaggio all’in-terno del Comune. Alle amministrazioni locali è richiesta una maggiore competenza tecnica, essendo state ampliate le compe-tenze decisionali del Comune. Per la tutela della natura e del paesaggio il Comune rap-presenta un livello di attività molto interes-sante: da una parte vi si prendono importan-ti decisioni preliminari e definitive su tutti i progetti, dall’altra lo stretto contatto con la

popolazione facilita l’accettazione dei pro-getti da parte della popolazione stessa. Partecipazione dei cittadini ed informazione Per la realizzazione di misure di tutela del paesaggio è essenziale la partecipazione dei cittadini. È possibile uno sviluppo soste-nibile del paesaggio solo se le misure pre-viste vengono sostenute dalla popolazione. Perciò è importante che, sia nella predispo-sizione che nella realizzazione di un piano paesaggistico, vengano coinvolti tutti i frui-tori del territorio, al fine di eliminare possibili conflitti di utilizzo. Nell’ambito della tutela della natura è fondamentale anche l’infor-mazione generale e l’educazione dei citta-dini, dato che l’uomo rispetta e tutela solo ciò che conosce!

Importanti punti di incontro fra gli utilizzi del territorio e la tutela paesaggistica (fonte: linee guida natura e paesaggio in Alto Adige).

Misure incentivanti Un ulteriore strumento per la cura del pae-saggio è rappresentato dalle misure incenti-vanti. La Provincia autonoma di Bolzano, tramite il regolamento CE n. 1698/2005, elargisce premi per la cura del paesaggio a favore di una agricoltura ecocompati-bile. Esistono, ad esempio, premi incenti-vanti per la coltivazione e la cura di prati di

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montagna ricchi di specie, di prati magri, che nel nostro paesaggio sono stati spesso decimati e i cui resti contribuiscono ad arric-chire il nostro ambiente. Viene incentivata anche la cura di prati umidi, paludi e prati presenti nei biotopi di boschi ripariali e vengono erogati premi per la rinuncia al pascolo nelle torbiere e nei boschi ripariali. Altri premi riguardano la conservazione e la cura di castagneti e di prati e pascoli albe-rati con larici, nonché l’impianto ed il mante-nimento di siepi e cespugli in zone coltivate. In collaborazione con l’autorità forestale, il Comune può intervenire per favorire il ricor-so a tali incentivi. Inoltre, sono previsti anche contributi per la conservazione e la cura di elementi paesaggistici quali: tetti in scandole e in paglia, recinti tradizionali, muri a secco, nonché altre testimonianze di architettura rurale e di forme di coltivazione tradizionali. Altri provvedimenti per la tutela del paesag-gio per i quali sono previsti incentivi sono, ad esempio, l’eliminazione di recinzioni me-talliche, la posa interrata di linee elettriche e telefoniche aeree, la creazione di stagni per anfibi, la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua precedentemente regimentati ecc., nonché vari progetti di didattica ecologica. Linee guida natura e paesaggio in Alto Adige Le linee guida natura e paesaggio in Alto Adige - il piano di settore LEROP per quan-to riguarda le materie natura e paesaggio – contengono direttive generali e strategie di attuazione per la salvaguardia a lungo ter-mine del paesaggio altoatesino quale spa-zio naturale, di vita ed economico. La sola autorità preposta alla tutela del paesaggio non riesce a raggiungere questo obiettivo. È necessario coinvolgere in questo compito tutti i settori che fruiscono del paesaggio (agricoltura, foreste, idrologia, turismo, tem-po libero e attività ricreative, urbanistica). Le suddette linee guida analizzano ampia-mente i punti di contatto fra i vari fruitori del paesaggio, i potenziali conflitti, come pure gli interessi comuni. Inoltre, nelle linee guida

sono rappresentati gli strumenti e le strate-gie di tutela della natura e del paesaggio.

Nel piano di settore LEROP vengono definite le direttive per la pianificazione paesaggistica.

Il piano di settore fornisce anche una rappresentazione del paesaggio altoatesino in varie fasce paesaggistiche; per ciascuna di esse vengono descritti l’importanza della tutela della natura, i rispettivi problemi e conflitti, le finalità di utilizzo, le finalità di tutela o di sistemazione e le misure neces-sarie per realizzare tali obiettivi. Perciò, per il lavoro quotidiano di tutela della natura e del paesaggio all’interno dei comuni, proprio questa parte del piano di settore può rappresentare un ausilio interessante. Secondo le linee guida natura e paesaggio in Alto Adige, il territorio comunale di Glo-renza è suddiviso in 4 fasce paesaggistiche. Qui di seguito sono elencate le suddette quattro fasce, insieme alle misure di gestio-ne previste dal piano di settore per un’attiva tutela del paesaggio:

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a) Fascia paesaggistica – Insedia-

menti

Provvedimenti: • evitare la dispersione degli insediamenti • realizzazione a regola d’arte di case (in-

tegrazione nel paesaggio e nelle costruzioni esistenti, scelta del materiale, riutilizzo delle acque piovane, evitare di sigillare il terreno, infiltrazione delle acque piovane ecc.)

• mantenimento e creazione di aree verdi (fra cui anche rinverdimenti di tetti e facciate) e cura del verde secondo criteri di naturalità

• mantenimento degli elementi ecologici degli insediamenti e loro collegamento con il ter-ritorio circostante attraverso siepi, viali ecc.

• piani ecologici di attuazione e di recupero • predisposizione di piani di gestione del verde • elaborazione di un regolamento del verde

urbano • sviluppo delle reti pedonali e ciclabili • creazione di zone ricreative attraenti

b) Fascia paesaggistica – Fondivalle

e pendii bassi a specializzazione frutticola

Provvedimenti: • tutela di tutti i valori naturalistici (siti umidi e

secchi, arbusti e cespugli), cura e mantenimento dei fossi d’acqua

• reintroduzione di elementi paesaggistici (gruppi di piante arboree e arbustive, ristrut-turazione di torrenti e ruscelli, realizzazione di bacini acquatici come habitat per anfibi e riassesto ecologico di aree umide artificiali tipo laghetti scavati)

• creazione di idonee zone tampone nei pressi delle acque al fine di ridurre la diffusa intro-duzione di fitofarmaci e sostanze nutritive

• sistemazione seminaturalistica dei corsi d’acqua, allargamento dei corsi d’acqua nelle sezioni

• limitazione del pascolo nei boschi riparali con esclusione assoluta in alcuni tratti definiti

• mantenimento degli impianti tradizionali di irrigazione “Waale”

• rielaborazione degli incentivi agricoli nel senso di un’agricoltura biologica risp. estensiva (realizzazione di corridoi naturali, cura degli elementi paesaggistici all’interno dei frutteti, messa a dimora di cespugli, siepi e posa di muri a secco)

• definizione della capacità ricettiva compati-bile al paesaggio in regioni turistiche

c) Fascia paesaggistica – Fondo-

valle e zone limitrofe a prevalente coltura foraggera e arativa

Provvedimenti: • sospensione degli incentivi per l’eliminazione

di elementi rilevanti per il paesaggio, nonché il prosciugamento di zone paludose e l’irriga-zione di zone aride, incentivi per la rinuncia all’impiego di fertilizzanti

• mantenimento di superfici residue seminatu-rali, nonché conservazione e promozione di un utilizzo sostenibile con intensità di utilizzo graduate (mosaico di utilizzo)

• messa a punto di programmi per la valoriz-zazione del paesaggio rurale e di programmi incentivanti ai fini della salvaguardia di prati ricchi di specie

• densità di bestiame rapportata alle caratte-ristiche dei siti, regolamento sull’utilizzo del liquame, ridurre la quantità di fertilizzanti

• mantenimento dei contributi per la cura del paesaggio ai fini della conservazione dei sistemi d’irrigazione tradizionali

• riattivazione di aree naturali di esondazione (p. es. prati umidi), nonché predisposizione di direttive per la rivitalizzazione di corsi d’acqua, acque stagnanti e fossati

• individuazione di zone off-limits per la lavora-zione della ghiaia, prescrizioni sulla rinatura-lizzazione

• attività edilizia paesaggisticamente compa-tibile

• definizione paesaggisticamente compatibile della capacità ricettiva delle zone turistiche

d) Fascia paesaggistica – Versanti

delle valli aride alpine interne

Provvedimenti: • rielaborazione del sistema di incentivi agricoli

per favorire una gestione estensiva e mantenimento della struttura a piccole superfici del sfruttamento agricolo nonché eliminazione dei contributi per le modifiche del terreno e per la demolizione di strutture caratteristiche del paesaggio

• Promozione della cura di arativi estensivi col-tivati a cereali (per es. di produzione biologi-ca) e della coltivazione tradizionale di patate

• Incentivazione della coltivazione di frutteti tradizionali ad alto fusto

• Cura del pascolo su prati aridi e boscaglia nonché rinuncio del rimboschimento di questi siti

• Decespugliamento di zone già rimboscate in prati aridi e ripresa della gestione di pascolo

• Riduzione del pino nero e della robinia e contemporanea incentivazione per l’inte-grazione di alberi delle nostre zone

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• Esclusione dell’utilizzo su superfici con pre-senza di associazioni particolari di bosco (roverella) e opere mirate di sistemazione dei boschi

• Mantenimento della funzionalità dei canali d’irrigazione (Waale) come documenti sto-rico-culturali (contributi per il ripristino)

aggiornato: mag-17