View
4
Download
0
Category
Preview:
Citation preview
AAllmmaa MMaatteerr SSttuuddiioorruumm –– UUnniivveerrssiittàà ddii BBoollooggnnaa
DOTTORATO DI RICERCA IN
SCIENZE MEDICHE SPECIALISTICHE
Ciclo XXIX
Settore Concorsuale di afferenza: 06/E2 Settore Scientifico disciplinare: MED/24
Il ruolo della TC/PET con anti-3-18F-FACBC nella stadiazione dei pazienti affetti da neoplasia prostatica ad alto rischio e nella
ristadiazione dei pazienti con ripresa biochimica dopo trattamento radicale
Presentata da: Dott. Cristian Vincenzo Pultrone
Coordinatore Dottorato Relatore Prof. Gaetano Domenico Gargiulo Prof. Riccardo Schiavina
Esame finale anno 2017
Indice
Introduzione 2
La stadiazione pre-operatoria nel tumore della prostata
La classificazione in classi di rischio
La stadiazione con le tecniche di imaging convenzionale
La linfadenectomia pelvica: gold standard della stadiazione linfonodale
I nomogrammi
La TC/PET nella stadiazione pre-operatoria
5
5
7
8
10
10
La ristadiazione nei pazienti con recidiva biochimica dopo trattamento radicale
La recidiva biochimica
La ristadiazione della recidiva biochimica
14
14
15
Il ruolo della TC/PET con anti-3-18F-FACBC nella stadiazione dei pazienti
affetti da neoplasia prostatica ad alto rischio e nella ristadiazione dei pazienti
con ripresa biochimica dopo trattamento radicale
22
Materiali e Metodi 22
Risultati 26
Discussione 32
Conclusioni 34
Bibliografia
35
1
Introduzione
Il tumore della prostata è la quinta neoplasia più frequente a livello mondiale e la
seconda più frequente negli uomini, ammontando a 11.7% dei nuovi casi totali di
tumore, 19% nei paesi industrializzati e 5.3% in paesi in via di sviluppo. È una malattia
molto eterogenea, che può variare da forme indolenti e asintomatiche a forme molto
aggressive con metastasi precoci. Il tasso d’incidenza del tumore prostatico è aumentato
negli ultimi anni, ed è ora la seconda causa di morte dovuta a tumore negli uomini
maggiori di 50 anni. Nell’Unione Europea, il tasso d’incidenza è di 78.9 per 100,000
abitanti all’anno, e il tasso di mortalità è di 30.6 per 100,000 abitanti all’anno [1]. Dagli
anni ‘80, lo screening dell’antigene prostatico specifico (PSA) e l’esplorazione digito-
rettale hanno reso possibile la diagnosi del tumore prostatico in uno stadio precoce.
L’incidenza di tumori localizzati è di conseguenza aumentata, mentre l’incidenza di
metastasi è diminuita. La sopravvivenza specifica per il tumore della prostata a 5 e 10
anni è in totale di 99% e 91% rispettivamente [1].
Nonostante i passi avanti fatti nella diagnosi precoce del tumore prostatico e i progressi
tecnici della prostatectomia radicale, la stadiazione pre-operatoria e la ristadiazione in
caso di recidiva di tumore prostatico dopo trattamento radicale rappresentano ancora un
problema comune.
Il carcinoma della prostata è usualmente caratterizzato da una crescita lenta, tanto da
rimanere in alcuni casi totalmente asintomatico per anni. I meccanismi di sviluppo della
neoplasia tuttavia possono essere assolutamente incostanti: il carcinoma prostatico
talvolta può imprevedibilmente risultare molto aggressivo e diffondersi rapidamente ad
altri organi e tessuti (in particolare a livello linfonodale ed osseo). Prima di un eventuale
trattamento è necessario un corretto inquadramento diagnostico che valuti l’estensione
locale del tumore (organo-confinato o ad estensione extraprostatica) ed eventuali
localizzazioni secondarie (linfonodali o extralinfonodali). L’incidenza di metastasi
linfonodali varia tra l’1 e il 26% a seconda della categoria di rischio di appartenenza,
dell’estensione della linfadenectomia e dell’analisi istologica. La TC e la RMN
presentano ancora una sensibilità bassa (<30%). La PET con 11C-Colina ha dimostrato
2
risultati migliori ma con sensibilità ancora insufficiente (<60%). Attualmente la
stadiazione linfonodale si basa sulla linfadenectomia pelvica.
Analogamente alla stadiazione pre-operatoria anche la ristadiazione in caso di recidiva
dopo trattamento radicale rappresenta un problema ancora irrisolto. Attualmente il
fallimento terapeutico si definisce come incrementi dei valori sierici dell’antigene
prostatico specifico (PSA) e si riscontra in circa il 40% dei pazienti sottoposti a
prostatectomia radicale, con il 95% dei casi nei primi 5 anni [2.]. La localizzazione della
recidiva di tumore prostatico è di fondamentale importanza per impostare una corretta
strategia terapeutica e nella gestione del paziente. Di solito, i pazienti con recidiva locale
vengono trattati con radioterapia di salvataggio, mentre i pazienti con sospetta malattia
metastatica ricevono la terapia ormonale (terapia di deprivazione androgenica). La
sensibilità e specificità delle tecniche di imaging disponibili è aumentata negli ultimi
anni. In particolare, la risonanza magnetica (MRI) con spettroscopia o con tensore di
diffusione si è rilevata utile nella diagnosi di recidive locali e come guida per la biopsia
transrettale ecoguidata. Tuttavia, per la rilevazione di metastasi a distanza, le diverse
modalità di imaging attualmente disponibili come la scintigrafia ossea e la tomografia
computerizzata non sono sufficientemente sensibili, soprattutto se i valori di PSA sono
bassi [3]. Alcune caratteristiche patologiche, come il Gleason score, i margini chirurgici
e il coinvolgimento delle vescicole seminali o dei linfonodi, possono essere utilizzate
per predire un eventuale recidiva locale o sistemica: l’estensione extraprostatica del
tumore primario, la presenza di margini chirurgici positivi e un Gleason score ≤ 7 sono
fattori spesso associati ad una recidiva localizzata, mentre l’invasione delle vescicole
seminali, il coinvolgimento linfonodale e un Gleason score ≥ 8 sono correlati con una
recidiva sistemica [4.]. Attualmente, la TC/PET con 11C-colina è considerata la tecnica
di imaging total-body non invasiva più sensibile nel rilevare recidive di tumore
prostatico tra quelle disponibili. La performance della TC/PET con 11C-colina viene
considerata sufficiente per la ristadiazione del tumore prostatico in pazienti con recidiva
biochimica, anche se la detection rate (DR) è subottimale. Una possibile spiegazione è
il basso tasso di proliferazione delle cellule di tumore prostatico, che determina un lento
metabolismo di membrana e quindi una bassa captazione della colina [5].
Alcuni nuovi traccianti PET sono stati testati in maniera preliminare nell’ambito della
stadiazione e della ristadiazione del carcinoma prostatico.
3
Tra gli altri l’anti-1-amino-3-fluorine 18-fluorocyclobutane-1-carboxylic acid (anti-3-
18F-FACBC) si è mostrato sensibile per la stadiazione e ristadiazione della malattia.
L’uptake dell’anti-3-18F-FACBC è molto probabilmente mediato da un trasportatore di
aminoacidi di membrana (o da una combinazione di trasportatori di membrana). Una
volta nel comparto intracellulare il radiofarmaco non viene ulteriormente metabolizzato
e rimane immodificato marcando le cellule caratterizzate da un pronunciato uptake. La
biodistribuzione normale dell’anti-3-18F-FACBC prevede un uptake relativamente
intenso nel pancreas e nel fegato, un minimo uptake cerebrale ed una minima escrezione
per via renale. Inoltre questo radio-tracciante ha un’emivita più lunga consentendone
l’uso anche in Centri non dotati di ciclotrone.
Lo scopo di questo studio prospettico è valutare l’efficacia della TC/PET con anti-3-
18F-FACBC PET nella ristadiazione nei pazienti che presentino ripresa biochimica
dopo trattamento radicale (Fase I) e nella stadiazione dei pazienti affetti da carcinoma
prostatico (Fase II).
4
La stadiazione pre-operatoria nel tumore della prostata
La classificazione in classi di rischio
La stratificazione in classi di rischio rappresenta un momento fondamentale nella
gestione clinica dei pazienti affetti da carcinoma prostatico non metastatico:
l’identificazione di tali classi consente infatti di programmare il più idoneo percorso
diagnostico-terapeutico per ogni paziente.
I sistemi di classificazione in classi di rischio sono basati sul ben documentato ruolo
prognostico (in termini di outcomes e di sopravvivenza) di tre parametri clinici: stadio
clinico della neoplasia (cT), Gleason score e PSA. Le principali società scientifiche uro-
oncologiche internazionali hanno adottato il sistema classificativo proposto da D’amico
[6] e inserito nelle proprie linee guida tali sistemi di stratificazione dei pazienti ai fini
del management diagnostico-terapeutico del paziente.
In particolare le linee guida europee (European Association of Urology) e USA
(National Comprehensive Cancer Network) identificano le seguenti categorie di rischio:
Low Risk Sono definiti pazienti affetti da neoplasia prostatica a basso rischio di
recidiva di malattia e di progressione. Devono essere contemporaneamente presenti i
seguenti parametri: stadio clinico T1-T2a; Gleason score bioptico ≤ 6; PSA inferiore a
10 ng/ml. Nei pazienti inclusi in questa classe di rischio, i trattamenti raccomandati
comprendono la chirurgia, la radioterapia oppure, in casi selezionati, la sorveglianza
attiva [7,14]. Le linee guida americane NCCN [14] identificano una ulteriore categoria,
a rischio significativamente più basso di aggressività e progressione di malattia,
denominata Very Low Risk. In tale classe, oltre ad un Gleason score bioptico ≤ 6 ed un
PSA inferiore a 10 ng/ml, sono inclusi solo i pazienti in stadio clinico T1c (e non T2a),
con al massimo 3 prelievi bioptici positivi, dei quali non più del 50% della lunghezza
totale del frustolo può essere interessata da neoplasia. L’identificazione di questa nuova
classe a rischio molto basso, deriva dalle sempre più significative evidenze di letteratura
in merito all’over-treatment del carcinoma prostatico e agli effetti “collaterali” dei
trattamenti radicali. In tale gruppo infatti, la sorveglianza attiva consente nella maggior
parte dei pazienti di differire o di evitare qualsiasi trattamento della patologia, senza
compromettere la sopravvivenza del paziente. Le Linee Guida NCCN raccomandano
5
per i pazienti che rientrano nella classe Very Low Risk la sorveglianza attiva come
esclusivo trattamento, specie in coloro che hanno una aspettativa di vita < 20 anni [7,14].
Intermediate Risk Identifica una classe di pazienti affetti da: carcinoma
prostatico clinicamente localizzato (T2b secondo l’EAU, T2b-T2c secondo NCCN) e/o
Gleason score uguale a 7 e/o PSA compreso tra 10 e 20 ng/ml. In questo gruppo di
pazienti, con malattia più aggressiva rispetto alle classi di rischio molto basso e basso,
le Linee Guida internazionali raccomandano un trattamento radicale (prostatectomia
radicale o radioterapia), specie nei pazienti con una aspettativa di vita superiore a 10
anni.
High Risk Sono inseriti in questa classe pazienti affetti da neoplasia prostatica
ad alto rischio di recidiva e di progressione, cioè da una malattia ad elevata aggressività
e, in alcuni casi, localmente avanzata. Deve essere presente almeno uno di questi
parametri: stadio clinico ≥ T2c (EAU) o ≥ T3a (NCCN); Gleason score bioptico
compreso fra 8 e 10 PSA superiore a 20 ng/ml. Alla luce dell’elevato rischio di recidiva
e di progressione locale e sistemica, i pazienti inclusi in questo gruppo debbono essere
trattati con l’obiettivo di ottenere un ottimale controllo locale della malattia e prevenire
localizzazioni secondarie. La chirurgia radicale con una linfadenctomia pelvica estesa o
super-estesa (nelle mani di chirurghi esperti) offre outcomes di sopravvivenza
comparabili a quelli ottenuti con radioterapia esterna ad alte dosi associata a terapia
androgeno-soppressiva (con agonisti dell’LHRH o antagonisti del GnRH).
Le linee guida NCCN, a differenza di quelle europee, identificano una ulteriore classe
di rischio: la Very High Risk. In questa classe sono inclusi pazienti con malattia
localmente avanzata (T3b-T4, N+), sebbene possano essere inclusi anche coloro in cui
siano presenti due o più parametri che soddisfano la classe high risk. In tali pazienti le
opzioni terapeutiche includono la radioterapia ad alte dosi associata alla terapia
androgeno-soppressiva a lungo termine, la chirurgia radicale con linfadenectomia
pelvica estesa (solo se la malattia non è fissa, con estesa infiltrazione degli organi
limitrofi, specie il retto) e la terapia androgeno-soppressiva in monoterapia (con agonisti
dell’LHRH o antagonisti del GnRH) in pazienti non candidabili a trattamenti radicali.
La stadiazione con le tecniche di imaging convenzionale
Una corretta stadiazione, cioè una definizione dell’estensione di malattia, rappresenta
dunque il punto di partenza per stabilire quale sia la migliore strategia terapeutica,
6
ottenere informazioni riguardo alla prognosi e confrontare i risultati delle varie opzioni
terapeutiche. Il mezzo di stadiazione ideale dovrebbe possedere un elevato grado di
predittività sia per la valutazione dell’estensione locale sia per la valutazione
dell’estensione linfonodale e a distanza della neoplasia.
Va comunque sottolineato come, a tutt’oggi, la stadiazione clinica risulti poco accurata,
con una sotto-stadiazione, rispetto alla stadiazione post-chirurgica, che va dal 50% al
68% secondo vari autori.
Tra le tecniche di immagini notoriamente utilizzate in fase di stadiazione nel carcinoma
prostatico ricordiamo l’ecografia, la TC e la RM. L’impiego dell’ecografia prostatica
trans-rettale nella stadiazione è sicuramente discutibile e poco accurata, nonostante i
notevoli miglioramenti tecnici delle indagini ultrasonografiche e l’introduzione nella
pratica clinica, seppure a livello ancora sperimentale, dei mezzi di contrasto ecografici
(15).
La Tomografia Computerizzata (TC) non ha un ruolo significativo nella valutazione
dell’estensione locale di malattia, ma consente di identificare, benché con i limiti di una
stima esclusivamente dimensionale, l’interessamento linfonodale locoregionale (16,18).
Essa inoltre ha elevate sensibilità e specificità nella diagnosi delle localizzazioni ossee
di malattia, che aumentano se effettuata in associazione all’esame scintigrafico.
L’Imaging a Risonanza Magnetica (MRI) consente di valutare l’infiltrazione
capsulare, l’interessamento delle vescichette seminali, dei peduncoli vascolari e
dell’apice prostatico. Grazie soprattutto alle immagini di RM multiparametrica che
combina sequenze anatomiche T2 pesate, sequenze con contrasto (DCE-MRI), sequenze
pesate in diffusione (DWI) ed imaging spettroscopico (MRSI), attualmente la RM
rappresenta la metodica di imaging migliore per la valutazione del parametro T (19).
Inoltre l’uso di bobine endorettali o phased array aumenta ulteriormente la risoluzione
di contrasto e la risoluzione spaziale (20-21). Più controversi in letteratura appaiono i
risultati relativi all’accuratezza della RMI sulla valutazione del parametro N (22-23).
Le metastasi linfonodali pelviche sono nella maggioranza dei casi asintomatiche,
microscopiche (micrometastasi) e sia la TC che la RMI presentano entrambe bassi valori
di sensibilità e specificità nella valutazione delle metastasi linfonodali (24).
Indubbiamente negli algoritmi diagnostici e curativi dei pazienti con carcinoma
prostatico la scintigrafia ossea con la sua elevata accuratezza diagnostica rientra come
metodica gold standard nella identificazione delle metastasi ossee in fase di stadiazione.
Falsi negativi si presentano in meno dell’1% dei casi e la sensibilità si avvicina al 100%
7
nella rilevazione di metastasi, in confronto al 68% della radiografia ossea. In generale
nel corso della stadiazione, l’esecuzione della scintigrafia ossea è indicata nelle seguenti
situazioni cliniche: T1 e PSA> 20ng/ml; T2 e PSA>10ng/ml; T3 oT4; presenza di
sintomi legati alla neoplasia.
La linfadenectomia pelvica: gold standard della stadiazione linfonodale
Le metastasi linfonodali rappresentano un importante fattore prognostico nei pazienti
affetti da carcinoma prostatico [25]. È, invece, ancora dibattuto il beneficio ottenuto in
termini di sopravvivenza cancro-specifica e globale, offerto dalla linfadenectomia
pelvica (PLND), sia in pazienti con metastasi linfonodali documentabili, sia in pazienti
con linfonodi indenni [26, 27]. Nonostante ciò, la PLND rappresenta la procedura di
staging più accurata ed affidabile per la diagnosi di invasione linfonodale nel CaP [EAU
Guidelines]. Sfortunatamente, le procedure di imaging come la TC e la MRI hanno
un’abilità ridotta nel diagnosticare l’invasione linfonodale [28-30]. I linfonodi loco-
regionali della ghiandola prostatica sono i linfonodi pelvici al di sotto della biforcazione
delle arterie iliache comuni. I vasi linfatici della pelvi seguono le arterie e ogni gruppo
di linfonodi che le accompagna viene chiamato allo stesso modo: iliaco interno, iliaco
esterno ed iliaco comune. La PLND standard, o limitata, consiste nella rimozione dei
linfonodi della fossa otturatoria e dell’iliaca esterna, o solo quelli della fossa otturatoria.
Una linfadenectomia estesa consiste nella rimozione dei linfonodi nella fossa
otturatoria, e a livello dei vasi iliaci esterni, interni e comuni fino al punto in cui l’iliaca
incrocia l’uretere. Nella linfadenectomia super-estesa vengono rimossi anche i pre-
sacrali fino ai mesenterici inferiori.
L’American Urologic Association (AUA), nel suo Prostate Specific Antigen (PSA) Best
Practice Statement: 2009 Update, ha stabilito che quei pazienti con un livello di PSA
inferiore a 10 ng/mL e Gleason score ≤ 6 potrebbero non trarre beneficio dalla PLND.
Inoltre, ha determinato che, mentre la PLND estesa potrebbe portare benefici in termini
di recidiva e sopravvivenza nei pazienti a rischio intermedio ed alto, questa deve essere
bilanciata verso i potenziali aumenti di morbidità [31].
La linfadenectomia pelvica in corso di prostatectomia radicale per carcinoma prostatico
mostra una percentuale relativamente bassa di complicanze che, tuttavia, quando
presenti sono correlate ad una morbidità significativa. Le principali complicanze della
linfadenectomia pelvica sono di seguito riportate:
8
Linfocele: fu descritto per la prima volta in letteratura da Mori [32] nel 1955. È
comunemente definito come una raccolta di liquido linfatico privo di rivestimento
epiteliale distinto, risultante dalla sezione dei vasi linfatici afferenti [33]. Le
manifestazioni cliniche possono essere molto variabili. Nella maggior parte dei casi i
linfoceli possono essere del tutto asintomatici (intorno al 50 [34]. I pazienti sintomatici
si possono presentare con ileite, dolore, febbre, edema alle estremità inferiori, disturbi
urinari [35]. In letteratura è riportata un’incidenza di linfocele compresa tra 0.8% e 9%
nei pazienti sottoposti a PLND limitata [36-38]. Molti studi hanno dimostrato
incremento doppio o triplo di incidenza di linfocele nei pazienti trattati con una
linfadenectomia pelvica estesa [37,38, 39].
Complicanze tromboemboliche: includono la trombosi venosa profonda (TVP)
e l’embola polmonare (EP). Fortunatamente, questi eventi sono rari in associazione alla
PLND, anche se rappresentano spesso una causa significativa di mortalità operatoria e
perioperatoria [33]. Molti studi ampi hanno mostrato l’influenza della PLND sulle
complicanze tromboemboliche, evidenziando delle percentuali dallo 0.2% all’8% [37,
40]. Musch e colleghi [37] hanno dimostrato una incidenza dell’8% di TVP e del 3% di
EP negli uomini che hanno sviluppato un linfocele associato a PLND. Gli uomini di
questo studio senza linfocele presentavano un rischio significativamente ridotto di
sviluppare complicanze tromboemboliche.
Lesioni neurologiche: come in tutti i tipi di chirurgia della pelvi, la PLND
comporta un piccolo, ma significativo rischio di lesione alle strutture nervose all’interno
della pelvi. I nervi che possono essere lesi durante la linfadenectomia pelvica sono
l’otturatorio, il genitofemorale e, raramente, il femorale. Le lesioni al nervo otturatorio
sono le lesioni nervose più frequenti associate alla PLND [35]. Le lesioni nervose
possono arrivare fino al 3.2% nei vari studi sulla PLND [38, 41,42].
Lesioni Ureterali: rappresentano una rara ma documentata complicanza della
PLND per carcinoma prostatico. La percentuale di lesioni ureterali è inferiore all’1%
negli studi ampi sulla linfadenectomia pelvica [36-38].
Edema agli Arti Inferiori: è una complicanza rara. In letteratura è riportata una
incidenza del 4%, valore che può aumentare nei pazienti sottoposti a PLND estesa [36].
9
I nomogrammi
È stato già discusso come la linfadenectomia pelvica, pur rappresentando il gold
standard per la stadiazione linfonodale, non sia scevra di complicanze correlate ad una
morbidità significativa. Per tale motivo sono stati creati alcuni nomogrammi finalizzati
a predire la probabilità di coinvolgimento linfonodale e limitare l’indicazione alla
linfadenectomia.
Le tabelle di Partin sono un esempio esauriente di tali algoritmi, perché rivelano la
probabilità percentuale di avere un determinato stadio patologico finale, inclusa
l’invasione linfonodale, sulla base di analisi di regressione logistica del Gleason score,
dei livelli di PSA e dello stadio clinico [43]. Dopo che Makarov et al. [44] hanno
aggiornato la tabella di Partin con un’ulteriore stratificazione delle informazioni di base,
portando l’accuratezza predittiva all’88%. Dato che nella maggior parte dei modelli
predittivi i nomogrammi sono stati convalidati in pazienti trattati con PLND limitata o
standard, Briganti et al. [45] hanno sviluppato e convalidato il primo nomogramma
prognostico dopo aver effettuato una PLND estesa su 602 pazienti. Hanno mostrato che
l’invasione linfonodale è stata ritrovata in 66 pazienti (11.0%) con più di 10 linfonodi
rimossi per paziente (media 17.1) e che un nomogramma basato sullo stadio clinico, sul
PSA e sul Gleason score della biopsia porta ad un’accuratezza predittiva del 76%.
I nomogrammi, che forniscono un pronostico altamente accurato sulla probabilità di
invasione linfonodale durante prostatectomia radicale, sembrano essere strumenti utili
nell’identificazione di pazienti ai quali può essere risparmiata in maniera sicura la
PLND. In ogni modo, non c’è una risposta esatta alla domanda su quale sia il livello in
cui si può evitare la PLND in maniera sicura. Cagiannos et al. [46] hanno riportato che
è appropriato non effettuare la linfadenectomia quando il nomogramma predice una
probabilità del 1.5-3% o meno. Secondo le linee guida del National Comprehensive
Cancer Network (NCCN), la PLND può essere evitata nei pazienti con una probabilità
< 2% di metastasi linfonodali, predetta dai nomogrammi [14].
La TC/PET nella stadiazione pre-operatoria
Anche se la MRI, la CT e la Scintigrafia Ossea vengono ancora frequentemente
impiegate nella stadiazione e ristadiazione del Pca, la Tomografia ad Emissione di
Positroni (PET) con 11C-Colina o la 18F-Colina rappresenta la metodica di riferimento
e maggiormente studiata, grazie ad una migliore sensibilità rispetto alle metodiche
10
tradizionali. La tomografia ad emissione di positroni (PET) è una tecnica di imaging di
medicina nucleare non invasiva che rileva raggi gamma provenienti da isotopi che
emettono positroni, e permette di valutare l’organismo da un punto di vista funzionale.
È molto sensibile e precisa, basata sulla biologia molecolare. Permette la valutazione
funzionale di processi biochimici di alcuni tessuti che sono alterati nelle fasi precoci di
una malattia neoplastica. Queste alterazioni metaboliche precedono le alterazioni
morfologiche visibili con altre tecniche di imaging (CT, MRI). La sensibilità e
specificità potenzialmente elevata della PET dipendono dalla sensibilità dei radioisotopi
e dal profilo biologico dei traccianti, che sono radiofarmaci selettivi a livello molecolare.
Quando un tracciante viene somministrato ai pazienti, il nucleo emette un positrone che
dopo uno spostamento di qualche millimetro entra in collisione con un elettrone del
tessuto, risultandone la annichilazione di entrambe le particelle. Questa annichilazione
produce due fotoni emessi in senso opposto, e le radiazioni gamma vengono percepite
dal sistema PET e trasformate in immagini [47]. La PET non possiede però la
risoluzione spaziale che possiedono altre tecniche di imaging, per questo sono state
sviluppate procedure computerizzate che permettono la fusione delle immagini
funzionali della PET con le immagini morfologiche della CT. Per evitare problemi di
congruenza tra le immagini, è stato disegnato uno scanner TC/PET che permette
l’acquisizione di immagini anatomiche e funzionali in una sola ripresa. Anche se
dall’esterno sembra un solo strumento, all’interno non c’è integrazione meccanica tra il
sistema PET e quello CT. Le immagini CT vengono acquisite prima, e vengono
utilizzate per generare fattori di correzione che vengono applicate alle informazioni
rilevate dal sistema PET. Alla fine della scansione sono disponibili le immagini PET e
CT, sia separate che sovrapposte. L’approccio combinato della TC/PET si è dimostrato
un passo avanti nella diagnosi di tumori primari, metastasi e recidiva dopo terapia, ma
anche per la stadiazione, ristadiazione e il monitoraggio della risposta alla terapia in
diversi tipi di tumore.
Mentre molti aspetti della TC/PET sono superiori a quelli della PET, uno dei più
favorevoli è stato la riduzione complessiva nel tempo di imaging. Oltre ai progressi nella
tecnologia PET attraverso l'introduzione di scintillatori più veloci e di superiore
prestazione, l'uso di una correzione dell'attenuazione basata sulla CT ha eliminato il
requisito di una scansione separata PET. Nelle scansioni TC/PET tempi di esame di 5-
10 minuti sono facilmente raggiungibili, rispetto ai 45 minuti delle scansioni PET
standard [47].
11
TC/PET con 18F-FDG
La capacità della TC/PET 18F-FDG di rilevare tessuto tumorale si basa su un aumentato
metabolismo glucidico nelle cellule maligne in confronto con le cellule benigne (effetto
Warburg) come risultato di un’aumentata espressione dei trasportatori di membrana del
glucosio (principalmente GLUT1) e dell’attività enzimatica dell’esochinasi II.
L’espressione del gene GLUT1 è correlata con il grado di differenziazione del tumore.
Il 18F-FDG ha un uso limitato nella diagnosi di recidiva di tumore prostatico, soprattutto
di recidiva localizzata, perché il suo accumulo in vescica determina un alto numero di
falsi negativi. Inoltre, il 18F-FDG può dare anche falsi positivi perché viene captato da
tessuto infiammato o tessuto normale.
TC/PET con 11C-colina
La Colina è un precursore nella biosintesi della fosfatidilcolina e dei fosfolipidi di
membrana e i suoi livelli sono aumentati in molte cellule tumorali tra cui il PCa, nel
quale invece è ridotto il metabolismo glucidico che rende il 18F-Fluorodesossiglucosio
scarsamente utile in ambito prostatico. Siccome l’escrezione per via renale è molto lenta,
permette di acquisire immagini chiare della zona pelvica.
Le principali differenze tra la 18-F e la 11-C Colina riguardano la maggiore escrezione
urinaria della 18-F Colina e l’emivita che è significativamente inferiore per la 11-C
Colina (20 min) rispetto alla 18F Colina (110 min) per cui la 11C Colina è utilizzabile
solo nei centri che possiedono il ciclotrone.
In letteratura il ruolo della TC/PET con Colina nella stadiazione e ristadiazione dopo
trattamento per PCa è stato ampiamente dibattuto con risultati contrastanti. Una recente
revisione e metanalisi ha dimostrato che la TC/PET con Colina ha un’accuratezza
elevata nella ristadiazione e può guidare ulteriori decisioni terapeutiche, mentre non ha
una reale applicabilità nella stadiazione pretrattamento a causa della bassa sensibilità
dovuta alla limitata risoluzione spaziale (circa 5 mm) della metodica [48]. Come le
metodiche d’imaging tradizionali (CT e MRI) nella stadiazione linfonodale, le
dimensioni delle metastasi rappresentano il principale fattore limitante e per questo la
linfoadenectomia pelvica è ancora oggi la più accurata metodica di stadiazione
linfonodale [49]. Infatti numerosi studi hanno valutato il ruolo della PET Colina nella
stadiazione delle metastasi linfonodali nei pazienti a intermedio e alto rischio, con
risultati alquanto eterogeni riportando un range di sensibilità e specificità del 60-100%
12
e 66-98% rispettivamente [50-51]. Evangelista et al. nel 2013 [52] in una revisione
sistematica ha riportato una sensibilità e specificità globale del 50% e 95%
rispettivamente, così come altri autori hanno riportato una sensibilità del 60% sempre
nella stadiazione linfonodale [50], globalmente abbastanza bassa; pertanto le attuali
evidenze non supportano l’utilizzo routinario della PET Colina in stadiazione se non in
casi altamente selezionati, come i pazienti “very high risk” [53].
TC/PET con 18F-FACBC
18F-FACBC (anti-1-amino-3-18F-fluorocyclobutyl-1-carboxylic acid) è stato
recentemente proposto come tracciante PET grazie ad una distribuzione nell’organismo
più favorevole della colina, alla trascurabile escrezione renale, all’assenza di attività a
livello urinario, una maggior emivita (109 min vs 20 min) ed una miglior definizione
delle immagini di captazione. È un analogo sintetico dell’L-leucina utilizzato come
tracciante TC/PET, che si accumula con un’alta specificità in cellule tumorali di
glioblastoma multiforme, carcinoma papillare del rene e adenocarcinoma della prostata.
Una delle sue proprietà principali è la lenta eliminazione renale, il che lo rende ideale
nello studio del tumore della prostata [54].
L’accumulo del FACBC nelle cellule tumorali è correlato all’espressione di trasportatori
aminoacidici sodio-dipendenti (sistema ACS) e sodio-indipendenti (LAT1). Non viene
metabolizzato né escreto nelle urine, permettendo una maggior visibilità di eventuali
ricadute locali in un paziente trattato con una prostatectomia radicale. Okudaira et al.
hanno studiato questi meccanismi, osservando che la captazione di FACBC in cellule in
ambiente privo di sodio si riduceva al 20%. Poi, attraverso analisi di espressione
dell’mRNA hanno riscontrato un importante ruolo di ASCT2 e SNAT2 nel trasporto di
FACBC, in modo simile al trasporto dell’L-alanina [2]. I sistemi di trasporto L sono
invece importanti nel trasporto sodio-indipendente dell’FACBC. Il sottotipo LAT1 del
sistema L funziona come un trasportatore di aminoacidi neutri con catene laterali
ramificate, lunghe o aromatiche (e.g. leucina e fenilalanina). L’espressione di LAT1 è
aumentata nelle cellule di tumore prostatico. Una volta all’interno della cellula, il 18F-
FACBC non viene incorporato alle proteine e rimane intatto dentro la cellula, proprietà
importante nello studio TC/PET, perché l’incorporazione del 18F-FACBC in enzimi e
proteine potrebbe determinare reazioni avverse importanti.
L’utilizzo di questo radiotracciante nella fase di ristadiazione, dopo ripresa biochimica
nei pazienti già trattati per neoplasia prostatica, è stato oggetto di alcuni recenti studi
13
con risultati favorevoli. Sono pochi invece gli studi che hanno valutato la sua
applicazione durante la stadiazione pre-operatoria.
La ristadiazione nei pazienti con recidiva biochimica dopo trattamento
radicale
La recidiva biochimica
L’antigene prostatico specifico (PSA) è un marker sensibile e specifico di tessuto
prostatico, ed è elevato nel 95% dei pazienti con tumore in stadio avanzato. Vista la sua
sensibilità come marker per tumore della prostata, vengono utilizzate misure in serie e
di routine di PSA per diagnosticare precocemente la recidiva del tumore in pazienti
sottoposti a trattamenti primari per la malattia localizzata. Il monitoraggio del PSA dopo
il trattamento del tumore della prostata localizzato porta all’identificazione di pazienti
con solo recidiva biochimica, in assenza di manifestazioni cliniche o all’imaging di
ripresa di malattia locale o a distanza. Molti di questi pazienti sono relativamente
giovani ed altrimenti sani, per questo c’è interesse nel loro trattamento, compresa la
mortalità e l’impatto della terapia nella loro qualità di vita.
La prostatectomia radicale fornisce un buon controllo del tumore nella maggioranza dei
pazienti con tumore localizzato. Il PSA ha un’emivita di 3.15 giorni e dovrebbe
diventare non rilevabile 21-30 giorni dopo la prostatectomia radicale. Tuttavia, circa il
40% dei pazienti andrà in contro ad un aumento del PSA entro 10 anni dall’intervento
[55]. La probabilità di una recidiva biochimica dipende dalla stadiazione clinica,
Gleason score, PSA pre-operatorio e stadiazione patologica. Sono state proposte molte
definizioni di recidiva biochimica, ma quella più utilizzata è quella dell’American
Urological Association (AUA): valori sierici di PSA ≥ 0.2 ng/mL, confermati da una
seconda determinazione con PSA ≥ 0.2 ng/mL [55]. La storia clinica dei pazienti con
recidiva biochimica è molto eterogenea. La sopravvivenza tumore-specifica dopo 10 e
15 anni dall’intervento è di 94% e 91% rispettivamente. In uno studio realizzato su 1997
pazienti, le probabilità di sviluppare metastasi dopo 15 anni era del 18%. Tra i pazienti
con recidiva biochimica, si sono riscontrate metastasi a distanza in 34% dei pazienti. È
importante dire che nessun paziente ha avuto una ripresa di malattia locale o metastatica
senza avere avuto prima una recidiva biochimica [56].
14
La definizione di recidiva biochimica è più complicata dopo radioterapia esterna. Una
parte di tessuto prostatico normale rimane indenne, ed è improbabile che i valori del
PSA cadano sotto la soglia di rilievo (0,2 ng/mL). La riduzione dei valori di PSA dopo
RT è graduale, e il tempo medio per il raggiungimento del nadir del PSA è di 18 mesi o
di più [57]. Il nadir del PSA (la concentrazione sierica più bassa che raggiunge) è un
indicatore del successo del trattamento dopo RT. Anche se valori più bassi di nadir del
PSA si associano a migliori risultati terapeutici, nessun valore assoluto può distinguere
tra successo o fallimento terapeutico. L’American Society for Radiation Oncology
(ASTRO) consiglia che il nadir del PSA venga considerato come un fattore prognostico
in modo simile a variabili pre-trattamento, come il PSA sierico, il Gleason score e lo
stadio T clinico del tumore. Per standardizzare il rilievo del PSA per valutare il successo
della terapia, una commissione dell’ASTRO ha definito come recidiva biochimica
l’aumento di tre valori consecutivi di PSA dopo il raggiungimento di un nadir. Questi
criteri sono stati poi modificati con i criteri di Phoenix nel 2005, secondo cui si considera
come recidiva biochimica un aumento di 2 ng/mL o più sopra il nadir del PSA dopo RT
[57].
La ristadiazione della recidiva biochimica
PSA e i suoi derivati
In pazienti sottoposti ad un trattamento locale per un tumore clinicamente localizzato,
l’innalzamento dei valori del PSA dopo il trattamento precede di molti anni lo sviluppo
di metastasi clinicamente evidenti o la presenza di manifestazioni cliniche di una
recidiva localizzata [56]. Anche se le caratteristiche patologiche e il PSA preoperatorio
possono influenzare il rischio di recidiva biochimica, la tempistica e il pattern con cui
si presenta l’aumento del PSA nella recidiva sono le variabili cliniche più importanti nel
cercare di distinguere tra recidiva locale e sistemica. Alcuni studi dimostrano che un
intervallo breve tra l’intervento e la recidiva biochimica è indice di metastasi non
rilevate con le tecniche di imaging, mentre se la recidiva biochimica avviene 1-2 anni
dopo la prostatectomia radicale, è più probabile che la recidiva sia locale [56]. La
recidiva locale è anche più probabile quando la velocità di aumento del PSA (PSA
velocity) è inferiore a 0.75 ng/mL/anno e il tempo di raddoppio del PSA (PSAdt) è
maggiore di 12 mesi. Come regola generale, i pazienti con tumore ad alto grado,
coinvolgimento delle vescicole seminali, PSAdt < 6 mesi e PSA rilevabile entro 12 mesi
15
dall’intervento hanno un rischio maggiore di sviluppare metastasi, mentre i pazienti con
tumori di grado basso o intermedio, senza coinvolgimento delle vescicole seminali,
margini chirurgici positivi, PSAdt > 6 mesi e PSA rilevabile almeno 1 anno dopo
l’intervento hanno più probabilità di avere una recidiva locale [56]. Tuttavia, queste
variabili, sia quando usate singolarmente che quando usate in combinazione, non sono
totalmente affidabili nel predire il pattern di recidiva. Queste variabili possono essere
usate per guidare l’utilizzo di tecniche di imaging e biopsie per stabilire il sito di
recidiva.
Ecografia transrettale con biopsia dell’anastomosi vescico-uretrale
L’ecografia transrettale (TRUS) con biopsia dell’anastomosi vescico-uretrale è una
procedura diagnostica utile per valutare l’anatomia della loggia prostatica ma è poco
sensibile per valori di PSA bassi. Diversi studi dimostrano che la sensibilità di questa
tecnica si aggira intorno al 50%, molto dipendente dei valori di PSA post-trattamento
[58,59]. Un limite della TRUS con biopsia dell’anastomosi vescico-uretrale è
l’incapacità di rilevare una recidiva locale per PSA < 1 ng/mL, e la necessità di ulteriori
innalzamenti dei valori di PSA per ottenere una conferma istologica di recidiva locale
prima di procedere con la radioterapia di salvataggio [58]. Lesioni patologiche si
presentano spesso come aree ipoecogene in posizione perianastomotica, in vicinanza al
collo vescicale o posteriormente al trigono vescicale. Altri criteri suggestivi di una
recidiva locale sono l’ispessimento asimmetrico dell’anastomosi vescico-urinaria o la
perdita dell’integrità del piano retroanastomotico. Il sito di riscontro di recidiva
tumorale è l’anastomosi vescico-uretrale, con biopsie positive in un 62% dei casi. Altri
siti comuni di recidiva sono il collo vescicale e lo spazio retrovescicale. In uno studio
di Leventis et al [58], una serie pazienti con TRUS nella norma hanno avuto una biopsia
positiva solo nel 20% dei casi, mentre il 62% dei pazienti con lesioni sospette hanno
presentato biopsie positive. I valori di PSA sono significativamente più alti in pazienti
con biopsie positive rispetto ai pazienti con biopsie negative. Solo il 25% dei pazienti
con PSA ≤ 1 ng/mL presenta biopsie positive, mentre il 71% dei pazienti con PSA > 1
ng/mL ha una recidiva locale confermata dalla biopsia [59]. Alcuni autori consigliano
l’uso della TRUS con biopsia solo per valori di PSA > 0.5 ng/mL [58], mentre altri
consigliano il prelievo di biopsie già per valori di PSA > 0.2 ng/mL, perché si è
confermato un miglioramento della sopravvivenza senza recidiva biochimica se la
radioterapia di salvataggio viene iniziata quando i valori di PSA sono ≤ 1 ng/mL [59].
16
Scintigrafia ossea
La diagnosi precoce di un eventuale coinvolgimento osseo in un paziente con tumore
prostatico è fondamentale per un’appropriata gestione del paziente, in particolare per la
scelta terapeutica, follow-up e prevenzione di fratture patologiche. La scintigrafia ossea
è una tecnica di imaging total-body usata in pratica clinica per rilevare lesioni ossee di
vario tipo, che consiste nella somministrazione di una molecola affine al tessuto osseo,
come i bifosfonati (MDP, DPD), marcata con il radionuclide 99mTc e la conseguente
acquisizione delle immagini con una gamma camera. Un suo limite è la bassa specificità,
dovuto al fatto che il radiofarmaco tende ad accumularsi anche nelle alterazioni
degenerative ed infiammatorie. Anche se alcune caratteristiche della ricaptazione
possono indirizzare nella differenziazione tra una lesione maligna e una benigna (per
esempio, una lesione spinale simmetrica è probabilmente una lesione degenerativa), è
spesso difficile differenziare alterazioni degenerative da metastasi [60]. Le metastasi
ossee rappresentano la principale manifestazione clinica per molti pazienti con tumore
prostatico, e spesso sono la prima causa di mortalità e morbidità. La detection rate della
scintigrafia ossea è di solo 1-13% in pazienti con PSA < 20 ng/mL e Gleason score < 8
[61]. Secondo alcuni autori, pazienti con valori di PSA relativamente bassi, assenza di
sintomatologia ossea, basso stadio T e basso Gleason score non hanno un’indicazione
alla scintigrafia ossea [60,61]. Per valori di PSA tra 1,4 ng/mL e 20.0 ng/mL, la
scintigrafia ossea ha una minore sensibilità rispetto la TC/PET con 11C-colina [60].
Questo si spiega col fatto che il radiofarmaco utilizzato nella scintigrafia ossea (per
esempio, il 99mTc-DPD) viene captato in presenza di lesioni osteoblastiche, quindi è un
segno indiretto di lesione metastatica, mentre la colina viene captata direttamente dalle
cellule tumorali [61].
Immunoscintigrafia con 111In-capromab pendetide
L’immunoscintigrafia con 111In-capromab pendetide (ProstaScint®) è una tecnica di
imaging approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti basata
sull’utilizzo di IgG monoclonali murine che si legano direttamente all’antigene di
membrana prostatico-specifico (PSMA) nelle cellule epiteliali prostatiche. Il PSMA è
una glicoproteina transmembrana espressa in maggior quantità in cellule tumorali
rispetto a cellule epiteliali normali [62]. Le prime indicazioni per l’utilizzo
dell’immunoscintigrafia furono di usarla solo in pazienti con rischio moderato-alto di
17
malattia extra-prostatica, determinato dal valore del PSA preoperatorio, Gleason score
≥ 7 e dalla stadiazione clinica e patologica. La tendenza generale di identificare recidive
tumorali in uno stadio precoce dopo la prostatectomia radicale ha portato all’uso
dell’immunoscintigrafia per differenziare una recidiva locale da una a distanza, con il
fine di selezionare meglio i pazienti per una possibile radioterapia di salvataggio ed
evitare radiazioni innecessarie in pazienti con malattia metastatica. Schuster e i suoi
collaboratori hanno confrontato l’immunoscintigrafia con 111In-capromab pendetide con
la TC/PET con 18F-FACBC per la diagnosi di recidiva di tumore prostatico [62]. La
sensibilità e la specificità dell’immunoscintigrafia sono risultate rispettivamente del
62% e 72%, con molta variabilità osservatore-dipendente. La fusione con CT o MR
migliora la precisione della tecnica. Nella casistica dei suddetti autori, la sensibilità per
recidive locali è stata del 69%, mentre la sensibilità per lesioni extra-prostatiche è stata
del 10%. In conclusione, la TC/PET con 18F-FACBC si è dimostrata superiore sia nella
diagnosi di recidive nella loggia prostatica che nella diagnosi di metastasi a distanza
[62].
Tomografia computerizzata
La sensibilità della tomografia computerizzata (TC) di addome e pelvi è limitata per le
lesioni recidive di piccolo volume, particolarmente quando i valori di PSA sono bassi.
Alcuni studi dimostrano che la TC è positiva solo nell’11%-14% dei pazienti con
recidiva biochimica dopo prostatectomia radicale [63]. Il valore di PSA medio associato
ad una TC positiva è stato 12.4 ng/mL e la PSA velocity media 30.6 ng/mL/anno. Uno
dei problemi della TC è la presenza di tessuto cicatriziale per gli esiti operatori nella
regione pelvica, particolarmente intorno la loggia prostatica e le vescicole seminali, che
può essere confuso con una recidiva locale [63]. Anche in presenza di conferma
istologica di recidiva locale, la sensibilità della TC rimane bassa: in un gruppo di 22
pazienti sottoposti a prostatectomia radicale con recidiva biochimica e diagnosi
confermata da TRUS e biopsia, la sensibilità della TC è stata del 36% [64].
Riassumendo, la tomografia computerizzata è di poco aiuto nel rilevare recidive locali,
visto che studi precedenti dimostrano che la TC può essere positiva solo in presenza di
valori alti di PSA (PSA medio di 27,4 ng/mL) [65], riuscendo a rilevare le recidive locali
solo quando sono maggiori di 2 cm. Tuttavia, la TC può essere utile nel determinare il
coinvolgimento linfonodale. La sensibilità per la ristadiazione linfonodale è del 27-75%,
e la specificità del 66-100% [65]. La capacità della TC di rilevare metastasi linfonodali
18
si basa solo sulle dimensioni dei linfonodi, quindi potenzialmente mancando linfonodi
inferiori a 1 cm. La TC può essere anche utilizzata nella pianificazione del trattamento
radioterapeutico per definire i volumi target.
Risonanza magnetica
La risonanza magnetica multimodale con bobina endorettale si è rilevata utile nella
diagnosi di recidiva locale. I focolai di recidiva si riscontrano come aree isointense nelle
immagini pesate in T1 e come aree iperintense nelle aree pesate in T2 in confronto con
il tessuto muscolare adiacente [63]. Un altro ruolo che la risonanza magnetica può
ricoprire è la definizione dei volumi target per la radioterapia di salvataggio in pazienti
con recidiva locale. In un numero considerevole dei casi, si possono identificare residui
delle vescicole seminali. Sella et al. riportano che i residui delle vescicole seminali si
riscontrano nel 20% delle risonanze magnetiche effettuate dopo prostatectomia [66].
Questi residui, così come ogni residuo di tessuto prostatico dopo la prostatectomia,
devono essere inclusi nel volume da irradiare. L’utilità della risonanza magnetica può
essere migliorata utilizzando metodi di acquisizione dell’immagine alternativi. La
dynamic contrast-enhanced MRI (DCE-MRI) permette la valutazione dei parametri
vascolari (flusso e permeabilità) utilizzando un contrasto in infusione in un determinato
periodo di tempo. Questa tecnica è più sensibile della risonanza magnetica
convenzionale pesata in T2 nella diagnosi di tumore prostatico e nella valutazione dei
pazienti con recidiva biochimica [63]. In un gruppo di pazienti ad alto rischio di
sviluppare una recidiva dopo la prostatectomia radicale, la DCE-MRI ha avuto una
sensibilità del 71% e una specificità del 94% nel predire la recidiva locale [67].
Una tecnica più veloce che non richiede l’infusione di un contrasto è la risonanza
magnetica con tensore di diffusione (diffuse-weighted magnetic resonance imaging,
DW-MRI). La DW-MRI si basa sulla mobilità molecolare dell’acqua, determinata
dall’interazione dell’acqua con elementi intracellulari, macromolecole, membrana
cellulare ed elementi dell’organizzazione microstrutturale. I processi patologici che
alterano l’omeostasi intracellulare dell’acqua, la densità cellulare e la citoarchitettura
alterano la mobilità dell’acqua. Questi effetti possono essere quantificati con la
diffusion-weighted MRI [63]. La diffusion-weighted MRI è più sensibile nel rilevare
tessuto tumorale rispetto alla risonanza magnetica pesata in T2 da sola, migliorando la
sensibilità da 54% a 81%, con una lieve perdita di specificità, da 91% a 84% [60].
L’utilizzo di nanoparticelle superparamagnetiche di ossido di ferro migliora la
19
sensibilità della risonanza magnetica nella rilevazione di metastasi linfonodali, che da
35.4% passa a 90.5% [61]. Anche per la diagnosi di metastasi ossee, la diffusion-
weighted MRI si è dimostrata ugualmente efficace alla TC/PET con 11C-colina [63].
TC/PET
La TC/PET ha dimostrato di essere una tecnica più sensibile (88%-100%) e specifica
(75% -100%) rispetto la CT (sensibilità, 38%-90%, specificità, 38%-85%) per la
rivelazione di recidive di malattia o malattia residua nel sito primario, nonché
l'individuazione di recidiva linfonodale [68]. Più del 90% delle PET effettuate in ambito
oncologico utilizzano il fluoro-desossi-glucosio (FDG) come tracciante, e questo si
spiega con l’aumentato metabolismo glucidico delle cellule tumorali. Nella stadiazione
del tumore della prostata, la FDG-TC/PET ha un ruolo limitato per l’accumulo di
tracciante nel tessuto maligno e benigno. Inoltre, l’escrezione renale e il conseguente
accumulo in vescica determina una difficoltà maggiore nella valutazione di lesioni
localizzate nella loggia prostatica o nei tessuti adiacenti. Oltre l’aumentato uptake di
glucosio, nelle cellule tumorali si riscontra anche un aumentato fabbisogno di fosfolipidi
di membrana e un’aumentata sintesi proteica. Questo è il razionale per l’utilizzo della
colina e di analoghi di aminoacidi come nuovi radiofarmaci.
TC/PET con 11C-colina è stata studiata per la rilevazione di ricadute locali, linfonodali
e metastatiche di tumore della prostata. Siccome l’escrezione per via renale è molto
lenta, permette di acquisire immagini chiare della zona pelvica. Secondo alcuni studi,
recidive locali o metastasi a distanza vengono rilevate dalla TC/PET con colina con una
sensibilità del 95% e valore predittivo positivo dell’86%. La specificità è del 40%, con
un valore predittivo negativo del 67% [69]. Alcuni autori suggeriscono l’utilizzo della
TC/PET con 11C-colina a partire di valori di PSA ≥ 2,5 ng/mL. Oltre questo cut-off, la
sensibilità di questa procedura diagnostica è 91%, mentre la specificità è 50%. [69].
La TC/PET con 11C-colina si è dimostrata superiore alla scintigrafia ossea nella diagnosi
di metastasi ossee, con buoni valori di sensibilità, specificità e precisione (79%, 97% e
84% rispettivamente). Il radiofarmaco utilizzato nella scintigrafia ossea (99mTc-DPD)
viene captato in presenza di lesioni osteoblastiche, quindi è un segno indiretto di lesione
metastatica, mentre la colina viene captata direttamente dalle cellule tumorali [20].
Inoltre è stato ipotizzato che lo sviluppo delle metastasi ossee abbia inizio con il solo
coinvolgimento del midollo osseo [70,71]. Un altro vantaggio della TC/PET con 11C-
colina è la capacità di esaminare tutti i distretti anatomici in un singolo esame,
20
diversamente dalla scintigrafia. Fuccio et al. hanno osservato con la TC/PET con 11C-
colina, la presenza di recidive locali, metastasi polmonari e metastasi linfonodali in 32
su 42 pazienti, indipendentemente dal coinvolgimento scheletrico [72].
TC/PET con 18F-FACBC Lorenzo Oltre alla Colina sono recentemente apparsi altri
traccianti di notevole interesse clinico: un nuovo analogo dell’amminoacido leucina
definito FACBC (anti-1-amino-3-18F-fluorocyclobutane-1-carboxylic acid) è stato
recentemente proposto come tracciante PET grazie ad una distribuzione nell’organismo
più favorevole della colina, alla trascurabile escrezione renale, all’assenza di attività a
livello urinario, una maggior emivita (109 min vs 20 min) ed una miglior definizione
delle immagini di captazione come già descritto nei precedenti capitoli. I primi studi con
l’utilizzo del FACBC hanno dimostrato risultati promettenti e riproducibili con un
aumento del detection rate rispetto ad altre metodiche di circa il 20-30% [73]. Nel 2013
è stato pubblicato il primo studio di confronto tra la colina e il FACBC in 15 pazienti
con recidiva biochimica dopo trattamento radicale, dimostrando una detection rate del
20% per la colina e del 40% per il FACBC. [5] Nel 2014 Schuster et al. ha confrontato
la TC/PET con FACBC con SPECT/CT con 11In-Capromab su 93 pazienti con recidiva
biochimica dopo trattamento radicale, dimostrando per le recidive locali una sensibilità
e specificità del 90.2% e del 40%, rispettivamente per il FACBC, e una sensibilità e
specificità del 67% e 56% rispettivamente per la SPECT/CT con 11In-Capromab; per
le recidive linfonodali e sistemiche la sensibilità e specificità per il FACBC era pari al
55% e 97%, e per la SPECT/CT con 11In-Capromab era pari al 10% e 86%,
rispettivamente [74].
21
Il ruolo della TC/PET con anti-3-18F-FACBC nella stadiazione dei pazienti affetti da
neoplasia prostatica ad alto rischio e nella ristadiazione dei pazienti con ripresa
biochimica dopo trattamento radicale
Materiali e metodi
Lo studio è stato suddiviso in due fasi separate di arruolamento dei pazienti. Nella prima
fase (“FASE I”) abbiamo arruolato i pazienti con ripresa biochimica dopo trattamento
radicale. Nella seconda (“FASE II”) sono stati arruolati i pazienti con carcinoma
prostatico candidabili a chirurgia.
FASE I
In questo studio sono stati arruolati 100 pazienti con recidiva biochimica dopo
trattamento radicale. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a una TC/PET con anti-3-18F-
FACBC TC/PET e una con 11C-Colina per valutare il sito di recidiva. Tutti i pazienti
hanno effettuato le scansioni PET presso la U.O. di Medicina Nucleare dell’Ospedale
Sant’Orsola-Malpighi. Il presente è uno studio monocentrico comparativo, approvato
dal Comitato Etico dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi e realizzato d’accordo con i
principi della Dichiarazioni di Helsinki e con regolazioni nazionali. Il consenso
informato è stato chiesto ed ottenuto da tutti i pazienti arruolati. Tutti i pazienti sono
stati sottoposti alla TC/PET con anti-3-18F-FACBC entro una settimana dopo la TC/PET
con 11C-colina. I criteri di inclusione sono:
Prostatectomia radicale come trattamento primario per il tumore prostatico;
Recidiva biochimica, con valori di PSA > 0.2 ng/mL confermato da una seconda
misurazione;
Tutti i pazienti sono stati seguiti con un follow-up medio di 1 anno (6-24 mesi) dopo
aver eseguito la PET con 18F-FACBC. Durante il follow-up sono stati eseguiti dosaggi
seriati del PSA ed ulteriori esami di imaging (ecografia transrettale, RM, TC, biopsie).
Lo standard di riferimento si è basato sulla storia clinica dei pazienti e sugli esami di
imaging. Tali dati sono stati presi in considerazione per categorizzare i risultati delle
TC/PET di entrambi i traccianti come veri positivi (TP), veri negativi (TN), falsi positivi
(FP) o falsi negativi (FN).
22
FASE II
In questo studio prospettico sono stati arruolati 94 pazienti affetti da carcinoma
prostatico a rischio intermedio/alto, candidabili ad intervento di prostatectomia radicale
con linfadenectomia pelvica. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC/PET con 11C-
colina e TC/PET con 18F-FACBC. I criteri di inclusione sono stati:
Adenocarcinoma prostatico ad intermedio o alto rischio secondo la
classificazione di D’Amico;
Esami di stadiazione pre-operatoria come previsto nel normale percorso
assistenziale;
TC/PET con 11C-colina negativa per metastasi ossee;
Assenza di terapie ormonosoppressive in corso;
Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad intervento di prostatectomia radicale con
linfadenectomia pelvica con le diverse metodiche attualmente disponibili
(prostatectomia radicale robot assistita, laparoscopica e retropubica “a cielo aperto”).
Tutti i linfonodi asportati e la prostata sono stati analizzati. I risultati dell’esame eseguito
con 18F-FACBC sono stati confrontati con i dati derivanti dalle altre indagini
biochimiche, cliniche e strumentali eseguite nell’ambito del normale percorso
assistenziale, compreso il risultato dell’esame istopatologico previsto sui linfonodi
escissi (esame di riferimento).
Interpretazione delle immagini
Due medici nucleari con ampia esperienza nel campo del tumore della prostata hanno
esaminato tutte le scansioni TC/PET. Nei casi in cui ci fosse stata una discordanza tra i
due esaminatori, le immagini sono state esaminate una seconda volta e si è trovato un
consenso. I criteri per definire la positività TC/PET includono la presenza di aree focali
ad aumentata captazione del tracciante (aree più intense rispetto il background),
escludendo processi articolari e le aree di uptake fisiologico, con o senza una lesione
sottostante identificata dalla CT. Criteri semi-quantitativi basati sul valore standarizzato
di uptake massimo (SUVmax), come il rapporto tra il SUVmax della lesione e il
SUVmax del background, sono stati usati per aiutare l’analisi visiva. Se un focolaio di
leggera aumentata captazione veniva rilevato, un rapporto SUVmax lesione / SUVmax
background ≥ 1.5 viene considerato significativo. I valori Target to Background (TBR)
23
per il 18F-FACBC e i TBR per l’11C-colina sono stati riportati per ogni singola lesione,
così come il SUVmax, per comparare il grado di captazione di entrambi i traccianti. La
General Electric (Xeleris, GE Medical Systems, Waukesha, WI, Stati Uniti) ha
provveduto per la stazione di lavoro utilizzata per la valutazione delle immagini e la
semi-quantificazione. Le immagini PET, CT e la fusione delle immagini TC/PET sono
state utilizzate per valutare le scansioni da un punto di vista assiale, sagittale e coronale.
Sintesi dei radiotraccianti
Il 18F-Fluoride, necessario per marcare il tracciante, è stato prodotto dal ciclotrone del
Ospedale Sant’Orsola-Malpighi. Il 18F-FACBC è stato preparato nella radiofarmacia
dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, basandosi su un modulo di sintesi già caricato su
una cassetta dalla GE Healthcare (General Electric), e d’accordo con un metodo
precedentemente riportato [75]. L’11C-colina è stata sintetizzata utilizzando un metodo
di fase solida descritto da Pascali et al. [76], utilizzando un modulo di sintesi
commerciale (TracerLab, GE Medical Systems, Waukesha, WI).
Protocollo di rilevazione delle immagini TC/PET
Le acquisizioni delle immagini TC/PET con 18F-FACBC e con 11C-colina sono state
effettuate in modo simili. Brevemente, circa 370 MBq di tracciante sono stati iniettati.
Non c’è stato bisogno di digiuno per la TC/PET con 11C-colina, mentre un digiuno di 4
ore è stato necessario per la TC/PET con 18F-FACBC. Il tempo di uptake è stato di 3
minuti per entrambi i traccianti. Le immagini sono state acquisite da un tomografo 3D
(Discovery STE, GE Medical Systems, Milwaukee, WI) per 2 minuti/posizione del letto.
Il campo di esame incluso si estende dal cranio alla metà dei femori. Una CT a bassa
dose (120 kV, 80 mA) senza mezzi di contrasto è stata effettuata sia per la correzione
dell’attenuazione che come mappa anatomica. Le informazioni ricevute sono state
corrette per fenomeni di diffusione, eventi casuali coincidenti e tempo morto del sistema
utilizzando il software del sistema. Una ricostruzione iterativa (massimizzazione dei
subsets-ordinati con 2 iterazioni, seguite da un attenuamento con un filtro gaussiano 3D
di 6mm) e un attenuamento basato sulla CT sono stati utilizzati per ottimizzare le
immagini PET.
24
Analisi statistica
I risultati sono riportati come valore medio ± deviazione standard, mediana, range ed
intervalli interquantili. Sono stati calcolati: sensibilità, specificità, valore predittivo
positivo (PPV), valore predittivo negativo (NPV), accuratezza e detection rate.
25
Risultati
FASE I
Dei 100 pazienti arruolati 11 sono stati esclusi per fallimento durante lo screening o il
follow-up. Pertanto la popolazione studiata
comprende 89 pazienti (età media 69, 55-83
aa). La tabella 1 mostra le caratteristiche
cliniche e patologiche della popolazione
arruolata. Non si sono evidenziate reazioni
indesiderate per il 18F-FACBC né per l’11C-
colina.
In un’analisi basata sui pazienti, la TC/PET con
11C-colina ha avuto una detection rate del
33.7%, essendo stata positiva in 30 pazienti e
negativa in 59.
La TC/PET con 18F-FACBC è stata positiva in
33 pazienti e negativa in 56, con una detection
rate del 37,1%, come riportato nella tabella 2.
In 51 pazienti (57%) nessuno dei due traccianti
ha consentito di individuare la sede della
ripresa di malattia. In 25 pazienti (28%) con
entrambi i traccianti sono risultati positivi. In 8
pazienti (9%) in cui la TC/PET con 18F-FACBC
è risultata positiva la TC/PET con 11C-colina
non ha individuato lesioni; viceversa in 5
pazienti (6%) la TC/PET con 11C-colina è
risultata positiva in assenza di reperti patologici
alla TC/PET con 18F-FACBC.
Tabella 1: Caratteristiche dei pazienti
Tabella 2 Corrispondenza fra la TC/PET con 11C-colina e la TC/PET con 18F-FACBC in
un’analisi per paziente
26
Dai dati di follow-up è emerso che le lesioni segnalate alla TC/PET con 18F-FACBC
sono risultate: TP in 32 pazienti, TN in 2, FN in 54 e FP in 3 con valori calcolati di
sensibilità, specificità, PPV, NPV e accuratezza di 37%, 67%, 97%, 4% e 38%
rispettivamente. Analogamente le lesioni individuate dalla TC/PET con 11C-colina sono
risultate: TP in 27 pazienti, TN in 2, FN in 57 e FP in 3 con valori di sensibilità,
specificità, PPV, NPV e accuratezza di 32%, 40%, 90%, 3% e 32% rispettivamente
(Tabella 3). Dalle analisi di tali dati è risultata una differenza statisticamente
significativa fra i due traccianti in termini di TP, TN, FP e FN a favore del 18F-FACBC
(p<0,0001)
Tabella 3: Performance globale della TC/PET con 11C-colina e della TC/PET con 18F-FACBC
Suddividendo i pazienti per valori di
PSA la sensibilità della TC/PET con
11C-colina è risultata lievemente più
bassa rispetto alla TC/PET con 18F-
FACBC con una differenza
statisticamente significativa per valori
di PSA 1 (p=0,0001) (Tabella 4;
Figura 1).
Figura 1 Confronto della sensibilità della TC/PET con 11C-colina e della TC/PET con 18F-FACBC suddivisa per valori di PSA
Suddividendo i pazienti per sede sono stati ottenuti i seguenti risultati:
Tabella 4: Performance della TC/PET con 11C-colina e della TC/PET con 18F-FACBC suddivisa per valori di
PSA
27
Recidiva locale: 13 pazienti sono risultati positivi con almeno uno dei due
traccianti in corrispondenza della loggia prostatica. Di questi, 10 sono risultati positivi
nella stessa sede con entrambi i traccianti, 1 positivo alla TC/PET con 11C-colina ma
negativo alla TC/PET con 18F-FACBC e 2 negativi alla TC/PET con 11C-colina e
positivi alla TC/PET con 18F-FACBC. Nel follow-up i 10 pazienti risultati positivi con
entrambi i traccianti sono stati confermati (TP). Dei 3 pazienti discordanti sono stati
confermati solo i due positivi alla TC/PET con 18F-FACBC.
Localizzazione linfonodale: 26 pazienti sono risultati positivi per
localizzazione linfonodale con almeno uno dei due traccianti. Di questi, 13 sono risultati
positivi per entrambi i traccianti e durante il follow-up 12 sono stati confermati (12 TP
e 1 FP); 9 negativi alla TC/PET con 11C-colina (8 FN, 1 TN) e positivi alla TC/PET con
18F-FACBC (8 TP e 1 FP) e 4 positivi alla TC/PET con 11C-colina TC/PET (2 TP, 2 FP)
con 18F-FACBC.
Localizzazione ossea: 7 pazienti sono risultati positivi per lesioni scheletriche
con almeno uno dei due traccianti. Di questi, 4 sono risultati positivi con entrambi i
traccianti, 2 positivi alla TC/PET con 11C-colina (1 FP, 1 TP) e negativi alla TC/PET
con 18F-FACBC (1 TN, 1 FN) e 1 negativo alla TC/PET con 11C-colina (1 FN) e positivo
alla TC/PET con 18F-FACBC (1 TP).
In generale il valore predittivo positivo della TC/PET con 18F-FACBC nella
identificazione delle recidive locali, e delle localizzazioni ossee e linfonodali è risultato
più alto rispetto alla TC/PET con 11C-colina (Tabella 5)
Tabella 5: Valore predittivo positivo dei due traccianti suddiviso per sede
28
La figura 2 mostra due lesioni ossee pelviche rilevate dalla scansione TC/PET con 18F-
FACBC e totalmente negative con l’11C-colina in un paziente con PSA = 1.2 ng/mL, 3
anni dopo prostatectomia radicale.
Per quanto riguarda i falsi positivi, con entrambi i traccianti è stato riscontrato un caso
di un paziente affetto da un osteoma osteoide della parte sinistra parietale della pelvi,
già presente 5 anni prima della prostatectomia radicale. Un paziente con angiomatosi
epatica già diagnosticata è stato falsamente positivo con l’11C-colina e veramente
negativo con il 18F-FACBC. Anche diversi linfonodi inguinali infiammatori sono
risultati positivi con l’11C-colina e negativi con il 18F-FACBC. Un paziente con linfoma
a basso grado è risultato negativo ad entrambi i traccianti.
Figura 2 paziente sottoposto a prostatectomia radicale, senza radioterapia né terapia di deprivazione androgenica ed aumento del PSA (1.2 ng/mL). La TC/PET con 11C-colina risulta completamente negativa, mentre quella
con 18F-FACBC rileva due lesioni ossee pelviche
29
FASE II
Dei 94 pazienti arruolati 14 sono stati esclusi per variazione dell’indicazione terapeutica
(radioterapia, terapia ormonale), per riscontro di
secondarismi ossei e per linfadenectomia
insufficiente (per problemi intraoperatori). Le
caratteristiche dei pazienti sono riassunte nella
(Tabella 6). Tutti i pazienti inclusi (80) sono stati
sottoposti ad intervento di prostatectomia radicale
con linfadenectomia pelvica bilaterale secondo le
seguenti tecniche: video laparo robot assistita (65
pazienti); retropubica “a cielo aperto” (13
pazienti); laparoscopica (2 pazienti).
Sono stati rimossi in media 23 linfonodi per
paziente (mediana: 19) con riscontro di metastasi
linfonodali in 19 pazienti (23.8%). Sulla base
dell’esame istologico il carcinoma prostatico è
risultato di stadio pT2 in 16 casi (20%), pT3a in
42 casi (52,5%) e pT3b/pT4 in 22 casi (27,5%)
con Gs ≤ 7 in 22 pazienti (27,5) e 8-10 in 58 casi
(72,5%).
In un’analisi per paziente la TC/PET con 11C-
colina è risultata positiva per secondarismi
linfonodali in 30 pazienti mentre la TC/PET con
18F-FACBC è risultata positiva in 19 pazienti
(Tabella 7).
Tabella 6 Caratteristiche dei pazienti
Tabella 7: Corrispondenza fra la TC/PET con 11C-colina e la TC/PET con 18F-FACBC in un’analisi per paziente
30
In 15 pazienti c’è stata discordanza tra i due esami PET: in 13 casi in cui la TC/PET con
11C-colina ha evidenziato delle metastasi linfonodali la TC/PET con 18F-FACBC è
risultata negativa. Quest’ultima è stata confermata all’esame istologico in 11 casi (18F-
FACBC: 11 TN; 2 FN). In 2 pazienti in cui la TC/PET con 18F-FACBC è risultata
positiva la TC/PET con 11C-colina non ha evidenziato metastasi. In questo caso l’esame
istologico ha confermato la presenza di secondarismi in un solo caso (18F-FACBC: 1
TN; 1 FN); (Tabella 8).
Globalmente dalle analisi eseguite
per paziente sulla base dell’esame
istologico definitivo i risultati
ottenuti con la TC/PET con 18F-FACBC vs TC/PET con 11C-colina in termini di
sensibilità, specificità, PPV, NPV e accuratezza sono rispettivamente 52.6% vs 57.9%;
85.2% vs 68.9 %; 52,6% vs 36,7%; 85.2% vs 84%; 77.5% vs 66.2%. (Tabella 9)
Tabella 8: Casi discordanti confrontati con l'istologia
Tabella 9: Performance globale della TC/PET con 11C-colina e della TC/PET con 18F-FACBC
31
Discussione
FASE I
L’introduzione nella pratica clinica di nuovi farmaci per il tumore della prostata e la
tendenza ad eseguire anche trattamenti mirati nella malattia oligometastatica
(radioterapia e chirurgia di salvataggio) ha evidenziato ancora di più la necessità di
trovare delle nuove e più accurate tecniche di imaging per la ricerca della sede delle
metastasi.
In questo studio prospettico abbiamo analizzato una popolazione di pazienti con ripresa
biochimica dopo trattamento radicale (prostatectomia radicale, radioterapia)
confrontando i risultati della TC/PET con 18F-FACBC quelli della TC/PET con 11C-
colina. La detection rate della TC/PET con 18F-FACBC è risultata migliore rispetto alla
11C-colina sia globalmente che suddividendo i risultati per sede della lesione (recidiva
locale, secondarismi ossei, linfonodali). A differenza dei lavori già presentati in
letteratura sulla TC/PET con 18F-FACBC dove vengono riportati principalmente
risultati in termini di DR (presupponendo che tutte le lesioni evidenziate fossero
realmente positive) nel nostro studio abbiamo anche analizzato la sensibilità e la
specificità. Questi limiti sono giustificati se si considera che il tumore della prostata ha
una velocità di progressione lenta per cui spesso la terapia di salvataggio viene avviata
prima che si possa avere una conferma dei risultati ottenuti. Inoltre il tumore della
prostata tende a metastatizzare in sedi difficilmente raggiungibili per eseguire delle
biopsie (ossa, linfonodi). Nel nostro studio abbiamo cercato di superare questo limite
valutando i risultati della TC/PET sulla base dei dati istologici (nei pochi casi in cui
erano disponibili) e sulla base del follow-up (andamento del PSA, risposta ad eventuali
terapie mirate). La TC/PET con 18F-FACBC ha mostrato risultati superiori anche in
termini di sensibilità e specificità rispetto alla 11C-colina (37% e 67 % contro 32% e
40%); tale differenza è risultata statisticamente significativa per valori di PSA<1 ng/mL.
Ciò risulta particolarmente importante se si considera che è fondamentale riuscire a fare
una diagnosi di ripresa della malattia finché il paziente si trova nella “finestra
terapeutica”: la diagnosi “precoce” di recidiva è finalizzata ad instaurare una terapia
mirata posticipando eventuali trattamenti sistemici.
I valori ancora relativamente bassi della sensibilità dei due radiotraccianti sono dovuti
alla bassa risoluzione spaziale della PET (< 5mm) che non le consente di diagnosticare
32
le micrometastasi. La maggior parte dei pazienti analizzati avevano valori di PSA< 2
ng/mL (dei quali la metà presentavano un PSA<1 ng/mL); per tale motivo abbiamo
ottenuto valori di DR relativamente più bassi.
In conclusione in questa iniziale esperienza la TC/PET con 18F-FACBC ha mostrato
risultati lievemente superiori rispetto alla TC/PET con 11C-colina pe la ristadiazione nei
pazienti con ripresa biochimica.
FASE II
L’utilizzo della PET nella fase di stadiazione pre-operatoria per il carcinoma della
prostata è molto discusso a causa dei bassi valori di accuratezza diagnostica.
Attualmente infatti la stadiazione linfonodale si basa sulla linfadenectomia di staging
che come è noto si può associare ad alcune complicanze perioperatorie ed in alcuni casi
può sottostimare le metastasi. Per tale motivo non viene eseguita su tutti i pazienti ma
solo su quelli a rischio di coinvolgimento linfonodale secondo i nomogrammi
attualmente disponibili. L’utilizzo dell’imaging convenzionale (TC e RMN) è indicato,
secondo le Linee Guida dell’EAU, solo nei pazienti ad alto rischio. La diagnosi di
metastasi linfonodali eseguita con queste metodiche, infatti, si basa sulle dimensioni e
dei linfonodi e della morfologia. Ciò non consente di individuare le micrometastasi e di
distinguere i linfonodi aumentati di volume su base flogistica. Questo limite giustifica
la scarsa accuratezza della TC e della RMN (sensibilità < 40%) [29,77].
Gli studi eseguiti sulla TC/PET con 11C-colina in stadiazione hanno evidenziato una
specificità migliore rispetto all’imaging convenzionale pur mantenendo valori di
sensibilità ancora bassi (10-73%) [78,79]
Sulla base dei risultati confortanti della TC/PET con 18F-FACBC, ottenuti nella fase di
ristadiazione dei pazienti con ripresa biochimica, abbiamo voluto testare questo
radiotracciante anche nella fase di stadiazione con uno studio prospettico.
Contrariamente alle aspettative i risultati ottenuti hanno confermato che anche la
TC/PET con 18F-FACBC presenta una scarsa sensibilità nella stadiazione linfonodale
preoperatoria. Nella nostra casistica infatti la sensibilità è risultata lievemente inferiore
alla TC/PET con 11C-colina (52.6% vs 57.9%). Tuttavia il nuovo radiotracciante ha
dimostrato una specificità superiore rispetto alla 11C-colina (85.2% vs 68.9%: 9 FP vs
19 FP) con un’accuratezza diagnostica del 77.5% vs 66.2%.
33
Tali dati confermano che, allo stato attuale, la TC/PET non può essere considerata un
esame di routine da eseguire nella fase preoperatoria a causa dell’ancora scarsa
sensibilità. Tuttavia la TC/PET potrebbe avere un ruolo nella stadiazione dei pazienti
“very high risk” dove è fondamentale distinguere eventuali pazienti oligometastatici da
quelli plurimetastatici. I primi, infatti, potrebbero trarre beneficio da un trattamento
multimodale mentre i secondi sono destinati ad un trattamento sistemico. Attualmente
sono in corso studi su nuovi radiotraccianti (68Ga-PSMA) che hanno dimostrato risultati
preliminari confortanti in termini di accuratezza diagnostica.
Infine bisogna sottolineare alcuni vantaggi tecnici del nuovo radiotracciante:
- la distribuzione del 18F-FACBC è particolarmente favorevole perché
l’escrezione renale è trascurabile, con assenza di attività nel tratto urinario ed in vescica,
permettendo una miglior visualizzazione della loggia prostatica. Inoltre, la captazione
del midollo osseo è diffusa e regolare, facilitando la visualizzazione di metastasi ossee.
- un altro vantaggio in termini di gestione del paziente deriva dall’emivita più
lunga del 18F-FACBC rispetto all’11C-colina. Ciò consente di studiare più pazienti per
singola sintesi e di eseguire l’esame anche in Centri che non sono dotati di ciclotrone.
Conclusioni
Questo studio, condotto in due fasi, ha valutato l’accuratezza diagnostica della TC/PET
con 18F-FACBC nella stadiazione del tumore della prostata e nella ristadiazione dopo
ripresa biochimica confrontando i risultati con quelli della TC/PET con 11C-colina.
Dalle analisi dei risultati è emerso che il nuovo radiotracciante, usato per la ristadiazione
dopo ripresa biochimica, presenta una perfomance diagnostica migliore rispetto alla 11C-
colina soprattutto per valori di PSA <1 ng/mL.
Nella stadiazione pre-operatoria, invece, i risultati sono stati più scarsi in termini di
sensibilità pur mantenendo valori superiori di specificità rispetto alla TC/PET con 11C-
colina. Data la carenza di lavori scientifici sulla efficacia della TC/PET con 18F-FACBC
in stadiazione pre-operatoria sono necessari ulteriori studi per confermare i nostri dati.
In conclusione il nuovo radiotracciante può essere considerato una valida alternativa
alla 11C-colina sia in fase di ristadiazione che in fase di stadiazione nel carcinoma
prostatico. Esso inoltre offre il vantaggio di poter essere utilizzato anche nei Centri non
dotati di ciclotrone grazie alla emivita più lunga.
34
Bibliografia
1. Parkin DM et al. Global cancer statistics, 2002. CA Cancer J Clin 2005 Mar-
Apr;55(2):74-108.
2. Scattoni V et al. Diagnosis of local recurrence after radical prostatectomy. BJUI 2004
Mar;93(5):680-8.
3. Choueiri TK et al. A model that predicts the probability of positive imaging in
prostate cancer cases with biochemical failure after initial definitive local therapy. J
Urol 2008;179:906-10.
4. Jhaveri FM et al. How to explore the patient with a rising PSA after radical
prostatectomy: defining local versus systemic failure. Semin Urol Oncol 1999
Aug;17(3):130-4.
5. Nanni C et al. Comparison of 18F-FACBC and 11C-choline TC/PET in patients with
radically treated prostate cancer and biochemical relapse: preliminary results. Eur J
Nucl Med Mol Imaging 2013 Apr.
6. D’Amico AV et al. Predicting prostate specific antigen outcome preoperatively in
the prostate specific antigen era. J Urol. 2001 Dec;166(6):2185-8
7. Arnold M et al. Recent trends in incidence of five common cancers in 26 European
countries since 1988: Analysis of the European Cancer Observatory. Eur J Cancer
2013 Oct 8. pii: S0959-8049(13)00842-3. doi: 10.1016/j.ejca.2013.09.002.
8. Schröder FH et al. Prostate-cancer mortality at 11 years of follow-up. N Engl J Med.
2012 Mar 15; 366(11):981-90.
9. Bul M et al. Active surveillance for low-risk prostate cancer worldwide: the
PRIAS study. Eur Urol. 2013 Apr;63(4):597-603.
10. Ko C, Chaudhry S. The need for a multidisciplinary approach to cancer care. J
Surg Res 2002;105(1):53.
11. Ruhstaller T et al. The multidisciplinary meeting: an indispensable aid to
communication between different specialities. Eur J Cancer 2006;42(15):2459–62.
12. Fleissig A et al. Multidisciplinary teams in cancer care: are they effective in the
UK? Lancet Oncol 2006;7(11):935–43.
13. Rapporto AIRTUM 2012
35
14. Mohler JL et al. NCCN guidelines Prostate cancer, version 2.2014. J Natl Compr
Canc Netw. 2014 May;12(5):686-718.
15. Rorvik J et al. Transrectal ultrasonography to assess local extent of prostatic
cancer before radical prostatectomy. BR J Urol 1994; 48: 428-432.
16. Flanigan RC et al. Limited efficacy of preoperative computed tomographic
scanning for the evaluation of lymph node metastasis in patients before radical
prostatectomy. Urology 1996: 48: 428-432.
17. Briganti A et al. Performance characteristics of computed tomography in
detecting lymph node metastases in contemporary patients with prostate cancer
treated with extended pelvic lymph node dissection. Eur Urol 2012; 61: 1132-8.
18. Stattaus J, Forsting M. Relevance of radiological imaging for lymph node
surgery of urological tumors. Urologe A 2009; 48: 12-18.
19. Chen M et al. Prostate cancer detection:comparison of T2-weighted imaging,
diffusion-weighted imaging, proton magnetic resonance spectroscopic imaging and
the three technics combined. Acta Radiol 2008; 49: 602-610.
20. Barentsz JO et al. ; European Society of Urogenital Radiology. ESUR prostate
MR guidelines 2012. Eur Radiol 2012; 22: 746-757.
21. Sciarra A et al. Advances in magnetic resonance imaging: how they are changing
the management of prostate cancer. Eur Urol 2011; 59: 962-77.
22. Heidenreich A. Consensus criteria for the use of magnetic resonance imaging in
the diagnosis and staging of prostate cancer: not ready for routine use. Eur Urol 2011:
59: 495-7.
23. Hövels AM et al. The diagnostic accuracy of CT and MRI in the staging of pelvic
lymph nodes in patients with prostate cancer: a meta-analysis. Clin Radiol 2008; 63:
387-95.
24. Budiharto T et al. Prospective evaluation of 11C-Choline Positron Emission
Tomography/Computed Tomography and Diffusion-Weighted Magnetic Risonance
Imaging for the nodal staging of prostate cancer with a high risk of lymph node
metastases. Eur Urol 2011; 60: 125-30.
25. Cheng L et al Risk of prostate carcinoma death in patients with lymph node
metastasis. Cancer. 2001;91:66–73
36
26. Messing EM et al Immediate hormonal therapy compared with observation after
radical prostatectomy and pelvic lymphadenectomy in men with node-positive
prostate cancer. N Engl J Med 1999 341:1781–1788
27. Schumacher MC et al. Good outcome for patients with few lymph node
metastases after radical retropubic prostatectomy. Eur Urol. 2008;54:344–52.
28. Tempany CM, McNeil BJ. Advances in biomedical imaging. JAMA
2001;285:562–7.
29. Harisinghani MG et al. Noninvasive detection of clinically occult lymph-node
metastases in prostate cancer. N Engl J Med 2003;348:2491–9.
30. Bellin MFet al. Lymph node metastases: safety and effectiveness of MR
imaging with ultrasmall superparamagnetic iron oxide particles—initial clinical
experience. Radiology 1998;207:799–808.
31. Greene K.L. et al. Prostate specific antigen best practice statement: 2009 update.
J Urol. 2009;182:2232–41
32. Mori N. Clinical and experimental studies on the so-called lymphocyst which
develops after radical hysterectomy in cancer of the uterine cervix. J Jpn Obstet
Gyencol Soc. 1955;2:178.
33. Patel A. Complications of lymphadenectomy. In: Taneja SS, Smith RB, Ehrlich
RM, editors. Complications of urologic surgery- prevention and management 3 rd
Edition. Philadelphia: Saunders; 2001. p. 370–85.
34. Solberg A, Angelsen A, Bergan U, et al. Frequency of lymphoceles after open
and laparoscopic pelvic lymph node dissection in patients with prostate cancer. Scand
J Urol Nephrol. 2003;37:218–21.
35. Loeb S, Partin AW, Schaeffer EM. Complications of pelvic lymphadenectomy:
do the risks outweigh the benefits? Rev Urol. 2010;12:20–4.
36. Clark T et al. Randomized prospective evaluation of extended versus limited
lymph node dissection in patients with clinically localized prostate cancer. J Urol.
2003;169:145–7.
37. Musch et al. Complications of pelvic lymphadenectomy in 1380 patients
undergoing radical retropubic prostatectomy between 1993 and 2006. J Urol.
2008;179:923–8.
37
38. Heidenreich A et al. Extended pelvic lymphadenectomy in patients undergoing
radical prostatectomy: high incidence of lymph node metastasis. J Urol.
2002;167:1681– 6.
39. Briganti A et al. Complications and other surgical outcomes associated with
extended pelvic lymphadenectomy in men with localized prostate cancer. Eur Urol.
2006;50:1006–13. 39
40. Zorn KC et al. Pelvic lymphadenectomy during robot assisted radical
prostatectomy: Assessing nodal yield, perioperative outcomes, and complications.
Urol. 2009;74:296– 302.
41. Lein M et al. Complications, urinary continence, and oncologic outcome of 1000
laparoscopic trans- peritoneal radical prostatectomies- Experience at the Charite’
hospital Berlin, campus Mitte. Eur Urol. 2006;50:1278–84.
42. Katz DJ et al. Lymph node dissection during robotic-assisted laparoscopic
prostatectomy: comparison of lymph node yield and clinical outcomes when
including common iliac nodes with standard template dissection. BJU Int. 2010;
106:391–6. 42
43. Partin AW et al Combination of prostate-specific antigen, clinical stage, and
Gleason score to predict pathological stage of localized prostate cancer. A multi-
institutional update. JAMA 1997 277:1445–1451
44. Makarov DV et al Updated nomogram to predict pathologic stage of prostate
cancer given prostate-specific antigen level, clinical stage, and biopsy Gleason score
(Partin tables) based on cases from 2000 to 2005. Urology 2007 69:1095–1101
45. Briganti A et al Validation of a nomogram predicting the probability of lymph
node invasion among patients undergoing radical prostatectomy and an extended
pelvic lymphadenectomy. Eur Urol 2006 49:1019–1026 (discussion 1017–1026)
46. Cagiannos I et al A preoperative nomogram identifying decreased risk of
positive pelvic lymph nodes in patients with prostate cancer. J Urol 2003 170:1798–
1803
47. Blodgett TM et al. TC/PET: Form and Function. Radiology 2007 Feb;242:360-
86.
38
48. Umbehr MH1 et al. The role of 11C-choline and 18F-fluorocholine positron
emission tomography (PET) and PET/CT in prostate cancer: a systematic review and
meta-analysis. Eur Urol 2013; 64: 106-117.
49. Schiavina R et al. Nodal Occult Metastases in Intermediate- and High-Risk
Prostate Cancer Patients Detected Using Serial Section, Immunohistochemistry, and
Real-Time Reverse Transcriptase Polymerase Chain Reaction: Prospective
Evaluation With Matched-Pair Analysis. Clin Genitourin Cancer. 2014 Aug 9.
50. Schiavina R et al. 11C-choline positron emission tomography/computerized
tomography for preoperative lymph-node staging in intermediate-risk and high-risk
prostate cancer: comparison with clinical staging nomograms. Eur Urol 2008 ; 54:
392-401.
51. Scattoni V et al. Detection of lymph-node metastases with integrated
[11C]choline PET/CT in patients with PSA failure after radical retropubic
prostatectomy: results con- firmed by open pelvic-retroperitoneal lymphadenectomy.
Eur Urol 2007; 52: 423–429.
52. Evangelista L et al. Utility of Choline Positron Emission
Tomography/Computed Tomography for Lymph Node Involvement Identification in
Intermediate- to High-Risk Prostate Cancer: A Systematic Literature Review and
Meta-analysis. Eur Urol 2013, 63: 1040-1048.
53. Picchio M et al. The role of PET/computed tomography scan in the management
of prostate cancer. Curr Opin Urol 2011; 21: 230-236
54. Okudaira H et al. Putative Transport Mechanism and Intracellular Fate of Trans-
1-Amino-3-18F-Fluorocyclobutanecarboxylic Acid in Human Prostate Cancer. J
Nucl Med. 2011 May;52(5):822-9.
55. Heidenreich A et al. Guidelines on prostate cancer. Eur Urol. 2011;59(1):61-71.
56. Pound C et al. Natural history of progression after PSA elevation following
radical prostatectomy. JAMA 1999 May 5;281(17):1591-7.
57. Cookson MS et al. Variation in the definition of biochemical recurrence in
patients treated for localized prostate cancer: the American Urological Association
Prostate Guidelines for Localized Prostate Cancer Update Panel report and
recommendations for a standard in the reporting of surgical outcomes.
39
58. Leventis AK et al. Local recurrence after radical prostatectomy. Correlation of
US features with prostatic fossa biopsy findings. Radiology 2001;219:432-9.
59. Saleem MD et al. Factors predicting cancer detection in biopsy of the prostatic
fossa after radical prostatectomy. Urology 1998;51:283-6.
60. Haider MA et al. Combined T2-weighted and diffusion-weighted MRI for
localisation of prostate cancer. Am J Radiol 2007;189:323-328.
61. Harisinghani MG et al. Noninvasive detection of clinically occult lymph-node
metastases in prostate cancer. N Engl J Med 2003;348(25):2491-2499.
62. Schuster DM et al. Detection of recurrent prostate carcinoma with anti-1-amino-
3-18F-flurocyclobutane-1-carboxylic acid PET/CT and 111In-capromab pendetide
SPECT/CT. Radiology 2011 Jun;259:852-9.
63. Beresford MJ et al. A systematic review of the role of imaging before salvage
radiotherapy for post-prostatectomy biochemical recurrence. Clin Oncology
2010;22:46-55.
64. Kramer S et al. Sensitivity of computed tomography in detecting local recurrence
of prostatic carcinoma following radical prostatectomy. Br J Radiol 1997;70:995-
999.
65. Passoni NM et al. Clinical and diagnostic assesment for therapeutic decisions in
prostate cancer. Q J Nucl Med Mol Imaging 2012;56:321-30.
66. Sella T et al. Suspected local recurrence after radical prostatectomy: endorectal
coil MR imaging. Radiology 2004;231(2):379-385.
67. Sciarra A et al. Role of dynamic contrast-enhanced magnetic resonance (MR)
imaging and proton MR spectroscopic imaging in the detection of local recurrence
after radical prostatectomy for prostate cancer. Eur Urol 2008;54(3):589-600.
68. Blodgett TM et al. PET/CT: Form and Function. Radiology 2007 Feb;242:360-
86.
69. Jadvar H. Prostate Cancer: PET with 18F-FDG, 18F- or 11C-Acetate, and 18F-
or 11C-Choline. J Nucl Med 2011 Jan;52(1):81-89.
70. Picchio M et al. [11C]Choline PET/CT detection of bone metastases in patients
with PSA progression after primary treatment for prostate cancer: comparison with
bone scintigraphy. Eur J Nucl Med Mol Imaging 2012 Jan;39(1):13-26.
40
71. Fuccio C et al. Role of 11C-choline PET/CT in the re-staging of prostate cancer
patients with biochemical relapse and negative results at bone scintigraphy. Eur J
Radiol 2012 Aug;81(8):893-6.
72. Beheshti et al. The use of 18F-choline PET/CT in the assessment of bone
metastases in prostate cancer: correlation with morphological changes on CT. Mol
Imaging Biol 2010;12:98-107.
73. Schuster DM, Savir-Baruch D, Nieh P et al. Detection of recurrent prostate
carcinoma with Anti-3-18F-Fluorocyclobutane-1-Carboxylic Acid PET/CT and
111In-Capromab Pendetide SPECT/CT. Radiology 2011; 259: 852-861
74. Schuster DM1, Nieh PT2, Jani AB et al. Anti-3-[(18)F]FACBC positron
emission tomography-computerized tomography and (111)In-capromab pendetide
single photon emission computerized tomography-computerized tomography for
recurrent prostate carcinoma: results of a prospective clinical trial. J Urol. 2014
May;191(5):1446-53.
75. McConathy J et al. Improved synthesis of anti- [ 18 F]FACBC: improved 35
preparation of labeling precursor and automated radiosynthesis. Appl Radiat Isot
2003;58(6):657–666.
76. Pascali C et al. [11C]Methylation on a C18 Sep-Pak cartridge: a convenient way
to produce N-methyl-11Ccholine. J Labelled Comp Radiopharm. 2000;49:195–203.
77. Hövels AM et al. The diagnostic accuracy of CT and MRI in the staging of pelvic
lymph nodes in patients with prostate cancer: a meta-analysis Clin Radiol. 2008
Apr;63(4):387-95.
78. Brogsitter C et al. 18F-Choline, 11C-choline and 11C-acetate PET/CT:
comparative analysis for imaging prostate cancer patients. Eur J Nucl Med Mol
Imaging. 2013 Jul;40 Suppl 1:S18-27. ;
79. Poulsen MH et al. [18F]fluoromethylcholine (FCH) positron emission
tomography/computed tomography (PET/CT) for lymph node staging of prostate
cancer: a prospective study of 210 patients. BJU Int. 2012 Dec;110(11):1666-71
Recommended