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Dialogabend 02 Il nostro cibo – Du bist was du isst! 12.05.2015 – Universitá di Bolzano conflict kitchen – ein Projekt von blufink in Zusammenarbeit mit AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE

conflict kitchen 2015 - instant book CIBO

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Alimentazione & sovranità alimentare Cosa mangi? Chi produce il tuo cibo? Come viene prodotto? Quali metodi di produzione conosci? Che ruolo ha un suolo sano? Dove fai la spesa? Preferisci il convenzionale, il commercio equo, la produzione biologica o regionale? Cosa definisce la qualità di un alimento? Cosa significa sovranità alimentare e sicurezza alimentare? Monocoltura e specializzazione sono il futuro dell'agricoltura in Alto Adige? Potrebbe l’Alto Adige essere un paradiso, che produce cibo a sufficienza per tutta la popolazione? Cosa potrebbe essere coltivato in città? Vogliamo una Bolzano commestibile? Che impatto ha l'industria dell'olio di palma, il land - e watergrabbing, la speculazione finanziaria, i sussidi UE e il cambiamento climatico sulla disponibilità e il prezzo dei prodotti alimentari nei paesi in via di sviluppo?

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Dialogabend

02 Il nostro cibo – Du bist was du isst!12.05.2015 – Universitá di Bolzano

confl ict kitchen – ein Projekt von blufi nkin Zusammenarbeit mit

AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE

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Dialogabend 02 Il nostro cibo – Du bist was du isst! 12.05.2015

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Essen und Esskultur, darum ging es im weitesten Sinn in der con!ict kitchen vom 12. Mai an der Freien Universität Bozen. Wie bereits zum Thema Kleidung am 5. Mai, soll-ten diesmal unsere Gedanken und Praktiken zum Thema Essen überdacht und diskutiert werden, gemeinsam mit 12 Impulsgebern und den 6 Tischmoderatoren.

Kaum etwas ist so individuell und auch politisch wie unsere tägliche Ernährung; wer isst, will nicht bloß satt werden, sondern stellt Bezüge zur Umwelt her: Land-wirtscha", Klima, Gentechnik, Tierethik, Alltagskultur. Mit unserem Essverhalten und unserer kulinarischen Tradition beein!ussen wir Konsum- und Produktions-weisen auf eine Weise, die uns o" nicht bewusst ist; wir fühlen uns gut, wenn wir auf regionale und fair oder biologisch produzierte Lebensmittel zurückgreifen, doch was bedeutet Ernährungssicherheit und Ernährungs-souveränität wirklich? Und wer weiß, was eine „essbare Stadt“ ist? Denn die gibt es zum Teil bereits in Bozen.

Das tägliche Essen stellt uns – wenn wir es ernst nehmen – vor viele Herausforderungen.

Dialogabend 02Il nostro cibo –Du bist was du isst!

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Dialogabend 02 Il nostro cibo – Du bist was du isst! 12.05.2015

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Bernhard BurgerSüdtiroler Bauernbund

Frowin OberrauchSortengarten Südtirol

Kris KroisUniversität Bozen

Armin BernhardAdam & Ep!

Franz EggerLandwirtscha"sschule Auer

Giorgio Menchinicospe

Rachele Sordicollettivo contorti

Hilary Sollydonne nissá

Jutta Sta!erBioland

Rudi DalvaiAltromercato

Verena Gschnelloew

Julian BurchiaInternationale Entwicklung

IMPULSGEBERiNNEN

TAVOLO 01 TAVOLO 02 TAVOLO 03

TAVOLO 04 TAVOLO 05 TAVOLO 06

Zeichnung Benno Simma

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Dialogabend 02 Il nostro cibo – Du bist was du isst! 12.05.2015

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Eingangs wurden Zahlen genannt: Die Durchschnittsbe-wirtscha"ung von Südtirols 20.000 im Bauernbund ver-einten Obst- und Viehbauern sind 2 # bis 5 Hektar große Flächen; die meisten setzen auf Monokulturen, auf Äp-fel, Wein und vereinzelt Gemüse, Korn oder Beeren, die Viehwirtscha" schwindet und rentiert sich nur mehr im Großbetrieb.

Warum wird überhaupt auf Monokulturen gesetzt, wel-ches sind die Vorteile davon? Berechenbarkeit lautete die Antwort von Bernhard Burger.

Frowin Oberrauch berichtete von der einstigen Vielfalt an Nutzp!anzen in Südtirol. Reis und Orangen wurden hier angebaut, doch eine derartige Vielfalt zu erhalten ist unglaublich arbeitsintensiv. Der Fortschritt brachte es mit sich, dass auch die entlegensten Höfe mittlerwei-le am Obstexport teilhaben können, für die Existenzsi-cherung ist dies weniger mühsam als viele verschiedene Fruchtsorten anzubauen. Der Bauernbund berät seine Mitglieder auch hinsichtlich des Potentials von Nischen-produkten wie Spargel, Korn und Getreide, Beeren oder Kirschen; jedoch eine eigene Sensibilisierungskampagne für Bio betreibt der Bund nicht.

Moderator Hanno Mayr fasste die Diskussion an Tisch 1 in einer Geschichte zusammen; er erzählte von den einst 200 Apfelsorten, von den Kühen die täglich ihre 5 Li-ter Milch gaben, von den Orangen die in Südtirol ange-baut wurden und von der Entwicklung, die hin zu den überbleibenden 5 Apfelsorten führte, zu den Kühen, die jetzt 40 Liter Milch geben und zu den Obstspalieren ohne Orangen. Es ging viel um das Einst und Heute an Tisch 1, um das Erinnern und Umdenken, an einen gangbaren Mittelweg – wie kommen wir dorthin?

KULTURSORTENVIELFALT // VARIETÀ E COLTIVAZIONEBernhard Burger, Südtiroler BauernbundFrowin Oberrauch, Sortengarten SüdtirolModeration: Hanno Mayr

TAVOLO 01

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Zeichnung Benno Simma

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TISCH 02

Ernährungssouveränität und Partizipation, sovranità ali-mentare e partecipazione – an Tisch 2 trafen die Dis-kussionsteilnehmer auf Kris Krois, Professor für Visuelle Kommunikation an der Uni Bozen und Armin Bernhard, Regionalentwickler und Mitbegründer der Vinschger Ini-tiative Adam & Ep!.

Dass sich unsere Esskultur und die Landwirtscha" ste-tig ändern, ist Tatsache, wie können wir darauf Ein!uss nehmen und sinnvolle Entwicklungen fördern? So laute-te eine der Fragen am Tisch, eine zweite:Wie soll das Paradies aussehen, in dem wir leben wol-len?Anche qui si è parlato di passato e futuro, di come la nostra agricoltura sia cambiata. Uno dei partecipanti è stato molto colpito da una mostra fotogra$ca tenutasi a Vadena, la quale evidenziava la varietà di piante che esisteva una volta e la “sovranità alimentare” della zona e degli agricoltori stessi.

“Chi ha sviluppato la consapevolezza deve propagare il virus del pensare!”, è uno degli slogan coniati dal tavolo 2. Un altro: “Essere propositivi”!

Si è discusso poi dell’esempio di Malles in Val Venosta, dove ancora non regna la monocultura assoluta delle mele, ma esiste la possibilità di un’agricoltura mista, con campi di $eno, di grano, di verdure. Perché elimi-nare la varietà e basarsi sulla monocultura delle mele?, ci si è chiesti anche qui. Perché l’imprenditoria agricola ha sostituito il sapere e la tradizione dei contadini di una volta? Molti dicono che è il consumatore a dirigere il mercato alimentare, ma spesso noi consumatori non basiamo le nostre scelte su elementi puramente razio-nali. Allora ci vogliono consapevolezza e una discussione politica costruttiva, per farci diventare consumatori ver-amente “sani“.

Monica Margoni, come moderatrice del tavolo 2, ha par-lato dell’e%etto che hanno provocato le immagini di Malles e dei contadini che spruzzano insetticidi e pesti-cidi nei loro meleti. La potenza delle immagini. Bisogna ristabilire un legame tra chi produce, chi consuma e il modo in cui il produttore decide che cosa seminare nei suoi campi: richiesta del mercato, sovvenzioni, altri fat-tori.

ERNÄHRUNGS-SOUVERÄNITÄT & PARTIZIPATION // SOVRANITÀ ALIMENTAREKris Krois, Universität Bozen Armin Bernhard, Adam & Ep!Moderation Monica Margoni

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TAVOLO 03

Essbare Städte, città commestibili, così l’originale tema-tica al tavolo 3, con Rachele Sordi del Collettivo Contorti, che si batte per la creazione di orti urbani, per la bio-diversità e per il mantenimento delle sementi antiche. Altra referente era Hilary Solly di Donne Nissà, del quar-tiere Don Bosco di Bolzano. Gli spazi verdi comuni delle città, le strisce di terra vicino ai marciapiedi, i $umi, i giardini pubblici, le scuole, sono spesso inutilizzati. Pro-prio lì ci sarebbe spazio per piantare non soltanto $ori ma anche verdure o alberi da frutta, come mostra il pro-getto Incredible Edible nato in Inghilterra. È del 2008 l’iniziativa che consiste nel piantare e seminare piante da frutto nella città, sensibilizzando così a una cultura del produrre e mangiare sano e regionale. Spesso però la gente non è sicura se azioni del genere siano permes-se dalla legge e dalle norme comunali, se veramente si possa usare lo spazio pubblico in questo modo. A Bol-zano esistono alcuni orti comuni, quello comunitario di Donne Nissà oppure uno privato, in Via Museo, gestito da sei persone. In questi orti comuni si condivide anche il lavoro, non soltanto gli ortaggi. Così si risolve anche il problema della continuità del lavoro.

Il Landsharing mette in contatto i proprietari di orti e le persone interessate a coltivare. Anche qui a Bolzano po-trebbe nascere un’iniziativa simile. Sarebbe importante anche studiare a scuola la biodiversità e le sementi an-tiche – saperi che non vanno persi.La moderatrice Gaia Palmisano ha fatto notare il fatto che sempre più gente abita nelle città: proprio per que-sto l’idea degli orti comunitari, dell’urban gardening potrebbe diventare sempre più interessante. L’unico modo è sapere dove avvengono le iniziative e chi dispo-ne di un terreno privato da rendere usufruibile. Chi stabilisce questi contatti?

ESSBARE STÄDTE //CITTÀ COMMESTIBILIRachele Sordi, collettivo contortiHilary Solly, donne nissáModerazione Gaia Palmisano

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Zeichnung Benno Simma

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TAVOLO 04

ENTWICKLUNGS-ZUSAMMENARBEIT //COOPERAZIONE ALLOSVILUPPOFranz Egger, Landwirtscha"liche Oberschule AuerGiorgio Menchini, cospeModerazione Sergio Previte

Cooperazione allo sviluppo, Entwicklungszusammenar-beit – la $liera di produzione tra Nord e Sud, tra i conta-dini del ca%è dell’Etiopia o della Bolivia e i consumatori nei paesi ricchi come i nostri, questo il tema del tavolo numero 4. I due referenti Giorgio Menchini dell’ONG Cospe (Coo-perazione per Sviluppo Paesi Emergenti) e Franz Egger, insegnante della Landwirtscha"liche Oberschule Auer, gestiscono loro stessi dei progetti in paesi in via di svi-luppo. Menchini vuole richiamare l’attenzione su cosa signi$chi produrre cibo nelle comunità in via di svilup-po, in difesa della qualità alimentare. Egger è coinvolto con i suoi studenti della scuola agricola di Ora in un pro-getto di viticoltura con le isole di Capoverde.

Le relazioni agricole tra Nord e Sud valgono naturalmen-te anche nella direzione inversa. Quando ad esempio esportiamo nei paesi poveri il nostro latte che produ-ciamo in sovrappiù, distruggendo il loro locale. Noi del Nord produciamo alimenti a basso costo ed esportiamo questi nostri prodotti agricoli nel Sud del mondo grazie ai patti transnazionali, che giovano ai mercati degli Stati Uniti o dell’Unione Europea ma non agli altri.Non dobbiamo “aiutare“, dice Giorgio Menchini, ma piuttosto creare alleanze e reti politiche.

Come s’inserisce però la $liera corta in questi meccani-smi? Questa è rimasta una delle domande di&cili, un Knackpunkt, riassume il moderatore Sergio Previte alla $ne della discussione. A questo punto, bisogna vera-mente de$nire un nuovo concetto di sviluppo e alleanze nel pensare la rete tra noi e “loro“. Per esempio, crean-do sodalizi fra comunità locali che producono alimenti in modo biologico e fair qui in regione e nei paesi lontani.

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TISCH 05

Um Qualität ging es vor allem an Tisch 5; wieviel ist uns etwa ein biologisch und fair produzierter Ka%ee wert im Vergleich zu einem herkömmlich hergestellten? Wieviel davon ist Geschmackssache und welches Kriterium ist für den Ka%eekauf ausschlaggebend?

Dalvai berichtet von der aufwändigen politischen Arbeit, Ka%ee von Bauern aus Südamerika bzw. Afrika zum ers-ten Mal nach Italien einzuführen, ein Ministerialdekret war notwendig, ein sehr umfangreiches Zerti$zierungs-verfahren zudem. Ein Verfahren, mit dem die Güte des Produkts vor Ort laufend kontrolliert wird, auf Pestizid-rückstände genauso wie auf andere Qualitätsmerkma-le hin. Wie verhält sich der Ka%eekäufer, wenn er die-se Information erhält? Doch kaufen wir „bio“ und „fair trade“ aus einem Schuldkomplex heraus? Der Ka%ee soll uns ja auch schmecken.

Eine andere Frage am Tisch lautete, inwieweit Bio-Pro-dukte gemeinsam mit herkömmlichen beispielsweise in der Molkerei verarbeitet werden bzw. im Supermarkt verkau" werden. In Südtirol, so Jutta Sta'er gibt es in der Verarbeitungsphase keine eigenen Bio-Betriebe, also Bäckereien, Metzgereien oder Molkereien die nur biologisch produzieren. Deswegen schleust man die Bio-Milch, das unbehandelte Korn in den konventionel-len Produktionsprozess ein, und kann auf diesem Weg an der Warenkette teilhaben. Auch werden mittlerwei-le fair-gehandelte Produkte im Supermarkt angeboten, eine Entscheidung, die bewusst getro%en wurde, um raus aus der Nische zu kommen, so Rudi Dalvai. So er-reicht man die Kunden.

Moderator Valentino Liberto stellte zum Abschluss der Diskussion noch einmal die Frage nach den Merkmalen von „bio“ und „fair gehandelt“. Glauben wir überhaupt noch daran? Ist es uns noch wichtig, zu erfahren, wie und wo diese Lebensmittel, die Bananen, der Ka%ee hergestellt werden? Auch die Frage nach dem Preis ist schließlich ausschlaggebend in unserer Kaufentschei-dung.

Serve importare banane?Il marchio bio mi garantisce veramente la qualità?

QUALITÄT DER LEBENS-MITTEL // QUALITÀ DEGLI ALIMENTIJutta Sta!er, BiolandRudi Dalvai, AltromercatoModeration Valentino Liberto

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Zeichnung Benno Simma

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TISCH 06

Wir hängen aneinander, ob wir wollen oder nicht. Verena Gschnell von der Organisation für eine solidari-sche Welt (OEW) und Julian Burchia, der Internationale Entwicklung in Wien studiert hat, gaben Impulse zum großen Thema der wirtscha"lichen Netzwerke und glo-balisierten Produktionsketten. Wir sind nicht imstande, uns autark zu versorgen, sind auf den Import von Le-bensmitteln angewiesen. Doch wissen wir woher diese stammen, auf welchem Weg sie uns erreichen und unter welchen Bedingungen sie gezüchet, geerntet oder her-gestellt werden? Eine Ananas scha%t es vom südameri-kanischen Feld ins Supermarktregal nach Jenesien in 4 Tagen, die argentinischen Äpfel sind billiger als die regi-onalen und Palmöl wird als billiger Rohsto% in vielen Le-bensmitteln verwendet, doch kennen wir die Schäden, die sein Anbau und die Gewinnung bewirken meistens nicht. Südtirol ist längst schon Teil des globalisierten Marktes geworden, was sagen wir als Konsumenten und Bürger dazu? Wir können auf Information und Transpa-renz beim Kauf achten, können auf Deklarierungen und

Zerti$zierungen schauen, auch die Gemeinwohlbilanz ist eines jener Instrumente, die für Klarheit bei der Pro-duktausweisung sorgt.

Moderator Michael Schlauch stellte an seinem Tisch Nummer 6 eine interessante Frage: Wieviel ist uns ein Liter Bio-Milch wert? Man einigte sich auf 2 Euro, das ist weit mehr als der ausgewiesene Preis im Laden. Be-wusstes Einkaufen von Lebensmitteln geht o" mit besse-rer Information und Au(lärung einher, aber genauso o" ist es Ergebnis von sich ändernden Lebensumständen, beispielsweise wenn wir Eltern werden und aus diesem Grund auf eine gesundere Ernährung achten wollen. Tatsache ist auch, dass eine bestimmte Art von Landwirt-scha" die Umwelt kaputt macht; Alternativen dazu gibt es jedoch: direkt beim Hersteller, beim Bauern einkau-fen, sich in Einkaufsgruppen organisieren, Lebensmittel selber herstellen und züchten (Brot backen, Gemüse am Balkon ziehen), die Perspektive einfach ändern.

GLOBAL-LOCALVerena Gschnell, oewJulian Burchia, Internationale Entwicklung

Moderation Michael Schlauch

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Dialogabend 01 Kleider machen Leute & chi fa ivestiti 05.05.2015

Zeichnung Benno Simma

IMPRESSIONEN

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Dialogabend 02 Il nostro cibo – Du bist was du isst! 12.05.2015

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STATEMENTSSCHLAGWORTE Warum wird überhaupt auf Monokulturen

gesetzt, welches sind die Vorteile davon? Berechenbarkeit lautete die Antwort

“Essere propositivi!”

„essbare Stadt“

Wie soll das Paradies aussehen, in dem wir leben wollen?

Wieviel ist uns ein Liter Bio-Milch wert?

... von den Orangen die in Südtirol angebaut wurden ...

“urban gardening”

Landsharing

Serve importare banane?

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Dankeschön & grazieallen Beteiligten

Amt für Kabinettsangelegenheiten

Libera Universitá di Bolzano

Biogeschä" Triade

Bäckerei Grandi

Hotel Sole Paradiso

Bu%et: Prem Prassad

Text Christine Helfer

Italienisches Lektorat Elisa Grazzi

Zeichnungen Benno Simma

Photography Manuela Dasser

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