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Gertrude Moser-Wagner Elisabeth W örndl · La sua scultura in pietra si trova a San Pietro, presto contestata e quindi nascosta. Via Giulia è una delle strade più belle di Roma,

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Gertrude Moser-Wagner Elisabeth Wörndl

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Julia macht GeschichteGiulia fa la storia

Recherchen / Prozesse / Präsentationen 2014 - 2016

Ricerche / Processi / Presentazioni 2014 - 2016

Hrsg.: MASC-Foundation Wien/Vienna

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Einleitung / Introduzione / Introduction

Gertrude Moser-Wagner, Elisabeth Wörndl

JULIA MACHT GESCHICHTE / GIULIA FA LA STORIARom ist eine Stadt, in der Geschichte und Gegenwart visuell miteinander verschmelzen. Sie war lange ein

Zentrum der Macht und hat sich früh die Etrusker und Griechen kulturell einverleibt. Antike Museen sind

voll davon. Der konzeptuelle Auslöser dieses Projektes ist die Villa Giulia mit ihrer Etrusker-Sammlung.

Julia macht Geschichte / Giulia fa la storia verbindet die Geschichte mit der Gegenwart anhand von

Frauen-Persönlichkeiten dieses Namens. Einerseits mittels fotografischer Recherchen im musealen,

archäologischen und alltäglichen Ambiente (Elisabeth Wörndl), andererseits durch die Frage danach,

wie Geschichte gebildet und weitererzählt wird. Der Film Geschichte(n) bilden / Fare la storia (Gertrude

Moser-Wagner) dekonstruiert den Mythos der Etruskerin und analysiert das Verhältnis von Narration,

Geschichte und Kultur.

Das ProjektFrauenpersönlichkeiten haben Geschichte gemacht, auch wenn

ihnen ein öffentliches Wirken noch nicht gestattet wurde und

sie oft nur der Macht zu dienen hatten. Und sie machen weiter

Geschichte – alle kennen eine befreundete oder berühmte Julia.

Das Projekt kontextualisiert Vorhaben und Ereignisse, persönliche

Funde, Bekanntschaften und Gespräche einer Fotokünstlerin und

einer Bildhauerin. Im Oktober 2014 begaben sich Elisabeth Wörndl

und Gertrude Moser-Wagner auf diese Reise. Sie untersuchten

Rom und Umgebung unter dem Aspekt eines Namens: Iulia, Julia

(lateinisch) oder Giulia (italienisch), abzulesen an historischen

Orten, wo ehemalige oder bestehende Bauwerke diesen Namen

tragen. 2016 beendeten die Künstlerinnen das Projekt und

spannten dabei einen Bogen zur Gegenwart. Sie besuchten

eine italienische „Giulia“ in London, und stellten ihr das bisherige

Projekt - Fotos, Funde, Interviews - vor. Sie fotografierten Giulia

Bertolini in ihrer (derzeitigen) Stadt und ermunterten sie, über ihr

Lebensgefühl als junge Frau zu sprechen.

Den Beginn markierte die erwähnte Villa Giulia in Rom. Diese

Anlage trägt den Namen von Papst Julius III. Es war jedoch eine

Frau, welche die Papst-Ernennung ihres Bruders Alessandro

als dessen Vorgänger beeinflusst hatte: die römische Adelige

Giulia Farnese. Ihre Steinskulptur steht im Petersdom, war aber

umstritten und rückte aus dem Blickpunkt. Die Via Giulia ist

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eine attraktive Straße unweit des Palazzo Farnese im Zentrum Roms und präsentiert sich noch heute

als Spiegel der Stadt. Bedrückend aber sind die Reste der römischen Villa Giulia auf Pandateria, heute

Ventotene. Gebaut für Iulia, Tochter des Kaiser Augustus, diente sie schließlich ihrer Verbannung auf

diese einsame Insel im Tyrrhenischen Meer. Heute steht Ventotene unter Naturschutz und atmet

Geschichte. Aber auch ehemals etruskische Orte nahmen die Künstlerinnen in ihre „Giulia-Recherchen“

auf, immer mit Augenmerk auf die Repräsentation der Frau. Das führte Elisabeth Wörndl bis nach

London, in das British Museum zu Seianti Hanunia Tlesnasa. Schließlich inspirierte der „Garten der

Monster“ in Bomarzo die beiden Künstlerinnen. Als Sacro Bosco wurde dieser Park von Vicino Orsini im

manieristischen Stil angelegt und seiner Frau, auch sie eine Giulia Farnese, posthum gewidmet.

GIULIA FA LA STORIARoma è una città in cui storia e contemporaneo si fondono visivamente l’una nell’altro. È stata a lungo il

centro del potere e ha da subito assorbito la cultura etrusca e greca. I musei di antichità ne sono pieni.

Ad ispirare il progetto è Villa Giulia e la sua collezione etrusca.

Giulia fa la storia collega la storia al contemporaneo attraverso i personaggi femminili con questo nome,

sia attraverso ricerche fotografiche in ambito museale, archeologico e nella vita di ogni giorno da un lato

(Elisabeth Wörndl), sia interrogandosi su come si forma la storia e come viene raccontata. Fare la storia

(Gertrude Moser-Wagner) è una decostruzione filmica del mito del personaggio femminile etrusco e

insieme un’analisi del rapporto fra narrazione, storia e cultura.

Il progetto Personaggi femminili che hanno fatto la storia, anche se l’influenza pubblica non era loro ancora

concessa, ed erano spesso al servizio del potere. E loro continuarono comunque a fare la storia –

tutti conoscono una Giulia famosa, o un’amica. Il progetto contestualizza l’iniziativa, gli accadimenti,

i rinvenimenti personali, le conoscenze e i discorsi di una fotografa e di una scultrice. Elisabeth

Wörndl e Gertrude Moser-Wagner iniziano questo loro viaggio nell’ottobre 2014 a Roma e dintorni,

intraprendendo ricerche su un nome: Iulia, Julia (in latino), o Giulia (in italiano). Nome che è possibile

leggere in luoghi storici, in quanto appartiene ad alcuni edifici antichi.

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Le due artiste hanno concluso il progetto nel 2016 e tracciato così un percorso fino ad oggi. Hanno fatto

visita ad una „Giulia“ italiana a Londra e le hanno mostrato le foto, le scoperte e le interviste raccolte per il

loro progetto. Hanno fotografato Giulia Bertolini nella città in cui vive attualmente e le hanno chiesto di

parlare del suo „Lebensgefühl“ di giovane donna.

Si inizia in loco, con la già menzionata Villa Giulia a Roma. L’edificio prende certamente il nome da Papa

Giulio III, ma non molto tempo prima era stata proprio una donna, la nobile romana Giulia Farnese, a

influenzare la nomina di suo fratello Alessandro a papa. La sua scultura in pietra si trova a San Pietro,

presto contestata e quindi nascosta. Via Giulia è una delle strade più belle di Roma, in centro a due passi

da Palazzo Farnese, viene vista ancora oggi come „specchio” della città. Di grande impatto sono i resti

della romana Villa Giulia a Pandateria, oggi Ventotene. Edificata per Iulia, la figlia dell’Imperatore Augusto,

è servita al suo esilio sulla solitaria isola del Mar Tirreno. Oggi Ventotene è riserva naturale e respira

storia. Sempre con l’attenzione rivolta alla rappresentazione di Giulia come personaggio storico, le due

artiste hanno incluso nelle loro ricerche anche luoghi un tempo etruschi; ricerche che hanno condotto

Elisabeth Wörndl fino a Londra, nel British Museum, da Seianti Hanunia Tlesnasa. Infine le due artiste

sono state ispirate dal parco dei mostri di Bomarzo. Edificato in stile manieristico come bosco sacro da

Vicino Orsini, il parco è stato dedicato postumo a sua moglie, anche lei una Giulia Farnese.

JULIET MAKES HISTORYRome is a city in which history and the present visually merge into each other. It was a centre of power

for a long time, and culturally absorbed the Etruscans and the Greeks at an early stage. Museums of

Antiquity are full of that. The conceptual trigger to this project is Villa Giulia with its Etruscan collection.

Juliet makes history / Giulia fa la storia connects history and the

present through women bearing this name, using photographic

research in the ambience of the museum, of archaeology and

of everyday life (Elisabeth Wörndl), but also by questioning how

history is formed and retold. The film Making (hi)stories/ Fare la

storia (Gertrude Moser-Wagner) deconstructs the myths of the

Etruscan woman and analyses the relation between narration,

history, and culture.

The ProjectFemale personalities have made history, even though they

were not yet allowed to act in public and were often reduced

to serving the powers that be. And they continue to make

history – everybody knows a ”Juliet“, a friend or a celebrity. The

project contextualizes projects and events, individual finds and

acquaintances of a female photo artist and a sculptress and their

discussions. In October 2014, Elisabeth Wörndl and Gertrude

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Moser-Wagner started on this journey. They explored Rome and its surroundings in the light of a name:

Juliet, Julia (Latin) or Giulia (Italian), to be read at historical sites where former or existing buildings bear

this name. In 2016, the artists completed the project and continued the line into the present time.

They visited an Italian ”Giulia” in London and introduced her to their previous work within the project –

photos, finds, interviews. They took photos of Giulia Bertolini in her (current) city and encouraged her to

speak about her attitude towards life as a young woman.

The starting point was the above-mentioned Villa Giulia in Rome. This site bears the name of Pope Julius

III, but it was a woman who had influenced the nomination of her brother Alessandro, his predecessor:

the Roman noblewoman Giulia Farnese. Her stone sculpture stands in St. Peter’s, although it caused

controversy and was moved out of focus. Via Giulia is an attractive street not far from the Palazzo Farnese

in the centre of Rome, and still capitalizes on its role as the city’s mirror. A gloomy place, however, are the

remains of the Roman Villa Giulia on Pandateria, today’s Ventotene. They were built for Iulia, the daughter

of Emperor Augustus, and finally served her during her exile on this lonely island in the Tyrrhenian Sea.

Today, Ventotene is a nature protection zone and exudes a strong sense of history. But the artists also

included former Etruscan places into their ”Giulia research”, always alert for the representation of women.

This search led Elisabeth Wörndl as far afield as London, to the British Museum and Seianti Hanunia

Tlesnasa. Finally, the ”Park of the Monsters” in Bomarzo inspired both artists. This garden was created

in the Mannerist style by Vicino Orsini as Sacro Bosco, and he posthumously dedicated it to his wife,

another Giulia Farnese.

Le parole „mai” e „sempre” – dice Lia – tu non le potevi soffrire. Sta’ buona – diresti adesso, per levarmi dalla schiera dei disgustati.Non siamo all’altezza della sorpresa, lasciarsi andare è un’arte: ci vuole fegato e nervi saldi (ci vuole una pelle, un’abitudine) per non cedere, per non credere. Sto ferma.

(da: Le Relazioni, di Sara Ventroni, 2014)

Die Wörter „nie“ und „immer“ – sagt Lia – konntest du nicht leiden.Sei still – würdest du jetzt sagen, um mich aus der Schar der Angewiderten zu holen. Wir sind nicht fähig zur Überraschung, sich gehen lassen ist eine Kunst:braucht Mut und gute Nerven (braucht eine Haut, eine Übung), sich nichtzu beugen, nicht zu glauben. Ich steh still.

(aus: Le Relazioni, Sara Ventroni, 2014, übersetzt von Julia Dengg)

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Fare la storiaGertrude Moser-Wagner, con Petra Amann e Sara Ventroni

Riprese Ulrich KaufmannVideo HD, 9 min, Vienna/Roma 2015/16

Geschichte(n) bilden Gertrude Moser-Wagner, mit Petra Amann und Sara Ventroni

Kamera Ulrich KaufmannVideo HD, 9 Min, Wien/Rom 2015/16

Questo video è stato realizzato in cooperazione con il Forum Austriaco di Cultura Roma e l’Università di Vienna.Dieses Video entstand in Kooperation mit dem Österreichischen Kulturforum in Rom und der Universität Wien.

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Gespräch aus dem Video von Gertrude Moser-Wagner Fare la storia – Geschichte(n) bilden

mit SARA VENTRONI (S. V.) und PETRA AMANN (P. A.)

S. V. Se immaginiamo l‘Europa nel quinto secolo a. C. vediamo tre grandi culture e società, quella greca, quella romana e anche quella etrusca. E queste tre società hanno sicuramente costruito l’idea che noi europei abbiamo oggi di cultura, di diritto, di sviluppo. E si tende a dire: la democrazia è nata in Grecia, il diritto è nato a Roma. E cosa abbiamo ereditato dal mondo etrusco? Il mondo etrusco era una società matriarcale? Ecco, io sarei curiosa di sapere se Lei condivide questa visione della storia che abbiamo costruito, e soprattutto di sentire da Lei qualcosa su questa società etrusca.

P. A. Sono dell‘opinione che anche nel caso degli Etruschi abbiamo una società che organizzava in modo tradizionale i ruoli dei sessi. Nelle città-stato degli Etruschi – bisogna sottolineare che parliamo di diverse città-stato e di conseguenza anche di diverse società – le donne godevano di una certa libertà e di una certa visibilità pubblica, come del resto anche a Roma; ma secondo me siamo ben lontani da una struttura che si possa definire matriarcale. A questo proposito le fonti a nostra disposizione, mi sembra, sono ben chiare. Faccio un po‘ di esempi: Il sistema onomastico etrusco, vuol dire il sistema dei nomi delle persone, ci fa vedere che abbiamo a che fare con una struttura familiare patrilineare. Questo significa che in un matrimonio legittimo il cognome che portano i figli viene dal padre − e non dalla madre, che sarebbe matrilineare.

S. V. Può essere l‘immagine celebre del sarcofago, del cosiddetto Sarcofago degli Sposi, che raffigura un uomo e una donna reclinati in una posizione, diciamo, armoniosa. Questa immagine può aver veicolato e anche nascosto, invece, questa realtà di cui Lei parla. Io per esempio sarei curiosa di sapere anche il censo delle donne. Perché dice che le donne erano libere, ma forse solo le donne che appartenevano ad una classe sociale elevata.

P. A. Le nostre fonti spesso ci fanno vedere il ceto elevato, i ceti aristocratici – e in questo ambiente la coppia, la coppia uomo-donna, che è quella che produce i figli legittimi, naturalmente aveva un suo valore: quello della procreazione. È questo un valore sempre forte nei sistemi aristocratici, e di quelli le società etrusche facevano sicuramente parte. Allora non stupisce che anche i membri femminili delle gentes aristocratiche avessero il loro valore e il loro ruolo nelle famiglie, ma non di più. Non oltre.

S. V. E perché c‘è questa sorta di mistero, o comunque anche questa idea, che la donna etrusca fosse più libera delle altre donne? Forse perché è qualcosa che ci piace credere, o perché ...

P. A. Sì, è qualcosa che ancora oggi ci piace credere. Piaceva già a Johann Jakob Bachofen, il cosiddetto padre dell‘idea del matriarcato. Nella sua opera „Die Sage von Tanaquil“ (1870) gli Etruschi e il loro presunto „Mutterrecht“ rivestono un ruolo centrale − il problema è che la sua interpretazione delle fonti antiche è profondamente sbagliata e non ha nessuna base scientifica. Però, come succede spesso, ci si vuole credere: al mondo moderno piace questa visione suggestiva degli Etruschi. E interessa già molto meno se è anche vera.

S. V. Quindi, abbiamo detto, non è matrilineare perché il nome va per via paterna, le donne non svolgevano alcuna funzione illustre, come abbiamo visto, e non abbiamo quindi testimonianze oggettive che ci raccontino questa società matriarcale. Quindi, evidentemente, abbiamo bisogno di inventarcela culturalmente, di partire dal mondo romano e, come dire ... ascrivergli a un‘ era passata fatta di evoluzioni, di rotture anche dell‘ordine sociale che non si dovrebbero applicare e retrodatare agli Etruschi.

P. A. Bisogna certamente sottolineare che agli inizi degli studi d‘etruscologia si conosceva molto meno la lingua etrusca. Qui uno, anche nel buon senso, poteva sbagliare. Ai tempi di Bachofen non si capiva bene come funzionasse per esempio il sistema onomastico degli Etruschi, Bachofen pensava che il nome centrale di una persona venisse dalla madre. Oggi sappiamo che non è così. Accanto a questo esistevano altri, chiamiamoli, pseudo-argomenti che hanno fatto credere in un matriarcato etrusco. Oggi la ricerca ha fatto progressi ed è più equilibrata.

S. V. Lei pensa che il mondo etrusco abbia dei suoi riti nella sua vita quotidiana, e, perché no, abbia influenzato alla cultura romana e in che modo?

P. A. Ci sono influenze, sì. In generale i centri etruschi hanno influenzato culturalmente il mondo romano fin dai primi tempi. Penso fra l‘altro agli oggetti e alle innovazioni culturali che originariamente venivano dall‘oriente del mediterraneo, mi riferisco sia al mondo orientale sia greco, come per esempio la scrittura. Spesso queste novità arrivavano a Roma non direttamente, ma tramite gli Etruschi. Insomma, gli Etruschi sono una delle prime grandi culture del mediterraneo occidentale e la loro importanza consiste non da ultimo nell‘aver fatto da tramite tra il mondo orientale e quello occidentale − romano, ma anche più in generale italico. Ma, a parte queste influenze, ogni gruppo si poggia naturalmente sulle proprie strutture sociali.

S. V. E il linguaggio etrusco sembrerebbe … quindi è il contrario della lineare A e la lineare B, cioè non si capivano i segni, poi si comprese che era greco antico. O è una lingua ... Cioè noi abbiamo l‘alfabeto ma non sappiamo, non conosciamo la lingua di provenienza.

P. A. Leggere l‘etrusco, come ho detto, non è mai stato un problema − contrariamente per esempio ai geroglifici o al lineare B. La scrittura etrusca usa le lettere greche e basta lì. Era necessario soltanto un po‘ di adattamento al proprio sistema fonetico. Il problema è la lingua degli Etruschi, i linguisti non sono neanche d‘accordo nel chiamarla una lingua indoeuropea o no.

S. V. Da dove viene?

P. A. Da dove viene la lingua e di che ceppo di lingue fa parte sono domande che ancora oggi vengono discusse. Il problema è direttamente connesso con il problema delle origini degli Etruschi, il quale non è ancora risolto del tutto.

S. V. Però anche questo è una parte, diciamo, della storia che non può, appunto, rimanere nascosta, facendoci soffermare solamente sulla civiltà greca e quella romana. Ma dobbiamo anche considerare la storia come la storia di una civiltà di cui magari non sappiamo tutto, ma non perché ci piace il mistero ma, bensì perché la storia comprende anche ...

P. A. Per un certo periodo della ricerca la questione delle cosiddette origini degli Etruschi veniva discussa ferocemente e con posizioni del tutto diverse. Oggi sappiamo che la cultura etrusca si è formata in Italia durante un lungo periodo e da componenti diverse, ma nel dettaglio ci sono ancora domande aperte che spero in futuro potremmo chiarire meglio. Sembra per esempio che i portatori della lingua, vuol dire le persone che originariamente parlavano l‘etrusco, siano venuti dal mediterraneo orientale. Però abbiamo anche altre componenti: una dal nord delle Alpi e certamente una indigena, autoctona. È specialmente la futura ricerca sul DNA, la genetica, che ci potrebbe dare un grosso aiuto a capire meglio quali sono le componenti che fanno parte della formazione della cultura etrusca, la quale certamente si è formata in Italia.

S. V. In Italia?

P. A. Sì, in Etruria.

S. V. Non sappiamo bene da dove viene, ma in Etruria ...

P. A. Meglio, non sappiamo bene da dove vengono le singole componenti …

S. V. Ma forse proprio questa domanda affascina noi europei per la sua vaghezza!

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S. V. Wenn wir uns Europa im fünften Jahrhundert v. Chr. vorstellen, sehen wir drei große Kulturen und Gesellschaften: die griechische, die römische und auch die etruskische. Und diese drei Gesellschaften haben sicherlich unsere heutige europäische Auffassung von Kultur, Recht und Entwicklung geprägt. Es heißt, die Demokratie stammt aus Griechenland, das Recht aus Rom ‒ und was stammt aus dem etruskischen Reich? War die etruskische Gesellschaft ein Matriarchat? Mich würde interessieren, ob Sie diese Sichtweise der Geschichte, die wir konstruiert haben, teilen, und ich würde gerne von Ihnen etwas über die etruskische Gesellschaft hören.

P. A. Ich bin der Meinung, dass wir es auch im Falle der Etrusker mit einer Gesellschaft zu tun haben, die die einzelnen Geschlechterrollen in traditioneller Art und Weise organisierte. In den Stadtstaaten der Etrusker – es sei betont, dass wir von unterschiedlichen Stadtstaaten sprechen und daher auch von im Detail unterschiedlichen Gesellschaften – erfreuten sich die Frauen einer gewissen Freiheit und einer gewissen öffentlichen Sichtbarkeit, wie dies übrigens auch in Rom der Fall war. Allerdings sind wir meiner Meinung nach weit entfernt von einer Struktur, die als matriarchal bezeichnet werden könnte. In dieser Hinsicht scheinen mir die uns zur Verfügung stehenden Quellen durchaus klar zu sein. Ich gebe einige Beispiele: Das onomastische System der Etrusker, d.h. das System der Personennamen, zeigt, dass wir es mit einer patrilinearen Familienstruktur zu tun haben. Das bedeutet, dass in einer legitimen Ehe der Nachname der Kinder vom Vater kommt – und nicht von der Mutter (das wäre matrilinear).

S. V. Vielleicht ist es das Bild dieses berühmten Sarkophags, des sogenannten Ehepaarsarkophags, der einen Mann und eine Frau in einer durchaus harmonischen Position darstellt. Dieses Bild könnte vielleicht diese Realität, von der Sie sprechen, geschaffen oder eben auch versteckt haben. Mich würde zum Beispiel der Zensus der Frauen interessieren. Denn Sie sagen, die Frauen waren frei, aber vielleicht nur die Frauen, die einer gehobenen Gesellschaftsschicht angehörten.

P. A. Die uns zur Verfügung stehenden Quellen bilden häufig die Oberschicht ab, die aristokratischen Kreise – und in diesem Ambiente kam dem Paar, dem Paar aus Mann und Frau, das die legitimen Kinder hervorbrachte, natürlich ein hoher Stellenwert zu, nämlich jener der Fähigkeit zur Prokreation. Dies ist ein in aristokratischen Systemen, zu denen die etruskischen Gesellschaften zweifellos gehören, immer hochgeschätzter Wert. Es verwundert also kaum, dass auch die weiblichen Mitglieder der aristokratischen gentes ihren Stellenwert und ihre Rolle innerhalb der Familie hatten, aber nicht mehr, keine Sonderposition darüber hinaus.

S. V. Und warum gibt es da diese Art Mysterium, oder zumindest diese Idee, dass die etruskische Frau freier war als andere Frauen? Vielleicht, weil wir das gerne glauben möchten, oder vielleicht …

P. A. Ja, das ist etwas, das wir auch heute noch gerne glauben möchten. Die Vorstellung gefiel schon Johann Jakob Bachofen, dem sog. Vater der Idee des Matriarchats. In seinem Werk „Die Sage von Tanaquil“ (1870) nehmen die Etrusker und ihr vermeintliches Mutterrecht eine wichtige Rolle ein – das Problem ist jedoch, dass seine Interpretation der diesbezüglichen antiken Quellen gänzlich falsch ist und keine wissenschaftliche Basis hat. Aber, wie dies häufig geschieht, ist der Wunsch zu glauben groß; der modernen Welt gefällt diese suggestive Sicht der Etrusker. Und es interessiert schon deutlich weniger, ob sie auch wahr ist.

S. V. Also, wir haben gesagt, dass die etruskische Gesellschaft nicht matrilinear ist, weil der Name vom Vater kommt, wir haben gesagt, dass Frauen keine illustren Ämter bekleideten und wir haben keine objektiven Fakten, die von einer matriarchalen Gesellschaft zeugen. Also müssen wir uns diese offensichtlich kulturell erfinden, von der römischen Kultur ausgehend etwas finden, das, wie soll ich sagen … indem wir ihr eine vergangene Epoche von

Entwicklungen, auch von Brüchen der sozialen Ordnung zuschreiben, die man nicht rückwirkend auf die Etrusker anwenden darf.

P. A. Es muss natürlich gesagt werden, dass die etruskische Sprache und ihre Strukturen zu Beginn der etruskologischen Forschungen nicht bekannt und wenig erforscht waren. Da konnte es schon, auch mit den besten Absichten, zu Fehleinschätzungen kommen. Zu Zeiten Bachofens hatte die Forschung das etruskische Namensystem noch nicht verstanden. Bachofen war der Meinung, dass der zentrale

Name einer Person von der Mutter übernommen worden sei. Heute wissen wir, dass dies nicht der Fall ist. Darüber hinaus existierten auch andere vermeintliche Argumente, nennen wir sie Pseudo-Argumente, die an ein etruskisches Matriarchat denken ließen. Heutzutage ist die Forschung hier wesentlich weiter und ausgewogener.

S. V. Denken Sie, dass die etruskische Kultur Riten in ihrem täglichen Leben hat, und, warum nicht, die römische Kultur beeinflusst hat und auf welche Weise?

P. A. Auch hier gibt es Einflüsse, ja. Ganz generell haben die etruskischen Zentren die römische Welt seit frühester Zeit kulturell beeinflusst. Ich denke unter anderem an die Objekte und kulturellen Innovationen, die ursprünglich aus dem östlichen Mittelmeerraum − ich beziehe mich auf die orientalische wie auch auf die griechische Welt − stammen wie z.B. die Buchstabenschrift. Häufig gelangten diese Neuerungen in der Frühzeit nicht direkt nach Rom, sondern über etruskische Vermittlung. Die Etrusker stellen eine der ersten großen Kulturen im westlichen Mittelmeerraum dar, und ihre Bedeutung liegt nicht zuletzt in der Tatsache begründet, dass sie als Vermittler zwischen östlicher und westlicher Welt agierten, wobei hier neben Rom auch die anderen altitalischen Völkerschaften profitierten. Abgesehen von diesen Einflüssen entwickelte sich jede Gruppe aber natürlich im Rahmen der eigenen sozialen Strukturen.

S. V. Und die etruskische Sprache ist ein bisschen wie … sie ist also das Gegenteil von Linear A und Linear B, man verstand also die Zeichen nicht, dann verstand man, dass es Altgriechisch war. Oder ist es eine Sprache … Wir haben also ein Alphabet, kennen aber die Herkunftssprache nicht.

P. A. Das Lesen etruskischer Inschriften war, wie ich schon gesagt habe, niemals ein Problem – im Gegensatz beispielsweise zu den Hieroglyphen oder zu Linear B. Die Schrift der Etrusker verwendet nämlich die griechischen Buchstaben, das ist der einfache Grund. Lediglich ein wenig Anpassung an das eigene phonetische System war notwendig. Das Problem ist die Sprache der Etrusker. Die Sprachwissenschaftler sind sich nicht einmal darüber einig, die Sprache als indoeuropäisch oder nicht zu bezeichnen.

S. V. Woher kommt sie?

P. A. Woher die Sprache kommt und welcher Sprachfamilie sie angehört, das sind Fragen, die heute noch diskutiert werden. Dieses Problem hängt direkt mit dem Problem der Herkunft der Etrusker zusammen, das bis heute ebenfalls nicht wirklich gelöst ist.

S. V. Aber auch das ist durchaus ein Teil der Geschichte, der nicht vernachlässigt werden darf, indem wir uns nur auf die griechische und römische Gesellschaft beschränken. Aber wir müssen die Geschichte auch als Geschichte einer Gesellschaft betrachten, von der wir vielleicht nicht alles wissen, aber nicht weil uns das Mysterium gefällt, sondern die Geschichte umfasst auch ...

P. A. Während einer gewissen Phase der Forschung wurde die Frage der sog. Ursprünge der Etrusker heftig diskutiert, unterschiedliche Vorstellungen prallten aufeinander. Heute gehen wir davon aus, dass sich die etruskische Kultur im Laufe eines langen Zeitraumes aus verschiedenen Komponenten gebildet hat, im Detail sind aber noch Fragen offen, die hoffentlich in der Zukunft geklärt werden können. So scheint es, dass die Träger der Sprache, d.h. jene Personen, die ursprünglich ein frühes Etruskisch sprachen, aus dem östlichen Mittelmeerraum gekommen sind. Daneben gibt es aber auch andere Komponenten: eine aus dem Bereich nördlich der Alpen und natürlich eine indigene, autochthone Komponente. Speziell die zukünftige DNA-Forschung, die Genetik, könnte uns von großem Nutzen sein, die einzelnen Komponenten im Prozess der Formation der etruskischen Kultur, die sich sicherlich in Italien gebildet hat, besser zu verstehen.

S. V. In Italien?

P. A. Ja, in Etrurien.

S. V. Wir wissen nicht genau, woher sie kommt, aber in Etrurien …

P. A. Besser: Wir wissen wenig darüber, woher die einzelnen Komponenten kamen …

S. V. Aber vielleicht fasziniert ja genau die Vagheit dieser Frage uns Europäer und Europäerinnen!

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Kurzbiografien

Gertrude Moser-WagnerStudium der Bildhauerei bei Bruno Gironcoli an der Akademie der bildenden Künste in Wien, seit

1982 verschiedene universitäre Lehrtätigkeiten, internationale Ausstellungen. Als Kuratorin ist ihr das

Zusammenführen von Kunst und Wissenschaft ein Anliegen, als Künstlerin arbeitet sie im Bereich von

Installation, poetischer Intervention und Video und betreibt Projekte im öffentlichen Raum.

www.moser-wagner.com

Gertrude Moser-WagnerHa studiato scultura con il maestro Bruno Gironcoli presso l’Accademia delle Belle Arti di Vienna. Dal

1982 ha ricoperto diversi incarichi universitari ed esposto i suoi lavori in tutto il mondo. Nella sua attività

di curatrice punta soprattutto all’unione tra arte e scienza, mentre come artista opera con installazioni,

interventi poetici e video arte, realizzando progetti all’interno di spazi pubblici.

www.moser-wagner.com

Elisabeth WörndlStudium an der Glasgow School of Art, lebt in Salzburg und Mondsee, Mitarbeit im Team der Galerie

Fotohof, Salzburg. Als Fotokünstlerin beschäftigt sie sich mit der Positionierung des Körpers in urbanen

oder landschaftlichen Kontexten, um Identitätsmöglichkeiten innerhalb diverser, auch historischer

Lebensbedingungen zu erforschen. Zahlreiche Reisen und Stipendien, internationale Ausstellungen.

www.elisabeth-woerndl.com

Elisabeth Wörndl Dopo aver studiato presso la Glasgow School of Art, oggi vive tra Salisburgo e Mondsee e collabora

con la Galleria Fotohof di Salisburgo. Come fotografa e artista s’interessa alla collocazione del corpo

in contesti paesaggistici o urbani, ricercando possibili identità in diverse condizioni di vita, anche

storiche. Ha intrapreso numerosi viaggi e fruito di diverse borse di studio. Le sue opere sono esposte in

tutto il mondo.

www.elisabeth-woerndl.com

Sara Ventroni Lyrikerin und Schriftstellerin, lebt in Rom. Ihr Buch Nel Gasometro (Le Lettere 2006, premio Napoli 2007)

erschien 2016 unter dem Titel Im Gasometer bei Edition Korrespondenzen, Wien (Übersetzung Julia

Dengg). Mitbegründerin der Frauenbewegung Se non ora quando?. Mitarbeiterin des Gramsci Instituts

und der Fondazione Nilde Iotti.

Sara Ventroni Poetessa e scrittrice, vive a Roma. Il suo libro Nel Gasometro (Le Lettere 2006, premio Napoli 2007) è

stato pubblicato in tedesco nel 2016 dalla casa editrice Edition Korrespondenzen di Vienna con il titolo

Im Gasometer (traduzione a cura di Julia Dengg). È tra le fondatrici del movimento di donne Se non ora

quando?. Collabora con la Fondazione Istituto Gramsci e la Fondazione Nilde Iotti.

Petra AmannStudium der Klassischen Archäologie und der Alten Geschichte in Wien, Florenz und Neapel.

Promotion sub auspiciis Praesidentis rei publicae. Wissenschaftliche Mitarbeiterin und Leiterin diverser

Forschungsprojekte (FWF). Seit 2013 Professorin für Etruskologie und Italische Altertumskunde an der

Universität Wien. Amann lebt mit ihrer Familie in Wien.

Petra AmannHa studiato Archeologia Classica e Storia Antica a Vienna, Firenze e Napoli e conseguito un dottorato sub

auspiciis Praesidentis rei publicae. È collaboratrice scientifica e direttrice di diversi progetti di ricerca (FWF).

Dal 2013 è Professoressa di Etruscologia e Storia Italica presso l’Università di Vienna. Petra Amann vive

con la famiglia a Vienna.

Page 21: Gertrude Moser-Wagner Elisabeth W örndl · La sua scultura in pietra si trova a San Pietro, presto contestata e quindi nascosta. Via Giulia è una delle strade più belle di Roma,

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Impressum:Die beiden Künstlerinnen danken allen, die dieses Kunstprojekt ermöglicht haben Le artiste ringraziano tutte le persone che hanno reso possibile questo progetto artistico

Beiträge contributi: Sara Ventroni, Petra Amann, Giulia Bertolini, Marco Tarabella, Elena Schiano di Colella, Julia Dengg

Ausstellungs-Organisation organizzazione delle mostre: Österreichisches Kulturforum Rom, Dir. Christoph Meran (2015) La Banditella, Associazione Culturale in Arlena di Castro, Thorsten Metz MASC-Foundation Wien, Roland Schütz und Richard Schütz

Übersetzung traduzioni: Ada Vallorani, Giulia Bertolini, Petra Amann, Brita Pohl

Grafik grafica: Richard Schütz

Auflage tiratura: 1000

© bei den KünstlerinnenWien 2016

Angaben zu den Fotos DidascalieSeiten 6-12: aus dem Recherche-Fundus der Künstlerinnen auf Reisen dal materiale fotografico raccolto dalle artiste nel loro viaggio: Giardino di Mario Ciccioli, Tuscania / Museo Nazionale Archeologico di Tuscania / Via Giulia, Roma / Museo Archeologico di Ventotene / Forum Austriaco di Cultura, Roma / Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma / Museo Nazionale Archeologico, Viterbo / Necropoli Etrusca di Castel d‘Asso / Porto Romano a Ventotene / British Museum, London/ Hyde Park, London.

Seiten 10 und 13-20: Gertrude Moser-Wagner, Künstlerische Projektrealisationen realizzazioni artistiche.

S 10 und 22: Videostills aus Fare La Storia - Geschichte(n) bilden, Video 2015/16. S 13: Textinstallation (2), mit Zitat aus Le Relazioni (2014) von Sara Ventroni, Stiegenbereich Öst. Kulturforum, Rom. Installazione (2), citazione da Le Relazioni (2014) di Sara Ventroni, Scalinata, Forum Austriaco di Cultura, Roma. S 15: Textinstallation (3) mit Zitat aus dem Roman Augustus (1971) von John Williams, Stiegenbereich Öst. Kulturforum, Rom. Installazione (3), citazione dal romanzo Augustus (1971) di John Williams, Scalinata, Forum Austriaco di Cultura, Roma. S 14: GLOBAL FENCE, Skulpturale Intervention, Gartenbereich Öst. Kulturforum, Rom. GLOBAL FENCE, Installazione scultorea, Giardino del Forum Austriaco di Cultura, Roma. S 14, 17: Lineamente (Piazzetta Europa und Frühstück), 2 gerahmte Materialcollagen zum Projekt, (22,5 x 22,5 cm und 32,5 x 26,5 cm). Lineamente (Piazzetta Europa e Colazione), 2 collages incorniciati sul progetto artistico, (22,5 x 22,5 cm e 32,5 x 26,5 cm). S 16: Entwurfszeichnung Bozza (21 x 14,5 cm) zum Video Fare la storia - Geschichte(n) bilden.

Seiten 2, 4 und 23-43: Elisabeth Wörndl, Iulia / Giulia, Fotoarbeiten (48 x 32 cm und 56 x 37,2 cm) Serie von 102 Farbabzügen, 2014/15/16 und Foto-Installationen Iulia / Giulia, Lavori fotografici (48 x 32 cm e 56 x 37,2 cm) e installazioni.S 2, 43, 4: Via Giulia Die Straße im Zentrum von Rom in der Nähe des Tibers wurde von Donato Bramante unter Papst Julius II (1502 – 1513) geplant. Sie wird als erstes Beispiel geplanter Stadtentwicklung betrachtet. La strada nel centro di Roma, nei pressi del Tevere, è stata progettata da Donato Bramante sotto Papa Giulio II (1502-1513). Viene vista come uno dei primi esempi di evoluzione pianificata della città.

S 23, 32, 33: Giulia Farnese (1474 - 1524) Mätresse des Papstes Alexander VI (1431 – 1503) als Justitia am Grab von Papst Paulus III (1468 – 1549, Bruder von Giulia) im Petersdom dargestellt. Ursprünglich war Giulia nackt dargestellt, später wurde die Skulptur mit einem Bleigewand bekleidet. (Quelle: Serie Borgia und Petersdom Rom). Maîtresse di Papa Alessandro VI (1431-1503) rappresentata come Justitia sulla tomba di Papa Paolo III (1468-1549, fratello di Giulia) nella basilica di San Pietro. In origine Giulia era rappresentata nuda, la veste in piombo è stata aggiunta in seguito. (Fonte: Serie Borgia e Basilica di San Pietro Roma).

S 24, 25: Julia Seianti Hanunia, British Museum, London Fundort: Chiusi, Toskana, Italien (ca. 140 bis 150 v. Chr.). Luogo di ritrovamento: Chiusi, Toscana, Italia (ca. 140 - 150 a.C.).

Seiten 26-31: Villa Iulia, Ventotene Hierher wurde Iulia (39 v. Chr. bis 14 n. Chr.) Tochter des Augustus in die Verbannung geschickt. Qui venne esiliata Iulia (39 a.C. – 14 d.C.), figlia di Augusto. Blauer Zaun Recinzione Blu, Vorhang Tenda, 3 Balkone, aus der Serie Roter Zaun, Ventotene, Installation von 3 Fotos auf Vinyl, (je 214 x 105 cm) Gartenbereich Öst. Kulturforum, Rom. 3 balconi, dalla serie Recinzione Rossa, Ventotene, installazione di 3 foto su vinile, (214 x 105 cm), Giardino del Forum Austriaco di Cultura, Roma.

S 34, 35: Bomarzo Rätselhafter Skulpturenpark, errichtet von Vinicio Orsini (1552 – 1585) für seine Frau Giulia Farnese (gestorben 1564). Parco con sculture enigmatiche, eretto da Vinicio Orsini (1552 – 1585) per sua moglie Giulia Farnese (deceduta nel 1564). Brunneninstallation, Stiegenbereich Öst. Kulturforum, Rom. Installation von 12 Fotos auf Vinyl (472 x 352 cm), Sacro Bosco, Bomarzo, Latium. Installazione con fontana, Scalinata, Forum Austriaco di Cultura, Roma. installazione di 12 foto su vinile (472 x 352 cm), Sacro Bosco, Bomarzo, Lazio.

S 36, 37, 39: Giulia B., London, 2016 geboren 1991 in Bologna lebt derzeit in London. Nata nel 1991 a Bologna vive attualmente a Londra.

Dank an Si ringraziano:British Museum, London Museo Archeologico di Ventotene Annarita Matrone, casa privata a Ventotene Palazzo Farnese, Roma e Caprarola

Kultur

Page 22: Gertrude Moser-Wagner Elisabeth W örndl · La sua scultura in pietra si trova a San Pietro, presto contestata e quindi nascosta. Via Giulia è una delle strade più belle di Roma,

IulIA

JulIA

GIulIA

JulIA

GIu lIA