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ROMA IN NUMERI Un'analisi sul metabolismo di Roma di Marialuisa Palumbo con Mila Splendiani [email protected]

Roma in numeri

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ROMA IN NUMERI

Un'analisi sul metabolismo di Roma di Marialuisa Palumbo con Mila Splendiani [email protected]

Camminando per una città, l'aria della città entra dentro di noi, raggiunge i nostri polmoni e da lì il nostro sangue. In modo simile, l'anidride carbonica emessa dai nostri mezzi di trasporto, dai nostri impianti di riscaldamento e di illuminazione, confluisce nell'aria che respiriamo, riducendone la qualità e (tramite l'effetto serra) contribuendo a cambiare il clima.

Città costruita e ambiente rappresentano lo spazio fisico, artificiale e naturale, che ci circonda, senza soluzione di continuità ma con molteplici effetti dell'uno sull'altro e di entrambi sulla qualità della nostra vita.

Il legame tra il modo di funzionare dei nostri edifici e dei nostri sistemi di trasporto e la qualità dell'aria che respiriamo non è che un esempio della profonda connessione tra i due ambiti.

Il flusso di energia e materia che la specie umana preleva dai sistemi naturali, utilizza e trasforma e da cui produce scarti e rifiuti, per analogia con i flussi di energia e materia degli ecosistemi, viene denominato “metabolismo delle società”.

L'Impronta Ecologica rappresenta una metodologia di contabilizzazione delle risorse ambientali, utile per ragionare di “sviluppo sostenibile”.

La filosofia che sta dietro questa analisi si basa sul concetto di capacità di carico, la capacità della Terra di sostenere la vita.

Il metodo dell'impronta si chiede: “Quanta terra (biocapacità) utilizziamo per vivere?”. Il confronto tra la biocapacità di un territorio e l'impronta ecologica, ci permette di fare un bilancio ambientale: di valutare una situazione di deficit o di surplus ecologico.

Non abbiamo al momento dati e tempi sufficienti per elaborare uno studio sull'impronta ecologica di Roma ma possiamo cominciare a guardare alcuni dei numeri e degli indicatori utili per costruire un quadro delle risorse a disposizione della città (a partire dal suolo e dalla aree verdi, dall'aria e dall'acqua) e degli impatti che le nostre attività e consumi hanno su di esse.

Per facilitare la comprensione dei dati, opereremo un confronto puntuale tra Roma e Milano e, per alcuni indicatori, Stoccolma.

IL SUOLO

Il suolo è «Lo strato superiore della crosta terrestre costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico. Nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali l’acqua, i nutrienti e il carbonio […]» Definizione della Commissione Europea al parlamento Europeo, 2006.

2009

La perdita della risorsa ambientale, dovuta all’occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale, è definita consumo di suolo.

Il consumo di suolo va dunque inteso come una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato).

Ogni anno in Italia è divorata dal cemento una superficie estesa come quella di Milano.

A livello nazionale, il suolo perso è passato dal 2,9% degli anni ’50 al 7,3% del 2012, contro il 4,6% della media dell’Unione Europea.

A livello comunale in Italia, Roma, è la città in cui l'urbanizzazione si estende maggiormente con un valore di superficie consumata di oltre 34.000 ettari di suolo edificato.

Suolo consumato a livello comunale (ettari), anno 2012. Fonte: ISPRA 2015.

Il dato quantitativo sul consumo di suolo totale non è però sufficiente per descrivere l'andamento di un fenomeno così importante e complesso.Ad incidere negativamente sul consumo di suolo ma anche più in generale sulla sostenibilità della forma urbana, non è soltanto il fattore diretto della superficie impermeabilizzata ma anche la modalità dell'uso del suolo: la forma della urbanizzazione. Da questo punto di vista, sono stati sviluppati numerosi indicatori delle forme di urbanizzazione, tra questi utilizziamo qui due soli indicatori sufficienti per descrivere lo stato di frammentazione e dispersione che caratterizza l'urbanizzazione di Roma.

L’indice di sprawl rappresenta l’incremento di area costruita rispetto alla variazione della popolazione. Il range dei valori in Italia varia tra 0,67 e 28,7.

A Roma l’indice assume valori maggiori di 25 in virtù di un forte disallineamento tra dinamica demografica e consumo di suolo, quindi la crescita della popolazione non è allineata all’espansione dell’area urbana.

L'indice di dispersione è calcolato come rapporto tra la superficie complessiva delle aree a bassa densità e la superficie sommatoria delle aree edificate a bassa e ad alta densità ricadenti all’interno dei limiti comunali. Il range dei valori varia in Italia da 0,14 a 0,92.

Come indicato dai rilevamenti di ISPRA, i comuni con una struttura urbana monocentrica con significativa dispersione delle aree edificate all’esterno del nucleo urbano principale (Monocentriche disperse) e i comuni caratterizzati da untessuto urbano di tipo diffuso (Diffuse) rappresentano le situazioni a maggiore rischio per gli effetti negativi della frammentazione.

La struttura dell'urbanizzazione di Roma è monocentrica dispersa.

Schematizzazione delle diverse forme insediative utilizzate per la classificazione delle aree urbane per lo studio del consumo di suolo. Fonte ISPRA 2015.

Come risulta dal confronto tra gli indici di dispersione delle maggiori città europee, il valore dell'indice di dispersione di Roma, sebbene nella media dei comuni italiani, è molto superiore a quello delle maggiori città europee.

Confronto tra le maggiori città europee attraverso l'indice di dispersione urbana. Fonte: ISPRA 2015.

Il VERDE PUBBLICO

Se la parte di suolo occupata dalla cementificazione rappresenta una criticità da tenere sotto controllo, la parte di suolo destinata a verde urbano è una potenzialità da tutelare e valorizzare.

La percentuale di verde pubblico sulla superficie comunale consente di valutare in termini quantitativi il “peso” rispetto all’intero territorio comunale di quelle aree verdi pubbliche pianificate, progettate e gestite soprattutto per essere fruite dai cittadini.

La disponibilità di verde pubblico pro capite (m2/ab) considera la disponibilità per abitante delle varie tipologie afferenti al verde urbano fruibile o comunque pianificato, escludendo dunque le aree naturali protette.

La densità di aree naturali protette, espressa come percentuale sulla superficie comunale va a completare quella del verde pubblico, da cui sono escluse per diversità difinalità, vincoli, estensione ecc.

Lo stato dell’arte al 2013 mostra che la città italiana con la maggiore estensione di aree naturali protette è ROMA.

ROMA dispone di 1.798 aree verdi in manutenzione al Dipartimento Tutela Ambientale, per un totale di 40.191.252 m2 suddivise in verde storico archeologico, grandi parchiurbani, verde attrezzato, arredo urbano e verde speciale.

Considerando i dati raccolti emerge come Roma sia la città maggiormente dotata di aree verdi pubbliche e aree naturali protette, considerando i mq di superficie ad esse destinati,aree però mal progettate e rese poco fruibili alla popolazione, la quale può godere solo in parte di questo ricco patrimonio, come dimostrano i dati relativi alla disponibilità di verde pubblico sia percentuale che pro capite.

LE AREE AGRICOLE

Per descrivere le principali caratteristiche delle aree agricole di Roma, sono stati considerati quattro indicatori statistici (con dati provenienti dai Censimenti Generali dell'Agricoltura realizzati dall'Istat con cadenza decennale): il Numero di aziende agricole e/o zootecniche (1982-2010), la Superficie Agricola Utilizzata – SAU (1982-2010), l'Incidenza percentuale delle varie superfici aziendali sul territorio comunale (2010), l'Incidenza percentuale della superficie biologica sulla Superficie Agricola Utilizzata – SAU (2010).

In Italia, Roma risulta essere la città che ha perso più areaagricola in termini assoluti nel corso del tempo con oltre 32 mila ettari in meno rispetto al 1982, pur rimanendo la città con la maggior estensione di aree agricole, il 40,2% dell'intero suolo comunale, equivalenti a 51.729 ha. Escludendo le aree incolte, si arriva a 43.271,39 ha di superficie agricola utilizzata di cui, il 75% è costituita da superficie effettivamente agricole; il 17% è costituito da boschi annessi ad aziende agricole.

Aree agricole perse successivamente al 1984 ed al Piano delle Certezze. Fonte: Comune di Roma.

LE ACQUE

Roma possiede un vasto patrimonio idrologico, costituito non solo dal fiume Tevere e dai suoi affluenti, ma anche da una dotazione di acqua potabile, per qualità e purezza tra le prime in Italia. L'acqua viene fornita, attraverso il sistema idrico di Acea Ato 2, da 10 fonti di approvvigionamento: 6 grandi sorgenti (Peschiera, le Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Acqua Felice e le sorgenti del Pertuso), 4 campi pozzo (Pantano Borghese, Finocchio,Torre Angela e Torre Spaccata) e il lago di Bracciano (utilizzato come riserva nei casi di emergenza idrica, previo trattamento di chiari-flocculazione e disinfezione). Attraverso gli acquedotti principali e una rete di oltre 8.280 Km, è in grado di distribuire ogni giorno fino a un massimo di 500 litri di acqua potabile per abitante, per un volume di acqua immessa in rete pari a 478 mm³/anno, con 2.700.000 abitanti serviti. Le sorgenti fanno derivare il 97% di acqua potabile mentre il restante 3% è captata da pozzi.

Consumo di acqua per uso domestico

Gli indici utilizzati sono il consumo idrico calcolato in litri giorno per ogni abitante e la percentuale di dispersione idrica, dovuta al cattivo funzionamento della rete o agli eventuali sversamenti e sfori nei serbatoi o alla mancata fatturazione, data dalla differenza tra l'acqua immessa e l'acqua consumata per usi civili, industriali e agricoli.

Esempi virtuosi, secondo il rapporto dell'Istituto Ambiente Italia-Dexia (Ecosistema Urbano Europa) sono Londra che segna 159 litri giorno a cittadino e Berlino che ne consuma 163.

LA QUALITA' DELL'ARIA

Lo stato della qualità dell’aria nelle aree urbane è determinato dal peso locale e regionale dei diversi driver e fattori di pressione e dalle condizioni meteo-climatiche che giocano unruolo importante nel determinare i livelli dei vari inquinanti osservati. Nelle città il trasporto, seguito dal riscaldamento civile, è il driver principale. Anche l'agricoltura, causando il 90% di emissioni di ammoniaca e l'80% di emissioni di metano, contribuisce in maniera significativa alla creazione di sostanze inquinanti. Altre fonti di metano sono i rifiuti (discariche), l'estrazione di carbone e il trasporto di gas su lunga distanza.

Le cause e gli inquinanti

- Traffico veicolare: le emissioni provocate dal traffico dei veicoli dipendono dal tipo di combustibile e dal tipo di veicolo; tutti i motori termici se alimentati a combustibili fossili producono anidride carbonica (CO2 ), i veicoli alimentati a gasolio emettono principalmente particolato come PM10 e inferiori, idrocarburi (HC), ossidi di azoto (NOx ) e biossido di zolfo (SO2). Un veicolo a benzina emette Particolato, NOx e CO, mentre i veicoli a metano e GPL emettono NOx, particolato ultrafine e scarsi idrocarburi.

- Riscaldamento domestico: anche qui gli inquinanti emessi dipendono essenzialmente dal combustibile utilizzato, dalla tipologia di riscaldamento, dalla vetustà e dalla manutenzione dello stesso, gli inquinanti emessi sono all'incirca gli stessi dei veicoli con differenze prodotte da carbone e legna.

Secondo i criteri adottati a livello UE gli indicatori relativi al particolato atmosferico (PM10), al biossido di azoto (NO2) utilizzano i valori di concentrazione media annua d’inquinante a cui è esposta la popolazione in ambito urbano. Per l’ozono (O3) si è fatto riferimento ai giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana, come stabilito dalle norme specifiche (valore obiettivo a lungo termine di 120 µg/m³, media massima giornaliera calcolata su 8 ore nell’arco di un anno civile, da non superare più di 25 giorni l’anno).

La classifica europea del City Ranking Project, iniziativa promossa da Friends of the Earth Germania e dall’European Environmental Bureau (EEB) nell’ambito della Campagnasul Clima “Zero Emissioni” mostra Roma e Milano ultime in Europa nell’attuazione di buone pratiche, mentre Copenhagen e Stoccolma ai primi posti.

PM10

Per il materiale particolato proveniente da sorgenti antropiche, il settore maggiormente emissivo nelle aree urbane considerate è quello del riscaldamento domestico seguito da industria e trasporti su strada. L’informazione più importante è che la maggior parte del PM10 primario emesso nelle città deriva da fonti distribuite sul territorio e dipendenti da un lato dalla pianificazione urbana e dall’altro dalle abitudini dei cittadini. In media, il contributo fornito dal settore riscaldamento alle emissioni di particolato primario è pari a circa il 43% delle emissioni stimate.

NO2

La fonte principale di emissione degli ossidi di azoto è costituita dai trasporti stradali. Si stima che le emissioni originate da tale settore siano superiori al 50% del totale emesso nella singola area urbana e considerando che gli NOx sono anche precursori del materiale particolato assumono un’importanza doppia. In valore assoluto le emissioni più altevengono stimate a Roma.

OZONO

L’ozono troposferico (O3) è un inquinante secondario che si forma attraverso processi fotochimici in presenza di inquinanti primari quali gli ossidi d’azoto (NOx) e i composti organici volatili (COV). Negli ultimi cento anni la concentrazione di questo gas velenoso per gli esseri viventi, negli strati più bassi dell'atmosfera, è raddoppiata e sempre più ricorrenti e pericolosi sono i suoi picchi estivi. Legambiente ha stilato la media del numero di giorni di superamento della media mobile sulle 8 ore di 120 µg/m³ registrate dalle centraline urbane, suburbane e rurali.

La MOBILITA'

Il settore dei trasporti è responsabile nel nostro paese del 36,8 % delle emissioni di CO2, seconde al solo settore della produzione di energia. Peraltro i trasporti costituiscono inItalia il primo settore in termini di consumi finali di energia.

A ROMA secondo l'indice modal share il 64% degli spostamenti avviene in auto o in moto mentre il restante 36% attraverso mezzi pubblici, bici o a piedi.

A STOCCOLMA, secondo una ricerca effettuata da Legambinete, il 90% della popolazione si sposta in bici, a piedi o usa mezzi pubblici.

La conoscenza del tasso di motorizzazione è un indicatore di grande aiuto per descrivere la qualità della vita negli ambiti urbani. La densità automobilistica, infatti, costituisce senza alcun dubbio uno degli elementi maggiormente problematici per la città e distingue sfavorevolmente l'Italia nel panorama mondiale: rispetto ad alcune grandi capitali europee come ad esempio Londra, Parigi e Berlino che registrano valori molto bassi, circa 32 auto/100 ab la media di ROMA si attesta intorno alle 64 auto ogni 100 ab risultando la città con il maggior numero di autovetture in circolazione rispetto alle altre città metropolitane italiane.

Gli indicatori del trasporto pubblico locale sono considerati in termini di utilizzo e di offerta.

L’indicatore “utilizzo del trasporto pubblico locale” è espresso come numero di passeggeri trasportati nell’arco di un anno dai mezzi pubblici per abitante.

L'offerta del trasporto pubblico è invece calcolata in base al numero di mezzi pubblici disponibili, densità delle reti e posti/km.

Densità di fermate (fermate per km2 di superficie) anno 2012. Estensione delle zone a traffico limitato (ZTL) (m2 per 100 abitanti). Numero di stalli di sosta in parcheggi di scambio con il trasporto pubblico. Fonte: Elaborazioni ISPRA su dati ISTAT, 2014.

Disponibilità di aree pedonali (m2 per 100 abitanti). Differenza di m di piste ciclabili tra gli anni 2008-2013, Disponibilità di biciclette per il Bike Sharing (1 per 10.000 abitanti). Fonte: ISPRA su dati ISTAT, 2014.

I dati dimostrano come il servizio pubblico di Roma sia meno efficiente di quello di Milano, non solo in termini di offerta, ma anche in termini di trasporto sostenibile, infatti la maggior parte del servizio di trasporto pubblico è formato dal parco veicolare degli autobus.Secondo il rapporto Legambiente a Stoccolma la flotta dei mezzi pubblici è a bassissimo impatto ambientale: il 65% sono su rotaia, con un sistema integrato di tram, metropolitane e ferrovie urbane (che usano elettricità in gran parte prodotta da fonti rinnovabili). Il resto dei mezzi sono alimentati da combustibili rinnovabili (etanolo e biogas).Per costruire un indicatore in grado di valutare l'offerta ciclabile di una città sono stati considerati i km di piste ciclabili in sede propria, i km di piste in corsia riservata, i km su marciapiede, i km di piste promiscue bici/pedoni e le zone con moderazione di velocità a 20 e 30 Km/h costituendo l'indice dei “metri equivalenti” di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti.

Numero di incidenti stradali per 1.000 autovetture circolanti nei 73 comuni studiati dal rapporto Ispra sulla Qualità dell'Ambiente Urbano. Fonte: Statistica degli incidenti stradali ACI-ISTAT 2013

LA PRODUZIONE E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

La produzione dei rifiuti urbani rappresenta sicuramente uno degli indicatori di maggiore pressione nelle città italiane, non solo in termini ambientali ma anche in termini economici.Per questo la gestione dei rifiuti (il processo e la modalità di raccolta, smaltimento e riuso del rifiuto) è un tema fondamentale del governo delle città.

A Roma le tonnellate della raccolta differenziata sarebbero nel 2014, secondo il sito AMA, pari a 648.000, circa 100.000 in più rispetto a quelle del 2013 (546.000t) raggiungendouna percentuale di differenziata del 43%. Senza dubbio, il dato è dovuto anche all’espansione del nuovo modello di raccolta differenziata (a 5 frazioni) che ha raggiunto, a fine 2014, 1,8 milioni di cittadini.

Il CONSUMO DI ENERGIA PER USO DOMESTICO

Nelle mura domestiche, il singolo cittadino svolge alcune delle principali attività di consumo, generando importanti effetti esterni sull’ambiente. Fuori casa, il cittadino compie le proprie scelte di mobilità utilizzando i diversi mezzi privati e pubblici. I cittadini ricoprono un ruolo di rilievo sulle emissioni generate in ambito urbano.

LA PRODUZIONE DI FER ed ENERGIA dal SOLE

In questi ultimi anni la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) in Italia è stata in continua ascesa: il peso delle rinnovabili è passato dal 27,4% del 2011 al 38,6% del 2013. Nel 2013 le rinnovabili hanno dunque superato il gas naturale diventando la prima fonte usata per la produzione elettrica.

Dai dati raccolti dal GSE nell'anno 2013, Roma (con il territorio metropolitano) spicca per il numero complessivo di impianti fotovoltaici.

Roma, con 5.023 m² di pannelli solari termici, è al terzo posto tra i comuni italiani per superficie di solare termico.

Decisamente insufficiente però la potenza dei pannelli fotovoltaici installata sugli edifici pubblici comunali, secondo dati Istat al 2012 pari a 4,9 kW ogni 1000 abitanti (contro i 186 kW/1000 AB di Salerno e i 30 di Padova) e l'estensione dei pannelli solari termici, pari a 1,3 m² ogni 1000 abitanti.

BILANCIO ENERGETICO

Considerando la potenza installata pari a 332.878 kW e una produzione media annua per kilowatt di picco della provincia di Roma pari a 1.242 kWh/kWp anno si ottiene una produzione media di 413,43 GWh annua.

Considerando che il consumo pro-capite di energia elettrica è 1449 kWh/ab anno, la produzione fotovoltaica a Roma copre circa il 10% del fabbisogno elettrico.

UNA VISIONE 10 PROPOSTE

1. ROMA COMUNEAssumere il principio di sussidiarietà orizzontale come uno dei nuovi strumenti fondamentali di amministrazione condivisa della città: istituire un Laboratorio per la Sussidiarietà, in cui coinvolgere i più significativistakeholder di questo settore, ed individuare immediatamente tutte le sue possibili ricadute operative per una nuova gestione dei beni comuni di Roma.

2. ROMA RINNOVABILEAssumere come prioritario l'obiettivo della sostenibilità ambientale, impegnando la città in una vera e propria rivoluzione per abbattere le emissioni di Co2 (componente primaria delle emissioni climalteranti), a partire da una doppia campagna di rinnovamento edilizio (miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici, componente primaria dei consumi energetici) e di diffusione di un modello distribuito di produzione di energia rinnovabile, pulita e locale. Una produzione da integrare con il costruito: edifici e spazi pubblici, nella città nuova e nel centro storico.

Operativamente, ciò significa dare centralità politica alla Cabina di Regia sui Cambiamenti Climatici, coinvolgendo i più significativi stakeholder nel settore Clima ed Energia, per produrre a breve termine un aggiornamento del PAES (Piano Ambientale per l'Energia Rinnovabile). Un aggiornamento checoinvolga i cittadini in modo radicale, attraverso nuove formule di mobilitazione cooperativa che diano modo a tutti di dire “si, voglio entrare nel progetto, voglio fare il possibile per migliorare l'efficienza energetica della mia casa e alimentarla con energia pulita e rinnovabile, e questo Piano mi dà modo di farlo!”. In altri termini, va costruito un modello economico, procedurale e autorizzativo, che renda conveniente e facile per tutti partecipare al Piano. Roma deve diventare capitale dienergia rinnovabile.

3. ROMA PRODUTTIVAAncora con l'obiettivo di costruire una maggiore sostenibilità e resilienza per la città, occorre disegnare l'ampliamento della Rete Ecologica già esistente così da individuare per ogni area, quartiere o rione della città, un cuore di spazi comuni dedicati alla produzione di frutta e verdura, all'allevamento di piccoli animali da cortile e di api, a punti di accumulo e raccolta delle acque, alla raccolta e riuso dei rifiuti organici ed alla produzione di energia rinnovabile. Fattorie urbane multifunzionali, parchi e landmark di una nuova Roma produttiva, luoghi di accoglienza e di integrazione, di formazione e ricreazione: alla Roma Policentrica del vecchio Prg occorre contrapporre la RomaProduttiva, Capitale di Biodiversità. Operativamente ciò significa cominciare a delineare la Rete Ecologica ampliata, carica di nuove funzioni ambientali e sociali, di un nuovo PRG in cui il tema dell'ambiente, dell'acqua, del cibo e dell'energiasiano centrali.

4. ROMA CITTA' LABORATORIOElaborare un nuovo piano regolatore per Roma significherebbe ridare a Roma il ruolo di città laboratorio delle politiche nazionali. Se la pianificazione urbanistica è tradizionalmente il luogo in cui si depositano tutte le scelte politiche e istituzionali che governano il territorio, una pianificazione integrata agli aspetti ambientali, energetici ed agroalimentari, è uno strumento cardine per una nuova politica pubblica, in grado di guidare lo sviluppo sostenibile di una città e di un paese. Adottare un nuovo PRG che integri come detto urbanistica eambiente vorrebbe dire tornare a fare di Roma un laboratorio per la politica nazionale, riportando l'urbanistica, ovvero il tema dello sviluppo urbano sostenibile e resiliente, al centro dell'agenda di Governo.

5. ROMA CITTA' DENSADal punto di vista specifico dell'urbanistica e della forma urbana, se l'obiettivo di un piano regolatore è quello di orientare e guidare lo sviluppo sostenibile della città, è fondamentale che il piano possa scegliere e indicare “cosa, dove e quando” urbanizzare. In questo senso, rispetto all'attuale forma urbana della città, occorre individuare gli ambiti prioritari che necessitano di un intervento di recupero finalizzato a ricostruire la continuità e la densità (spaziale e funzionale) della città e concentrare solo ed esclusivamente in questo ambito le nuove edificazioni, su terreni pubblici e privati.

6. ROMA E IL PREZZO DEL SUOLORiconoscere il valore collettivo del suolo, come bene comune della città, vuol dire rimettere in discussione il rapporto trapubblico e privato, tra proprietà, diritto di costruire e dissipazione di un bene non riproducibile (il suolo) alla base della maggior parte dei servizi ecosistemici che rendono possibile la nostra sopravvivenza sulla terra. In questo senso, l'apertura di una nuova stagione urbanistica basata su una nuova consapevolezza ambientale deve portare con sé un rinnovato principio di tutela e compensazione, laddove venga individuato un diritto di costruire per una finalità collettiva cioè all'interno di un disegno comune. Nel disegno del un nuovo sistema di regole dello sviluppo urbano, va ripensato il costo di urbanizzazione aggiungendovi una quota di compensazione per la perdita dei beni ambientali (suolo e suoi derivati). Occorreinnalzare gli oneri di urbanizzazione.

7. ROMA E LE REGOLE DEL COSTRUIRERoma ha un regolamento edilizio vecchio. Va al più presto definito un nuovo regolamento edilizio in cui siano integrati in modo forte e strutturale gli aspetti ambientali. Non si tratta diappesantire e complicare le norme già esistenti ma il più possibile di ripensare, semplificare e finalizzare le norme agli interessi collettivi. Tenendo conto che la Direttiva europea 31/2010 prescrive che a partire dal primo gennaio 2021 sipotranno costruire soltanto edifici “neutrali” dal punto di vista energetico: edifici cioè progettati per fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento minimi e da soddisfare solo con fonti rinnovabili in sito.

8. ROMA CITTA' A MISURA DI BAMBINOLa mobilità non va ripensata ma ribaltata: dando priorità a tutte le modalità a basso impatto ambientale e ad alto valore sociale. Occorre rallentare le macchine e velocizzare i pedoni e i mezzi pubblici: portare i marciapiedi su una quota continua, affermando la priorità ciclabile e pedonale, e utilizzando le discontinuità (i dossi) per rallentare le macchine. Occorre realizzare una rete tranviaria veloce e leggera, su corsie dedicate, riducendo lo spazio carrabile a favore di una mobilità pubblica e gratuita. I risparmi ambientali legati alla riduzione di Co2, dei costi sanitari e degli incidenti, una nuova tassa sulla mobilità privata e l'intervento di operatori privati interessati agli spazi pubblicitari e di comunicazione potrebbero ampiamente finanziare la gratuità del biglietto dei mezzi pubblici per I residenti. Ridare la priorità ai pedoni e ai mezzi pubblici non vuol dire solo cambiare forma della mobilità ma vuol dire creare le condizioni per una nuova vita dello spazio pubblico.

9. ROMA OLTRE IL PUBBLICO E IL PRIVATOQuesta visione di una città produttiva, basata sul contenimento degli sprechi e sull'efficienza, sulla produzione locale e distribuita di energia rinnovabile, sulla valorizzazione ambientale e sociale del suolo e delle risorse che gli sono legate, porta con se la nascita di una nuova economia. Una economia in cui la crescita del Pil è proporzionale alla decrescita delle emissioni (decoupling). Una economia in cui il pareggio di bilancio è innanzitutto ecologico, finalizzato ad un miglior uso, distribuzione e condivisione delle risorse, lasciando ampli margini per il futuro.

In questa economia i beni ambientali e storici di una città sono i suoi valori assoluti, il capitale inalienabile della città. In questo senso, non solo le parti fisiche del territorio ma anche alcune aziende, rappresentano un bene che deve non solo restare pubblico ma diventare ancor più “comune”: le aziende agricole comunali, la centrale del latte, il CAR, ma anche l'Acea e l'Ater dovrebbero acquisire una nuova struttura cooperativa che ne garantisca non una gestione di mercato ma una gestione finalizzata a massimizzare il bene del territorio.

10. ROMA CAPITALE DI NUOVA ECONOMIASecondo la Coldiretti il 42 per cento dei giovani in Italia, se avesse accesso alla terra, sarebbe disposto a darsi all’agricoltura. Secondo la Flai Cgil (sindacato dei lavoratori dell'agro-industria) a Roma l’agricoltura potrebbe dare lavoro a 35mila persone. Certamente una diversa gestione dei beni ambientali innesca una nuova economia, in cui i beni comuni (la loro salvaguardia, difesa, valorizzazione, comunicazione, promozione) divengono una risorsa capace di produrre ricchezza, cioè benessere per il territorio. Proseguendo nella strada già intrapresa con esperienze come il parco del Fosso di via Bravetta, la fattoria Tenuta della Mistica ed il bando per l'assegnazione di immobili rurali e terreni agricoli comunali incolti, individuate le “isole ecologiche” da cui far partire il processo di rilancio produttivo della città, costruire un bandopubblico per selezionare, sulla base di progetti d'impresa, gli operatori interessati a costituire queste nuove aziende agricole multifunzionali, nel cuore della città.

Fonti principali:- Comune di Roma, “Rapporto sul Settore Agricoltura”, in Relazione sullo Stato dell'Ambiente, 2012;- GSE, Rapporto Statistico Solare Fotovoltaico, 2013;- ISPRA, Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014;- ISPRA, Rapporto sul consumo di suolo, 2015;- ISPRA, X Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014;- ISTAT, Rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano, 2014;- ISTAT, Dati Ambientali nelle città, database online.- ISTAT, 6° Censimento generale dell'agricoltura, 2010;- Legambinte, Ecosistema urbano - XXI Rapporto sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia, 2014;- Rapporto Cittalia 2013, Le Città Metropolitane, Roma 2013- RIUSO03. Ristrutturazione edilizia - riqualificazione energetica - rigenerazione urbana, Ricerca promossa da ANCE, CNAPPC e Legambiente, realizzata da CRESME, 2014;- UN-Habitat, 2012.

Questa presentazione costituisce la seconda parte, numerica e quantitativa, del report Abitare Roma. Appunti sul metabolismo urbano realizzato da Marialuisa Palumbo in collaborazione con Mila Splendiani nell'ambito della ricerca su Roma promossa dalle associazioni Italiadecide e Roma! Puoi dirlo forte tra marzo e settembre 2015.