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Sonderdrucke aus der Albert-Ludwigs-Universität Freiburg ERICH KÖHLER Sistema dei generi letterari et sistema della società Originalbeitrag erschienen in: Carlo Bordoni (Hrsg.): La pratica sociale del testo. Bologna: Ed. CLUEB, 1982, S. [13] - 29

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Sonderdrucke aus der Albert-Ludwigs-Universität Freiburg

ERICH KÖHLER Sistema dei generi letterari et sistema della società Originalbeitrag erschienen in: Carlo Bordoni (Hrsg.): La pratica sociale del testo. Bologna: Ed. CLUEB, 1982, S. [13] - 29

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ERICH KÖHLER

Sistema dei generi letterarie sistema della societä (*)

Tra le esperienze che mi occorsero, insieme a Hans Robert Jauss,nella preparazione del Grundriss der romanischen Literaturen des Mit-telalters, una mi sembra fondamentale: qualsiasi teoria dei generi let-terari non costituisce un progresso rispetto alle posizioni già acquisitese non si costituisce come una teoria del sistema dei generi visto nelcorso della sua trasformazione storica. Questo significa, se facciamo ri-ferimento alla prassi monografica della ricerca sui generi, che il solitoinventario descrittivo delle creazioni storiche di un determinato gene-re — che si pone per lo più come un valore normativo o che si postulaa priori — deve essere decisamente integrato e corretto; si dovrà co-gliere sempre il rapporto funzionale di un genere con tutti gli altri ge-neri contemporanei, in altre parole, il suo luogo nel sistema dei gene-Ii(i) .

Questo luogo nel sistema dei generi sta — per anticipare le nostresuccessive tesi — in un rapporto determinato, o da determinare, conlo specifico «fondamento nella vita» (Sitz im Leben) del genere, di-pende cioè dal compito preciso che, nel processo di appropriazione edi interpretazione di una realtà storica data da parte dei gruppi socialiche in essa sono diversamente implicati, viene ad assumere il genere einfine dalle ripercussioni del genere su questa realtà storica.

Sarebbe azzardato attribuire esclusivamente al lavoro per il Grun-driss la scoperta di questo nuovo campo di ricerca. È più giusto direche tale prospettiva era chiara agli iniziatori già nella prima fase diprogettazione del Grundriss, e che essi durarono non poca fatica aconvincere i collaboratori, spesso di diverso avviso, della sua validità.A questo approccio comune Jauss ed io arrivammo in modi diversi.Jauss si ricollegava alle analisi dei formalisti russi, e poi ai successivisviluppi strutturalistici, oltre che alla «teoria del pregiudizio» di Ga-damer per sviluppare, in un confronto critico con queste teorie, la sua

(*) Trad. di Mario Mancini.

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«estetica della ricezione». Il grande significato della «Rezeptionsästhe-tik» non credo abbia bisogno di essere dimostrato. Mi sembra inveceassolutamente necessario riflettere sulle possibilità di un'«estetica del-la produzione», orientata verso la sociologia della letteratura. In que-sto senso la differenza tra Jauss e me non nasce da una contraddizio-ne, ma piuttosto da una divisione del lavoro all'interno di una strate-gia convergente, il che non vuol dire che si sia sempre della stessa opi-nione. Le considerazioni che seguono dovrebbero rispecchiare le con-vergenze e le divergenze delle nostre posizioni.

Scrive Tynjanov «II sistema della serie letteraria è prima di tutto ilsistema delle funzioni della serie letteraria, nella sua incessante corre-lazione con le altre serie. »( 2 ) La natura di queste correlazioni non vie-ne però specificata. Jauss porta il discorso molto più avanti, ma forsenon abbastanza. Come prima inoppugnabile conseguenza, egli ne de-riva il postulato di analisi strutturali per momenti sincronici, nellequali «la compagine dei generi canonici appare non come una classifi-cazione logica, ma come il sistema letterario di una determinata situa-zione storica. »( 3 ) Quello che interessa a noi è naturalmente la concre-tizzazione sociologica di questa «determinata situazione storica». «Sesi segue il principio di storicizzare il concetto di forma — prosegueJauss qualche pagina più avanti — e si considera la storia dei generiletterari come un processo storico di continua creazione e trasforma-zione dell'orizzonte, alle metafore di sviluppo, maturità e decadenza.,potrà subentrare il concetto ateleologico dell'interazione di un nume-ro limitato di possibilità. »( 4 ) La nostra attenzione va alle cause socialidi questo «processo di continua creazione e trasformazione dell'oriz-zonte», alle condizioni della loro possibilità ma soprattutto alle condi-zioni della loro limitazione, al loro muoversi nella dimensione del ne-cessario.

Comunque sia, le relazioni strutturali tra letteratura e società con-vergono al livello di un sistema che le media e che si presenta comeun sistema di generi e di stili. Determinare il rapporto tra il sistemadei generi letterari e il sistema sociale è compito della sociologia dellaletteratura. E questa dovrà intendere il rispecchiamento estetico comel'appropriazione produttiva della realtà e la sua riproduzione, com-prendente in sé anche il processo di appropriazione. Come una realtànella sovrastruttura, con azione a sua volta attiva, autogeneratasi nelprocesso stesso di interpretazione. Un concetto ridotto di rispecchia-mento estetico come copia («Abbild») della realtà non supererebbeindenne il problema del sistema dei generi.

Io concepisco il genere letterario — ed è una premessa che condi-

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vido con Jauss — non «ante rem», come un universale realistico-nor-mativo, e neppure «post rem», in accezione nominalistica e classifica-toria, ma come esistente «in re», e questo sulla base di una successio-ne di opere con tratti comuni relativamente costanti, il cui rapportostrutturante con altre opere è dipendente da un sistema e insieme ge-neratore di un sistema.

Se sarebbe poco saggio non utilizzare gli innegabili risultati delformalismo e dello strutturalismo, questo vale ancora di più per lateoria generale dei sistemi: è giunto forse il momento di verificarla edi applicarla criticamente al problema del sistema letterario( 5 ). Èquanto ci proponiamo di fare nelle considerazioni che seguono, for-mulate sotto forma di tesi. Esse si ricollegano per certi aspetti, com'èovvio, alle mie Tesi per una sociologia della letteratura( 6 ).

Se operiamo un taglio sincronico, il sistema dei generi messo alloscoperto ci appare come funzionale e apparentemente fisso; esso è in-.vece soggetto a continue trasformazioni. Il sistema dei generi è strut-turato gerarchicamente, è retto da «una dominante che costituisce ilgenere» (Tynjanov). Questa struttura gerarchica dipende senza dub-bio dalla struttura del sistema sociale, ma non si deve cedere alla ten-tazione di considerare questa dipendenza, che è un'omologia struttu-rale, come un puro e semplice riflesso.

Si può certo dire che «fino alla rivoluzione francese i confini deigeneri e degli stili coincidono con i confini dei ceti sociali, cioè con idiversi interessi di gruppi sociali chiaramente individuabili»( 7 ) ma ladominante che costituisce il sistema non è riconducibile nella maggiorparte dei casi, e forse non lo è mai in assoluto, ad un unico strato so-ciale. La letteratura del classicismo francese e insieme ad essa la suadominante, la tragedia classica, è sociologicamente — e questo risultaanche dalla forma della tragedia di Racine — il prodotto di due classi,«noblesse de robe» e «noblesse d'épée» all'interno del campo di forzadell'assolutismo ed è determinata da un pubblico particolare, «la couret la ville»(8 ). La canzone, che domina il sistema dei generi nella let-teratura trobadorica, è una forma di compromesso che celebra — lacondizione è la vita comune alla corte — l'armonizzazione degli inte-ressi della piccola nobiltà in ascesa e dell'antica aristocrazia. Questoprecario compromesso aveva bisogno di un rituale che garantisse il suocontinuo rinnovamento, ma anche del rinforzo di generi di polemicacome il sirventese, e del rassicurante fiancheggiamento di generi mi-nori, aperti a concessioni e anche a gratificazioni, come la pastorella ol'alba(9 ).

Sembra che proprio la costituzione di fasi «classiche» si basi

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sull'alleanza socioculturale di due, e anche di più gruppi sociali. E talicreative alleanze rispondono — ripeto quanto ho detto prima( 10) — aparziali, ma vitali, coincidenze di interessi di natura economica e poli-tica. Certo può essere un gruppo a dare l'impulso iniziale, continuan-do poi a dominare, ma questa dominanza può anche registrare in altrigeneri degli spostamenti d'accento, a favore di un secondo (o di unterzo) gruppo.

Si può spiegare così non solo perché un cambio di dominante sirealizzi nel giro di breve tempo, senza che sia possibile ricondurlo aduna svolta netta nello sviluppo del sistema sociale, ma anche perchédei generi in cui noi riconosciamo, proiettandoli sul piano del sistemal'impronta di rivalità sociali ancora aperte, corrano parallelamente co-me rivali. Pensiamo per esempio al rapporto di concorrenza tra teatroe romanzo nel 18° e 19° secolo( 11 ) e a quello tra epica e romanzo cor-tese nel medioevo. Su quest'ultimo fenomeno, molto più evidente, èforse il caso di fermarci un momento.

Mentre alla «chanson de geste» sono concessi circa 200 anni di vita(lasciamo qui da parte il problema delle origini), il romanzo cortesenella sua forma arturiana sorge, matura e si esaurisce nel giro di 70anni, dal 1160 al 1230. E la sua irruzione nel dominio della «chansonde geste» avviene dove la sovrastruttura ideologico-letteraria reagiscein modo particolarmente sensibile alle trasformazioni storiche del si-stema feudale, avviene nei suoi punti cruciali, cioè nelle corti deiprincipi territoriali. In questo «Sitz im Leben» del romanzo cortese so-no installati i sismografi dello sviluppo politico-sociale. Di fronte allastoria agitata, straordinariamente lineare e relativamente breve del ro-manzo cortese, che si conclude con i romanzi in prosa del Graal, l'ul-timo atto escatologico del mondo arturiano, sta la continuità — danon scambiare assolutamente con uno stato di quiete — della «chan-son de geste», che permise a questo genere di calcolare in tutta calma— di «ausspekulieren» per parlare con Alfred Adler( 12 ) — tutte lesue possibilità. Per chiarire questo rapporto «ineguale» si deve pensarea un pubblico che non si sente messo in crisi, nell'atteggiamentoantico-feudale dei suoi ideali di vita e soprattutto delle sue concezionidel diritto, dal reale declino della feudalità, diversamente dal pubbli-co delle grandi corti, incline alla sublimazione più che al cambiamen-to. Il destino della «chanson de geste», che sopravvive alla fioritura eal sublime trapasso dei romanzi arturiani e del Graal, è da metterecertamente in stretto rapporto con la decisa tendenza della politicamonarchica ad esercitare direttamente la sovranità sui valvassori. Perquesto la «chanson de geste» poté al più tardi intorno al 1200, come

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testimonia la famosa divisione in tre «matières» di Jehan Bodel, assu-mere lo «status» di storia o preistoria nazionale.

La posizione di un genere nel sistema gerarchico può essere corre-lata, ma non semplicemente equiparata alla posizione di un grupposociale all'interno del sistema della società. Non possiamo parlare sen-za riserve di una congruenza dei due sistemi proprio per la relativa au-tonomia e la specifica dinamica del sistema dei generi. La costruzionedi un sistema è strumento di appropriazione, e non di riproduzione,della realtà. Questo è valido per ogni tipo di costruzione di sistemi, esoprattutto per i sistemi socioculturali aperti; il nostro problema èl'individuazione di un sistema normativo specifico per i generi lettera-ri in grado di riprodurre le trasformazioni del sistema sociale. A que-sto proposito ci saranno di grande utilità i risultati della teoria genera-le dei sistemi( 13 ).

Soltanto la costruzione di un sistema conferisce coerenza alla com-prensione della realtà, quella coerenza che è necessaria per dare unsenso all'esperienza. La «coerenza strutturata in significato» di LucienGoldmann coincide qui con la teoria di Niklas Luhmann, dal momen-to che per Luhmann l'utilità del sistema consiste nella sua capacità diridurre, costituendo un significato, la complessità del reale. Ogni si-stema di generi, in quanto costituente di significato, è quindi capacedi portare fino in fondo le contraddizioni sociali e di comporle, alme-no tendenzialmente.

La storia del sistema dei generi trobadorici, visto che nessun altrosistema lo precede nelle letterature in volgare, ci permette di cogliere«in vitro» il processo di differenziazione di un sistema di generi, cheoccupa e copre successivamente con sottogeneri tutti gli aspetti dellostesso «Sitz im Leben», contiene le irruzioni dall'esterno e riesce a sta-bilizzare a tal punto questo sistema, pure così complesso, da farlo so-pravvivere per ancora tre quarti di secolo alla guerra contro gli Albige-si, che segna la distruzione del «Sitz im Leben» trobadorico. L'esem-pio è tanto più significativo, perché qui un sistema parziale, quello li-rico, assume tutte le funzioni di un sistema globale.

Il sistema dei generi della lirica trobadorica ci permette di vederein che modo un sistema, nel processo della sua costituzione e del suoautoregolamento, assume la distribuzione di funzioni sociali. Nel si-stema letterario la delega di funzioni costitutive di significato a siste-mi parziali, rilevata da Luhmann, si manifesta come delega ai singoligeneri. Nel sistema è in atto una dinamica che sulla base di una co-strizione primaria a ridurre l'esperienza per darle un significato, gliconferisce un «auto-réglage» (Piaget) specifico e relativamente autono-

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mo. Questa dinamica riceve il suo impulso — ed è un impulso che atratti può affievolirsi ma che non viene mai a mancare — da quel cen-tro di energia che Luhmann chiama «spinta all'adattamento» («An-passungsdruck») e che dalla «crescente complessità del sociale»( 14 ) siallarga su tutti i sistemi parziali e che richiede al sistema, interessatoin primo luogo alla sua stabilizzazione, una prestazione ciberneticache lo innalza a un livello superiore. È qui che va cercata la fonte de-gli impulsi che rendono le innovazioni al tempo stesso necessarie epossibili: è una necessità che ha bisogno della presenza, affidata al ca-so, di individui eccezionali, e che si definisce attraverso le loro possibi-lità.

Nel sistema è presente però, e per la sua natura specifica e perchéesso corrisponde a un determinato momento storico, una tendenza al-la stabilizzazione. Stabilizzazione che è raggiunta nella misura in cuila «costruzione di un sistema» — per dirla con Luhmann — è anche«esclusione di alternative», cioè la realizzazione di alcune possibilitàfra molte. Questo vuol dire che la complessità del reale, ricca di possi-bilità e di alternative, viene ridotta attraverso una selezione. Un ulte-riore fattore di stabilizzazione, d'altra parte, si basa sulla capacità delsistema di accrescere la propria complessità specifica.

Ma su questo ritorneremo. Per prima cosa occorre osservare chequesto accrescimento di complessità specifica trae i suoi impulsi dallaresistenza che la tendenza armonizzante immanente al sistema incon-tra quando viene a trovarsi di fronte a sviluppi nuovi e inevitabili,cioè di fronte a quei fattori di disturbo che impediscono ai «valori»propri del sistema di realizzarsi in modo ottimale. Questo dipendenaturalmente dalle diverse velocità dell'evoluzione storico-sociale.L'inversione che il preromanticismo aveva operato nel sistema classicodei generi viene fermata, con la Rivoluzione francese, da un ritornoalla Roma repubblicana, che si può spiegare solo come un fatto emi-nentemente politico.

Jan Mukalovs4, parlando della «dinamica della strutturaartistica», vede la sua genesi nel fatto che «una parte dei suoi elemen-ti mantiene sempre l'assetto convenzionale dell'immediato passato,mentre l'altra parte lo modifica; ne deriva una tensione, che tendeperò all'equilibrio, cioè a una nuova, ulteriore trasformazione dellastruttura artistica. »( 15 ). Riferendoci al sistema dei generi questo signi-fica che in ogni sistema è implicita, anche nella sua tendenza alla sta-bilizzazione, un'oscillazione tra chiusura e apertura nei confronti deifattori di disturbo, una tensione tra conservazione e rinnovamento, trarifiuto e integrazione, tensione più o meno accentuata a seconda della

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diversa situazione storica.Continuiamo a seguire la «Systemtheorie», che descrive questa

ambivalenza del sistema come due tipi di «feed-back», uno negativo euno positivo( 16 ). Nel «feed-back» negativo il sistema, interessato sol-tanto alla stabilizzazione, rifiuta ogni fattore di disturbo, nel «feed-back» positivo invece il sistema, anziché rinchiudersi su se stesso, cercadi integrare gli elementi di disturbo: in quest'ultimo caso il sistema vaincontro ad una lenta distruzione oppure si destruttura e si organizzain una nuova struttura. Quando prevale il «feed-back» positivo il si-stema si comporta in modo progressivo, quando prevale quello negati-vo si può dire che esso, invece di agire nel senso dell'emancipazione,è socialmente affermativo e stabilizzante, conservatore.

Se ammettiamo, e dobbiamo ammetterlo al di là di ogni ideolo-gia, che ambedue i comportamenti possono essere artisticamente pro-duttivi e che in effetti lo sono (e sappiamo bene quali obiezioni cipossono essere rivolte), questo non significa che il nostro interesse nonsi rivolga prevalentemente a quel processo che produce una nuova or-ganizzazione sistemica.

Per il problema che ci riguarda è particolarmente interessante ilfatto che i due comportamenti del sistema, il «feed-back» negativo equello positivo, nel sistema dei generi letterari compaiono contempo-raneamente ma in luoghi diversi: tutto dipende dalla capacità dei sot-tosistemi o dei singoli generi di bloccare, neutralizzare oppure di rac-cogliere le pretese, per quanto mediate, dei gruppi sociali. A lungoandare anche la regolamentazione più energica dei fattori di disturbo,condotta a livello teorico oppure in modo autoritario, non è in gradodi conservare un sistema. Nei secoli 17° e 18° l'irruzione del romanzonel sistema dei generi canonici è così travolgente da portare quasi im-mediatamente ad un suo effettivo riconoscimento, magari sotto le in-segne di genere «comico», oppure quella di epica in prosa. Man manoche i mutamenti vengono integrati, in modo più o meno drammatico,nei sistemi parziali o nei singoli generi che cadono in mano a nuovigruppi sociali in via di emancipazione, l'intero sistema viene intaccatoed è costretto alla fine a ritrovarsi nel suo complesso e a modificare co-sì la sua struttura gerarchica. Il «feed-back» positivo si ha quando si-stemi parziali particolarmente «capaci di assimilare» vengono trasfor-mati dall'evoluzione storica. In forma di ipotesi (i primi risultati di unseminario sembrano confermarlo): il genere dominante manifesta latendenza a immunizzare il sistema («feed-back» negativo), mentre igeneri marginali, i generi non appartenenti al canone, manifestanouna tendenza all'apertura; queste due tendenze contrastanti, respon-

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sabili della trasformazione del sistema, hanno le loro radici in processisociali.

«In sistemi parziali integrati i due principi del «feed-back» di dueo più sistemi parziali possono generare una terza relazione e così via,oppure, per quanto riguarda lo sviluppo, dei sistemi parziali possonoselezionare se stessi o altri sistemi parziali in modo tale che il sistemaprogredisce nella sua totalità, mentre singoli sistemi parziali possonovenire addirittura distrutti. » ( 1 7 ) Effettivamente il sistema arriva a sa-crificare, per stabilizzarsi nuovamente a livelli più avanzati, interi ge-neri e sottogeneri, qualora questi non siano più in grado di assumereuna nuova funzione. Il caso più noto è quello dell'epica, a cui le poe-tiche normative riservano con ostinazione ancora fino al 18° secolo ilruolo di dominante all'interno del sistema. Ma nonostante i continuitentativi per rinnovarlo, l'ideologia nazionalistica non riuscì a salvareun genere che non poteva rinunciare a celebrare la guerra e l'esistenzaeroica di una classe che palesava sempre di più, al di là del proprioprestigio sociale, un'esistenza parassitaria e una mancanza di qualsiasifunzione.

Con la riduzione del sistema dei generi che accompagna il consoli-damento rapido e violento della società assolutistica, per opera di Ri-chelieu — va perduta, oltre alla ricchezza linguistica, anche una riccavarietà di sottogeneri, soprattutto drammatici, appena sorti: la trage-dia popolare di Hardy, la pastorale, il dramma martirologico, la tragi-commedia. Inversamente, l'estrema riduzione del sistema classico deigeneri lascia sorgere, nelle zone laterali e negli spazi vuoti, una quan-tità di generi minori e minimi, studiati per la prima volta come meri-tano solo in questi ultimi anni da Fritz Nies, e proprio in una pro-spettiva legata decisamente alla «Systemtheorie»( 18 ).

Un sistema socioculturale riduce la complessità del reale e si stabi-lizza accrescendo la sua complessità specifica. I due movimenti di ri-duzione e di accrescimento non si escludono a vicenda ma sono com-plementari, come mostra Luhmann( 19 ): questo fatto risulta conferma-to dal sistema letterario, anzi qui esso sembra particolarmente impor-tante per valutarne il funzionamento. L'accrescimento di complessitàspecifica si può verificare a livello quantitativo o qualitativo, questodipenderà dalla mediazione di diversi fattori, ma in ultima analisidallo stadio raggiunto dall'evoluzione sociale. Il classicismo francese— dove le collisioni sociali sono concentrate e sublimate in modoestremo — presenta un caso esemplare di estrema riduzione della.complessità del reale insieme a un accrescimento di complessità speci-fica. La serrata costruzione di questo sistema si realizza nel campo ma-

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gnetico della corte, che in quel momento storico è quasi l'unico cen-tro capace di produrre sistemi.

Con la scomparsa di questo centro, che coincide con la svolta rea-zionaria nel regno di Luigi XIV, con la fine del mecenatismo monar-chico e con l'apparire del preilluminismo, inizia anche la rapida deca-denza del sistema classico dei generi, come mostra già il cambio delladominante, per cui alla tragedia succede la commedia. Se non ci in-ganniamo, sono due frazioni della borghesia, la «noblesse de robe» e i«financiers», — esse si possono considerare anche la base sociale dellafamosa «Querelle des Anciens et des Modernes»( 20) — che infrango-no, con la loro contrastata idea di progresso, la normatività del siste-ma dei generi.

Il sistema, fino ad allora orientato pressoché esclusivamente versola letteratura amena, reagisce alla perdita di stabilità che lo colpisce inquasi tutte le parti aprendosi al massimo: nel corso del successivo pro-cesso di ristabilizzazione accetterà e integrerà tutto quello che nel se-colo dei lumi viene considerato «filosofico».

Arriviamo così ad un altro problema che mi sembra di importanzafondamentale, quello dei rapporti tra il sistema letterario e le altre«serie» — come le chiamano i formalisti — che costituiscono i sistemisocioculturali. Nella teoria di Luhmann questo rapporto viene indicatocol concetto di «scambio».

Come ogni sistema socioculturale, anche quello letterario, già perla sua qualità di sistema, in forza del funzionamento del sistema stes-so come creatore di significato e di coerenza, diventa un luogo fonda-mentale di mediazione tra base e sovrastruttura. Questo rapporto èoscurato dal carattere stesso del sistema, dalla natura apparentementeastratta del suo ruolo così concreto nel processo genetico di trasforma-zione strutturante del reale, una circostanza che apre la strada allapossibilità di velarlo ancora di più.

Non si dovrebbe mai dimenticare che il sistema letterario, perquanto Io si privilegi — come sistema artistico e come sistema dellacomunicazione verbale è ad un tempo lontanissimo e vicinissimo alprocesso della vita reale — è in primo luogo soltanto un sistema nelsistema dei sistemi.

Esso ha però un rapporto di scambio con tutti i sistemi parziali, equesto lo avvantaggia nei loro confronti. Le contraddizioni e le tensio-ni di una totalità storica determinata arrivano al sistema letterario nonsolo direttamente ma anche, e spesso soltanto, attraverso la mediazio-ne di altri sistemi parziali: solo per questa via esse arrivano almeccanismo-pilota che struttura il sistema dei generi, che delega ai

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generi le diverse funzioni.Nelle mie Tesi per una sociologia della letteratura ho proposto

l'adozione di un modello differenziato, a livelli, in grado di coglierela mediazione fra base e sovrastruttura letteraria e di tener conto nellostesso tempo del processo globale, cioè della complessa molteplicità.della vita, dei suoi aspetti empirici e di quelli spirituali. Questo mo-dello a livelli — ne troviamo accenni in Marx, Engels, Plechanov, cheordinano però la serie in modi differenti, Engels per es. così: politica,diritto, filosofia, religione, arte — deve mantenere secondo me unagerarchia variabile e metodologicamente flessibile. «Questa variabilità.è determinata da quattro componenti essenziali: 1) la diversa costella-zione storica, 2) l'appartenenza ad una classe o a un gruppo, e quindila «coscienza» dell'autore, 3) la sua personalità e la sua cultura, 4) lascelta del genere. »(21 ) Si ricordi che non solo la prima di queste com-ponenti, ma anche le altre tre, stanno in un contesto storico.

«Una variabilità così determinata implica che, a seconda delle di-verse fasi storiche, ma anche all'interno della stessa fase a secondadell'autore e del genere, sia uno (o anche più di uno) dei livelli dimediazione ad avere un ruolo dominante, in modo definitivo o anchesolo tendenziale. »(22 ).

Il fatto che uno (o più) dei livelli di mediazione, quello scelto apartire dalle condizioni sopra elencate, costituisca rispetto agli altri uncentro di gravitazione organizzante e strutturante è di notevole rilievoper l'interpretazione di un'opera, sia presa in sé che come rappresen-tante di un genere, perché questo livello di mediazione ha a sua volta.carattere di sistema all'interno del sistema — letterario — con cui in-teragisce.

Naturalmente «non tutti i livelli di mediazione della sovrastruttu-ra devono essere materialmente presenti nell'opera» — essi dipendo-no anche, non dimentichiamolo, dalle leggi stilistiche del genere pre-scelto — «essi sono spesso presenti solo come già mediati, cioè comesuperati e conservati («aufgehoben») in un altro livello (per esempioin quello psicologico)»( 23 ). La non-presenza materiale di un certo li-vello di mediazione non dice assolutamente nulla sulla sua azione ef-fettiva. La «mediazione mediata» è anche mediazione mediata attra-verso un sistema. La presenza, più o meno evidente, di un livello dimediazione dà subito un'idea del sistema dei generi e della sua diffe-renziazione funzionale, perché sia la presenza diretta, collegata al si-stema, dei livelli di mediazione della sovrastruttura, sia il loro esseremediati fino al punto da sembrare assenti, sia la loro effettiva man-canza è determinata dal genere e dalla sua funzione nel sistema deigeneri.

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Non abbiamo tenuto conto, per quanto questo aspetto sia indub-biamente importante soprattutto per i generi «mimetici», del sistemadell'azione, così come è presentato per es. nella teoria sociale di Tal-cott Parsons( 24). Dei problemi che esso comporta non venne a capo, sipotrebbe dire, un Diderot, che non riuscì a distinguere e a interrelare,all'interno del suo «genre sérieux», i comportamenti dovuti ai ruoli,alle classi, alle professioni. Per questa mancanza — facilmente spiega-bile storicamente — la sua teoria rivoluzionaria delle «conditions»non poteva che fallire nella prassi teatrale.

Nel quadro delle nostre tesi non possiamo evitare, né vogliamofarlo, un altro problema, che si sarebbe tentati di proporre urgente-mente alla comparatistica, di questi tempi non proprio fiorente: checosa accade quando un sistema di generi oppure un sottosistema vieneassunto in un ambito culturale diverso, in un'altra nazione o in un'al-tra lingua? Le ricerche finora condotte in questa direzione — le mieconsiderazioni comparative su trovatori e Minnesänger( 25 ), un saggiodi Henning Krauss sulla ricezione della lirica trobadorica nella poesiasiciliana e la sua Habilitationsschrift sull'epica franco-italiana( 26 ) —confermano quanto le nostre premesse lasciavano supporre: i muta-menti che il sistema recepito registra ci riconducono al sistema socialeche ora lo mette alla prova e che preme immediatamente su di essoperché si adegui alla nuova situazione.

Un intero sistema di generi può essere assunto da un sistema socia-le diverso da quello a cui appartiene non solo alle origini delle lettera-ture nazionali ma anche più avanti, come prova la rottura con la tra-dizione che operano i poeti della «Pléiade». Il ritorno del sistema deigeneri dell'antichità classica, ritorno imposto quasi colla violenza, èdeterminato in ultima istanza dall'irruente sviluppo della manifatturacapitalistica all'interno del sistema sociale tardomedievale, ormai inpiena decadenza, attraverso molteplici mediazioni politiche, religiose,filosofiche ed estetiche. Esso si dimostra efficiente non solo come fat-tore di rottura, ma anche come fattore di stabilizzazione, appoggian-do nella sfera politica il centralismo monarchico contro forze centrifu-ghe. Certo come sistema importato, pur con tutta la sua forza norma-tiva e il prestigio dell'innovazione, non sfugge alla tassa d'importazio-ne, deve accettare correzioni e cambiamenti dì funzione. Ricordiamosolo un particolare, estremamente rivelatore. Le Georgiche di Virgiliovengono cancellate dalla nobile serie dei generi degni di imitazioneperché, come spiega Peletier du Mans nel 1555, esse non sono di alcu-na utilità e non godono il favore dei principi e dei signori del suotempo. La nobiltà e la borghesia potevano essere facilmente d'accordo

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sul fatto che l'«Agriculture» celebrata nelle Georgiche «n'auroét pastrop de grace aujourd'hui»( 27 ).

Un sistema dato possiede la capacità di dare un significato al di-verso «experiri» di una situazione storica, assegnando ad ogni livellodi tale esperienza una collocazione precisa, tale da farlo partecipare al-la coerenza del tutto. Questa capacità-pilota del sistema ha un effettodi stabilizzazione, sia in rapporto al sistema stesso che in rapporto alsistema sociale a cui esso è coordinato, questo fino al momento in cuil'esperienza si è così trasformata rispetto ai modelli di identificazioneprodotti dal sistema e specifici del genere, da non potervi venire piùaccolta. Alla necessità di integrare nuove esperienze risponde il mecca-nismo cibernetico, a seconda della maggiore o minore complessità delreale — vale a dire del cambio sociale considerato sia sul pianodell'empiria che su quello della coscienza — e risponde spostando lefunzioni dei generi che ha a disposizione, oppure allargandole, provo-cando così a volte — per quanto riguarda lo sviluppo della sua com-plessità specifica — sottosistemi altamente differenziati. La sua attivi-tà può esplicarsi:

1) aumentando la capacità di alcuni singoli generi, che assumonole funzioni di altri generi irrigiditi dalla convenzione, o che si dimo-strano in grado di recepire, in modo diretto o mediato attraverso il si-stema, allargando o riformulando il loro patrimonio tradizionale di te-mi e di motivi, le nuove trasformazioni sociali;

2) creando generi nuovi, tagliati su misura per le esigenze di grup-pi sociali costituitisi recentemente oppure per la loro coscienza appenaarrivata all'emancipazione;

3) servendosi di «generi misti», caratteristici, a quanto pare, dellefasi di transizione, o anche tipici mezzi di restauro di un sistema mi-nacciato;

4) rifiutando radicalmente il sistema tradizionale, e in tal caso laradicalità sarà più evidente nei programmi che nella trasformazione,all'inizio necessariamente parziale e quindi piuttosto lenta, del siste-ma convenzionale. Soltanto in rari casi, per esempio nel Rinascimen-to, il vecchio sistema dei generi viene soppiantato e sostituito da unsistema importato, in tutto e per tutto diverso.

La trasformazione del sistema è in rapporto, come abbiamo visto,con l'incidenza diversa a seconda dell'epoca e del genere, di altri si-stemi di mediazione. Questo non significa però — e dovrebbe ormairisultare chiaro — che il sistema letterario non possegga le sue cause

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specifiche, proprie a lui solo, la sua relativa autonomia e una posizio-ne privilegiata nel sistema dei sistemi, proprio per la sua funzione dicomunicazione verbale pluridirezionale di un'esperienza interpretatao passibile di interpretazione. Su questo è il caso di soffermarsi ancorabrevemente.

Per individuare i generi medievali dell'epica, del romanzo e dellanovella Jauss proponeva nel Grundriss un «sistema parziale di funzio-ni relative ai generi» a cui si ricollegano, completandolo, i «modelli diidentificazione estetica» nella sua Kleine Apologie der ästhetischenErfahrung (Piccola apologia dell'esperienza estetica)( 28 ). In ambeduei casi si tratta di modelli di comunicazione estetica di un'esperienzareale qualificati dall'appartenenza a un genere e definiti in un siste-ma. Da parte mia, nell'ultimo capitolo del mio libro sul «caso nellaletteratura», ho cercato di precisare il carattere funzionale del sistemadei generi a partire dai modi diversi in cui viene elaborata l'esperienzadel ciso(29). Non occorrerebbe farne cenno qui se non fossimo arrivatial convincimento che, sia l'esperienza del caso sia la sua elaborazione,sono legati a una classe o a un gruppo, per quanto possano e debbanoarticolarsi come un'esperienza individuale.

L'atteggiamento nei confronti del reale è sempre l'atteggiamento,mediato attraverso un sistema, nei confronti della totalità di una de-terminata situazione storica, la cui complessità viene avvertita comepiù o meno contingente. Tale atteggiamento è già predeterminatodalla scelta del genere, che significa sempre anche la scelta di un luo-go determinato all'interno del sistema, cioè all'interno di una totalità.Il sistema dei generi letterari è un sistema il cui meccanismo-pilota èvolto all'elaborazione, nel quadro di una ricerca di coerenza, di espe-rienze della complessità del reale socialmente diverse. Il diverso atteg-giamento nei confronti del caso — e la diversità è determinata dal ge-nere — costituisce per così dire la costante «filosofica» del sistema let-terario. Esso canalizza e «riduce» l'esperienza della complessità degliaccadimenti, mediata a livello «filosofico», servendosi della delega aisingoli generi, differenziando l'elaborazione a cui l'esperienza è sotto-posta in un genere da quella che subisce negli altri, in un movimentoche è insieme di «delimitazione» e di integrazione nel sistema.

Il diverso ruolo del caso, come ebbi modo di dimostrare altrove, èuno degli elementi che fondano la differenziazione tra i generi; da ciòsi può dedurre che il significato che viene di volta in volta attribuitoal caso, e che implica una determinata visione del mondo, ci mette difronte anche a una correlazione sociologica, nel senso della «coscienzacorrelata». «Nella scelta del genere si rivela una diversa interpretazio-

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ne della stessa situazione storica da parte di gruppi sociali da questadiversamente toccati. »( 30 ).

Per concludere, alcune osservazioni che vogliono completare quan-to ho già detto e anche allontanare ogni possibile malinteso.

L'autonomia relativa del sistema letterario libera, come del restoogni sistema culturale e soprattutto artistico, una propria dinamicaspecifica: le possibilità, quelle realizzate come quelle perdute, vengo-no sperimentate, sul piano della sovrastruttura, in tutti i modi, ancheverso il futuro, in sempre nuove combinazioni. Così questa specificadinamica letteraria viene continuamente rincorsa dallo sviluppo socia-le, soprattutto in quelle svolte della storia sociale che costituiscono leepoche e che provocano profondi mutamenti nei ruoli che i generi oc-cupano all'interno del sistema. Il reale — quel reale che il sistema de-ve appropriarsi — si definisce come unità di necessario e di casualenell'ambito del possibile. Il sistema, proprio perché deve reagire allepressioni di adattamento che provengono da questa unità in continuatrasformazione, è costretto a cambiare in modo più o meno profondola propria struttura. Da questa costrizione nascono gli impulsi cheportano a innovazioni, a rinnovamenti creativi: certo essi si muovononello spazio tra la libertà e la necessità, lo stesso spazio del possibilestorico, che è anche, non si dimentichi, determinato dal genere. Solodegli «individui eccezionali» sono in grado di sfruttare in modo otti-male questo spazio, che si definisce in rapporto ai generi e anche, co-me abbiamo cercato di dimostrare, in rapporto alla sociologia deigruppi; delle personalità creative che si distinguono per la capacità dievocare soltanto alcune delle mille possibilità racchiuse nel necessario.Quelle possibilità che, realizzate nell'opera d'arte, accumulano perfuture esperienze la conoscenza e la verità tratte dalla storia e le fannoentrare così in quella nuova necessità che esse hanno contribuito a for-mare.

L'opera d'arte, proprio come rappresentazione di un «poter esserealtrimenti» nella riproduzione di «ciò che è», si trova così, sempreall'interno di un sistema, ad avere degli «effetti». I risultati di questasua azione costituiscono l'oggetto di un'«estetica della ricezione», ma,proprio perché fondano un nuovo sistema di condizionamenti storici,anche di un'«estetica della produzione».

La complessità specifica del sistema letterario, acctimulata nel pro-cesso di riduzione significante della complessità del reale, non va inte-sa come «copia» («Abbild») del sistema della società, anche se dipen-de dallo sviluppo di questo. Va intesa come una risposta, e in questosenso essa realizza, e mi piace riprendere un'espressione di Werner

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Krauss, la «funzione di produzione del sociale propria della letteratu-ra.»

Di fronte alla dialettica di stabilizzazione e di rinnovamento delsistema, l'osservatore si rivolge con particolare simpatia ai sistemi par-ziali «capaci di apprendere». Ecco, anche il sistema che costituiscel'impianto metodologico di queste considerazioni si presenta come«capace di apprendere». Sarò grato per ogni critica che mi sarà rivolta,e per ogni proposta costruttiva.

NOTE

(1) In questa direzione si muovono alcuni saggi recenti: D. JANIK, Geschichte derOde un der `Stances' von Ronsard bis Boileau, Bad-Homburg - Berlin - Zürich 1968,K.W. HEMPFER, Tendenz und Ästhetik. Studien zur französischen Verssatire des 18.Jahrhunderts. München 1972 e G. OTTO, Ode, Ekloge und Elegie im 18. Jahrhun-dert. Zur Theorie und Praxis französicher Lyrik nach Boileau, Bern - Frankfurt a.M.1973. Vedi anche K.W. HEMPFER, Gattungstheorie, München 1973, soprattutto p.212 sgg.

(2)J. TYNJANOV, L 'evoluzione letteraria, in T. TODOROV (ed.), I formalisti russi,Torino 1968, pp. 136-137.

(3) Grundriss der romanischen Literaturen des Mittelalters, hrsg. von H.R. JAUSSund E. KÖHLER, voi. I, Généralités, Heidelberg 1972, p. 118.

(4) Grundriss cit. p. 124.

(5) Il mio ricorso quasi esclusivo alla «teoria dei sistemi» di Niklas Luhmann non èdovuto solo alla sua notevole chiarezia, o al fatto che essa si trova ora in Germania alcentro della discussione, e non significa assolutamente che io la ritenga accettabile inogni punto (ad essa rimprovero fondamentalmente — ma a questo posso ora solo ac-cennare — di dissolvere il soggetto sociale che costruisce il sistema in un «mondo»storicamente indifferenziato. Mi sembrava, ed è stato questo l'elemento decisivo, chela variante luhmanniana della «Systemtheorie» fosse la più adatta a verificare le suepossibilità di applicazione al sistema letterario, e in particolare al sistema dei generi.

(6) Einige Thesen zur Literatursoziologie, in «Germanisch-romanische Monats-schrift» n.s. 24, 1974, pp. 257-264, poi in E.K., Vermittlungen, München 1976, p. 8sgg. (trad. it. in E.K., Per una teoria materialistica della letteratura. Saggi francesi,Napoli, 1980, pp. 7-17).

(7) Tesi cit., n. 13.(8) All'interpretazione che Lucien Goldmann dà di Racine si possono quindi muo-

vere delle riserve (vedi E. KÖHLER, Ingrat' im Theater Racines, in Interpretation undVergleich. Festschrift für W. Pabst, Berlin 1972, p. 141 sgg., trad. it. in E.K., Peruna teoria materialistica, cit. p. 14 sgg.); decisamente critico anche J. EHRARD, Histoi-re des idées et histoire sociale en France au XVII siècle, réflexions de méthode, in Ni-

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veaux de culture et groupes sociaux. Actes du collo que réuni du 7 au 9 mai 1966 àl'Ecole Normale Supérieure, Paris 1967, p. 176.

(9) Vedi ora il quadro complessivo offerto da D. -PIEGER, Gattungen und Gat-tungsbezeichnungen der Trobadorlyrik. Untersuchungen zum altprovenzalischen Sir-ventes, Tübingen 1976 («Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie», 148).

(10) Tesi cit., n. 7.(11)Vedi W. ENGLER, Zur Rivalität von Roman und Schauspiel in Frankreich, in

FAS. Publikationen des Fachbereichs Angewandte Sprachwissenschaft der JohannesGutenberg - Universität Mainz in Germersheim, Reihe A, Bd. 1, Frankfurt a.M.(s.a.), p. 145 sgg.

(12)A. ADLER, Epische Spekulanten. Versuch einer synchronen Geschichte desaltfranzösischen Epos, München 1975.

(13)N. LUHMANN, Moderne Systemtheorie als Form gesamtgesellschaftlicher Ana-lyse e Sinn als Grundbegriff der Soziologie, in J. HABERMAS e N. LUHMANN, Theorieder Gesellschaft oder Sozialtechnologie. Was leistet die Systemforschung?, Frankfurta.M. 1971, p. 7 sgg. e p. 25 sgg. (trad. it. Milano 1973).

(14)N. LUHMANN, op. cit., p. 22.v

(15) J. MUKAROVSKS', Der Strukturalismus in der Ästhetik und in der Literaturwis-senschaft, in J.M., Kapitel aus der Poetik, Frankfurt a.M. 1967, p. 13.

(16)R. PREWO, J. RITSERT, E. STRACKE, Systemtheoritische Ansätze in der Soziolo-gie. Eine kritische Analyse, Reinbek 1973, p. 45 sgg.

(17) PREWO, RITSERT, STRACKE, op.c it., p. 46 sgg.(18)F. NIES, Das Ärgernis Historiette. Für eine Semiotik der literarischen Gattun-

gen, in «Zeitschrift fur romanische Philologie» 89, 1973, p. 423 sgg.; Die ausgeklam-merte Hauptsache. Vorüberlegungen zu einer pragmatischen Systematik des literatur-wissenschaftlichen Gegenstandsbereichs, in «Germanisch -Romanische Monatsschrift»n.s. 24, 1974, p. 265 sgg.; Kulinarische Negativität. Gattungsstrukturen der Chansonim Vaudeville-Bereich (Guéridons, Roquentins, Lanturlus, Lampons), in Sprache derLyrik. Festschrift für H. Friedrich zum 70. Geburtstag, Frankfurt a.M. 1975, p. 606sgg. (raccolti ora in F.N., Genres mineurs. Texte zur Theorie und Geschichte nichtka-nonischer Literatur. Vom 16. Jahrhundert bis zur Gegenwart, München 1979).

(19)N. LUHMANN, op. cit., p. 159 e p. 309 sgg.(20)Vedi H. KORTUM, Charles Perrault und Nicolas Boileau. Der Antike-Streit im

Zeitalter der klassichen französischen Literatur, Berlin 1966.(21) Tesi cit., n. 5.(22) Tesi cit., n. 6.(23) Tesi cit., n. 6.(24)Vedi Talcott PARSONS, Societies. Evolutionary and Comparative Perspectives,

Englewood Cliffs 1966 (trad. it. Sistemi di società. I. Le società tradizionali, Bologna1971

)

(25)E. KÖHLER, Vergleichende soziologische Betrachtungen zum romanischen undzum deutschen Minnesang, in Der Berliner Germanistentag 1968. Vorträge und Be-richte, hrsg. von K.H. Bork und R. Heuss, Heidelberg 1970, p. 61 sgg. (trad. it. inE.K., Sociologia della «fin'amor». Saggi trobadolici, Padova 1976, p. 275 sgg.).

(26)H. KRAuss, Gattungssystem und «Sitz im Leben». Zur Rezeption der altpro-venzalischen Lyrik in der sizilianischen Dichterschule, in «LiLi. Zeitschrift für Litera-

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turwissenschaft und Linguistik» 2, 1973, p. 37 sgg. (trad. in questo volume) e Epicafeudale e pubblico borghese. Per la storia poetica di Carlomagno in Italia, Padova1980.

(27) A. BUCK, K. HEITMANN, W. METTMANN (edd.), Dichtungslehren der Roma-nia aus der Zeitalter der Renaissance und des Barock, Frankfurt a.M. 1972, p. 350.

(28) H.R. JAUSS, Kleine Apologie der ästhetischen Erfahrung. Mit kunstgeschich-tlichen Bemerkungen von Max Imdahl, Konstanz 1972, p. 46.

(29) E. KÖHLER, Der literarische Zufall, das Mögliche und die Notwendigkeit,München 1973, p. 116 sgg. (trad. francese in corso).

(30)E. KÖHLER, Der literarische Zufall cit., p. 125.